PIU’ EUROPA ? MA ANDATE A CAG. !

20072020 piu europa

PIU’ EUROPA ?  MA ANDATE A CAG. !

Seguitemi in questo semplicissimo ragionamento e poi anche voi concorderete che questa Europa è solo una grande banca d’affari dove tutti gli azionisti tirano acqua al proprio mulino, il fac-simile di un’organizzazione malavitosa di stampo mafioso o camorristico dove tutti i “capi bastoni” curano gli interessi per il proprio territorio di spaccio e del malaffare e assi9curandosi ogni sorta di vigilanza sui deboli, quindi niente spazio a chi ne ha bisogno e te lo dicono anche col sorriso stampato sul volto. Immaginate poi per un attimo se tutti avessimo voluto più Europa, come dai perenni bombardamenti mediatici finalizzati a convincerci che l’Europa è cosa buona e giusta,  e alle ultime elezioni europee, quelle del 2019, si sarebbero premiati i partiti della sinistra votandoli compatti, cosa saremmo stati noi oggi ? E già così non siamo niente, figuriamoci se avessimo dato più potere a questo governicchio da quattro soldi, almeno così è sollecitato a fare il meglio possibile altrimenti la gente se lo mangia vivo… la realtà è che noi siamo in balia degli azionisti di maggioranza di questa maledetta banca dell’unione europea, ingordi e speculatori che vogliono e pretendono il rendiconto di chi fruisce dei soldi della comunità, dimenticando, cosa di non piccola importanza, che i maggiori finanziatori di quella banca, nel tempo e negli anni, siamo proprio noi italiani insieme alla Francia e Germania. E’ quindi il paradosso della banca mafiosa è che noi versiamo più di quanto versano tutti insieme i paesi che fanno i gradassi nel consiglio d’amministrazione della predetta banca europea della vergogna, nei numeri l’Italia versa all’unione europea la “modica cifra annuale di 12,250 miliardi di euro (dato all’11 luglio 2019)” di contro, supera abbondantemente di € 250 milioni di  quanto versano complessivamente l’Olanda, la Svezia, l’Austria, la Finlandia e la  Danimarca tutt’insieme, cioè, in definitiva la singolarità incredibile della questione “recovery fund” è che  quelli si oppongono a determinate concessioni, che ritengo giustissime visto la grave situazione economica,  sono quelli che non avrebbero manco diritto a sedere nel consiglio di amministrazione di una vera banca ma siccome qui contano le azioni bancarie e non i principi di democrazia, libertà e solidarietà allora ebbene che la banca mafiosa faccia il suo corso. Ma dico, ma a voi sembra normale che siamo arrivati alla fine di luglio con la prospettiva di dover richiudere tutto e questi pensano alle garanzie e ai rendiconti ? Ma cos’è questa unione europea, una associazione segreta, una setta satanica o una cosca mafiosa ? Che me ne faccio io di un’Europa così contorta e volgare nei confronti dei cittadini di quei paesi in difficoltà economica se non si riescono a risolvere i problemi ? 750 miliardi di che ? Sino ad oggi non ho visto un centesimo da loro, sono in difficoltà e l’Europa non l’ho vista né la vedo e allora, perché devo anche versargli la “retta obbligatoria” ? E loro non sono obbligati ad aiutarmi ? Continuiamo a farci male con le ideologie, al 20 luglio conto … zero soldi agli italiani di provenienza europea, tanti migranti agli italiani e tanti soldi spesi e buttati per loro, e l’Europa se ne “strafotte di me, di noi e dei nostri problemi”. Italiexit …esattamente come la Gran Bretagna, la vedo come unica soluzione per uscire dal pantano in cui ci troviamo, uscire significherebbe già risparmiare 12 miliardi l’anno. Stampare propria moneta e non avere più le imposizioni da Bruxelles sulle misure delle zucchine e delle vongole e dei … peni . La Gran Bretagna l’ha fatto ed è viva, non è morta anzi, ora è padrone del suo destino al contrario di noi che dobbiamo elemosinare, col cappello in mano, la mancia ai potenti mafiosi della commissione europea e della  BCE. Più Europa ? No…”Via l’Europa” è il mio slogan !

19072020 …by… manliominicucci.myblog.it

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Recovery fund, trattativa a oltranza, Italia pronta ad accordo senza Olanda. Merkel: «Posizioni molto diverse», Orban: «Sto con Conte»

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Domenica 19 Luglio 2020

Terzo round in forte ritardo a Bruxelles sul Recovery Fund: doveva cominciare alle 12 odierne, ma ora si parla delle 16 mentre si susseguono vertici a geometria variabile nel tentativo, spera l’Italia, di mettere all’angolo l’Olanda e gli paesi “frugali”. «È ancora possibile» che non vi sia «nessun accordo» al vertice europeo. Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel arrivando al palazzo del summit. «C’è molta buona volontà ma anche molte posizioni diverse – ha detto -, farò ogni sforzo ma è ancora possibile che oggi non si possano ottenere risultati».

«Oggi stiamo entrando nel terzo giorno di negoziati ed è sicuramente quello decisivo» per avere un esito. Lo ha detto ancora la Merkel, arrivando al Consiglio europeo sul Recovery Fund e il bilancio Ue. «Finora abbiamo lavorato nel modo corretto su vari temi tra cui le dimensioni del fondo, il tipo di gestione e anche il nodo dello stato di diritto», ha aggiunto.
Sempre intransigente il premier olandese Rutte: «Non ci siamo ancora». Lo ha spiegato nella notte ai cronisti olandesi il premier Mark Rutte, secondo una trascrizione del doorstep fornita dall’Aja. Per Rutte «non ci siamo ancora» neanche per quanto riguarda «la dimensione» del fondo per la ripresa e dell’Mff 2021-27, anche se «vediamo qualche progresso su tutti questi punti». Sono state «difficili» anche le discussioni sul punto dello Stato di diritto, quindi «dobbiamo discutere anche domani (oggi, ndr) per arrivare da qualche parte».

