Archivio mensile: giugno 2020

DESTRA… NO UGUALE SINISTRA !

04062020 salvini

DESTRA… NO UGUALE SINISTRA !

Ieri la città e il centro Roma hanno vissuto l’ennesima  giornata di proteste, sfociata in una manifestazione delle forze di centro-destra contro le politiche disastrose del governo di sinistra, contro le tante bugie che vengono raccontate ogni dì e per far emergere la drammatica situazione degli imprenditori in disgrazia e del popolo alla fame. Per il momento la risposta del premier Conte l’abbiamo avuta nel suo discorso pomeridiano, appena conclusosi, una risposta “forte chiara e decisa”… lui ha detto che l’Italia riparte col sorriso…  Col sorriso ? E chi diavolo significa ? Che magari domani posso andare in banca a ridere in faccia al direttore e lui mi allarga il fido sino a 100 mila o a un milione di euro ? O forse allude alle prossime tasse da pagare che si pagheranno con tanti sorrisi “pagabili a vista e in allegato due barzellette” ? Mi sarei aspettato un discorso molto ben diverso e molto più serio da un premier, come capire quanti soldi a fondo perduto ci darà a noi imprenditori e quali strumenti di sostegno ci saranno per gli indigenti nell’immediato. Evidentemente ha capito ben poco della manifestazione di ieri, una marcia che si poneva come obiettivo primario quello di sensibilizzare il governo e cercare di fargli adottare seri provvedimenti e non blandi o ipotetici sorrisi, ma come si può essere sorridenti sapendo a priori che tanti imprenditori chiuderanno le loro attività nei prossimi mesi se non si cambia registro ? Già, purtroppo consto che è proprio da dementi persistere ad ignorare le esigenze del popolo.  Oppure, come penso io, la marcia silenziosa di ieri è stata volutamente ignorata e i contenuti espressi buttati nel cesso sebbene in quella manifestazione, si contasse un numero decisamente elevato per le circostanze restrittive causate dal coronavirus che ha impedito balla gente di altre regioni il libero accesso nella capitale. Già, il punto è sempre quello, quando si trattano di manifestazioni diverse dal colore rosso falce e martello tutti la ignorano, i contenuti non sono interessanti ma si cerca sempre “il pelo nell’uovo” come le mascherine, mentre quando si tratta di autentiche pantomime e sceneggiate della sinistra allora va tutto bene. Quindi andiamo a vederlo “questo pelo nell’uovo”; 25 Aprile, festa della liberazione, assembramenti senza mascherine e manifestazione non autorizzata eppure per stampa, Tv e politici della maggioranza parlamentare va tutto bene, stessa cosa anche in occasione del 1° Maggio, identica roba supportato da un silenzio così rumoroso da stordire tutti i cittadini italiani, 2 Giugno, ieri il Presidente della Repubblica ha visitato Codogno e anche ieri abbiamo visto le stesse scene di assembramento come a Roma e allora chiedo : ma è l’assembramento del popolo di centro-destra che dà fastidio o forse gli assembramenti della sinistra sono sempre legali e giusti a prescindere ? Fatemelo capire bene, perché se così fosse allora, allora… vorrebbe dire che io e tutto il popolo di centro-destra, parlamentari compresi, dobbiamo chiedere scusa alla stampa, alla TV e a tutti i parlamentari e popolo della sinistra per le “nostre gravi mancanze”. Quindi chiediamo scusa a tutti, se i manifestanti di ieri a Roma non hanno incendiato auto, sfasciati i Bancomat dei ricchi banchieri, le vetrine dei negozi di lusso dei capitalisti, se si è permesso ad una farmacia di poter lavorare tranquillamente nel corso di una manifestazione e curiosamente  tenendo le saracinesche alzate e le porte aperte al probabile cliente che necessitava di medicinali, chiediamo perdono se non sono stati picchiati i poliziotti di turno e bruciati i loro mezzi di proprietà dello stato canaglia, chiediamo scusa se i passanti non sono stati colpiti con bulloni e sampietrini raccolti nella via antica del centro di Roma, e in ultimo, chiediamo anche perdono se il popolo di centro-destra in marcia ieri a Roma non si è comportato come i “meravigliosi e stupendi Centri sociali, Black Bloch e le Frange estremiste Rosse”… né li abbia presi ad esempio virtù. Però, pensate per un attimo, se fosse successo realmente quel che ho decritto precedentemente, che avrebbero scritto e detto i giornalisti ? Allarme destre ?  Perché a dir la verità, io non ho mai letto di “Allarme sinistra” sul quotidiano Repubblica all’indomani degli incidenti con feriti e danni provocati dai loro sinistri amici … no…no. Vorrei tanto capirla la Repubblica, ma è un giornale di partito o … 03062020

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2 Giugno, centrodestra in piazza senza regole: saltano i distanziamenti, il flash mob degenera in ressa

