IUS…ACCOMPAGNATI…!

RESIDENZA

IUS…ACCOMPAGNATI…!

La cittadinanza, il sogno di tanta gente che arriva dall’estero e va in un determinato paese col fine di ottenerla, l’ambito riconoscimento è certamente importante per chi arriva in un stato evoluto e moderno, perché con essa si può sperare di centrare l’obiettivo della propria vita senza …”tanti sacrifici e anni di attesa”…già, si arriva in un paese senza nessun rispetto per chi ci risiede da sempre e lo ha costruito quel paese, la si pretende solo perché s’intravede la possibilità di risolvere i propri problemi economici e sanitari, come se le strutture ospedaliere, le scuole tutte, le fabbriche che producono beni vari, le strade, le case e le competenze professionali… siano spuntati dal nulla e non immaginano neanche che è il frutto del sodo lavoro di intere generazioni che hanno dato anima e corpo e… anche tante vite nei secoli trascorsi, con l’unico fine di assicurare quella tranquillità e serenità alle proprie famiglie e comunità. Ottenerla il più delle volte, come già dimostrato in passato, è difficile, un po’ perché in tantissimi la richiedono senza averne diritto, difatti è una concessione costituzionale che spetta a pochi, poi per tanti, curiosamente, una volta ottenuta paradossalmente non rappresenta l’immediata soluzione al problema dell’integrazione ma anzi, diventa oggetto di rivalse religiose o ideologiche o regolamenti di conti. Già, di questo inconveniente, abbastanza frequente, tutti fanno finta di essere ciechi e sordi. Prendiamo ad esempio la Svizzera, uno dei paesi più civili al mondo e cerchiamo di immaginare quanto possa essere complicato e difficile per chi è abituato ad un altro stile di vita, per nulla civile o paragonabile a quello svizzero, riuscire ad integrarsi con soggetti di ampia cultura e di notevole civiltà, certamente gli svizzeri non mangiano… cani arrosto… come tanti africani sono abituati a fare all’interno dei loro accampamenti o nelle baraccopoli delle periferie nelle città europee, come anche certe abitudini igieniche-sanitarie lasciano a desiderare tra tutti gli immigrati e quando dico tutti mi riferisco sia ai cinesi, agli africani e arabi tutti, certamente non sono paragonabili agli svizzeri o ancor peggio a noi italiani. Certo, nei salotti Tv è facile parlare di integrazione, accoglienza e di tante balle colorate ma poi nella realtà le cose come funzionano ? Ovviamente male, come si suol dire, ne ho viste di cotte e di crude in giro per il mondo, e in tutta sincerità i meravigliosi propositi, le buone intenzioni naufragano e affondano come bastimenti squarciati quando ci si inizia a fare i raffronti con il loro modo di vivere e concepire, con lo stile di vita di tante persone che arrivano da noi, i cosiddetti migranti, gente che vive in contesti altamente asociali e sottosviluppati. Non solo non c’è e non ci potrà mai essere comunicazione con gli stranieri, troppo diversi nel modo di pensare, specie in quelli che hanno una visione religiosa diversa dal mondo occidentale, poi vi è un insormontabile ostacolo che è quello della lingua, non conoscerla a dovere è un dramma per ogni individuo che arriva da noi, e lo sarà sino a quando “gli ospiti” non impareranno bene la lingua del paese che li ha accolti, ma poi, la maggior parte di loro saranno in grado di capire le tematiche così complesse di una società costruita in millenni ? Non basta saper raccogliere i pomodori e segare un’asse di legno, no…no…ci vuole ben altra cultura per vivere nella nostre società…guardate gli africani che arrivano da noi, lasciano le capanne e baracche nei loro paesi d’origine e ne costruiscono di nuove… nei paesi occidentali a dimostrazione che l’integrazione non è una cosa semplice come viene raccontata nelle tv dei regimi europei…no…no. Comprenderete ora perché le autorità svizzere hanno negato la residenza all’uomo italiano, è chiaro che in questa vicenda siamo nel ridicolo, ma questo deve farci riflettere attentamente e porci una domanda : ma tra gli immigrati che sono arrivati da noi negli ultimi venti anni, quanti di loro sono in possesso dei requisiti richiesti dalle istituzioni svizzere ? Da noi, in Italia, invece accade tutto il contrario di tutto, la cittadinanza è  diventata una sorta di premio a chi riesce a fare la traversata ed arrivare da noi e chi non la ottiene subito, comunque acquisisce dei diritti che neanche i cittadini italiani beneficiano o spettano. La cittadinanza in Italia non ha più il suo valore intrinseco che è parte fondamentale di uno stato, abbiamo creato un nuovo sistema… un sistema farlocco di facile elargizione di cittadinanze per fini elettorali e nient’altro. Prima o poi i conti si pagano…vorrei solo che il prima venisse…prima del dopo… e per chiudere, al nostro ex connazionale formulo tanti auguri per la sua “nuova cittadinanza elvetica “…05022020

