UN NOBEL PER LE GUERRE… NO ?

23082020 barack obama

UN NOBEL PER LE GUERRE… NO ?

Il settimanale statunitense TIME lo ha prescelto quale “persona dell’anno” nel 2008 e nel 2012, nel 2009 è stato insignito del Premio Nobel per la pace per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”, faccio notare che il premio gli è stato conferito… solo per “i suoi sforzi” e per… nient’altro! Il Nobel per la pace a Barack Obama, strana cosa da non credere e persino lui stesso ammette candidamente: “Non so se lo merito”. E aggiunge : “Sono sorpreso, onorato e profondamente commosso, ma non sono sicuro di meritare il premio”. Perfettamente d’accordo, da condividere, e lui dopo il premio, profetico quanto mai, si getta anima e corpo per creare un’opera d’arte politica e militare che resterà negli annali della storia e cioè, obiettivo disordine mondiale, infatti lui è l’artefice della guerra in Libia, nel febbraio2011, quella in Siria ed in Iraq nel marzo 2011 e della nascita dello stato islamico, ISIS, grazie proprio ai fondi segreti CIA e di qualche paese del golfo con il placido benestare di Obama, e nella penisola arabica, nel 2015, e precisamente nello Yemen. Tre perle da premio Nobel per la… guerra, stragi che vedono oltre mezzo milione di civili uccisi e migliaia di soldati morti degli opposti schieramenti e 30 milioni di profughi, il caos totale regna sovrano in quei paesi ora, centinaia di migliaia di migranti in cammino verso l’occidente e l’avanzare prepotentemente della “sua religione islamica” in Europa con infiniti atti terroristici… gratuiti. Già, non dimentichiamolo che il bravo Barack è un musulmano doc e a lui sicuramente piacciono tanti musulmani e moschee in Europa ed ora, evidentemente, vuol prodigarsi per fare anche degli Sati Uniti un’isola felice per i suoi amici islamici… non lo so come abbia potuto ricevere un riconoscimento del genere, credo che lo abbia avuto solo perché è stato il primo presidente degli USA di colore ma nei fatti, e purtroppo, tutta la violenza che c’è in giro per il mondo prima del suo arrivo… “non c’era”… punto.  Il mondo era diverso, oggi è una fornace che sforna guerre in continuazione e nessuno ha paura di farle, anche in Turchia la situazione è preoccupante, nessuno lo dice  né lo hanno mai detto pubblicamente per non metterlo in cattiva luce… ma anche il fallito tentativo di golpe in Turchia, nel 2016, è merito sempre di Barack Obama, che nei fatti  ha favorito la crescita del potere di Erdogan. Mi riesce difficile apprezzare il significato del suo intervento a favore del candidato democratico “Bin Laden”, cos’è, spera che con la sua rielezione ci siano altre guerre e massacri ? Oppure altri milioni di immigrati in marcia verso  l’Europa ? O magari desidera che il colosso cinese diventi sempre più potente dopo essere stato ridimensionato da quell’odiato Trump per evitare che gli Stati Uniti diventassero economicamente sempre più deboli ? Non lo so che va cianciando, ma so solo che quando c’era lui come presidente del paese più potente al mondo c’è stato il disastro che è ancora in corso, e non mi immagino né desidero neanche per un attimo un suo doppione alla Casa Bianca, sarebbe un dramma ancor più epocale. Sarà che il Tycon è antipatico, ma almeno con lui guerre non se ne vedono anzi… le truppe le ritira !

22082020 …by… manliominicucci.myblog.it

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Obama: Joe Biden ha l’esperienza per rendere gli Usa un Paese migliore

23082020 barack obama

Kamala Harris accetta la candidatura a vice presidente ricordando la forza della madre immigrata. Il sostegno da Hillary, Nancy Pelosi ed Elizabeth Warren

dal nostro corrispondente Riccardo Barlaam

Usa 2020, Biden incassa la nomination: “Grazie a tutti, ci vediamo giovedi’”

5′ di lettura

NEW YORK – «Per otto anni Joe è stato sempre l’ultimo a restare nella stanza ogni volta che dovevo prendere una decisione importante. Mi ha reso un presidente migliore. Ha il carattere e l’esperienza per renderci un paese migliore». Barack Obama nella terza serata della convention virtuale del partito democratico ha scelto di parlare agli americani da Philadelphia la città dove, come lui stesso ha ricordato, è stata scritta e firmata la Costituzione. Ha parlato dal Museo della Rivoluzione americana per rimarcare l’importanza delle prossime elezioni presidenziali per il futuro della democrazia. E la Costituzione è rimasta sempre alle sue spalle mentre parlava. «Una cosa chiara che voglio dirvi è la posta in gioco: quello che faremo nelle prossime settimane sarà importante per le prossime generazioni».