Più ottimista il leader francese Macron: «È ancora possibile trovare un buon compromesso» sull’Mff 2021-27 e su Next Generation Eu, ma il compromesso «non si farà a spese dell’ambizione europea, non per il principio, ma perché siamo davanti ad una crisi inedita sul piano sanitario, economico e sociale. I nostri Paesi ne hanno bisogno e ne ha bisogno l’Europa». Lo dice il presidente francese Emmanuel Macron, arrivando stamani nella sede del Consiglio per la terza giornata di lavori del vertice che va avanti da venerdì mattina. I principali nodi sul tavolo, spiega Macron, sono il legame tra Stato di diritto e accesso ai fondi Ue, la governance dei piani nazionali di ripresa e resilienza, necessari ad accedere alla Recovery and Resilience Facility, e la dimensione di Next Generation Eu. Su questi nodi «bisogna trovare un compromesso nelle prossime ore. Continueremo a batterci», conclude.

«Per due giorni e due notti abbiamo dimostrato la nostra volontà di trovare compromessi, di andare avanti, dei compromessi sono ancora possibili», ha aggiunto Macron. «Ci sono ancora davanti a noi dei temi da chiudere», ha precisato riferendosi alla questione dello stato di diritto, al Recovery fund e alla governance ed infine al montante del pacchetto.

La linea di Conte.
E l’Italia? No al veto di un singolo Stato sui fondi agli altri Paesi: è questa la linea rossa di Giuseppe Conte, in vista della terza giornata di un durissimo negoziato sul Recovery fund. Il timore è che in difesa di quel veto Mark Rutte sia disposto a far saltare l’accordo, a rimandare tutti a casa dopo tre giorni senza nessuna intesa. Mentre sulla ripartizione dei fondi tra sussidi e prestiti, fonti italiane si mostrano più ottimiste che ci siano spazi negoziali: 420 miliardi di sussidi e 330 miliardi di prestiti è l’ipotesi che circola in serata. Il premier italiano tira un bilancio a notte fonda, rientrando in hotel dopo una giornata di trattative. E ribadisce di non essere disposto a cedere. Dichiara di essere stato «anche più intransigente della Commissione» nel difendere il suo ruolo nel verificare l’attuazione, da parte degli Stati, dei piani di riforma che daranno accesso ai miliardi del Recovery fund.

La sensazione, vista dalla prospettiva italiana, è che nel negoziato le istituzioni europee non siano state decise quanto il governo italiano nel difendere la linea rossa: «Tocca a noi difendere Commissione e Parlamento», è la frase che circola già in mattinata. Eppure sul piano giuridico, come sostiene Conte nei colloqui con i colleghi, se anche passasse la scelta di consentire ai singoli Stati un potere di veto, sarebbe poi appellabile, perché in violazione dei trattati, davanti alla Corte di giustizia europea. Il premier italiano lo ha spiegato anche a Rutte, che gli avrebbe assicurato di approfondire il tema.

Il super treno. Eccola, la linea rossa. Nella proposta che l’Italia fa girare nel pomeriggio tra le altre delegazioni c’è la riforma del meccanismo del super brake (il super freno), introdotto per venire incontro alle richieste olandesi. Rutte chiede che un singolo Stato possa chiedere di fermare l’erogazione delle risorse ai Paesi che non attuino le riforme, portandolo davanti al Consiglio europeo per una valutazione. Conte propone che per bloccare l’erogazione serva una maggioranza qualificata degli Stati.

Sarebbe comunque, spiegano fonti italiane, un compromesso, dal momento che è alla Commissione, non al Consiglio europeo (quindi agli Stati), che i trattati assegnano il potere esecutivo e di controllo.

Tra le voci della seconda giornata del Consiglio c’è chi arriva a citare l’ipotesi fatta anche da Enrico Letta: che l’ Olanda si tiri fuori (opting out) e lasci che siano gli altri ventisei a siglare l’intesa su Recovery fund e bilancio pluriennale. Ma c’è ancora una giornata di negoziati: Angela Merkel, finora nel ruolo di osservatrice attenta, potrebbe scendere in partita per chiudere l’intesa finale. Il timore però che aleggia nella notte brussellese come uno spettro è che Rutte non sia disposto ad accettare nessun compromesso.

Orban. «L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud» dal Recovery Fund. «Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia». Così il premier ungherese, Viktor Orban, in una conferenza stampa stamani a Bruxelles. «Bisogna dare i soldi ai Paesi che ne hanno bisogno e permettere loro di spenderli appena possibile per stabilizzare le loro economie, invece di ingaggiare lunghe dispute burocratiche – ha aggiunto -. Se li aiutiamo al momento giusto li aiutiamo due volte. Se l’intesa non si fa è a causa del leader olandese Mark Rutte, non a causa mia. È lui che ha iniziato questa faccenda. L’olandese è il vero responsabile per tutto il caos di ieri» al vertice Ue.

PIU’ EUROPA ? MA ANDATE A CAG. !ultima modifica: 2020-07-20T18:30:16+02:00da manlio22ldc
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