IL BUSINESS EVOLUTIVO..!

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IL BUSINESS EVOLUTIVO..!

Più volte si è parlato delle ONG e della loro ideata immigrazione forzata nel Mediterraneo, del business legato a questa strana e nuova  attività, un “commercio di esseri umani” che vede girare milioni di euro nei bilanci delle ONG grazie a donazioni…in verità credo poco a questa sensibilità economica.. anche perché, curiosamente nei conteggi si registrano più uscite che entrate e nessuno ci spiega come mai la singolare differenza. Come nessuno ci spiega perché si debba svendere il proprio paese per soddisfare il volere di alcune ONG europee, fateci caso, sono le ONG proprietarie di navi che navigano solo ed esclusivamente nei mari del sud Europa e mai in quello del sud est asiatico, né nel mare del corno d’Africa né in sud America, il paradosso si raggiunge nel numero di imbarcazioni nelle quali non si conta una araba o asiatica …no.. no ..non ce ne sono.. …rifateci caso…solo europee e tutte vicine agli ambienti della sinistra politica, come a voler dire che la solidarietà è solo occidentale e di sinistra…che cosa curiosa… e notate le differenze che ci sono tra un paese africano, che intende difendere la propria integrità territoriale cultura e tradizioni fregandosene dell’immigrazione, e uno occidentale e solidale come il nostro, che come risultato dopo anni d’immigrazione è  disposta a modificare la propria cultura, religione e sociale pur di difendere l’ideologia dell’accoglienza a tutti i costi. Prendo ad esempio la Tunisia, lei dà prova di solidarietà e molta maturità associata ad una giustificata prudenza  in questa ennesima pantomima di profughi che scappano dalla guerra, l’ovvia logica sta nel fatto che se sbarcano in Tunisia poi saranno tutti rimpatriati e quindi il giro infinito dell’inganno immigrazione bruscamente s’interrompe lì…. nei fatti, lì non c’è nessun procuratore o tribunale che si metta a discutere il lavoro e le decisioni del governo e con rammarico stiamo parlando del paese nord africano.. Da noi in Italia invece le cose funzionano esattamente al contrario, chi si prende cura di difendere i confini viene osteggiato dalla magistratura, dai politici di sinistra tutti, dal mondo dello spettacolo, dalla chiesa cattolica cristiana, da stampa e TV tutte, e nessuna esclusa. E stiamo parlando di una delle sette potenze industriali del globo, curioso davvero l’evoluzione del business immigrati nel nostro paese. È amaramente sciocco non capire che l’immigrazione dal Mediterraneo è stata la più grande “bufala” della storia dell’uomo, si sono importati criminali, spacciatori, galeotti evasi, gente abituata a delinquere per vivere, gente che nel proprio animo non ha nulla di essere umano che possa essere condiviso ma ci hanno obbligati a prenderceli. Neanche l’omicidio di Pamela Mastropietro e il conseguente smembramento del corpo da parte di un immigrato ha inorridito il popolo italiano che per oltre due anni ha continuato ad importare migranti a centinaia di migliaia attraverso le navi ONG. Navi “negriere di schiavi” ritornate in attività….per mero … denaro altro che solidarietà, altrimenti come si spiegano i loro bilanci taroccati ?  Altro che volontari… meriterebbero di essere messi in galera e buttate le chiavi in mare senza salvagenti e senza gommoni. ONG : “Organizzazione della Nuova Gomorra”… ecco, questo è il vero significato dell’acronimo… altro che amore per il prossimo….21062019

…by… manliominicucci.myblog.it

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La Tunisia non è un porto sicuro (con buona pace dei sovranisti)

migrLa nave Maridive 601 è al largo di Zarzis e attende di ricevere l’autorizzazione all’attracco. Ma nel paese c’è un problema notevole: manca una legge che permetta a chiunque di presentare una richiesta di protezione umanitaria

di Luca Gambardella

17 Giugno 2019 alle 21:58

Foto LaPresse

C’è un paese nel Mediterraneo dove i sovranisti spedirebbero di corsa tutti i migranti che tentano di raggiungere le nostre coste. E siccome nell’Italia gialloverde regna incontrastata l’idea che la soluzione più semplice sia anche la migliore, ecco che molti commenti sparsi sul web in prossimità di ogni sbarco sembrano ripetere quasi sempre lo stesso refrain: “Ma non possono andare in Tunisia?”. “Lì vicino c’è Djerba dove si va in vacanza, perché non li portano là invece di affibbiarli a noi”. Di solito questi commenti si leggono durante le ore concitate in cui una nave ong raccoglie qualche naufrago al largo della Libia. Ma nel marasma delle dichiarazioni spot ci si dimentica cosa si intenda davvero per “porto sicuro”, cioè quel luogo in cui, per il diritto internazionale, deve concludersi ogni operazione di salvataggio in mare. Ma soprattutto, pare che questo processo di rivalutazione della Tunisia da parte di molti italiani non tenga conto di alcuni fatti.

