IL MANIFESTO …D’ORO !

Gesu' gay

IL MANIFESTO …D’ORO !

Nel 2018 questa specie di quotidiano democratico, “equo ed obiettivo” e mai di… parte, ha incassato dallo stato italiano ben quattro milioni di euro, soldi nostri e buttati per la… propaganda comunista. Non so ancora quanto ne ha beccati nel 2019 ma il minestrone è sempre lo stesso.. E perché un quotidiano comunista prende tutti quei soldi ? A me e tanti come me lo stato non ha mai dato un centesimo per lavorare…trenta pesi e trenta misure ..questa è l’Italia dei privilegiati di sinistra e dei tartassati non di sinistra … Per chiudere, il simpatico giornaletto comunista pubblica la notizia di una censura in Brasile che giustamente offende il nostro Messia ponendolo in chiave ironica gay. Credo si arrivato il momento di avere rispetto per i cristiani e magari volgete lo sguardo sulle censure islamiche nel mondo. Il Manifesto dimostra di essere il solito giornaletto da quattro…. MILIONI…10012020

…by… manliominicucci.myblog.it

……..

La satira religiosa censurata in Brasile

Integralismi. Un giudice di Rio de Janeiro ha ordinato la rimozione di «La prima tentazione di Cristo» da Netflix. Il film di Porta dos Fundos è accusato di offendere la comunità cristiana e la società brasiliana

Giovanna Branca

EDIZIONE DEL10.01.2020

Gesu' gay

La rimozione di La prima tentazione di Cristo «è benefica non solo per la comunità cristiana ma per la società brasiliana che è per la maggior parte cristiana». Sono le argomentazioni con cui un giudice di Rio De Janeiro, Benedicto Abicair, ha ordinato mercoledì la rimozione dello speciale di Natale del gruppo comico brasiliano

Porta dos Fundos – La prima tentazione di Cristo appunto – dalla libreria Netflix del Paese sudamericano.

Il motivo è che il breve film comico rappresenta implicitamente Gesù come omosessuale.

LO SPECIALE di Porta dos Fundos è al centro di un’accesa polemica dal 17 dicembre, quando una petizione contro il film – che ne chiedeva la rimozione dalla piattaforma streaming in quanto offensivo per i cristiani – ha raccolto 2 milioni di firme. E la vigilia di Natale la sede di Porta dos Fundos è stata attaccata con delle bombe molotov – tre giorni dopo il video dell’attacco è stato postato sui social e rivendicato da tre uomini a nome degli «integralisti» brasiliani, un movimento politico di ispirazione fascista fondato negli anni Trenta.

Già dal titolo, il film evoca la travagliata vicenda dell’Ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, ma senza naturalmente condividerne lo spirito. Più vicino ai Monty Python, La prima tentazione di Cristo inizia con i re Magi che seguono la cometa verso la casa di Cristo – per festeggiare i suoi trent’anni. Alla festa, Gesù si presenta con un ospite inatteso, Orlando: il compagno presentato come amico ai genitori con cui teme di fare coming out. Fra Lsd, maiale spacciato per soia e lo stesso dio che a Gesù viene presentato come lo «zio Vittorio» per non dovergli raccontare che suo padre non è Giuseppe, l’intero film più che una satira è un’innocua commedia che fa leva su temi e «personaggi» noti a tutti.

L’indignazione, lo sdegno, le richieste di censura sono però arrivate puntuali: non solo in Brasile ma anche in Polonia, dove il ministro dell’istruzione Jarosław Gowin si è rivolto direttamente a Reed Hastings chiedendogli la rimozione dello speciale natalizio: «Ogni anno, il gruppo comico brasiliano Porta dos Fundos produce un film per Natale che attacca i cristiani e la cristianità. Si può dire che queste produzioni hanno un solo scopo – la blasfemia», ha scritto su Twitter.

In Brasile invece, oltre alla petizione online, un istituto cattolico di Rio de Janeiro – il Centro Dom Bosco de Fé e Cultura – si è addirittura rivolto alla legge sostenendo che il film «attacca la protezione della libertà religiosa» nel suo ritrarre Giuseppe come un «idiota», Maria come una «traditrice» e Gesù come un «infantile omosessuale». Ed è intervenuto lo stesso figlio del presidente Bolsonaro, Eduardo, chiamando La prima tentazione di Cristo «spazzatura» e gli autori non rappresentativi «della società brasiliana». Con un comunicato, il collettivo di Porta dos Fundos ha detto di «dare valore alla libertà artistica, all’umorismo e alla satira sui temi culturali più svariati della nostra società. Crediamo che la libertà d’espressione sia una componente necessaria della struttura di un paese democratico».

Eppure il giudice Abicair ha accolto la richiesta del Centro Dom Bosco, osservando nella sua sentenza in cui dispone la rimozione del film che c’è un «chiaro conflitto» tra due principi costituzionali – la libertà di parola e di espressione artistica contro la protezione della chiesa – ma giungendo alla conclusione che «le conseguenze della diffusione e dell’esibizione della ’produzione artistica’ hanno più probabilità di causare un danno grave e irreparabile che la sua sospensione». Pochi giorni prima della decisione del giudice, il 31 dicembre, la polizia brasiliana aveva perquisito la casa di un imprenditore di Rio , sospettato di essere fra gli attentatori che hanno lanciato le molotov contro la sede di Porta dos Fundos, per scoprire che era già fuggito in Russia.

NEL BRASILE di Bolsonaro, la censura nei confronti di La prima tentazione di Cristo non è però che l’ennesimo episodio dell’offensiva contro la libertà d’espressione e quella del cinema: lo scorso agosto il presidente di estrema destra ha tagliato del 43% i fondi di Ancine (l’agenzia cinematografica nazionale)perché fra i film in produzione alcuni erano a tema Lgbtq. A settembre invece il sindaco di Rio de Janeiro Marcelo Crivella aveva ordinato la rimozione dagli stand della fiera del libro di tutte le copie del comic book della Marvel Avengers: The Children’s Crusade, perché raffigurava un bacio gay. In quel caso la Corte suprema ha dichiarato illecita la messa al bando del fumetto.

COSA ACCADRÀ invece alla Prima tentazione di Cristo? Per farlo tornare nella libreria brasiliana della piattaforma streaming, Netflix o Porta dos Fundos dovrebbero appellarsi contro la decisione del giudice Abicair. Ciò che dovrebbe accadere secondo un giudice della Corte suprema, Marco Aurélio Mello, che intervistato da «O globo» ha criticato la sentenza di Abicair definendola incostituzionale. Interpellati da più parti, dall’Associated Press al «Washington Post», Netflix e il gruppo comico non hanno però voluto fare commenti sulla rimozione del film.

 

IL MANIFESTO …D’ORO !ultima modifica: 2020-01-10T14:59:05+01:00da manlio22ldc
Reposta per primo quest’articolo