Archivio mensile: febbraio 2021

ENNESIMA FOLLIA OMICIDA !

21022021 BIMBO UCCISO

ENNESIMA FOLLIA OMICIDA !

Eh no, non se ne può più… Scusate la mia ira ma proprio non ci riesco a venirne a capo… cerco di capire come un padre possa solo pensarlo, prima di farlo, di ammazzare il proprio figliolo di appena due anni sebbene colpito da una malattia rara, non v’è giustificazione alcuna, qualunque sia lo stato di agitazione del momento, forse causato dallo stress continuo dell’uomo, l’epilogo non può assolutamente essere la morte di un’altra persona né quella di un bimbo inerme, evidentemente l’uomo è improvvisamente impazzito in preda all’esaurimento per la grave malattia del piccolo. E qui la questione assume un tono allarmante e socialmente preoccupante. Troppi morti inaccettabili e davvero strani, tragedie che negli ultimi anni riempiono le cronache nere quotidiane del nostro paese, ciò deve indurci ad una serie riflessione sulla salute mentale di alcuni individui che vivono in ambito familiare… Ritengo che i servizi sociali e psichiatri dovrebbero iniziare a studiare il fenomeno del perché tante donne e bambini trovano la morte per mano del proprio marito o padre… paradossalmente la persona che in teoria dovrebbe tutelare la loro integrità fisica e benessere. No… “evidentemente nell’acqua o nell’aria”… ci deve essere qualche sostanza misteriosa o aliena che annebbia le menti di persone, apparentemente stabili, tanto da farli uscire di senno e diventare dei pazzi omicida che accoltellano donne e ammazzano i propri figli in preda ad una follia incontenibile, un padre ha il dovere di combattere sino all’ultimo per salvare la vita del proprio figlio e non toglierla… Ma poi, un bambino di soli due anni, una creaturina che infonde solo amore a guardarla… come si fa a pensare di ucciderla e toglierle la vita anche se in uno stato di malattia ? Questa nuova tragedia è al momento avvolta nel mistero anche perché la madre non sospettava nulla del marito né poteva immaginare il tragico epilogo del figlio… ancora non è tutto chiaro il suicidio dell’uomo ma che lascia chiaramente  intendere che il piccolo non è deceduto per morte naturale o per banale incidente casalingo, altrimenti si sarebbe prodigato a portarlo in ospedale, cosa che invece al momento non rientra in questa ipotesi ma è considerato dagli inquirenti un vero e proprio omicidio premeditato. Sicuramente lo stato di salute avrà agito come un “percussore nel suo capo” sino a farlo esplodere in maniera folle.  Immagino che la lettura di quest’articolo possa dar luogo a riflessioni attente e magari, come io auspico, mettere in risalto la situazione difficile di alcuni soggetti che attraversano momenti difficili all’interno della propria famiglia e il ministero della salute dovrebbe ricercare e adottare soluzioni ad hoc, magari istituendo delle idonee strutture di assistenza psicologica a chi ne fa esplicita richiesta o anche su segnalazione dei familiari attraverso un numero telefonico copiando il sistema del  “telefono rosa o azzurro”. Ci sono validi professionisti che potrebbero individuare il problema e risolverlo e questo significherebbe evitare l’ennesima donna morta con una trentina di coltellate oppure… come nel caso del link postato salvare le vite di tanti bimbi che vivono ignari in casa con persone instabili mentalmente e che, ovviamente, rischiano ogni giorno la vita e qualche volta… la perdono !

20022021 …by… manliominicucci.myblog.it

Padre uccide il figlio di 2 anni e poi si toglie la vita a Treviso, la mamma del bimbo era fuori casa

ITALIA

21022021 BIMBO UCCISO

Sabato 20 Febbraio 2021

Tragedia familiare oggi pomeriggio – 20 febbraio – a Castello di Godego: un uomo ha ucciso il figlio piccolo per poi togliersi la vita con un coltello. Il papà è un trevigiano di 43 anni, Egidio Battaglia, il figlioletto Massimiliano – che aveva solo 2 anni e mezzo – è stato strangolato o forse soffocato (sarà l’autopsia a stabilirlo con certezza). Il fatto è avvenuto nel primo pomeriggio in piazza Città di Boves a Castello di Godego. A trovare i corpi senza vita è stato il nonno paterno, il padre di Egidio, che è salito con una scala ed entrato dalla finestra (vedi foto) e poi ha subito chiamato i carabinieri. La madre, in quel momento, era fuori casa, al lavoro: al rientro, sconvolta, è stata soccorsa per il forte choc e ricoverata in ospedale.

 

PERICOLO IN VISTA !

20032021 IRAN E ISRAELE

PERICOLO IN VISTA !

Strano… e molto preoccupante, infatti mi pareva che l’accordo USA-EU-Iran era finalizzato proprio a consentire agli iraniani l’arricchimento dell’uranio solo per uso civile e non certamente per quello militare. È davvero un bel problema per Israele avere un Iran ipoteticamente armato con testate nucleari ed essere perennemente minacciato dai loro leader di attacco militare nucleare, qui la situazione si complica e sento puzza di bombardamenti aerei israeliani nell’immediato futuro nei confronti del paese persiano col fine di distruggere i siti di ricerca ed arricchimento nucleare. Brutto scenario internazionale perché gli iraniani sono sostenuti dai russi e cinesi e quindi per il bene di tutti è la diplomazia che deve tornare a dialogare e a portare miti consigli a ipotetici belligeranti… anche perché, cosa diavolo se ne fanno gli iraniani degli ordigni esplosivi nucleari ? Conoscendo il loro fanatismo religioso e l’odio che provano verso gli ebrei non ci vuol molto a pensare che farebbero di tutto per distruggere lo stato di Israele se in possesso di armi nucleari, le minacce di distruzione per ora sono solo una promessa, per il momento solo verbale, che si ripetono da anni e che tiene sulle spine gli israeliani. Non dimentichiamoci la fine che ha fatto il generale iraniano, vittima di un missile, in terra irachena e per mano degli americani. l’Iran si sente in guerra sia contro gli Usa che contro l’odiato storico nemico ebreo e prima o poi reagirà. Quel che auspico è che la diplomazia di casa nostra comprenda la gravità della situazione e si dia da fare… anche se c’è da aggiungere che in politica estera, da quando c’è il ministro Di Maio, siamo più vicini alla Cina e all’Iran più di quanto non lo si sia con Israele e gli Usa. E già… perché noi a parole e per propaganda politica celebriamo la giornata della memoria con abnegazione ed amore verso gli ebrei ma poi… nei fatti, siamo sempre contro Israele e a favore dei palestinesi. Forse è arrivato il momento di fare delle scelte chiare e precise e far capire allo stato iraniano che le divisioni religiose non devono essere motivo di guerre e minacce continue e che vivere in pace… non costa nulla .

19022021…by… manliominicucci.myblog.it

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Israele, tornare ad accordo Iran apre strada a arma nucleare

Ufficio Netanyahu, nostra posizione non è cambiata

20032021 IRAN E ISRAELE

 

Redazione ANSATEL AVIV

19 febbraio 202113:58NEWS

(ANSA) – TEL AVIV, 19 FEB –

Israele crede che “tornare al vecchio accordo spiani la strada dell’Iran verso un arsenale nucleare”. Lo ha detto l’ufficio del premier Benyamin Netanyahu sulle recenti posizioni Usa.

“Israele – ha poi ribadito -resta impegnato nell’impedire all’Iran di ottenere armi nucleari e la sua posizione sull’accordo nucleare non è cambiata”. “Israele – ha concluso – l’ufficio del premier – è in stretto contatto su questo dossier con gli Usa”. (ANSA).
 