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Cittadinanza negata ingiustamente a italiano da 30 anni in Svizzera

Di Daniele Mariani

QUESTO CONTENUTO È STATO PUBBLICATO IL 29 GENNAIO 2020 11.3929 GENNAIO 2020 – 11:39

Un solo criterio non può essere determinante per giudicare l’integrazione di un candidato alla naturalizzazione. Lo ha stabilito il Tribunale federale accogliendo il ricorso di un cittadino italiano che si era visto respingere la domanda di naturalizzazione.

RESIDENZA

Avere il passaporto svizzero può rivelarsi a volte un vero e proprio percorso ad ostacoli.

(© Keystone / Christian Beutler)

Malgrado gli sforzi di standardizzazione nei processi di naturalizzazione, la decisione se concedere o meno la nazionalità svizzera è ancora ampiamente di competenza delle autorità comunali. A volte, ciò comporta una certa arbitrarietà e capita che dei candidati si vedano rifiutare la cittadinanza per ragioni che possono sembrare futili. Un paio d’anni fa era stato il comune di Nyon, nel cantone Vaud, a finire al centro delle critiche, poiché la commissione comunale delle naturalizzazioni aveva respinto la candidatura di un italiano che, tra le altre cose, non aveva saputo dire chi erano i tre presunti firmatari del Patto del 1291 (per la cronaca Werner Stauffacher, Arnold von Melchtal e Walter Fürst). Una domanda a cui probabilmente non sanno rispondere nove svizzeri doc su dieci.

A Buchs, nel cantone Argovia, una cittadina turca si era vista invece rifiutare la domanda poiché aveva ad esempio affermato che lo sport nazionale svizzero era lo ‘sci’, mentre la commissione avrebbe preferito sentire l’hornuss o la lotta svizzera. In seguito, le autorità avevano fatto dietrofront e concesso la nazionalità alla donna.

Il costo del passaporto

La naturalizzazione in Svizzera non è gratuita. Se la richiesta è accettata, bisogna pagare un contributo federale di 100 franchi e tasse comunali e cantonali. Le differenze sono importanti.

Nel 2019, il sito comparis.chLink esterno aveva paragonato le tariffe in vigore: si va da un minimo di 900 franchi nel cantone Vaud (100 franchi per la tassa federale e 700 per quelle cantonali e comunali) a 3’600 nel cantone Svitto.

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Un solo criterio non basta

Questa volta a balzare agli onori delle cronache è il comune svittese di Arth. Nel 2017 le autorità di naturalizzazione hanno respinto la domanda di naturalizzazione di una coppia di italiani e del figlio. L’anno successivo, il Tribunale amministrativo cantonale ha ammesso il ricorso della madre e del figlio, ma ha respinto quello del padre, residente in Svizzera da 30 anni. L’uomo non si è però dato per vinto e si è rivolto al Tribunale federale (la massima istanza giudiziaria in Svizzera), che gli ha dato ragione.