04062020 salvini

Doveva essere una manifestazione simbolica e “silenziosa” ma si è trasformata in un assembramento senza il rispetto delle misure di sicurezza, nonostante i richiami degli organizzatori. Srotolato in piazza del Popolo un tricolore di 500 metri. Salvini senza mascherina: “Ce l’ho, ma gli esperti dicono che il virus sta morendo”

di CARMELO LOPAPA

 

02 giugno 2020

ROMA – Un assembramento che viola ogni regola di sicurezza. Che abbatte qualsiasi soglia di rischio. Che gioca d’azzardo con la sorte. Distanze azzerate. Alla fine, sono in migliaia. Matteo Salvini senza mascherina: “Ce l’ho, ma gli esperti dicono che il virus sta morendo”. Le frange più estreme della destra che si presentano puntuali in piazza. Pochi metri più in là rispetto ai promotori del centrodestra (Giorgia Meloni e l’azzurro Antonio Tajani, col leghista).
Frotte di militanti rispondono alla chiamata via social dell’ex ministro dell’Interno. La Polizia non può che osservare sgomenta. Poi si muove, riceve forse degli ordini dalla questura perché la scorta dello stesso Salvini chiama preoccupatissima la centrale. C’è la ressa di sempre, avvertono.
Eccola la piazza del 2 giugno. “L’Italia non si arrende”. La manifestazione che rompe L’Unità nazionale sotto un Tricolore che da Piazza del Popolo si snoda per cinquecento metri lungo via del Corso. Ma a tenere banco prima dei leader è il drappello tutto muscoli e tatuaggi di “Azione libera italia” frangia di Forza nuova.

C’è Danilo Cipressi che urla rabbia dal megafono. Contro Conte, contro le regole “che hanno limitato la libertà” e contro i giornalisti e la polizia “che ha creato l’assembramento”. Uno dei suoi scagnozzi minaccia i giornalisti con telecamere a non insistere con le domande.

Poi arriva Salvini, abbassa la mascherina e straparla come sempre circondato da centinaia di militanti con telefonini, giornalisti e telecamere. Scatta la corsa al selfie e lui non si sottrae, come sempre. “Se la sinistra era in piazza il 25 aprile, perché noi no? Vedete bandiere di partito? Solo Tricolori”.

Poi inizia una vera e propria sfilata lungo via del Corso. Dovevano essere “solo trecento tra amministratori locali e parlamentari”. C’è un fiume di gente.
La più preoccupata è Giorgia Meloni, che alla vigilia aveva invitato i cittadini “a restare a casa e seguire via social”. Non le hanno dato ascolto. Hanno accolto l’invito di Salvini a esserci. Meloni non toglie mai la mascherina. Si guarda intorno preoccupata. Non era quel che avevano pensato. È una roulette russa.

Parte un coro “Conte, Conte vaffanc…”. Dai capi subito un cenno di stop. Viene subito convertito in “Libertà, libertà” e “Elezioni subito”. La capogruppo di Fi Annamaria Bernini e la senatrice braccio destro di Berlusconi Licia Ronzulli riparano in un vicolo, osservano sgomente la bolgia. Lasciano scorrere il corteo lontano su via del Corso. Lasciano il solo Tajani in mezzo alla folla. Parte l’inno nazionale. “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”. E stavolta suona assai sinistro.
CRONACA

Centrodestra in piazza Duomo a Milano contro il governo, un migliaio di persone grida: “Dimissioni”

DI MASSIMO PISA
Intanto i Verdi annunciano un esposto alla Procura della Repubblica contro la manifestazione del centrodestra per il mancato rispetto delle misure di sicurezza. “E’ un fatto vergognoso – dice il coordinatore nazionale Angelo Bonelli – in sfregio a chi ha combattuto contro la pandemia”.

 

CAZZAROLO DI QUESTI TEMPI !

ROME, ITALY, JUNE 02: Former Carabinieri General Antonio Pappalardo founder of the Orange Vests (Gilet Arancioni) movement, speaks during a protest against the Italian government in Piazza del Popolo, in downtown Rome, Italy, on June 02, 2020. The Orange Vests movement founded by retired carabinieri general Antonio Pappalardo drew heterogeneous groups of Coronavirus denier conspiracy theorists, extreme right sympathizers and ordinary people suffering the economic impact of the lockdown imposed by the government to fight the Covid-19 pandemic. (Photo by Riccardo De Luca/Anadolu Agency via Getty Images)

CAZZAROLO DI QUESTI TEMPI !