UOMO-DONNA : 100-0

19022021 TECNICO Iran

UOMO-DONNA  : 100-0

La cosa più divertente, ma nel contempo patetica, è quando ascolto i fautori del dialogo tra le varie religioni che cercano disperatamente, e in tutti i modi, di convincerci che ci può essere intesa e pacifica convivenza tra tutti i credenti e rispetto reciproco nell’idea di fede diversa una dall’altra. In verità tutte le religioni, escluse le sette, già dialogano con l’occidente e i fedeli cristiani da secoli, da quella ebraica sino a quella induista tutti dialogano e ci si comprende…tranne che con quella islamica… Eh sì, purtroppo detta religione ha dei limiti di chiarezza ed eguaglianza nell’applicazione dei versetti, delle sure, e linee guida che si rifanno al loro libro sacro, il Corano, dettami che impediscono nei fatti un dialogo chiaro e trasparente con le altre confessioni religiose presenti in tutti i continenti. Già… un’ideologia religiosa molto ambigua e misteriosa e per certi versi astrusa che tocca il suo apice nella totale incomprensione e discriminazione del genere femminile. La donna nel mondo islamico non riveste la stessa importanza e valore che ha nelle altre confessioni o nel mondo occidentale, una posizione di assoluta inferiorità nella società islamica di stampo medievale nonostante  cerchino in tutti i modi, con slogan e racconti ipocriti, di farci credere che la donna è il fulcro del mondo islamico. Non è così, le donne sono succube e vittime degli uomini in quei paesi e ciò non può essere né accettato né tollerato, come anche i matrimoni tra le bambine e gli adulti sono fenomeni ricorrenti ed inaccettabili, l’utilizzo delle punizioni corporali inflitte e previste per reati coranici sono crimini debellati dalle società moderne e non si capisce perché tali usanze devono essere trascinate anche nel XXI secolo. In occidente alcuni reati classificati tali dal Corano vengono considerati libertà assoluta individuale e parte integrale dei diritti dell’uomo. Questo è il vero quadro delle donne nei paesi islamici, che siano di credo sciita o sunnita non fa differenza, la donna è sempre dipendente dall’uomo, quindi lei, nel caso del link postato, non può recarsi all’estero senza il permesso del marito, se lo ha, oppure del padre o del fratello nel caso in cui sia nubile, cosa molto rara, visto che vengono date in sposa in età adolescenziale o poco più di una bimba. Quindi vietare alla propria moglie di andare all’estero, anche se per lavoro come nel caso dell’allenatrice del team iraniano, è previsto dalla legge coranica, è ovvio che per me è una roba allucinante però io capisco e comprendo ma… non lo tollero né posso dire che mi gratifichi vedere una donna trattata al pari di un animale domestico. Quindi mi vien da chiedere : ma quando dicono che la donna è al centro del mondo islamico ci raccontano la “verità o è solo una frase di circostanza” ? Non riesco proprio a mandar giù l’idea che al commissario tecnico della nazionale di sci femminile venga impedito di allenare le sue ragazze solo perché… un uomo ha deciso per lei… donna !

18022021 …by…manliominicuccI.myblog.it

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17 FEBBRAIO 2021 16:56

Iran, ct non può accompagnare squadra femminile di sci a Cortina: ordine del marito 

19022021 TECNICO Iran

Vietare una trasferta di lavoro alla consorte è concesso dalla legge vigente nella Repubblica islamica

Samira Zargari, la head coach della squadra iraniana femminile di sci alpino, non ha potuto accompagnare le sue atlete ai Mondiali di Cortina perché il marito le ha proibito di lasciare il Paese. Vietare quella che, di fatto, è una trasferta di lavoro alla consorte è concesso dalla legge vigente nella Repubblica islamica. La squadra, scrive il quotidiano Shargh, ha lasciato l’Iran alla volta dell’Italia, ma alla Zargari non è stato consentito di partire. “Fino all’ultimo – ha fatto sapere la Federsci iraniana – abbiamo cercato di trovare una soluzione, ma non è  stato possibile”. Il compito di accompagnare la squadra è stato quindi affidato a Marjan Kalhor, un’altra tecnica della Federazione. In base alla legge iraniana, per ottenere il passaporto una donna ha bisogno del permesso del marito, ma quando anche sia in possesso del documento di espatrio, lo stesso marito può impedirle di lasciare il Paese.

 

 

IL BRANCO HA COLPITO ANCORA !

18022021 RAGAZZO DI FORMIA MORTO

IL BRANCO HA COLPITO ANCORA !

Che pena e che tristezza veder andar via per sempre un giovane di appena 17 anni… una vita rubata e strappata all’amore dei suoi genitori, dei familiari e amici tutti. No, non è giusto perdere la vita così… in modo violento solo per soddisfare l’odio, la rabbia e la violenza di giovani maleducati e che della vita comunitaria non hanno una visione ben chiara e non hanno afferrato il concetto del rispetto delle vite altrui, né tantomeno hanno interesse della incolumità fisica dei loro coetanei se vanno in giro armati di coltelli nelle tasche e con idee folli nella testa. L’arma bianca pare sia diventato l’oggetto simbolo del momento che unitamente ai cellulari rappresentano il peggio della gioventù del XXI secolo… spiace dover essere duro con questi ragazzi… ma come più volte ho scritto e denunciato non si può rimanere inermi e continuare ad accettare in  silenzio l’ennesimo decesso di un adolescente… morte scaturita come drammatico epilogo di chissà quale atto dimostrativo… è pazzesco ! Romeo oggi non c’è più e la nostra società mette in mostra i segni della debolezza, il territorio non è più sicuro e rappresenta una vera e propria jungla dove vige la legge del più forte e dell’anarchia e ciò lo si deve solo ed esclusivamente alla politica, troppo permissiva e tante volte molle e stupidamente comprensiva… una politica scellerata che negli anni ha sempre messo sotto accusa alcune forme di restrizioni ai giovani alunni nelle scuole primarie e che hanno inteso formarli secondo criteri “cosiddetti moderni”… E’ evidente che si è completamente sbagliato in tutto e la pandemia ha fatto il resto facendo emergere tutte le lacune educative dei nostri ragazzi che ora trovano nelle bande la loro nuova famiglia e nella violenza il loro credo e lo mettono in pratica per le vie pubbliche seminando il terrore laddove chiunque può esprimere il peggio di sé… Si pensi che solo qualche ora prima a Napoli,  si è registrata un’altra rissa sul lungomare che ha coinvolto una mezza dozzina di giovanissimi sul lungomare della città napoletana con annesso accoltellamento. Non siamo quindi difronte all’evento drammatico occasionale, oramai gli scontri sono diventati consuetudine. Che fare quindi per evitare il ripetersi di queste scene violente nei centri città ? L’ho già scritto e ripetuto diverse volte, in primis bisogna pattugliare le strade dei centri città con coppie di polizotti che con la loro presenza infondano sicurezza nei cittadini e diventi un deterrente per i giovani scalmanati, più pattuglie motorizzate e più pattuglie in bici nelle zone pedonali. Fatto questo poi bisogna immediatamente correre ai ripari recuperando i nostri ragazzi, edificando centri sportivi , piscine e creare luoghi di attrazione culturale  che convincano gli adolescenti a trovare le giuste motivazioni nella società… come anche incentivare le varie associazioni scautistiche cattoliche che sono una fonte inesauribile di valori umani della solidarietà e volontarietà.  Dobbiamo necessariamente invertire la rotta, altrimenti tra una decina d’anni l’Italia sarà come il Bronx degli anni peggiori e dai pochi ragazzi morti sino ad oggi passeremo a chissà quanti in futuro. L’emulazione è il secondo problema e riusciremo a stroncarlo solo allontanando i ragazzi dalle strade, dalla delinquenza e dal vizio delle droghe… e convogliarli in strutture sportive, magari a costo zero, con l’aiuto di ogni comune di residenza… lo so che è una bella idea, infatti…“questa è una mia idea fissa da anni “. L’educazione familiare a volte non è sufficiente perché i ragazzi quando entrano nel gruppo diventano “lupi da branco”… e tutti sappiamo come vanno e funzionano le cose. In ultimo, porgo le mie più profonde e sentite condoglianze ai genitori di Romeo e a suoi familiari tutti.

17022021 …by…manliominicuccI.myblog.it

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LATINA

Formia, 17enne morto accoltellato in una rissa tra minorenni

18022021 RAGAZZO DI FORMIA MORTO

La violenta lite scoppiata tra un gruppo di giovanissimi del luogo e un altro gruppo arrivato da fuori Formia. Sulle cause indaga la polizia: nella tarda serata un maggiorenne fermato per accertamenti e un altro ricercato

di Rinaldo Frignani

 

Tre-quattro coltellate, ma un fendente letale al collo. È morto così martedì sera Romeo Bondanese, un ragazzo di 17 anni di Formia, calciatore in una squadra locale, ferito alle 19 circa da un altro giovane con il quale aveva litigato fuori dal McDonald’s di via Vitruvio, nel centro della cittadina pontina. Altri due ragazzi, di 16 e 18 anni, sono rimasti feriti. Il primo in particolare sarebbe grave, ed è stato sottoposto a intervento chirurgico per una lesione a una coscia.

Gli agenti del commissariato di Formia si stanno occupando delle indagini sull’omicidio di Romeo, deceduto poco dopo il ricovero in ospedale, al «Dono Svizzero»: nella tarda serata sarebbe stato fermato per accertamenti un ragazzo e un altro sarebbe ricercato. Si erano presentati in via Vitruvio in sella a uno scooter puntando proprio la comitiva della vittima seduta su una panchina. Già sul posto, dopo i primi soccorsi, le condizioni del 17enne sono apparse gravissime.

Gli investigatori stanno visionando i filmati delle telecamere di vigilanza del fast food, ma anche quelle di una banca e del centro commerciale che si trovano a ridosso del viadotto Bruno Tallini, per ricostruire l’accaduto e trovare altri riscontri sul responsabile del delitto. Farebbe parte di un’altra comitiva, non si esclude non di Formia ma di qualche centro vicino, forse anche già in Campania, in provincia di Caserta. Con lui e gli altri sarebbe scoppiato un litigio che la polizia sta cercando di chiarire. Non si conosce il motivo del confronto sempre più acceso, passato dalle parolacce agli spintoni, fino a quando è comparso un coltello, anche se non si può escludere che fossero di più. Non si esclude nemmeno che il confronto violento possa essere collegato a una storia di spaccio.

