MUTI….ZITTI…SILENZIO..NON PARLARE… E’ L’ORDINE…!

MUTI….ZITTI…SILENZIO..NON PARLARE…  E’ …L’ORDINE…!
A quanto pare sembra proprio essere così, un atteggiamento di classico stile mafioso…. parlare o raccontare dei tragici e drammatici episodi di violenza,  stupri quotidiani a danno delle donne e dei cittadini svedesi,  e di quanto accade nella civilissima  e moderna  Svezia oramai è vietato e proibito parlarne. Con profondo rammarico riscontro l’amara realtà e penso sia così, altrimenti non si spiega il vergognoso silenzio dei media e soprattutto del governo svedese, un governo che cerca disperatamente di nascondere la dura ed orribile realtà ai suoi cittadini per paura di far crescere la protesta e far avanzare prepotentemente le destre populiste sino al punto di farle governare.  Una cosa assurda che lede gli interessi della collettività, nascondere e modificare l’informazione è sinonimo di regime e ciò non si può e non si deve tollerare . Ricordo che il giorno  all’insediamento dell’ultimo e attuale governo, avvenuto mesi addietro, la loro unica preoccupazione è stata solo quella di fronteggiare ed arginare l’avanzata populista omettendo di raccontare al paese il grande errore di una immigrazione incontrollata, non integrata e con costi sociali inimmaginabili, omettendo di dire che nelle periferie delle città svedesi ora vige la legge islamica e che le stesse periferie sono controllate da bande islamiche  dove la polizia di stato non si permette neanche di entrarci, tanto che ormai sono abbandonate a se stesse . Non conta nulla che la Svezia sia diventata la succursale di un paese islamico, non ha importanza, quel che conta è che i populisti non vadano al potere e ridiano la Svezia… agli svedesi ..è roba veramente da clinica psichiatrica, bisognerebbe portarli tutti lì e lasciarli per almeno 40 anni a smaltire le tossine che hanno nel cervello. Dopo tanti anni di “desiderata immigrazione” i risultati si vedono e sono drammatici, la religione islamica la fa da padrona e fa valere le sue leggi, i suoi dettami ed imposizioni, infatti la maggior parte degli stupri sono opera loro perché loro, secondo i dettami coranici, possono farlo e quindi sono nel pieno diritto ad abusare sessualmente delle donne quando lo desiderano e senza chiederne il permesso, tutto ciò è possibile perché le future vittime sono ovviamente “delle infedeli”  e secondo il loro pensiero ..ne hanno diritto… Evidentemente gli svedesi non hanno e non capiscono che la cultura islamica non può andare di pari passo con loro, principi e grado di civiltà sono molto distanti tra loro, difatti, non si registrano stupri di donne musulmane né in Svezia né nel resto del mondo arabo…In conclusione, sono nuovamente a raccontare di stupri e violenze alle donne e mio malgrado, non vedo e non sento nessuna organizzazione femminile che intende organizzare una marcia di protesta o un sit-in in segno di solidarietà contro le violenze alle donne…niente… neanche a parlarne, oggi in Italia ci si muove solo se la donna è di colore e ha un “occhio gonfio” altrimenti “niente…… niente…tutti muti ”. “Errare humanum est” dicevano i latini, e allora, ammettere i propri errori a volte può salvare tante vite quindi caro governo svedese, “recita il mea culpa” e prendi provvedimenti. 06022019

…by…manliominicucci.myblog.it

Svezia, incremento degli stupri in ambito pubblico: ma cosa sta accadendo alla Svezia?

“Non solo le donne, ma quasi uno svedese su tre non si sente sicuro in Svezia, secondo un nuovo sondaggio che ha chiesto a 6.300 svedesi quanto si sentano al sicuro dentro e fuori casa”. In svezia la violenza in ambito pubblico sulle donne sta crescendo. Ma sembra che si voglia silenziare la questione. Ma cosa sta accadendo alla Svezia?

E’ quello che apprendiamo in questo articolo di Judith Bergman. 

