A 8 ANNI… SI PUO’ ESSERE BLASFEMI ?
In Italia, ma noi non siamo un paese islamico ed è per questo forse, la pipì di un bambino viene chiamata “acqua santa”…. una definizione benevola il cui fine è sempre quello di giustificare la minzione di un bimbo di otto anni o meno, anche se ciò potrebbe accadere nel contesto di un luogo sacro o di una biblioteca del Vaticano, e se mai dovesse accadere nessuno mai si sognerebbe di rimproverare il piccolo al quale gli scappava, né tantomeno si azzarderebbe a dargli un ceffone anche se inteso come fine educativo. Poi in fondo, l’urina di un bambino non può essere certamente paragonata a quella di un adulto e quindi la questione, nel caso si verificasse, si esaurisce con il classico straccio che assorbe il liquido e problema risolto. Ovviamente questo potrebbe accadere in linea di massima in un paese dove la religione prevalente è quella cristiana, tollerante e permissiva in certe situazioni e mai severa oltre ogni logica… specie quando si ha a che fare con un bimbo con evidenti problemi di disabilità si adotta sempre un “modus operandi “di assoluta civiltà e di rispetto osservando la giusta tutela dovuta ai bimbi, anche quando non sono propriamente educati in certe situazioni. Mi irrita notevolmente pensare che un bimbo di otto anni, a cui scappa la pipì e la faccia in una biblioteca, possa venir considerato blasfemo tanto da meritare… la morte ! Evidentemente nei paesi islamici si ha un’altra idea dei bimbi, un tantino diversa da quella di noi occidentali… dev’essere così, forse loro considerano le azioni impure dei bimbi, orinare in una biblioteca per loro è un’azione impura, al pari di un adulto e quindi perseguibili con le stesse modalità e pene riservate ai blasfemi senza nessuna differenza di età. Non va per niente bene questo ragionamento, non ha nessuna logica punire un essere umano sino alla pena capitale per un qualcosa che non può essere considerata la fine del mondo. Probabilmente la questione è ben diversa perché il bimbo non è un mussulmano e quindi un infedele che viene visto come un Satana in miniatura che minge in un luogo sacro e per questo deve pagare… credo sia questa la chiave di lettura… per i mussulmani pakistani la biblioteca è un luogo sacro. Andiamo al dunque, io non discuto né metto in discussione che il povero bimbo l’abbia fatta ma dico, è necessario far tanto casino e lo si vuole addirittura morto solo per un po’ di pipì ? E tutte le belle parole dell’Islam religione di pace ed amore dove sono andate a finire ? A quanto pare si sono perse nelle rigide ed estreme leggi della sharia islamica che nei fatti poi non rispondono agli spot propagandistici delle comunità pakistane ed islamiche in Italia ed in Europa. Questa è la dura realtà, mai permettersi di offendere l’islam né di ironizzare sulle loro credenze né permettersi di oltrepassare quella linea rossa di confine stabilita da loro in ogni parte del territorio islamico. Cosa si può dire dinanzi a tanta follia, un bambino che rischia la morte per una pipì è un’ipotesi così remota che non avevo mai messo in preventivo eventuali argomentazione, né avrei potuto immaginare di scrivere qualcosa su un caso del genere che mi dà l’impressione che sia più affare psichiatrico da trattare con le pinze. 09082021 …by… … https://manliominicucci.myblog.it/ https://vk.com/id529229155
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Bimbo fa la pipì in un tempio in Pakistan: rischia la pena di morte, ira Amnesty
Bimbo fa la pipì in un tempio in Pakistan: rischia la pena di morte, ira Amnesty
In Pakistan un bambino disabile di 8 anni rischia la pena di morte dopo essere diventato la persona più giovane mai accusata di blasfemia nel Paese. La famiglia del bambino (ha un disagio psichico) è ora in un posto nascosto. La settimana scorsa il piccolo è stato arrestato e poi rilasciato su cauzione e una folla di musulmani ha attaccato un tempio indù mentre molti membri della comunità indù nel distretto di Rahim Yar Khan, nel Punjab, sono fuggiti dalle loro case.