Dopo il ferimento mortale di Romeo tutto intorno c’è stato il fuggi fuggi di giovani terrorizzati. La strada era piena di gente, anche per la concomitanza dello «struscio» serale per il martedì grasso nonostante i locali fossero già chiusi o sul punto di chiudere per il coprifuoco serale che impone di abbassare le saracinesche alle 18.

Solo qualche ora prima a Napoli, un’altra rissa sul lungomare fra 6-7 giovanissimi in via Partenope: un 16enne ferito a una mano da un’arma da taglio. Otto giorni di prognosi. Lo scontro davanti chi si stava sedendo al ristorante, ma ha poi rinunciato per evitare di rimanere coinvolto. Una giornata di sole rovinata dai teppisti. «Gli esercizi pubblici del lungomare non possono subire ulteriori danni oltre quelli che li hanno già messi in ginocchio, per cui richiediamo ancora maggiore vigilanza e presenza. – spiegano da Confesercenti e Fiepet Napoli – È l’ultimo giorno di Carnevale, c’è il sole, è festa-, era assolutamente scontato un assembramento di persone. I protagonisti di questa rissa sono delinquenti, gentaglia senza rispetto degli altri e della città. A pagare purtroppo sono sempre i ristoratori, già sommersi dai debiti, già vessati da un anno di Covid e dalle mille restrizioni».

IL SISTEMA 2 !

17022021 palamara 2

IL SISTEMA 2 !

Vi siete mai chiesti cosa sia un sistema nel dettaglio ? Ebbene… ci sono due spiegazioni, la prima è riferita ad un sistema meccanico, lo è attraverso una serie di componenti ideati, costruiti e applicati per un solo fine, il secondo è un concetto più filosofico e machiavellico… a seconda dei casi trova applicazione in diverse modalità il cui fine però… è sempre quello, ovvero l’acquisizione del potere, può essere territoriale e del male affare come quello delle mafie… oppure può avere come finalità il potere di alcuni organi dello stato al fine di deciderne e condizionarne le politiche dei partiti e influenzare decisamente gli elettori, tanto da riuscire a creare una classe politica di proprio gradimento ideologico necessaria alla futura spartizione di poltrone, per favori agli amici e magari sistemarli nei posti di rilievo nei vari organismi dello stato, che vanno dalla “casa delle informazioni televisive” sino ai posti chiave nei giornali e nell’editoria in genere… Infatti il “sistema numero due” è proprio la “connessione di elementi in un tutto organico e funzionalmente unitario”. Perfetta descrizione del termine che trova  nel “modus operandi” della magistratura italiana la sua peggiore applicazione… dopo lo scandalo Palamara, finalmente si riesce a comprendere tutti gli strani ed avvenimenti anomali della giustizia italiana nel corso degli ultimi decenni con le conseguenti procedure e sentenze tutte viziate da sospetti e imprecisioni e proteste dei condannati. Andiamo subito a capire cosa accade nella politica e magistratura italiana e a quali affari sono legati uno con l’altra. L’articolo 104 della costituzione recita che la giustizia costituisce un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere, quindi è lontano dalla politica, dalle questioni economiche e sociali… almeno in teoria dovrebbe essere così… Ma solo in teoria perché nella pratica sappiamo che non è affatto così, anzi la magistratura nei suoi vari organi “fa vera e becera politica prezzolata”. Già anni fa scrivevo e denunciavo delle truffe giudiziali perpetrate a danno di Berlusconi, in particolar modo nel famoso “logo Mondadori”, ricordo che la stampa tutta all’epoca dei processi  si schierò contro l’astro emergente del centro destra italiano che impauriva la sinistra politica e l’abbatté inesorabilmente alle elezioni del 1994… infatti la destra, prima della comparsa di Silvio Berlusconi, era ai margini della politica italiana e contava poco o niente e la sinistra aveva tutto il tempo per plagiare e plasmare le menti degli italiani omettendo le notizie scomode e mettendo in risalto quel che faceva comodo e l’insorgere del centro destra rappresentava un pericolo per le loro future strategie politiche. Non mi soffermo ad elencare gli innumerevoli episodi, altrimenti sarò obbligato a scrivere… sino al 2022. Fiumi di servizi televisivi e milioni di pagine contro Berlusconi per convincere il popolo italiano delle sue colpe… poi alla fine… “il cavaliere” venne abbattuto impietosamente dalla magistratura, e non dal popolo, e tutta la stampa esaltò e mise in vetrina le varie condanne come se si fosse trattato di un criminale della peggior specie al pari… di Al Capone. Poi a distanza di 30 anni scopriamo che Berlusconi era… innocente e vittima dei magistrati,  scoppia il “caso Palamara” che ci narra che il sistema della giustizia è un …”Sistema di tipo 2”. E’ certamente un qualcosa di estremamente grave che viola l’articolo  104 stesso della Costituzione e che rappresenta in modo subdolo  e sorprendente “un colpo di stato” silenzioso ed efficace che ha governato in Italia per oltre 40 anni a suo piacimento…  Disporre di procuratori e prefetti a piacimento vuol dire governare sul territorio in tutti i modi e in maniera autonoma ed “intoccabile”… il tutto con la straordinaria complicità dei media e dei quotidiani più importanti. Ad oggi, nonostante il gran polverone sollevato da Palamara non vedo ancora colpevoli sul “banco degli imputati” né magistrati sotto inchiesta…  nessun inquisito e nessuno, al momento, ha pagato per le loro ingiuste condanne né sono state scritte le milioni di pagine per assolvere i condannati delle loro mascalzonate nei processi farsa come quello all’imprenditore parmigiano Bernini e a Salvini ora per la questione Gregoretti. Ma l’aspetto più drammatico lo si registra nel silenzio del “capo del C.S.M., già… è penoso quanto irritante il silenzio del presidente Mattarella, mi aspettavo una sua reazione che… non è arrivata e questo è malinconico e mi preoccupa tantissimo e mi chiedo del perché non si voglia far chiarezza su una questione gravissima. Oltre il libro scritto su Palamara  e alcune trasmissioni televisive, a livello ufficiale della magistratura vige il silenzio assoluto e mi chiedo: “forse non si vuol distruggere il sistema “ ? Però una considerazione va fatta, ma non è che la politica di sinistra è così fortemente ammanigliata e compromessa alla magistratura che aprire gli armadi comporterebbe la scoperta di infiniti scheletri ? Già… la domanda è d’obbligo visto il silenzio assoluto del PD e dei suoi alleati come anche quello del M5S… tutti tacciono… infatti ad ora, solo FdI ha presentato un disegno di legge per istituire una commissione parlamentare e mi piacerebbe sapere perché… solo loro ?

16022021 …by… manliominicucci.myblog.it    

 

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Anche il “Corriere” scopre il caso Palamara. E il giudice che condannò il Cav attacca il Csm

17022021 palamara 2

Esposito querela l’ex magistrato ma chiede la testa del vice presidente Ermini

Massimiliano Malpica – Sab, 13/02/2021

Palamara boom. Pian piano anche i più distratti e i più insospettabili si accorgono della portata devastante delle rivelazioni dell’ex numero uno dell’Anm, tornate alla ribalta con nuovi episodi e particolari con il libro-intervista all’ex magistrato Il Sistema, firmato dal direttore del Giornale, Alessandro Sallusti.

Si è accorto del pasticcio pure il Corriere della Sera che ieri, con un editoriale di Ernesto Galli della Loggia, ha messo la riforma della giustizia in cima alle priorità dell’agenda del nuovo governo. Ricordando che dalla soluzione della «questione giustizia» dipendono molte cose, la più importante delle quali è «la fiducia dei cittadini nella legge e nello Stato di diritto». Una fiducia, insiste Galli della Loggia, che è «da anni ridotta ai minimi termini» sia per le distorsioni nella giustizia penale che per il «contrasto permanente tra magistratura e politica con il reciproco effetto di reciproca delegittimazione». Con un rapporto di forza sbilanciato, perché i magistrati «hanno in ogni momento il potere di mettere sotto accusa questo o quel politico». Insomma, lo squilibrio a favore dei magistrati è evidente. E porta diritto al problema-Csm che, insiste Galli della Loggia, voluto dai costituenti come «organo a presidio dell’indipendenza dei magistrati» è divenuto «il presidio degli interessi dei magistrati stessi () della loro virtuale intoccabilità. Cioè del loro potere in generale». Proprio il caso Palamara ha mostrato «la realtà del Csm: feroci lotte interne tra le correnti, spartizione spregiudicata degli uffici in base alle simpatie politiche dei candidati, predeterminazione perlomeno tentata dell’esito di alcuni procedimenti giudiziari (…) collusioni abituali con tutti i poteri della Repubblica». Insomma, urge «una radicale riforma del Csm», e sta a Mattarella dare la «spinta decisiva» per quella riforma, magari approfittando della fase di «buona volontà» che si è aperta, con il governo Draghi, tra le forze politiche.