Iniziamo dalla cronaca recente. Da 18 giorni c’è una nave al largo della Tunisia che attende di ricevere l’autorizzazione all’attracco. A bordo ci sono 75 migranti, tra cui 30 minori, salvati lo scorso 31 maggio a qualche miglia dalla Libia da un rimorchiatore egiziano, il Maridive 601. Una volta recuperati i naufraghi, la nave egiziana ha fatto rotta verso Zarzis, una di quelle cittadine tunisine famosa per i resort e i luoghi di villeggiatura. Solo che a Zarzis, come in tutto il resto del paese (Djerba inclusa), c’è un problema notevole: manca una legge che permetta a chiunque di presentare una richiesta di protezione umanitaria. Questo significa che i richiedenti asilo a bordo della nave rischiano con ogni probabilità di essere respinti, in aperta violazione delle convenzioni internazionali. Non solo: il governo di Tunisi semplicemente non vuole accogliere i migranti che partono dalla Libia. “Questi migranti vogliono andare in Europa”, ha detto alla stampa tunisina una fonte anonima. E così, senza il clamore dei presunti porti chiusi italiani, in Tunisia hanno deciso di chiuderli davvero. Prima ancora di farli sbarcare, il governo sta cercando l’intesa con i paesi di origine (Bangladesh, in particolare) per poterli rimpatriare. Ma fino ad allora i 75 migranti saranno costretti a restare in mare.

Il caso della Maridive 601 – drammatico, visto il numero elevato di persone a bordo, in condizioni igieniche disperate dopo un tempo così lungo trascorso a bordo – non è una novità. Nel luglio 2018 era successo qualcosa di analogo alla Sarost 5, una nave di supporto alle piattaforme del Mediterraneo centrale, che per due settimane fu costretta al largo di Zarzis dopo avere raccolto altri 40 migranti prima di ricevere l’autorizzazione allo sbarco. Quella che fu considerata una delle grandi vergogne europee è diventata da allora un caso scuola. A prescindere dalla mancanza di tutele giuridiche per i migranti, le navi delle ong da quel momento non hanno più provato a fare rotta verso la Tunisia per evitare altre attese estenuanti. Per questo, secondo molte organizzazioni non governative, la Tunisia non può essere considerata un porto sicuro. “Il caso della Sarost 5 ha dimostrato l’erosione delle responsabilità sar (search and rescue, ndr) nel Mediterraneo”, spiega la piattaforma AlarmPhone. Secondo le ong, esternalizzare i salvataggi delegandoli a Libia o Tunisia significa violare le norme internazionali.

Ma nel frattempo, il governo italiano sembra abbastanza impegnato in una lenta opera di ricucitura dei rapporti con la Tunisia, che ora è tornata a essere partner essenziale per il nostro paese sia per la politica migratoria sia per l’economia. E dire che fino a un anno fa, all’indomani dell’insediamento del governo gialloverde, le relazioni tra Roma e Tunisi erano ai minimi termini. Il governo del paese nordafricano era arrivato al punto di richiamare il proprio ambasciatore dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini sull’immigrazione (“Tunisi spesso e volentieri esporta galeotti”) e sui rimpatri che andavano troppo a rilento (“Bisogna cambiare gli accordi che altri ci hanno lasciato e che non sono assolutamente soddisfacenti”). Poi fu la volta della bufala delle esportazioni senza dazi dell’olio d’oliva tunisino in Europa. Così, dopo il ministro dell’Interno anche il Movimento 5 stelle aveva attaccato la Tunisia: “Errare è umano, perseverare è diabolico. In Italia il settore è già in ginocchio, dobbiamo evitare una umiliazione del Made in Italy”, aveva dichiarato l’europarlamentare del M5s, Ignazio Corrao a proposito di una presunta invasione dell’olio tunisino sulle nostre tavole dopo un accordo siglato con l’Ue. Se non fosse che l’olio importato effettivamente in Italia da Tunisi non raggiungeva nemmeno le 3 mila tonnellate e che il suo impatto sul mercato dell’Ue era stato minimo. Ora, superata la fase delle bufale da propaganda, il M5s è passato al corteggiamento da governo. E così la Tunisia è tornata a essere “un partner strategico per l’Italia sia dal punto di vista economico che politico”, come ha detto Marinella Pacifico, senatrice 5 stelle fresca di viaggio istituzionale nel paese nordafricano. “L’Italia è il secondo partner commerciale della Tunisia, con 6 miliardi di euro di interscambio commerciale e 900 aziende italiane operanti nel paese, e un alleato fondamentale per la stabilità del Mediterraneo soprattutto nel contrasto al terrorismo e al traffico di esseri umani”, ammette ora Pacifico. E’ bastato poco, e da paese esportatore di terroristi la Tunisia è tornata a essere uno dei nostri migliori alleati. Passando da uno slogan a un altro.

IL BUSINESS EVOLUTIVO..!ultima modifica: 2019-06-21T00:22:34+02:00da manlio22ldc
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