Bimbo accusato di blasfemia
Il bimbo, il più giovane al quale sia mai stato contestato questo controverso reato, è stato rimesso in custodia protettiva dopo le molte minacce giunte nei suoi confronti dalla comunità musulmana. Il piccolo, di famiglia induista, era stato arrestato il 4 agosto scorso dopo
esserestato sorpreso a urinare nella biblioteca di una madrasa musulmana nella città di Rahim Yar Khan, nel Punjab.
Una folla inferocita aveva poi distrutto, per rappresaglia, un tempio indù. Il premier Imran Khan ha tentato di calmare gli animi condannando il gesto e impegnandosi a riparare il tempio. Il bambino era stato liberato su cauzione ma le accuse contro di lui non sono cadute e le minacce a lui indirizzate hanno indotto la polizia a trattenerlo nuovamente in custodia protettiva.
© Fornito da Il Mattino
L’appello del premier
Dopo l’appello del premier ad arrestare i responsabili dell’assalto al sito religioso è stato ordinato l’arresto di 20 persone, ma, secondo dichiarazioni di un portavoce della polizia al Guardian, non risulta che i provvedimenti siano stati eseguiti.
La famiglia del ragazzo, intanto, si è nascosta in un luogo protetto e molti membri della comunità indù nel distretto conservatore di Rahim Yar Khan, nel Punjab, hanno lasciato le loro case nel timore di ulteriori attacchi. Nella zona è stato schierato l’esercito per evitare ulteriori disordini.
Gli Indù nel Paese
Kapil Dev, un attivista per i diritti umani, ha detto all’ANSA che «molti indù hanno lasciato la città», aggiungendo che ci vorrà molto tempo perché possano riprendere le loro consuete attività. Dev ha poi aggiunto che la massima autorità del Punjab o lo stesso primo ministro pachistano Imran Khan dovrebbero visitare la famiglia del bambino, ma finora non lo hanno fatto. «È discutibile il ruolo della polizia che per prima ha aperto un fascicolo per blasfemia contro un bambino e poi non è riuscito a proteggere il tempio dall’attacco», ha concluso l’attivista.
Le leggi sulla blasfemia in Pakistan
«Le leggi sulla blasfemia del Pakistan sono state a lungo abusate per prendere di mira i gruppi minoritari, ma questo caso segna una deriva scioccante ed estrema», afferma da parte sua Rimmel Mohydin, attivista di Amnesty International per l’Asia meridionale commentando il caso di un bambino di otto anni al quale è stato contestato il reato e che rischia la pena capitale. «Oltre a garantire che queste ridicole accuse vengano ritirate – aggiunge in una nota -, le autorità pakistane devono fornire immediatamente un’adeguata protezione al ragazzo, alla sua famiglia e alla più ampia comunità indù. Anche i responsabili della conseguente violenza della folla devono essere ritenuti responsabili».
«Nella settimana che segna la Giornata nazionale delle minoranze in Pakistan – afferma l’attivista di Amnesty -, esortiamo le autorità ad abrogare urgentemente questa perniciosa legislazione. Le minoranze pachistane sono da tempo sotto attacco. E la vicenda di un bambino su cui pende il rischio di una condanna a morte lo dimostra più di ogni altra cosa».
ENGLISH
AT 8 YEARS … CAN YOU BE BLASPHEMI?