Ma pure Antonio Esposito, il magistrato che condannò Berlusconi, e che ha annunciato di voler querelare Palamara per le sue rivelazioni su quella sentenza e sul successivo procedimento disciplinare contro lo stesso Esposito, in un articolo sul Fatto Quotidiano sembra invece credere all’ex numero uno dell’Anm quanto alle rivelazioni sulla nomina di David Ermini a vice del Csm, decisa a tavola a casa di Fanfani alla presenza di Luca Lotti. Tanto che l’ex giudice ora si chiede «quale legittimazione abbia un vicepresidente eletto» con quelle modalità così poco ortodosse, domandandosi anche come Ermini «la cui elezione ha trovato la genesi in un accordo improprio, fuori del Csm, tra persone non legittimate di cui, in quel momento, due di esse (Lotti, deputato Pd, e Palamara) indagate» possa «sostituire e rappresentare al vertice del Csm il capo dello Stato». Intanto, Fdi ha presentato un suo disegno di legge per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta per far luce sulle rivelazioni di Palamara, primo firmatario il senatore Alberto Balboni, vicepresidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama.

LA “PRIMA…VERA ARABA TURCO-RUSSA”

16022021 mappa militare

LA “PRIMA…VERA ARABA TURCO-RUSSA”

Quando nel 2011 i due presidenti, Obama e Sarkozy, decisero d’abbattere il governo libico di Gheddafi ricordo benissimo che loro lo facevano per portare la democrazia nel paese. Mossa stupida quanto inutile ebbi a scrivere all’epoca dei bombardamenti perché gli arabi non conoscono né vogliono la tanto paventata democrazia occidentale che nei fatti disprezzano, loro sono mussulmani e il Corano è la loro “libertà e democrazia” ed è il tutto per loro. Sbagliato aver distrutto quel paese solo per mero interesse petrolifero e soprattutto grave l’errore di togliere all’Italia il diritto secolare di cooperazione col popolo libico e di reciproci scambi commerciali, la Libia cresceva e cercava di allinearsi alle economie europee trovando proprio nell’Italia il partner privilegiato nei rapporti, un sodalizio che non doveva piacere tanto al presidente francese Nicolas Sarkozy… Da lì in poi la gelosia del francese, appoggiato dal suo amico Obama, si è trasformata in una guerra, senza logica né programmazione, contro Gheddafi e la Libia, e con la scusa di portare la democrazia si è invece portato il disastro che dopo dieci anni vive il suo momento più drammatico e il cui principale risultato è bastato quello di allontanare l’Italia dai libici e lasciare il campo vuoto e disponibile a chi intendeva sostituire proprio gli italiani. Ci hanno provato i francesi con Macron ma non ci sono riusciti, le loro mosse, vendute ai media come capolavori di diplomazia si sono rivelate fallimentari e quindi, fatti fuori facilmente gli italiani e autoesclusi i francesi, con gli americani inesistenti e fuori dai giochi e con la politica europea estera in mano a nessuno ecco che si è determinato il nuovo scenario libico. Che ora passa dall’Europa al nuovo asse russo-turco, loro intelligentemente e furbamente ne hanno preso la guida, nel silenzio mediatico europeo, mentre noi ci preoccupavamo di risolvere la questione migranti che venivano e vengono ancora oggi spediti con inedita logica militare proprio dai libici e dai suoi alleati, strategia col fine di distrarci dal vero problema relativo alla reale trasformazione militare dei due paesi e cioè, nei fatti Turchia e Russia  oggi sono i due reali “proprietari delle due Libia”  ne hanno assunto il pieno possesso del territorio da nord a sud installando basi militari, con capacità offensiva inimmaginabile, nel cuore dell’Africa e acquisendo anche una dimensione di ipotetica minaccia militare all’Europa partendo proprio dal “Mare Nostrum”… visto che la Libia dista poche miglia dall’Italia. In più, c’è da dire che gli esecutivi guidati da Giuseppe Conte, specie con l’ultimo governo, non sono mai riusciti ad avere una politica estera incisiva anche perché evidentemente la politica estera del Di Maio è sempre stata lacunosa ed incapace e il nodo Libia è molto più grande di lui e delle sue capacità diplomatiche. Con la politica dell’immigrazione a tutti costi si è voluto difendere qualcosa che non si riesce a comprendere e ovviamente giocando sempre la partita da una posizione di inferiorità si è messo in pericolo il nostro interesse nazionale mettendo a rischio le risorse energetiche fondamentali e abbandonando di fatto l’interesse strategico militare che non saremo più in grado di riprendere. Il problema è serio ed ora dopo gli ultimi litigi tra la Russia e l’occidente la scoperta e l’individuazione di tante basi militari russe e turche in Libia assumono un aspetto diverso e molto preoccupante in un momento in cui l’Europa e gli Usa sono dilaniati dal virus pandemico. Ora si spiegano i dislocamenti dei bombardieri strategici americani in medio oriente e in Norvegia, forse gli Usa sentono “odore di bruciato” e si stanno cautelando a livello strategico militare. Certo che la diplomazia è importante ma quando alle porte di casa mi vedo missili russi e navi turche… allora francamente inizio a preoccuparmi perché voglio capire che diavolo sta succedendo in Libia. E’ forse in atto la nuova spartizione politica, economica e militare del continente nord-africano ? E in tutto questo movimento silenzioso ecco che l’immigrazione gioca un ruolo fondamentale, per anni mi sono chiesto se l’immigrazione non sia voluta ed era un piano per giungere ad un fine, ed ora con questa nuova situazione evolutiva forse abbiamo la risposta all’annoso quesito. Urge che la politica estera militare europea cambi radicalmente bloccando l’immigrazione libica e si riprenda la Libia prima che sia troppo tardi… salvo… che lo è già il …”troppo tardi” come presumo !

15022021…by…manliominicucci.myblog.it

 

Il vallo di Putin e le fortezze turche: la nuova Libia ha due soli padroni

di Gianluca Di Feo

16022021 Libia e putin

Mosca e Ankara costruiscono fortezze per colonizzare il Paese. Dalle immagini dei satelliti, ecco la mappa aggiornata degli schieramenti. La Turchia ha occupato l’area della capitale, il Cremlino ha allestito un corridoio di basi che dalla costa punta al cuore dell’Africa

14 FEBBRAIO 2021

A dieci anni dalla rivolta che travolse Gheddafi, la Libia è stata spartita tra russi e turchi. Ormai viene ripetuto da mesi, ma quello di cui non ci siamo resi conto è che si tratta di una presenza destinata a durare nel tempo: Putin e Erdogan stanno costruendo fortezze irte di radar e missili per colonizzare il Paese. Le due potenze, come spiega un veterano dell’intelligence, giocano partite diverse: “I turchi sono istintivi, maestri del tavla che il resto del mondo chiama backgammon: hanno occupato l’area della capitale e si stanno trincerando per restarci. I russi invece hanno la visione degli scacchi: agiscono pensando alle mosse successive. E hanno rapidamente allestito un corridoio di basi che dalla costa punta al cuore dell’Africa”.

Guardando le immagini dei satelliti che quotidianamente scrutano il Maghreb, alternando ottiche in grado di scoprire una singola camionetta a sensori radar che entrano persino nei fossati, si può prendere atto della situazione. Repubblica ha raccolto le informazioni di satelliti commerciali e fonti aperte, ottenendo poi i riscontri necessari per ricostruire una mappa aggiornata degli schieramenti in Libia.

GLI SCACCHI DI MOSCA

In poco più di sei mesi, il Cremlino ha piazzato le sue pedine evitando di dare nell’occhio: l’operazione è affidata soprattutto ai mercenari della Wagner, lasciando nell’ombra l’attività delle forze armate. I contractor venuti dall’Est oggi sono presenti in undici località, tutte strategiche. Dopo essersi stabiliti in Cirenaica, con un’avanzata lampo si sono impossessati dei centri chiave del Fezzan, inclusa Ghat: la città dove un tempo una roccaforte italiana dominava la frontiera con l’Algeria francese. Attualmente i campi petroliferi di El Sharara, un giacimento da tre miliardi di barili, risultano sotto il controllo della Wagner, che ha in mano pure il terminale di Ras Lanuf dove vengono caricate le petroliere.

Da mesi il contingente moscovita dispone di una dozzina di caccia Mig-29 e bombardieri Sukhoi 24: decollano dalle piste di al Khadim e al Jufra e da poco sfoggiano coccarde libiche, anche se i piloti parlano russo. Tutti gli altri scali fino al confine nigerino sono presidiati dai mercenari e dai tecnici del Cremlino: complessivamente hanno rimesso in funzione sette aeroporti. Se guardate la scacchiera globale, è facile comprendere l’obiettivo della manovra: puntano al Sahel e all’Africa Centrale, terra turbolenta e ricca di materie prime. E hanno già dato scacco matto alla grande base statunitense di Agadez, voluta dall’amministrazione Obama nel nord del Niger.