Favore ricambiato al fratello Joe
Il 44esimo presidente degli Stati Uniti, primo afroamericano a sedere alla Casa Bianca per due mandati dal 2009 al 2017, è un maestro dell’arte oratoria, che maneggia come pochi. Sa toccare le corde più profonde delle persone. Sa come ispirare le menti e muovere i cuori. Dodici anni fa era un giovane senatore di belle speranze dell’Illinois che chiese il ticket della vice presidenza al navigato senatore Joe Biden per tentare di conquistare la Casa Bianca e, grazie al suo sostegno, per costruire un ponte tra le generazioni e contro le divisioni razziali nel suo partito e nella società americana. Biden gli diede fiducia. Ora è arrivato il momento di ricambiare il favore. «Sono stato seduto nello Studio ovale con entrambi i candidati. Ho sperato in questi quattro anni, per il bene del mio Paese, che Donald Trump mostrasse un qualche interesse nel prendere il suo incarico seriamente. Ma non lo ha mai fatto. Trump non ha mostrato alcun interesse nel mettersi al lavoro, nel trovare un terreno comune, nell’usare l’eccezionale potere del suo ufficio per aiutare qualcuno tranne se stesso e i suoi amici. Nessun interesse nel trattare la presidenza se non come un altro reality show. Trump non è cresciuto nel suo lavoro perché non è in grado. E le conseguenze di questo fallimento sono gravi: 170 mila americani morti, milioni di posti di lavoro persi, i nostri peggiori istinti liberati, la nostra orgogliosa reputazione nel mondo compromessa e le nostre istituzioni democratiche minacciate come mai prima». La posta in gioco ora – ha insistito Obama – è proprio la democrazia. Bisogna votare per il ticket Biden-Harris, che «ha la capacità di guidare il nostro Paese fuori delle tenebre e ricostruirlo meglio».

Elogio della normalità
L’ex presidente è ancora uno dei più popolari politici. Ha spiegato agli americani che suo “fratello” Joe è la persona giusta per riportare un senso di “normalità” alle istituzioni americane dopo quattro anni di presidenza Trump. In questi quattro anni di presidenza repubblicana Obama è rimasto sempre in disparte, ai margini del dibattito politico. Nel tentativo di restare meno visibile per evitare di diventare un obiettivo degli attacchi divisivi di Trump. Come sta succedendo in queste ore con i tweet e le centinaia di retweet del presidente americano. Quando Barack Obama lasciò la Casa Bianca nel gennaio del 2017 aveva un tasso di approvazione vicino al 60%. Un valore molto elevato che ha mantenuto in questi anni nonostante gli strali che quasi ogni giorno gli sono arrivati dal tycoon. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, per il 44% degli americani Obama è il presidente che ha lavorato meglio negli ultimi anni, seguito da Bill Clinton con il 33% e da Ronald Reagan con il 32%.

Warren:incompetenza di Trump pericolosa
Prima di lui avevano parlato Hillary Clinton, la speaker della Camera Nancy Pelosi ed Elizabeth Warren. Un coro di sostegno a favore del ticket democratico e contro i disastri dell’amministrazione Trump. Pelosi: «Come speaker della Camera ho visto di persona il disprezzo di Trump per gli altri, per i fatti, per le famiglie di lavoratori e le donne in particolare». Ha puntato il dito su Trump e il leader dei repubblicani al Senato Mitch McConnell perché in tre mesi non sono riusciti a votare il nuovo pacchetto di aiuti federali da 3mila miliardi proposto dai democratici a sostegno dell’economia, delle famiglie dei lavoratori, delle città e degli stati. «Se saremo uniti prenderemo anche il Senato», ha promesso Pelosi. La senatrice Elizabeth Warren ha invitato a votare il ticket democratico da un asilo, ricordando il programma di Biden per l’educazione gratuita prescolare. Amo i buoni piani e Joe ne ha per molte cose. Secondo Warren, «l’incompetenza e l’ignoranza di Trump sono un pericolo per il nostro Paese».

Il momento di Kamala Harris
Oltre ad Obama il momento clou della serata è stata l’accettazione della vice presidenza. Il presidente della convention Bennie Thompson ha recitato la formula magica: «Dichiaro che Kamala Harris è eletta candidata democratica per la vicepresidenza». E ha concluso battendo il martelletto di legno sul podio. La senatrice Harris raggiante, in un completo scuro, commossa ha accettato la nomination per la vicepresidenza, prima donna di origini afroamericane e indiane a ricoprire tale incarico. Ma ora la senatrice californiana vuole andare oltre ed entrare alla Casa Bianca, rompendo un altro soffitto di cristallo proprio nei 100 anni del suffragio femminile in America. «Possiamo cambiare il corso della storia», ha detto ricordando che lei è la continuazione di una lunga scia per l’emancipazione della donna.

20 agosto 2020

La prima donna candidata vice presidente
Harris, ex magistrato e procuratore capo della California è figlia di un immigrato giamaicano, economista a Stanford e di una ricercatrice indiana a Berkeley che si è trasferita tanti anni fa negli Stati Uniti, ha ricordato, con il sogno di contribuire a cercare una cura per il cancro. La madre e il padre impegnati negli anni Sessanta nelle lotte per i diritti civili sono stati fondamentali nella sua vita. La madre soprattutto, che ha citato più volte come la figura fondamentale della sua vita, che l’ha allevata «come una donna afroamericana e indiana forte e orgogliosa della sua eredità».

L’appello alle minoranze
La senatrice ha ricordato le ingiustizie razziali degli Stati Uniti e le vittime recenti delle violenze della polizia. «Non c’è alcun vaccino contro il razzismo. La nostra nazione deve essere come una comunità, dove tutti sono benvenuti, a prescindere dalla loro apparenza, da dove vengono o da chi amano. Dove tutti meritano compassione, dignità e rispetto». Ha lanciato un appello all’unità del partito e alle minoranze, quelle che servono a Biden per vincere: «Dobbiamo eleggere un presidente che ci unisca tutti, afroamericani, bianchi, latinos, asiatici, nativi americani, per conquistare il futuro che vogliamo». Sorrisi e applausi virtuali.

 

UN NOBEL PER LE GUERRE… NO ?ultima modifica: 2020-08-23T17:38:01+02:00da manlio22ldc
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