In Italy, but we are not an Islamic country and this is perhaps why a child’s pee is called “holy water” …. a benevolent definition whose purpose is always to justify the urination of an eight-year-old child or not, even if this could happen in the context of a sacred place or a Vatican library, and if it ever happened no one would ever dream of reproaching the little one he was running away from, nor would he dare to give him a slap even if intended as an educational purpose. After all, the urine of a child certainly cannot be compared to that of an adult and therefore the question, if it occurs, is exhausted with the classic rag that absorbs the liquid and the problem is solved. Obviously this could happen in principle in a country where the prevalent religion is Christian, tolerant and permissive in certain situations and never severe beyond all logic … especially when dealing with a child with obvious disability problems. always adopts a “modus operandi” of absolute civility and respect, observing the right protection due to children, even when they are not properly educated in certain situations. It irritates me greatly to think that an eight-year-old boy, who runs away peeing and peeing in a library, can be considered blasphemous enough to deserve … death! Evidently in Islamic countries there is another idea of children, a little different from that of us Westerners … it must be so, perhaps they consider the impure actions of children, urinating in a library is an impure action for them, like an adult and therefore punishable with the same methods and penalties reserved for blasphemers without any age difference. This reasoning is not good at all, it has no logic to punish a human being up to capital punishment for something that cannot be considered the end of the world. Probably the question is quite different because the child is not a Muslim and therefore an infidel who is seen as a miniature Satan who dips in a sacred place and for this he has to pay … I think this is the key to reading … the Pakistani Muslims the library is a sacred place. Let’s get to the point, I do not argue or question that the poor child did it but I say, is it necessary to make a lot of noise and do you even want him dead for just a little pee? And all the beautiful words of Islam, religion of peace and love, where did they go? Apparently they got lost in the rigid and extreme laws of Islamic sharia law which in fact do not respond to the propaganda spots of the Pakistani and Islamic communities in Italy and in Europe. This is the harsh reality, never allow yourself to offend Islam or make fun of their beliefs or allow yourself to cross that red border line established by them in every part of Islamic territory. What can be said in the face of so much madness, a child risking death from a pee is such a remote hypothesis that I had never put any arguments in mind, nor could I have imagined writing something about a case like this that gives me the impression that it is more a psychiatric affair to be dealt with with a grain of salt. 09082021 … by … … https://manliominicucci.myblog.it/ https://vk.com/id529229155
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Child pees in a temple in Pakistan: he risks the death penalty, Amnesty wrath
Child pees in a temple in Pakistan: he risks the death penalty, Amnesty wrath
In Pakistan, an 8-year-old disabled child faces the death penalty after becoming the youngest person ever accused of blasphemy in the country. The child’s family (he has mental illness) is now in a hidden place. Last week the boy was arrested and then released on bail and a mob of Muslims attacked a Hindu temple as many members of the Hindu community in the district of Rahim Yar Khan, Punjab, fled their homes.
Child accused of blasphemy
The child, the youngest ever to be charged with this controversial crime, was returned to protective custody after many threats against him from the Muslim community. The little boy, from a Hindu family, was arrested on 4 August after
having been caught urinating in the library of a Muslim madrasa in the city of Rahim Yar Khan, Punjab.
An angry mob then destroyed a Hindu temple in retaliation. Prime Minister Imran Khan attempted to calm people by condemning the gesture and pledging to repair the temple. The child had been released on bail but the charges against him did not fall and threats addressed to him prompted the police to detain him again in protective custody.
The Prime Minister’s appeal
After the prime minister’s appeal to arrest those responsible for the assault on the religious site, the arrest of 20 people was ordered, but, according to statements by a police spokesman to the Guardian, the measures did not appear to have been carried out.
Meanwhile, the boy’s family went into hiding in a protected place and many members of the Hindu community in the conservative district of Rahim Yar Khan, Punjab, left their homes for fear of further attacks. The army has been deployed in the area to avoid further unrest.
Hindus in the country
Kapil Dev, a human rights activist, told ANSA that “many Hindus have left the city,” adding that it will take a long time for them to resume their usual activities. Dev then added that the highest authority in Punjab or Pakistani Prime Minister Imran Khan himself should visit the child’s family, but so far they have not. “The role of the police who first opened a case for blasphemy against a child and then failed to protect the temple from attack is questionable,” concluded the activist.