Quando i Predator americani entrano in Libia, dopo pochi minuti finiscono negli schermi del radar Spoon Rest D piazzato a Brak, uno dei cinque apparati di questo modello con cui i russi si assicurano la sorveglianza del cielo: strumenti non avanzatissimi, ma ciascuno con una portata di 250 chilometri. Altri piccoli radar Garmon, modernissimi, vigilano sulle basi in prima linea – oltre a Brak e Al Jufra sono nel porto di Sirte – per tenere lontani i droni turchi. La barriera più efficace contro i velivoli teleguidati di Erdogan sono i semoventi Pantsir: ben undici risultano attivi, con i missili terra-aria pronti al lancio e veterani ai comandi. Le indiscrezioni su radar e missili a lungo raggio, come gli S-300, continuano a essere smentite: Mosca preferisce tenere un profilo basso e non allarmare la Nato.

IL VALLO DI VLADIMIR

16022021 mappa militare

L’operazione più spettacolare realizzata dai russi è il moderno Muro di Adriano, che molti già chiamano il Vallo di Vladimir evocando lo stile imperiale di Putin. Una linea difensiva tracciata nel deserto, con un fossato profondo un metro e un terrapieno alto due: i lavori sono cominciati nello scorso luglio e si allungano già per 77 chilometri. Ogni 48 ore il cantiere avanza di circa un chilometro, seguendo il tracciato della strada da Sirte all’oasi di Waddan: gli ingegneri sfruttano le caratteristiche del terreno, adattando il percorso ai wadi e agli altri ostacoli naturali. Come quello romano in Britannia, il Vallo serve solo a ritardare i movimenti di eventuali incursori e smascherarne l’iniziativa: il compito di affrontarli toccherà agli aerei e alle truppe, asserragliate in una decina di fortini poligonali simili ai bastioni rinascimentali.

Il Vallo di Vladmir ha già ottenuto un risultato psicologico: definire in modo netto il confine tra la Cirenaica filo-russa e la Tripolitania filo-turca. Solo verso il mare c’è una zona neutra, larga poco meno di 50 chilometri, che separa i due eserciti libici e i loro alleati. Ai lati, è un proliferare di artiglierie, razzi e carri armati pronti a darsi battaglia ma che restano fermi dalla scorsa estate. E mentre Mosca ha approfittato della tregua per espandersi verso sud, Ankara ha preferito consolidare la sua presenza a Tripoli, con un occhio rivolto a Tunisia, Marocco e Algeria, i nuovi orizzonti della sua espansione diplomatico-economica.

LE FORTEZZE DI ERDOGAN

Due le iniziative turche, che marcano la volontà di radicarsi nel Paese. La base navale di Al Khums sta venendo completamente ricostruita: sorgono caserme, depositi e banchine, dove sempre più spesso ormeggiano le fregate missilistiche di Erdogan. Lì istruttori anatolici addestrano la guardia costiera libica, un compito che fino allo scorso autunno veniva svolto dagli italiani: oggi le vedette sembrano completamente ai loro ordini, permettendogli di controllare il flusso di migranti. Centinaia di fanti, cecchini, carristi, radaristi vengono formati a Tripoli o direttamente in Turchia, per creare brigate fedeli ai nuovi signori coloniali. L’altro polo è l’aeroporto di Al Wattiya, prossimo alla frontiera tunisina: il principale terminale di un ponte aereo dalla Turchia che non conosce soste. Dalla scorsa estate ci sono stati 64 voli dei grandi cargo Airbus A-400, l’ultimo giovedì scorso, e ben 110 degli Hercules C-130 che hanno trasferito personale e armi da Konya e Kayseri. Ora la pista è pronta per accogliere i caccia F-16 di Erdogan. Viene protetta da missili terra-aria Hawk con radar Sentinel, mentre lo scalo militare della capitale è sotto lo scudo di un radar Kalkan con 120 chilometri di portata. Ancora più massiccio il dispositivo a Misurata, città irriducibile durante la guerra civile: c’è un doppio schermo radar per guidare missili Hawk e Hisar.

Dall’analisi di queste forze, emerge un elemento chiarissimo: a Erdogan e Putin poco importa dei libici e dei loro governanti, che siano Haftar o Serraj; quello che gli interessa è conservare le loro installazioni strategiche e tutelare gli interessi petroliferi. Oggi possono decidere la sorte delle infrastrutture, dei gasdotti, dei porti: hanno le chiavi di un business miliardario. Una realtà che a Tripoli come a Bengasi la leadership libica ha cominciato a comprendere e che offre gli ultimi margini di manovra alla nostra diplomazia e agli agenti dell’Aise per riconquistare l’iniziativa in Libia, sottolineando la nostra tradizione di partner e non dominatori: non a caso, a dicembre è stato firmato un accordo di cooperazione militare con il ministro Lorenzo Guerini. Ma finora è mancato un sostegno incisivo del governo per sfruttare quest’opportunità. Nell’estate 2017 al premier Paolo Gentiloni era bastato mandare una singola nave della Marina a Tripoli per ristabilire l’autorità del presidente Al-Serraj e riaffermare il ruolo di Roma nella stabilizzazione del Paese. In meno di tre anni gli esecutivi guidati da Giuseppe Conte hanno sgretolato il pilastro del nostro interesse nazionale, mettendo a rischio le risorse energetiche fondamentali.

IL BLOCCO NAVALE

Se poi guardiamo al mare che un tempo chiamavamo Nostrum, la situazione è ancora più drammatica. Il Mediterraneo orientale è di fatto chiuso in un blocco navale turco. Due fregate sono sempre fisse davanti a Tripoli e Misurata, coprendole con radar e missili. Le unità turche, poiché fanno parte della Nato, spesso vanno a rifornirsi nel porto siciliano di Augusta: quasi una beffa. Altre quattro fregate di Ankara praticamente circondano Cipro, Stato dell’Unione europea, proteggendo sei navi speciali che esplorano i fondali in cerca di gas. Infine tre sottomarini U-209 pattugliano le acque tra Creta e Libia. Una flotta in azione costante, per rimarcare le pretese di Erdogan sui giacimenti di idrocarburi.

Non si conosce ancora l’orientamento dell’amministrazione Biden: sotto Trump gli americani hanno sostanzialmente abbandonato l’area contesa. Negli scorsi giorni i droni GlobalHawk e i quadrimotori EP-3 hanno ripreso a perlustrare il Golfo di Sirte: anche un Lockheed U2 “Dragon Lady”, il grande vecchio dello spionaggio, ha sorvolato le posizioni della flotta turca. Soltanto il presidente Macron contrasta i disegni di Erdogan: a spezzare lo sbarramento turco, nel braccio di mare tra Cipro e Libano la fregata Aconit mostra la bandiera mentre il potente sottomarino nucleare Amethyeste proietta una deterrenza meno appariscente. Gli aerei da caccia francesi, egiziani e greci hanno appena concluso un’esercitazione congiunta davanti ad Alessandria: le prove di un’alleanza con cui nei prossimi mesi Parigi vuole riaffermare la sua grandeur nel Mediterraneo orientale. Resta da capire quale sarà la posizione del governo Draghi: l’intelligence e le forze armate italiane hanno i migliori satelliti, aerei e sottomarini da ricognizione, che forniscono a Palazzo Chigi aggiornamenti costanti. Le informazioni sono chiare, ma bisogna decidere se l’Italia intende ancora giocare un ruolo da protagonista nel Mediterraneo.

 

 

L’INTEGRAZIONE ? …ECCONE I FRUTTI !

15022021 stoccolma e armi

L’INTEGRAZIONE ? …ECCONE I FRUTTI !

