LOGGIA P 2019 ?

LOGGIA P 2019 ?

Niente di nuovo nel proscenio nazionale…sempre la solita …erda…o forse devo immaginare scenari ancor più apocalittici e gravi di quelli del 1982 ? Nel 1982, la P2 o Propaganda due, era una loggia massonica aderente al Grande Oriente d’Italia,

una loggia massonica segreta, di carattere eversivo, guidata da Licio Gelli a partire dal 1970 in qualità di “Gran Maestro”. È finita al centro dei principali scandali della storia italiana degli ultimi trent’anni: dalla strage di Bologna allo scandalo del Banco Ambrosiano, passando per il tentato golpe Borghese, il sequestro Moro e Tangentopoli. La lista degli appartenenti alla loggia P2  fu rinvenuta il 17 marzo 1981 durante una perquisizione della residenza di Gelli, Villa Wanda, e di una sua fabbrica a Castiglion Fibocchi (AR), e fu resa pubblica il 21 maggio seguente dal presidente del Consiglio Arnaldo Forlani, poi dimessosi in virtù dello scandalo in cui venne coinvolto. La lista includeva 962 nomi, tra cui l’intero gruppo dirigente dei servizi segreti italiani, ministri  come Gaetano Stammati e Paolo Foschi, entrambi Dc, parlamentari, imprenditori come Silvio Berlusconi, finanzieri come Michele Sindona e Roberto Calvi, magistrati, editori e giornalisti come Roberto Gervaso e Maurizio Costanzo. In tanti, tuttavia, nel corso degli anni hanno smentito la loro appartenenza alla loggia. Una breve cronistoria per spiegare ai giovani cosa sia stata l’Italia dei magistrati, dei politici, delle banche, dell’editoria in genere e di tanti giornalisti che traevano non pochi benefici dall’appartenenza a questa organizzazione massonica eversiva. La magistratura indagò, trovo i colpevoli che forse facevano comodo e tanti altri sfuggirono alla mannaia della giustizia . Purtroppo il paragone col passato bisogna farlo, quello che sta accadendo in questi giorni è nient’altro che il proseguo di quell’attività criminosa finalizzata alla conquista assoluta del potere che sembra non essersi mai interrotta. La magistratura è dentro il problema, ha sempre dimostrato di non essere imparziale e di operare a volte in direzioni opposte alla logica delle sentenze, addirittura ci sono stati contesti in cui la magistratura si è sostituita al parlamento o addirittura a un governo legittimamente eletto dal popolo. Che sia un organo dello stato indipendente e autonomo a quanto pare lo hanno veramente dimostrato nei fatti andando oltre, nomine che si discutono con gli amici politici del PD o con altri componenti del CSM è una cosa di gravità assoluta, anche se i media tendono a minimizzare la questione, qui è peggio del mondo di mezzo di Roma o di tangentopoli degli anni ’90, qui è la prova che esiste un quinto potere autonomo nello stato, un organismo indipendente che fa quel che vuole ed agisce secondo accordi bene precisi, di comodo e di interessi personali, tanto per darvi un’idea concreta si comporta come la “cupola della mafia”.  E le accuse rivolte ad un ex consigliere del CSM, Luca Palamara, sono di una gravità inaudita, secondo le accuse, lui, avrebbe ottenuto soldi e regali da alcuni lobbisti vicini a importanti imprenditori per influenzare alcune sentenze. Palamara sarebbe poi venuto a conoscenza dell’indagine su di lui grazie alle sue amicizie tra i colleghi, a quel punto avrebbe cercato di influenzare la nomina del prossimo procuratore di Perugia, in modo da avere un alleato a capo dei magistrati che stavano indagando su di lui. Secondo quanto emerso dall’indagine, diversi magistrati hanno partecipato a riunioni con Palamara o con altri politici, si parla soprattutto di due esponenti del PD di area renziana: l’ex ministro Luca Lotti e l’ex sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, sembra con lo scopo di accordarsi su nomine e promozioni. E’ uno scenario in evoluzione, comunque sia, il nostro paese non ha perso il vizio di avere delinquenti nelle istituzioni….attendiamo …che si completi l’ennesimo scandalo italiano. 06062019

…by…manliominicucci.myblog.it

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Toghe

Secondo le accuse, Palamara avrebbe ottenuto soldi e regali da alcuni lobbisti vicini a importanti imprenditori per influenzare alcune sentenze. Palamara sarebbe poi venuto a conoscenza dell’indagine su di lui grazie alle sue amicizie tra i colleghi. A quel punto avrebbe cercato di influenzare la nomina del prossimo procuratore di Perugia, in modo da avere un alleato a capo dei magistrati che stavano indagando su di lui (la procura di Perugia è infatti competente per le indagini sui magistrati di Roma, come Palamara).