The blasphemy laws in Pakistan
“Pakistan’s blasphemy laws have long been abused to target minority groups, but this case marks a shocking and extreme drift,” said Rimmel Mohydin, Amnesty International activist for South Asia, commenting on the case. of an eight-year-old child who has been charged with the crime and who risks the death penalty. “In addition to ensuring that these ridiculous accusations are dropped, he adds in a statement, the Pakistani authorities must immediately provide adequate protection for the boy, his family and the wider Hindu community. Those responsible for the ensuing mob violence must also be held accountable ”.
“In the week that marks the National Day of Minorities in Pakistan – says the Amnesty activist -, we urge the authorities to urgently repeal this pernicious legislation. Pakistani minorities have long been under attack. And the story of a child on whom the risk of a death sentence hangs shows this more than anything else ».
FRANCAISE
A 8 ANS… PEUT-ON ETRE BLASPHEMIE ?
En Italie, mais nous ne sommes pas un pays islamique et c’est peut-être pourquoi le pipi d’un enfant est appelé “eau bénite”…. une définition bienveillante dont le but est toujours de justifier la miction d’un enfant de huit ans ou non, même si cela pouvait se produire dans le contexte d’un lieu sacré ou d’une bibliothèque du Vatican, et si jamais cela arrivait, personne ne songerait jamais à faire des reproches au petit qu’il fuyait, et il n’oserait pas non plus lui donner une gifle même si c’était voulu comme objectif pédagogique. Après tout, l’urine d’un enfant ne peut certainement pas être comparée à celle d’un adulte et donc la question, si elle se pose, est épuisée avec le chiffon classique qui absorbe le liquide et le problème est résolu. Évidemment, cela pourrait se produire en principe dans un pays où la religion dominante est chrétienne, tolérante et permissive dans certaines situations et jamais sévère au-delà de toute logique… surtout lorsqu’il s’agit d’un enfant ayant des problèmes de handicap évidents adopte toujours un “modus operandi” de civilité et respect absolus, observant la juste protection due aux enfants, même lorsqu’ils ne sont pas correctement éduqués dans certaines situations. Cela m’irrite énormément de penser qu’un garçon de huit ans, qui s’enfuit en faisant pipi et pipi dans une bibliothèque, peut être considéré comme suffisamment blasphématoire pour mériter… la mort ! Evidemment dans les pays islamiques il y a une autre idée des enfants, un peu différente de celle de nous occidentaux… il doit en être ainsi, peut-être considèrent-ils les actions impures des enfants, uriner dans une bibliothèque est une action impure pour eux, comme majeur et donc passible des mêmes modalités et peines réservées aux blasphémateurs sans aucune différence d’âge. Ce raisonnement n’est pas bon du tout, il n’a aucune logique de punir un être humain jusqu’à la peine capitale pour quelque chose qui ne peut pas être considéré comme la fin du monde. Probablement la question est très différente car l’enfant n’est pas musulman et donc un infidèle qui est vu comme un Satan miniature qui plonge dans un lieu sacré et pour cela il doit payer… Je pense que c’est la clé de la lecture.. Pour les musulmans pakistanais la bibliothèque est un lieu sacré. Allons au fait, je ne conteste pas ni ne remet en question que le pauvre enfant l’a fait mais je dis, est-il nécessaire de faire beaucoup de bruit et voulez-vous même qu’il meure pour juste un petit pipi ? Et toutes les belles paroles de l’Islam, religion de paix et d’amour, où sont-elles passées ? Apparemment, ils se sont perdus dans les lois rigides et extrêmes de la charia islamique qui en fait ne répondent pas aux spots de propagande des communautés pakistanaise et islamique en Italie et en Europe. C’est la dure réalité, ne vous permettez jamais d’offenser l’Islam ou de vous moquer de leurs croyances ou de vous permettre de franchir cette frontière rouge établie par eux dans chaque partie du territoire islamique. Que dire face à tant de folie, un enfant qui risque la mort à cause d’un pipi est une hypothèse si lointaine que je n’avais jamais budgétisé d’arguments, ni pu imaginer écrire quelque chose sur un tel cas qui me donne l’impression qu’il est plus une affaire psychiatrique à traiter avec un grain de sel. 09082021 … par … … https://manliominicucci.myblog.it/ https://vk.com/id529229155
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Un enfant fait pipi dans un temple au Pakistan : il risque la peine de mort, colère d’Amnesty
Un enfant fait pipi dans un temple au Pakistan : il risque la peine de mort, colère d’Amnesty
Au Pakistan, un enfant handicapé de 8 ans risque la peine de mort après être devenu la plus jeune personne jamais accusée de blasphème dans le pays. La famille de l’enfant (il a une maladie mentale) est maintenant dans un endroit caché. La semaine dernière, le garçon a été arrêté puis libéré sous caution et une foule de musulmans a attaqué un temple hindou alors que de nombreux membres de la communauté hindoue du district de Rahim Yar Khan, au Pendjab, ont fui leurs maisons.