E’ proprio così, come affermo da sempre il progresso e la civiltà sono subordinate a determinate scelte politiche e al rispetto delle necessarie regole di vita quotidiana, elementi fondanti e  basilari di una società che voglia identificarsi come società moderna e civile. Certo, è lodevole il progresso ottenuto dal paese scandinavo nel corso dei secoli e la Svezia sino ad una ventina di anni fa poteva vantarsi di avere una democrazia moderna, invidiata ed ammirata da tutti nel mondo occidentale… poi le cose sono andate nella direzione opposta all’intendimento democratico e liberale del paese e il paese è scivolato verso il raggiungimento di quell’illusione ideologica, rincorrendo il modello di società perfetta e aperta a qualunque discorso e individuo  e nessuno escluso… argomento molto delicato e che a volte non è in linea con le regole della democrazia infatti, da una decina d’anni mi sono letteralmente spostato dalla posizione di ammiratore del modello svedese  ad oppositore della curiosa nuova civiltà svedese. Il paese nonostante tutto quello che accade al suo interno continua a piacere a tanti… tranne che a…me ! Ovviamente ho le mie idee in merito e penso e credo che la democrazia e la libertà non debbano mai prescindere dalle regole del vivere comune pacifico che sono la base di una convivenza civile e l’assicurazione per un futuro di coesione tra i cittadini stessi. Certo, essere avanti e più civilizzati  rispetto a tanti altri paesi potrebbe costituire un vantaggio… ma lo è solo nella  teoria perché nella pratica certi concetti vanno presi con le molle quando si decide di cambiare e modificare proprio il tessuto sociale nella popolazione con l’immigrazione incontrollata ed aperta a tutti.  Argomenti come la libertà sessuale assoluta non sempre viene vista bene da tutti come addirittura viene considerata come apostasia nel caso dei cittadini islamici presenti in gran numero nel paese, quindi l’accoglienza di migranti senza regole impositive sono una “bella cosa e di indiscussa civiltà”… ma restano solo contesti astrusi nella teoria perché nella pratica poi le cose sono andate in modo diverso ed infatti la Svezia, oggi piange sulla sua “invidiata civiltà andata” e riflette sul dramma reale e consistente delle bande armate, le continue guerre di droga, le tante bande armate religiose che vogliono prevalere all’interno della società svedese col fine di modificarla, a loro vantaggio ovviamente, a coronamento dell’ideologia islamica… Islamici che per ora non si oppongono ma addirittura sostengono, stranamente, il traffico di droga ed armi, crimini che rappresentano reali pericoli insormontabili in quanto entrambi sono fenomeni che hanno assunto dimensioni spaventose nel paese, basti pensare che  nei primi otto mesi del 2020 si sono registrati 210 sparatorie con ben 24 morti, dal 2015, anno del boom dell’immigrazione, la guerra tra bande ha mietuto più di 40 vittime l’annodal 2012 al 2018 è aumentato del 140% , dati ufficiali che devono far riflettere mentre noi in Italia, proprio nel momento in cui scrivo, nel nuovo governo appena formato, viene confermata al ministero degli interni la signora Lamorgese, persona dalle idee molto vicine alle idee degli svedesi in materia di immigrazione e che ha già riaperto le rotte dell’immigrazione Mediterranea. Di tutto questo i media europei logicamente non ne parlano, anche perché è meglio non parlare di fatti criminosi drammatici che potrebbero aprire gli occhi ai cittadini italiani e far vedere loro l’immigrazione nella vera luce… Oggi la Svezia non è più il paese di prima, quello civile e moderno che conoscevamo… e consiglierei di spedire i militari anziché…in Mali per combattere lì i terroristi islamici, forse… sarebbe opportuno che li schierasse ai confini e nelle strade delle città per interrompere il traffico di armi e di droga e bloccare i futuri terroristi fatti in casa..

14022021 …by…manliominicucci.myblog.it

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Emanuel Pietrobon
12 FEBBRAIO 2021

15022021 stoccolma e armi

Da diversi anni la Svezia è divenuta il teatro di una guerra tra bande per il controllo dei traffici illeciti, in particolare del mercato della droga, che sta venendo combattuta a mezzo di sparatorie e attentati dinamitardi. I gruppi criminali coinvolti sono molteplici, in larga parte provenienti da Medio Oriente e Africa orientale, e sono accomunati da tre caratteristiche: anelano all’egemonia, hanno dimostrato in più occasioni di non distinguere tra rivali e innocenti, e i loro arsenali provengono dall’ex Iugoslavia.

La guerra tra bande, un riepilogo

Questa guerra tra bande, di cui si scrive poco e male, ha gradualmente terzomondizzato città come Stoccolma, Göteborg e Malmö, e trasformato il terrore in una parte integrante della quotidianità; un paradosso se si considera che la Svezia è stata per decenni il paradiso liberale per antonomasia, un modello di riferimento per le forze progressiste di tutto l’Occidente.

I numeri confermano la tragicità del fenomeno criminoso: nei primi otto mesi del 2020 hanno avuto luogo 210 sparatorie e 24 morti, dal 2015 la guerra tra bande miete saldamente più di quaranta vittime l’annodal 2012 al 2018 è aumentato del 140% il ricorso delle bande alle armi esplosive, e quindi all’attentato dinamitardo quale mezzo di eliminazione del rivale, e la media di una detonazione ogni due giorni (150 nel 2015) è diventata un ricordo sbiadito, persino agrodolce, negli anni successivi (211 nel 2017162 nel 2018257 nel 2019). Le esplosioni sono il riflesso di due modi operandi simili ma distinti: gli agguati con granate e bombe a mano, e gli attentati a mezzo di autobombe.

Malmö è la città più interessata dall’epidemia di violenza gangsteristica, un terzo delle esplosioni che ha interessato il Paese nel 2019 ha avuto luogo proprio qui, e la situazione non è migliore a Göteborg, dove la scia di sangue, secondo quanto denunciato da Hakan Samuelsson della Volvo, starebbe danneggiando il clima d’investimenti e inibendo il mercato del lavoro.

Le bande, come soprascritto, sono accomunate, tra i vari elementi, da una peculiarità: hanno dimostrato in più occasioni di non distinguere tra rivali e innocenti. Il 7 giugno 2018, un intero quartiere di Linköping era stato travolto dall’onda d’urto di una bici-bomba contenente quindici chilogrammi di esplosivo; risultato: duecentocinquanta appartamenti danneggiati, venticinque ricoverati.

L’evento spartiacque, però, è accaduto l’anno scorso, più precisamente il 2 agosto. Quel giorno, a Botkyrka, un piccolo comune a sud di Stoccolma, una dodicenne è stata uccisa da un proiettile vagante. Nella sua tragicità, la morte della giovane ha contribuito ad alimentare un dibattito pubblico sul problema del gangsterismo di importazione, trasformando l’indifferenza in indignazione e l’accettazione passiva in voglia di cambiamento.

Il prezzo dell’emancipazione dalla condanna del silenzio è stata la morte di una dodicenne innocente, però, oggi, il tabù della guerra tra bande è finalmente caduto: se ne può parlare – e se ne parla – durante i comizi politici e nei salotti televisivi, e, soprattutto, chi sceglie di trattare l’argomento non è più tacciato di dietrologia, estremismo e secondi fini.

Le prese di posizione più dure sono provenute da Ulf Kristersson (Partito Moderato), che ha definito la guerra tra bande una “seconda pandemia” e i suoi protagonisti dei “terroristi domestici”, e da Anders Thornberg, l’attuale capo della polizia nazionale, secondo il quale la violenza potrebbe raggiungere dei livelli tali da minacciare la democrazia svedese.

La connessione balcanica

Nell’ultimo rapporto dell’Iniziativa globale contro il crimine organizzato transnazionale (GIATOC, Global Initiative Against Transnational Organized Crime), pubblicato in data 22 gennaio 2021, viene dedicato un intero capitolo alla guerra tra bande che sta sconvolgendo la Svezia. Gli esperti del Giatoc hanno concluso che “l’ondata di letale violenza delle bande degli ultimi anni è in parte alimentata dalle armi da fuoco e dalle granate provenienti dai Balcani”, più precisamente dalla Serbia.

Sconfittta, o meglio auto-estintasi, la cosiddetta “Juggemaffian” (let. mafia iugoslava), il panorama criminale ha osservato l’ascesa di nuove bande extra-europee, in larga parte provenienti da Africa orientale (Somalia) e Medio Oriente, la cui predisposizione all’efferatezza “fa sembrare degli amatori” i gangster dell’ex Iugoslavia che hanno egemonizzato le strade svedesi negli anni ’90 – parola di Janne Raninen, ex assassino a contratto.

I somali, oggi dominanti, non avrebbero potuto scalare la piramide del crimine nazionale senza armi; armi che, come indicano il rapporto e i numeri sui sequestri, sono sostanzialmente di fabbricazione serba. I nuovi hanno sostituito i vecchi e lo spargimento di sangue tra le due generazioni è stato evitato  attraverso il raggiungimento di un accordo: ai serbi è stato concesso di poter continuare liberamente i loro traffici all’interno delle proprie comunità, in cambio gli è stato chiesto di armare i loro successori, i somali.

Il flusso di armi lungo la Belgrado–Stoccolma è composto principalmente da kalashnikov, granate e pistole della Zastava, è costante, ininterrotto e, soprattutto, è di proporzioni tali che il superamento della domanda da parte dell’offerta ha comportato la nascita di un mercato nero del mercato nero in cui viene rivenduta una parte del surplus, dell’eccedenza. È questo fenomeno che avrebbe provocato la trasformazione di Stoccolma nella città delle bombe. Reperire una granata, infatti, è diventato tanto semplice quanto economico; il prezzo medio si aggira sulle cento corone, ovvero poco meno di dieci euro, l’equivalente di un pasto semplice al McDonald’s.

Altri numeri utili a comprendere l’influenza della Balkan Connection provengono dalla polizia e dagli ospedali: un terzo delle pistole sequestrate generalmente è una produzione Zastava, la pandemia non ha contribuito a ridurre significativamente le sparatorie (117 feriti da arma da fuoco nel 2020 a fronte dei 120 dell’anno precedente), e “i medici si sono abituati ad operare vittime da arma da fuoco”.

Ad ogni modo, non sono soltanto i criminali serbi ad impinguare gli arsenali dei nuovi protagonisti del panorama criminale svedese: negli anni sono stati arrestati trafficanti di armi e sequestrati carichi provenienti da SloveniaBosnia ed ErzegovinaMacedonia del Nord ed Albania. I Balcani occidentali nella loro (quasi) interezza, in pratica, stanno partecipando ad una delle guerre tra bande più drammatiche e meno comprese del Vecchio Continente.