“La Svezia”, dichiarava il governo di Stoccolma nel novembre 2015, “ha un governo femminista. Noi poniamo l’uguaglianza di genere al centro del nostro lavoro nazionale e internazionale. (…) L’obiettivo generale della politica sull’uguaglianza di genere del governo è che uomini e donne abbiano lo stesso potere di plasmare la società e la propria vita. Questa è sostanzialmente una questione di democrazia e giustizia sociale”.

Aspettate un attimo, le donne che vivono sotto un “governo femminista” non dovrebbero essere in grado – come minimo – di uscire di casa senza avere paura di essere vittime di violenza sessuale?

Secondo il Consiglio nazionale svedese per la prevenzione della criminalità (Brottsförebyggande rådet, or Brå), nel 2017, sono stati denunciati alla polizia svedese 22 mila reati a sfondo sessuale, 7.370 dei quali erano stupri, Queste cifre corrispondono a una media di 20 stupri al giorno – il doppio rispetto al 2005. E questi sono soltanto i casi di stupro denunciati. Secondo il Brå, nel 2012, ad esempio, è stato denunciato solo il 20 per cento di tutte le violenze carnali.

A differenza di ciò che i media svedesi predicano da anni – ossia che la maggior parte degli stupri si verificano in ambienti privati e sono commessi contro vittime che già conoscono i loro aggressori – la grande maggioranza delle violenze carnali è di fatto perpetrata in ambito pubblico da individui sconosciuti alle vittime, secondo il Brå. Degli 842 uomini condannati per stupro o per tentato stupro negli ultimi cinque anni, come rilevato da un servizio trasmesso dall’emittente televisiva pubblica Svt Nyheter, il 58 per cento era di origine straniera – individui provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa, dall’Africa meridionale e da altri paesi extraeuropei. Nei casi in cui i responsabili delle violenze sono stati condannati per tentato stupro, nonché per stupro violento, in cui la vittima e il carnefice non si conoscevano prima, l’80 per cento di questi uomini era nato all’estero e il 40 per cento era in Svezia solo da un anno o meno.

Indurre la polizia a indagare su un tentativo di stupro ai danni di una donna è, a dir poco, difficile – e questo è un indice del fatto che c’è qualcosa che non va nel regno “femminista” di Svezia.

Nella cittadina di Deje, nella Svezia centrale, ad esempio, un migrante afgano, ospite di un centro di accoglienza per migranti, ha di recente aggredito, accoltellato e tentato di violentare una donna, Mikaela Blixt, mentre camminava con il suo cane in pieno giorno.

L’aggressore ha prima preso a calci il cagnolino della donna, scaraventando quest’ultima a terra e accoltellandola a un fianco. La Blixt è riuscita a scappare e a fare ritorno a casa con il cane. Scioccata e sanguinante, ha cercato di denunciare l’accaduto alla polizia.

I tentativi si sono dimostrati pressoché impossibili. Quando la Blixt ha telefonato al numero di emergenza svedese, la polizia ha rifiutato persino di parlarle. Le è stato detto che non essendo l’aggressione in corso avrebbe dovuto telefonare al numero di non emergenza. “Se vuole denunciare l’aggressione dovrebbe rimanere in linea per non perdere la priorità acquisita”, l’ha avvisata una poliziotta, secondo quanto riferito dalla Blixt. Dopo aver trascorso quasi l’intera giornata a cercare invano di parlare telefonicamente con le forze dell’ordine, il giorno successivo la donna si è recata alla prima stazione di polizia della città vicina dove, 24 ore dopo l’aggressione, gli agenti hanno finalmente raccolto la segnalazione.

Dopo essersi recata dalle forze dell’ordine, la Blixt ha trovato le prove della sua aggressione sessuale all’esterno del centro di accoglienza per migranti, dove erano appesi ad asciugare – dopo essere stati lavati – i pantaloni dell’aggressore, che però potevano ancora avere sopra tracce del sangue della donna. La Blixt ha informato di questo la polizia, che quel giorno era troppo occupata per mettere al sicuro la prova. Di fatto, secondo la Blixt, la polizia non ha fatto nulla, pur sapendo dove abitava l’aggressore e potendo facilmente identificarlo.