Enfant accusé de blasphème
L’enfant, le plus jeune à avoir jamais été inculpé de ce crime controversé, a été remis en détention préventive après de nombreuses menaces à son encontre de la part de la communauté musulmane. Le petit garçon, issu d’une famille hindoue, a été arrêté le 4 août après
avoir été surpris en train d’uriner dans la bibliothèque d’une madrasa musulmane de la ville de Rahim Yar Khan, au Pendjab.
Une foule en colère a ensuite détruit un temple hindou en représailles. Le Premier ministre Imran Khan a tenté de calmer les gens en condamnant le geste et en s’engageant à réparer le temple. L’enfant a été libéré sous caution mais les charges retenues contre lui n’ont pas été retenues et les menaces qui lui ont été adressées ont incité la police à le placer à nouveau en garde à vue.
L’appel du Premier ministre
Après l’appel du Premier ministre à arrêter les responsables de l’assaut sur le site religieux, l’arrestation de 20 personnes a été ordonnée, mais, selon les déclarations d’un porte-parole de la police au Guardian, les mesures ne semblaient pas avoir été exécutées.
Pendant ce temps, la famille du garçon s’est cachée dans un endroit abrité et de nombreux membres de la communauté hindoue du quartier conservateur de Rahim Yar Khan, au Pendjab, ont fui leur domicile par crainte de nouvelles attaques. L’armée a été déployée dans la région pour éviter de nouveaux troubles.
Hindous dans le pays
Kapil Dev, un militant des droits humains, a déclaré à l’ANSA que “de nombreux hindous ont quitté la ville”, ajoutant qu’il leur faudra beaucoup de temps pour reprendre leurs activités habituelles. Dev a ensuite ajouté que la plus haute autorité du Pendjab ou le Premier ministre pakistanais Imran Khan lui-même devrait rendre visite à la famille de l’enfant, mais jusqu’à présent, ils ne l’ont pas fait. “Le rôle de la police qui a d’abord ouvert un dossier pour blasphème contre un enfant et qui n’a pas ensuite protégé le temple d’une attaque est discutable”, a conclu le militant.
Les lois sur le blasphème au Pakistan
« Les lois pakistanaises sur le blasphème ont longtemps été abusées pour cibler des groupes minoritaires, mais cette affaire marque une dérive choquante et extrême », a déclaré Rimmel Mohydin, militante d’Amnesty International pour l’Asie du Sud, commentant le cas d’un enfant de huit ans qui a été inculpé du crime et qui risque la peine de mort. « En plus de veiller à ce que ces accusations ridicules soient abandonnées – ajoute-t-il dans un communiqué -, les autorités pakistanaises doivent immédiatement assurer une protection adéquate au garçon, à sa famille et à l’ensemble de la communauté hindoue. Les responsables de la violence collective qui s’ensuit doivent également être tenus pour responsables ».
« Dans la semaine qui marque la Journée nationale des minorités au Pakistan – dit le militant d’Amnesty -, nous exhortons les autorités à abroger d’urgence cette législation pernicieuse. Les minorités pakistanaises sont depuis longtemps attaquées. Et l’histoire d’un enfant sur lequel pèse le risque d’une condamnation à mort le montre plus qu’autre chose ».