 

SE VUOI LA PACE… PREPARA LA GUERRA !

epa08988746 A handout photo made available by the press service of the Russian Foreign Affairs Ministry shows Russian Foreign Minister Sergei Lavrov during a joint news conference with High Representative of the EU for Foreign Affairs and Security Policy, Josep Borrell (not pictured) following their talks in Moscow, Russia, 05 February 2021. Borrell is on a working visit to Moscow.  EPA/RUSSIAN FOREIGN AFFAIRS MINISTRY HANDOUT -- MANDATORY CREDIT -- HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

SE VUOI LA PACE… PREPARA LA GUERRA !

Già, è proprio così e lo ha detto l ministro degli esteri russo : “Se vuoi la pace, prepara la guerra”… Quanto affermato è davvero preoccupante e da tenere nella giusta considerazione anche in termini militari perché fa seguito al dislocamento, per nulla  gradito ai russi, dei bombardieri nucleari americani B1 in Norvegia… A rincarare la dose  il ministro degli esteri Serghei Lavrov  ha aggiunto senza mezzi termini, parlando nel  programma Soloviev Life, che  “la Russia è pronta a rompere le relazioni con l’Unione europea”. “Frasi choc” terrificanti che devono farci riflettere attentamente a cosa stiamo andando incontro… Sono sempre stato dell’idea che non bisogna mai tirare la corda sino a spezzarla perché poi le conseguenze non sono prevedibili e sentir parlare di guerra francamente mi lascia interdetto e molto preoccupato. Ritengo nell’interesse di tutti  che sia doveroso moderare i termini e lasciar spazio alle parole e alla diplomazia, e smetterla, una volta per sempre, di usare toni e minacce con nuove sanzioni economiche intese come arma di ritorsione ed imposizione in quanto le stesse poi colpiscono sempre e comunque la popolazione che non centra assolutamente nulla nelle questioni internazionali e nelle liti tra governi vari. Oltre tutto non si può agire con durezza contro la Russia e poi permettere alla Cina di fare quel che vuole in ambito internazionale, no… non ci siamo, la diplomazia deve aver uguale peso per tutti e non accanirsi sempre e solamente contro i russi, certo, non è un paese altamente democratico come quelli europei ma bisogna dire che non è neanche un paese totalitario come la Cina, la Corea del Nord, il Vietnam, il Venezuela o Cuba e quindi va usata la comprensione e un po’ di tolleranza… che non fa mai male. Consiglierei di essere molto più pratici e realisti in certe questioni visto che la Russia ha già avviato un discorso di democratizzazione del paese, che è già in fermento, e che tra pochi anni, sicuramente con le nuove generazioni,  vedrà una nuova luce in un contesto liberale e democratico. Rammento a tutti che il Giappone, nel 1941, stretto dalle sanzioni americane fu poi costretto a d aggredire militarmente gli stessi Usa e sappiamo poi la storia com’è andata… e mi piacerebbe evitare che si creassero i presupposti per una nuova situazione del genere, ecco perché si parla di guerra… se si vuol fare la pace, il sibillino messaggio lanciato dalla diplomazia russa è una mano tesa al dialogo e alle riappacificazioni  diplomatiche e deve essere recepito profondamente altrimenti… vuol dire che  in diplomazia si è poco attenti e capaci di intendere certe tematiche. Oddio, noi italiani abbiamo qualche problemino… infatti siamo un po’ lacunosi in questa arte considerando che il “nostro ministro degli esteri”, riconfermato proprio oggi alla guida del ministero, ha poca cultura e conoscenza della visone mondiale della politica. Confidiamo e auspichiamo una soluzione immediata alla questione e il ritorno di quegli ambasciatori “cacciati dalle  ambasciate” dal territorio russo nel più breve tempo possibile. 13022021

…by…manliominicucci.myblog.it

Mosca, rottura totale con Ue in caso di sanzioni

Lavrov, ‘se vuoi la pace prepara la guerra’

 

epa08988746 A handout photo made available by the press service of the Russian Foreign Affairs Ministry shows Russian Foreign Minister Sergei Lavrov during a joint news conference with High Representative of the EU for Foreign Affairs and Security Policy, Josep Borrell (not pictured) following their talks in Moscow, Russia, 05 February 2021. Borrell is on a working visit to Moscow.  EPA/RUSSIAN FOREIGN AFFAIRS MINISTRY HANDOUT -- MANDATORY CREDIT -- HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Redazione ANSAMOSCA

12 febbraio 2021

La Russia “è pronta a rompere le relazioni con l’Unione europea”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov al programma Soloviev Life, mentre cresce la tensione fra Mosca e la Ue per le prese di posizione europee in favore dell’oppositore incarcerato Alexey Navalny.
“Se vediamo ancora una volta, proprio come in altre occasioni, che le sanzioni vengono imposte in alcuni settori e creano rischi per la nostra economia, anche nei settori più sensibili, allora sì. Non vogliamo essere isolati dalla vita internazionale, ma dovremmo essere preparati a questo”, ha detto Lavrov. “Se vuoi la pace, prepara la guerra”, ha aggiunto. Lo riporta Interfax.
Parole  definite “sconcertanti” da una portavoce del
ministero degli Esteri tedesco in conferenza stampa a Berlino,
Mentre il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Steffen Seibert, ha affermato di non dover aggiungere altro a quanto detto dalla collega.
Nel frattempo il tribunale distrettuale Babushkinsky di Mosca ha ripreso il processo per diffamazione intentato contro Navalny, accusato di aver calunniato un veterano della seconda guerra mondiale. “I rappresentanti diplomatici di Lettonia ed Estonia sono presenti in tribunale”, ha detto il servizio della corte a Interfax. Stando ad altre fonti, è presente anche un funzionario della rappresentanza diplomatica dell’Ue in Russia. Navalny è presente in aula.
Il veterano della seconda guerra mondiale Ignat Artyomenko, la parte lesa, si è rivolto alla corte, parlando in collegamento video da casa. Artyomenko ha detto che stava aspettando le scuse pubbliche di Navalny. I procuratori dicono che il 2 giugno 2020 Navalny ha pubblicato un post su Twitter e Telegram su un video andato in onda sul canale televisivo RT, a sostegno degli emendamenti alla Costituzione della Russia, in cui figurava il veterano di guerra Artyomenko. Navalny, secondo l’accusa, ha pubblicato un commento che conteneva informazioni consapevolmente false denigrando l’onore e la dignità di Artyomenko. Successivamente Navalny è stato accusato di calunnia. L’attivista dell’opposizione si è dichiarato non colpevole e descrive il caso come politicamente motivato.

LA CADUTA DI … UNA STELLA !

13022021 DI BATTISTA

LA CADUTA DI … UNA STELLA !

Eh sì… tragicomica fine di un amore ! Però “caro Alessandro”… non devi assolutamente affligerti né disperarti per la perdita della tua “cara Stella” a cinque tacchi a spillo… anzi devi esserne felice e rallegrarti di averla persa, già… lei non merita il “tuo amore”, e sì, devi rifletterci su questo, perché quando un uomo viene tradito dalla propria donna devi sapere che ci sono sempre tre motivi : il primo, è che evidentemente lui non andava più bene a lei… il secondo, è che a lei non andava più bene la vita che conduceva a livello economico. Il terzo, quello più ovvio, è che sia lui che lei non si sarebbero mai dovuti mettersi insieme perché incompatibili o moralmente distanti anni luce ! Ora tu forse non lo sapevi ma avevi sposato “una vera prostituta” della politica… con l’abito nuovo di un bianco confusionario e con il puzzo della novità… Lei ti ha incantato ma poi… come una vera prostituta, come vedi i fatti lo dimostrano, dinanzi ai soldi lei, la “tua Stella”, si è sempre venduta al miglior offerente. Prima l’ha data alla Lega, (la fiducia a scanso di equivoci) poi una volta abbandonata da Salvini l’ha data al PD e a Renzi, lasciata anche da Renzi ora l’ha data a… Dragon Macho ! “Caro Alessandrini”…non avvilirti e non ingelosirti, mio nonno diceva sempre che è meglio perderla una prostituta politicante che averla a fianco… perché lei è sempre pronta a tradirti col miglior offerente. Pazienza, sei bello e intellllllligente e sai anche cucinare e magari un’altra bella Stella nuova, e non prostituta, potrai incontrarla prima o poi ! Sii felice per la sua fuga, tanti a te non l’avrebbe più data (la fiducia e non equivocate ) !