La donna ha scritto della sua esperienza su una pagina Facebook della comunità locale, nell’apparente tentativo di mettersi in contatto con un’altra donna, la quale era stata stuprata nella zona due settimane prima. Il post ha ottenuto migliaia di condivisioni, il che ha indotto la polizia a contattare la Blixt e ad ammonirla del fatto che stava danneggiando le indagini in corso, che a quanto pare non erano state avviate neanche vagamente. La polizia si è inoltre rifiutata di diffondere l’identikit dell’aggressore, affermando, incomprensibilmente, che il perpetratore avrebbe potuto rendere l’indagine “più difficile”.

Sebbene la polizia non avesse presumibilmente avuto né il tempo né le risorse per intervenire, è però accorsa in forze quando 80 cittadini di Deje hanno partecipato a una manifestazione di solidarietà nei confronti della Blixt e “contro la violenza”. Due pattuglie della polizia e un agente in borghese hanno sorvegliato la dimostrazione pacifica e al termine della quale hanno accusato l’organizzatore di violazione dell’ordine pubblico, contestandogli il fatto di non aver chiesto il permesso di manifestare. La polizia svedese non ha problemi con gli stupratori migranti, ma non sopporta le improvvise manifestazioni pacifiche.

A detta della Blixt, il quotidiano mainstream svedese Expressen avrebbe voluto intervistarla, ma unicamente a condizione che lei non dicesse che il suo aggressore era un migrante afgano.

Ma il fatto sconvolgente è che la polizia sembrava così deliberatamente disinteressata a trovare e ad arrestare lo stupratore – almeno finché il caso non è diventato virale su Facebook. Solo una settimana dopo l’aggressione alla Blixt, tre donne della vicina città di Karlstad sono state violentate nella stessa notte. Il giorno dopo, una quarta donna è stata vittima di un tentato stupro.

Che la polizia non dia priorità a questi casi di violenza sessuale non sembra essere una novità. Nel settembre 2017, la polizia svedese ha ammesso di non avere sufficiente personale per risolvere i casi di stupri, anche in quei casi in cui gli inquirenti conoscevano l’identità dello stupratore.

È curioso, poi, che la polizia svedese non abbia soltanto risorse sufficienti per caricare i partecipanti alle manifestazioni di pace, ma anche per incriminare coloro che avrebbero commesso reati d’opinione. A ottobre, Christopher Larsson, un politico del partito dei Democratici svedesi (Sd) del consiglio comunale di Karlskrona, è stato accusato di “incitamento all’odio” ((“hets mot folkgrupp“) dopo che aveva scritto sulla pagina Facebook dell’Sd:

“È un giorno di dolore venerdì, quando dal minareto echeggerà per la prima volta su Karlskrona la formula ‘Allah è grande’, che corrisponde [in arabo] a ‘Allahu Akhbar’, la stessa espressione che gli islamisti urlano quando si fanno esplodere”.

Un parlamentare dei Socialdemocratici, Magnus Manhammar, ha denunciatoLarsson alla polizia. I Socialdemocratici – il partito che di fatto governa ancora il paese, dato che la Svezia non è riuscita a formare un nuovo governo dopo le elezioni tenutesi a settembre – hanno persino diffuso un comunicato stampa in cui si diceva che il post su Facebook di Larsson “collega il nuovo minareto al terrorismo”. Secondo il pubblico ministero questo post “identifica i musulmani come biasimevoli considerandoli terroristi e oppressori delle donne e sostenendo che le loro opinioni sono medievali”.

Per inciso, non solo le donne, ma quasi uno svedese su tre non si sente sicuro in Svezia, secondo un nuovo sondaggio che ha chiesto a 6.300 svedesi quanto si sentano al sicuro dentro e fuori casa. Incredibilmente, quando il quotidiano che ha condotto il sondaggio ha chiesto alla psicologa Siri Helle di spiegare questo dato statistico, la professionista ha detto che la gente era solo “spaventata dal buio”: “Viviamo in uno dei paesi più sicuri al mondo e non siamo mai stati così al sicuro come lo siamo ora”.

Quello che potrebbe essere importante chiedersi è: cosa sta accadendo alla Svezia?

MUTI….ZITTI…SILENZIO..NON PARLARE… E’ L’ORDINE…!ultima modifica: 2019-02-06T15:49:17+01:00da manlio22ldc
Reposta per primo quest’articolo