Nella sentenza pubblicata lunedìLink esterno, la corte sottolinea che “durante l’esame di integrazione dei candidati alla naturalizzazione, non bisogna focalizzarsi su un solo criterio”.

All’uomo, nato nel 1968 e titolare di un’azienda di stuccatura dal 2001 e di una gelateria, le autorità comunali avevano rimproverato di non avere sufficienti conoscenze culturali e di non intrattenere relazioni abbastanza intense con gli svizzeri, segno di una scarsa integrazione.

In particolare, non aveva potuto rispondere a nove delle venti domande su argomenti di carattere locale e nazionale e ad altre quattro aveva risposto in modo impreciso.

Lupi e orsi nello stesso recinto?

L’uomo, ad esempio, ignorava che nello zoo di Goldau lupi ed orsi condividono lo stesso recinto e non ha saputo dire il nome della nuova casa anziani di Arth. Oppure per parlare di ‘corno delle Alpi’ ha usato il termine ‘corno svizzero’.

Nella sentenza, il Tribunale federale rileva che “è sorprendente che gli siano state richieste risposte così specifiche” e specifica che “il fattore decisivo per valutare l’integrazione [del candidato] è la sua capacità di dimostrare di essere a conoscenza dei fatti in questione, anche se non è in grado di fornire i nomi esatti o tutti i dettagli”.

La corte di Losanna sottolinea che nel quadro di un esame globale, delle lacune su un aspetto preciso possono essere compensate da altri punti forti: “Nel caso concreto, l’interessato ha superato il test di conoscenze sociali e civiche”.

Inoltre, non gli si può rimproverare nulla per quanto concerne la sua integrazione economica. Ed è pure scorretto affermare che la sua integrazione sociale sia insufficiente. Secondo il Tribunale federale, una persona che gestisce un’azienda da quasi 20 anni ha per forza contatti con la popolazione locale.

NUOVA LEGGE SULLA CITTADINANZAEcco i nuovi criteri per diventare svizzeri

Da quest’anno è più difficile ottenere il passaporto rosso con la croce bianca. Panoramica dei principali cambiamenti.

Questo contenuto è stato pubblicato il 4 gennaio 2018 14.00

“Il rifiuto della naturalizzazione – conclude la corte di Losanna – si basa su una ponderazione chiaramente sproporzionata delle condizioni materiali della naturalizzazione ed è quindi insostenibile”.

Interpellato dal giornale BlickLink esterno, il sindaco di Arth Ruedi Beeler cerca dal canto suo di gettare acqua sul fuoco: “Prendiamo sul serio la sentenza del Tribunale federale e naturalmente naturalizzeremo la persona”, dichiara.

Nessuna armonizzazione in vista

Il caso di Arth rilancerà il dibattito su una maggiore armonizzazione a livello nazionale delle pratiche di naturalizzazione? La recente revisione della Legge sulla cittadinanza, entrata in vigore all’inizio del 2018, e la naturalizzazione agevolata degli stranieri della terza generazione, accettata dai votanti nel febbraio 2017, sembrano aver chiuso per il momento la porta a qualsiasi velleità per ulteriori cambiamenti.

Rispondendo nel maggio 2018 a un’interpellanzaLink esterno che chiedeva appunto se fosse prevista un’armonizzazione delle procedure, il Governo ha sottolineato che “al momento non è previsto alcun progetto federale che tanga l’attuale sovranità cantonale o comunale”.

Nella sua risposta, il Consiglio federale rileva per altro che secondo uno studio “i dati attualmente disponibili non permettono di trarre conclusioni attendibili in merito a discriminazioni sistematiche dei candidati alla naturalizzazione”.

 

IUS…ACCOMPAGNATI…!ultima modifica: 2020-02-08T16:47:13+01:00da manlio22ldc
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