Secondo quanto emerso dall’indagine, diversi magistrati hanno partecipato a riunioni con Palamara o con altri politici (si parla soprattutto di due esponenti del PD di area renziana: l’ex ministro Luca Lotti e l’ex sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri), sembra con lo scopo di accordarsi su nomine e promozioni

 

 

il vicepresidente dell’ANM Luca Poniz al Corriere della Sera. Giuseppe Cascini, membro del CSM, ha detto a Repubblica che l’attuale scandalo gli ricorda l’inizio degli anni Ottanta, quando si scoprì che moltissimi magistrati erano affiliati alla loggia massonica eversiva “P2”.

Magistrati in rivolta: “Tutti i coinvolti nel caso di Roma devono dimettersi”

L’inchiesta su Palamara fa infuriare le toghe milanesi. Crepe nell’Anm: il vicepresidente Poniz contro Grasso

ANSA

Il Presidente della Repubblica Mattarella firmò il decreto di nomina del vicepresidente del Csm David Ermini nel 2018

Pubblicato il 04/06/2019

Ultima modifica il 04/06/2019 alle ore 07:00

ROMA

La rabbia che montava dentro la magistratura italiana è esplosa. E così a Milano c’è stata un’assemblea spontanea che s’è conclusa con un documento durissimo: «Non nel nostro nome. C’è una questione morale tra noi».

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I magistrati milanesi non hanno digerito le notizie di cene, incontri, inciuci, finalizzati alle nomine. Per di più emergono accordi impropri tra magistrati non più eletti al Csm e uomini politici, tra cui il dem Luca Lotti che è imputato a Roma. Perciò scrivono, indignati: «Queste condotte suggeriscono l’idea di una magistratura corrotta, vicina, se non parte, di centri di potere occulti, che pretendono di pianificare dall’esterno le nomine».

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Il documento delle toghe milanesi si conclude con un terribile: «I magistrati non abbiano alcun rapporto con centri occulti di potere politico o affaristico, da chiunque rappresentati. Per salvaguardare le istituzioni, i consiglieri che sono o dovessero risultare coinvolti diano immediatamente le dimissioni».

L’intervista concessa a questo giornale dal presidente dell’Anm, Pasquale Grasso, non ha contribuito a rasserenare gli animi, anzi. Tanto che il vicepresidente Luca Poniz (della corrente dei magistrati progressisti Area) ne prende clamorosamente le distanze: «L’intervista – dice – vede molti di noi su posizioni radicalmente diverse perché esclude che vi sia uno scandalo nei fatti accaduti».

Parlando degli incontri tra consiglieri del Csm e rappresentanti del potere legislativo in un contesto del tutto estraneo da quello istituzionale, «queste relazioni fanno scandalo, eccome, proprio perché contraddicono il sistema fisiologico di rapporti tra la magistratura e il potere legislativo delineato dalla Costituzione».

Aggiunge Poniz: «Sono relazioni che alterano il funzionamento di un organo di rilevanza costituzionale ed è in questo lo scandalo che molti di noi vedono. Il richiamo che si fa all’interlocuzione istituzionale mentre è ovvio dal punto di vista dei componenti del Csm, è del tutto sbagliato rispetto a quello che sta accadendo. È la negazione del meccanismo istituzionale. Non vedo solo un problema di relazioni inappropriate che coinvolgono soggetti che non hanno titolo per occuparsi della materia consiliare e che evidentemente la vogliono condizionare. È questo che giustifica lo sconcerto della totalità dei magistrati con cui sto parlando in queste ore». Con Grasso, Poniz concorda naturalmente sulla «necessità di difendere l’indipendenza della magistratura: ma questo si fa stigmatizzando con forza condotte che minano dall’interno l’indipendenza».

Il presidente Pasquale Grasso, resosi conto della frattura, ha provato a chiarire: «Quando parlo dei rapporti dei consiglieri con la politica, intendo e ho inteso quelli nel Csm, dove sono fisiologici. Occorre recuperare la centralità decisoria e di confronto del Consiglio. Quando dico recuperare, per non essere ipocrita, prendo atto del fatto che questa centralità nel corso degli anni si è persa, indipendentemente dalla inesistenza di condotte illecite».

Ai suoi critici, è sembrato che minimizzasse i fatti. Perciò conclude: «Comunque altro paio di maniche è costituito dalla ipotesi di cene, discussioni, accordi con la presenza di imputati. Evenienza del tutto inammissibile. L’Anm è la casa dei giudici di tutti i giorni, e non può fare da balia a chi non ha bene inteso i limiti del proprio compito di autogoverno. Senza furia iconoclasta, serve una nuova centralità del Consiglio: calendario rigido per la trattazione dei direttivi in base alla scopertura dei posti; pubblicità dei curriculum e dei programmi dei candidati».

LOGGIA P 2019 ?ultima modifica: 2019-06-06T15:47:55+02:00da manlio22ldc
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