12022021…by… manliominicucci.myblog.it

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M5S, lo strappo di Di Battista

11 febbraio 2021 | 22.41

L’ex deputato annuncia il ‘divorzio’ dal Movimento durante una diretta Facebook

13022021 DI BATTISTA

 

(Adnkronos)

Il responso della piattaforma Rousseau sul governo Draghi restituisce la fotografia di un Movimento spaccato e, forse, sull’orlo di una scissione. Il 59,3% degli iscritti M5S (oltre 44mila persone) ha dato il via libera all’ingresso del Movimento 5 Stelle nel prossimo esecutivo che sarà guidato dall’ex numero uno della Bce. Ma la fronda ribelle non ci sta e, a partire da Alessandro Di Battista, minaccia lo strappo. E’ proprio l’ex deputato – mentre il gruppo dirigente, da Luigi Di Maio a Vito Crimi, si rallegra per la vittoria del ‘sì’ – ad annunciare nel corso di una diretta Facebook il ‘divorzio’ dal Movimento: “D’ora in poi – dice Di Battista – non parlerò più a nome del Movimento 5 Stelle anche perché in questo momento il Movimento non parla a nome mio… non posso far altro che farmi da parte”. “Indigeribile” per Di Battista l’esito del voto. “Ma lo rispetto”, puntualizza. La “scelta politica di sedersi con determinati personaggi, in particolare con partiti come Forza Italia, in un governo nato essenzialmente per sistematizzare il M5S e buttare giù un presidente perbene come Conte… questa cosa non riesco proprio a superarla”, si sfoga l’ex parlamentare. Che però non esclude il ‘ritorno’: “Se poi un domani la mia strada dovesse incrociarsi di nuovo con quella del M5S, vedremo: dipenderà esclusivamente da idee politiche, atteggiamenti e prese di posizione”. Intanto la truppa parlamentare è in subbuglio. E non tutti gli eletti schieratisi a favore del ‘no’ accettano il risultato del voto. Qualcuno parla apertamente di rischio scissione. “E’ una dinamica da non escludere”, spiega il deputato Pino Cabras, che aggiunge: “Non voterò la fiducia a Draghi se le premesse sono queste, nessuno conosce il programma. Per convincermi, Draghi dovrebbe stupirmi con effetti speciali”. “Il voto di oggi è stata una brutta pagina per la democrazia”, commenta con l’Adnkronos il senatore Emanuele Dessì. Il collega Mattia Crucioli fa sapere che non voterà la fiducia in Aula, proprio come il deputato Andrea Colletti (“al 99% dirò di no”). Per Elio Lannutti – uno dei più accesi oppositori del governo Draghi -, invece, quello di Rousseau è un voto “vincolante” che “impone di votare la fiducia al nuovo governo”. Sulla stessa lunghezza d’onda Danilo Toninelli, che pur avendo votato ‘no’ su Rousseau rientra nei ranghi: “Il voto va rispettato. Non sarà facile, ma ce la metteremo tutta”. La senatrice Barbara Lezzi, fedelissima di Di Battista, almeno per ora non commenta il responso delle urne virtuali. Le prossime settimane saranno cruciali per i destini del Movimento e non si esclude una nuova visita a Roma di Beppe Grillo, che avrà il compito di compattare un Movimento lacerato, traghettandolo verso l’ennesima svolta della sua storia.

 

DONNA AL VOLANTE ? ARRESTO ALL’ISTANTE !

12022021 donna libera

DONNA AL VOLANTE ?  ARRESTO ALL’ISTANTE !

Ogni giorno tantissime donne escono di casa e si recano al lavoro con la propria autovettura, un desiderio raggiunto dalle donne auspicato dal lontano 1970… poi, dopo il primo periodo di incertezza hanno preso sempre più confidenza con le auto e oggi, dopo ben 50 anni, noi maschietti possiamo dire con orgoglio di essere felici di condividere le strade e tutto quello che ruota intorno al mondo dell’auto, certo che lo siamo… perché prima era privilegio solo del genere maschile. Certo anche loro prendono le multe per violazioni al C.d.S. ma questo rientra nel novero delle cose in un paese dove vige il principio democratico che vede le donne equiparate e trattate al pari dei maschietti. Quindi in pratica e secondo le regole civili di un paese… mai e poi mai qualunque poliziotto o carabiniere si sarebbe sognato di arrestare una donna solo perché semplicemente alla guida di un’autovettura e “arrestata perché … donna”! E immagino che a leggerlo a tante signore ho estorto un flebile sorriso ironico ma purtroppo in alcuni paesi, quelli islamici per essere chiaro, guidare un’autovettura non è cosa semplice ma addirittura è inteso come un grave reato alla legge coranica con tanto di arresto e conseguente condanna e pena… com’è accaduto alla giovane saudita Loujain al-Hathloul, pena inflitta di 5 anni e 8 mesi di reclusione. Già, quasi sei anni di galera per aver guidato un’auto in un paese islamico, privilegio riservato solo agli uomini e diritto precluso alle donne, che meraviglia … la giovane donna saudita è stata punita in primis perché ribellatosi alla legge coranica, che purtroppo ancora oggi vede le donne sempre in secondo piano rispetto al genere maschile, e nonostante si sia arrivati al 2021, e malgrado le lodevoli ma troppe piccole aperture del principe ereditario saudita, le donne dei paesi islamici vivono ancora in un contesto antiquato di sottomissione e maschilista al 100%.  La condanna inflitta alla Loujain al-Hathloul ha avuto un epilogo drammatico e cioè, per giustificare il suo arresto con l’occidente e gli amici fornitori di armi è stata successivamente trasformata in reato di terrorismo internazionale e quindi impedita a viaggiare per 5 anni e non poter raggiungere l’occidente, dove vive la sorella a Bruxelles, e “vivere liberamente da …donna” ! Dopo ben 1.001 giorni finalmente torna a casa… forse anche col merito di Biden, quindi, si muove Biden e curiosamente la Rai corre dietro alla notizia come un cagnolino fedele al suo “padrone”… infatti il suo rilascio viene messo in risalto dall’emittente televisiva di stato RAI 3, che proprio nel 2018, guarda un po’, si era ben astenuta dal commentare l’arresto con la stessa enfasi di oggi e magari come avrei desiderato con tanto sdegno e rabbia… visto e considerato che l’arresto di una donna al volante è uno spregevole episodio di violenza contro tutto  il genere femminile, allora la comunicazione italiana si è ben tenuta lontana dal commentare e ad interessarsi mentre oggi le cose sono cambiate… il TG 3 ha voluto dare la notizia secondo i suoi abituali canoni da Tv di stato-regime, nascondendo l’informazione e plasmandola a “mo’ d’arte contemporanea del pisello nostrano”…  vorrei capire cosa diavolo centri il commento della conduttrice televisiva del TG 3 che cita testualmente, per giustificare l’arresto di Loujain al-Hathloul nel 2018,  la frase slogan e scioccante, penso coniugata per l’occasione, di… “tradizioni pesanti”… Attenzione, questa è vera e propria “mistificazione mediatica ”ad opera di un’emittente televisiva di stato e ciò è inaccettabile e vergognoso perché parlare di tradizioni è non voler raccontare al popolo italiano quale realmente sia la posizione della donna nel mondo islamico, tradizione che non è certamente quella banale tradizione di paese come la festa del vino o la sagra delle castagne… ma è l’applicazione della legge del Corano da cui ne prende spunto e regole e prevede proprio che la donna deve rimanere in casa a far la casalinga e custodire la famiglia e… punto ! Siamo messi male, noi viviamo sotto una dittatura mediatica, i partiti e i media e l’editoria tutta non ci raccontano la verità e noi non ce ne siamo accorti ma abbiamo perso la libertà… e se qualcuno vuole la prova del nove, mi rivolgo ai perplessi e titubanti, sappiate che le elezioni democratiche non possono essere mai viste come un impiccio ma come un diritto del popolo… salvo che non le si voglia far passare per… guaio. Già… guaio, ma per chi ? Intanto gioiamo per la liberazione di Loujain al-Hathloul, e già un primo ed importante risultato per la libertà di tutte le donne islamiche .

11022021 … by… manliominicucci.myblog.it

 

Loujain Al Hathloul, l’attivista saudita icona del diritto alla guida libera dopo 1.001 giorni

12022021 donna libera

Svolta legata alle pressioni di Biden. Condannata per reati di terrorismo non potrà viaggiare per 5 anni. Aveva denunciato abusi e torture

di Viviana Mazza

 

«Loujain è a casa!!!!!!» «A casa dopo 1.001 giorni di prigione». La sorella Lina, che vive a Bruxelles, dà la notizia via Twitter, pubblicando la foto della sua faccia felice. Ora si trova a casa dei genitori in Arabia Saudita. Ciocche di capelli bianchi le striano la lunga chioma nera. Loujain Al Hathloul, 31 anni, sorride dopo 1.001 giorni «di isolamento, scioperi della fame, torture e aggressioni sessuali». A dicembre era stata condannata a cinque anni e otto mesi di carcere per reati di terrorismo, ma l’esecuzione di parte della sentenza era stata sospesa. Il suo rilascio era dunque atteso ed è visto come il risultato della vittoria di Joe Biden a Washington. Il nuovo presidente ha promesso di «riesaminare» il rapporto con i sauditi lamentando che dar loro carta bianca, come ha fatto Trump, ha portato a «politiche disastrose».