“Il meraviglioso giornalista”, non cito il suo nome per fargli gratuita pubblicità, è l’autore di quanto riporto a seguire, in definitiva è uno stralcio del suo articolo, posso solo dirvi che presta anche la sua opera presso l’autorevole quotidiano di partito del PD, meglio noto come la Repubblica, che ha sostituito, nei fatti, il quotidiano ufficiale l’Unità chiuso per l’ennesimo fallimento. Io non discuto mai le manifestazioni quando sono pacifiche, le difendo sempre senza guardare il colore politico però, leggendo attentamente quanto scritto da questo signore, vi chiedo se sembra un giornalista obbiettivo che narra l’accaduto oppure, dà più la sensazione di essere un’estremista brigatista radicale comunista il cui pensiero distorto è sempre e comunque di una certa parte politica e la sua visione appartiene al trasformismo reale ? Ai signori di ieri in piazza a Roma si può dir quel che si crede, fa parte della dialettica politica, ma non accetto né tollero che un giornalista speculi sui morti e sull’epidemia perché vorrei tanto ricordare ai signori di repubblica, che erano proprio loro ad invitarci ad abbracciare i cinesi e ad andar nei loro ristoranti a pranzo e cena, erano loro che c’invitavano  ad uno Spritz insieme ai vertici del PD, ed erano sempre loro che ci rassicuravano sulla possibilità inesistente di un contagio in Italia… mica io ! Ora criticano senza costrutto e alla cieca, cosa centrano i fascisti con i negazionisti ? Evidentemente lui al mattino quando si alza non prende il caffè perché sicuramente lo vede nero e pensa ai fascisti, la sua auto, le sue scarpe e camicie sicuramente saranno diverse dal colore nero…perché lui è ossessionato dal fascismo, lo vedo anche dove non c’è, spero che non lo veda nella sua camera da letto. Io invece vedo solo una cosa nelle mente di tanti giornalisti, la follia senza senso, sparano cazzate per far rumore, sino a quando non arriva qualcuno che glielo dice chiaramente che sono dei cazzari immaginari, raccontatale quel che vedete e non scrivete di pezzi di sogni o scene di fantasia negli articoli giornalistici, per quello ci sono i libri di fantasia…scriveteli se siete capaci e non inventatevi le cazzarole.

PARTE DEL TESTO RIPRESO DAL FONDO DELL’ARTICOLO : “Gerarda Pantalone, prefetto di Roma, e Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, dovrebbero come minimo scusarsi con i milioni di italiani che hanno assistito a quel nauseabondo sacrificio collettivo. Consumato nelle mani di un manipolo di neofascisti e negazionisti dopo una stagione di dolore, mentre c’è chi è ancora chiuso in casa ad aspettare un tampone che non arriva più, chi non elaborerà mai il lutto di una perdita senza commiato, chi rimette insieme i pezzi di una crisi che gli ha tolto il lavoro ma non la dignità. Come invece è avvenuto fra gli italiani peggiori che chiedono la parola ma non hanno nulla da dire”. 04052020

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La manifestazione di neofascisti e gilet arancioni a Roma è un affronto alle vittime del Covid

Lo sfregio dell’Italia peggiore a chi ha sepolto i propri cari senza neanche un saluto. Avremo le scuse di prefetto e ministro? E cosa possiamo ormai chiedere agli italiani?

ROME, ITALY, JUNE 02: Former Carabinieri General Antonio Pappalardo founder of the Orange Vests (Gilet Arancioni) movement, speaks during a protest against the Italian government in Piazza del Popolo, in downtown Rome, Italy, on June 02, 2020. The Orange Vests movement founded by retired carabinieri general Antonio Pappalardo drew heterogeneous groups of Coronavirus denier conspiracy theorists, extreme right sympathizers and ordinary people suffering the economic impact of the lockdown imposed by the government to fight the Covid-19 pandemic. (Photo by Riccardo De Luca/Anadolu Agency via Getty Images)

(foto: Riccardo De Luca/Anadolu Agency via Getty Images)

Lo sfregio dell’Italia peggiore al “sommerso del bene”, per dirla con le parole di Sergio Mattarella ieri a Codogno. Mentre il presidente della Repubblica scopriva una targa in memoria delle oltre 33mila vittime del Covid-19, a Roma – come nei giorni scorsi a Milano e altrove – c’era chi ballava sulle loro tombe. Chi uccideva la dignità e il rispetto che si deve ai famigliari e agli amici che non hanno salutato né sepolto i propri cari. A quelli che hanno svolto funerali in tre. Non si pretende la cultura, e neanche gli strumenti per affrontare una situazione del genere tutti allo stesso modo. D’altronde le emergenze sono il più fertile brodo di coltura dell’osceno, cioè delle false piste rispetto a ciò che può nascondersi dietro le posizioni ufficiali. Ma il rispetto per i morti, quello sì. Quello è dovuto, in un paese civile.

E invece, fra la falsamente popolosa manifestazione del (centro?)destra nella stretta via del Corso e il baraccone indecente ma oggettivamente sparuto di quelli che si fanno chiamare “gilet arancioni” in piazza del Popolo, la festa della Repubblica di ieri si è trasformata non solo nella più ampia violazione delle norme di sicurezza sanitarie che da tre mesi gli italiani rispettano scrupolosamente ma anche nella definitiva frattura del patto di fiducia dei cittadini nei confronti delle autorità. E in fondo anche fra se stessi.

Oggi si riparte, torna la circolazione interregionale, si organizzano vacanze, ci si riverserà in spiaggia o in montagna, nei locali e ben presto anche in quelli che sarebbe impensabile poter immaginare aperti, come le discoteche. Fra l’altro, sulla scorta di qualche medico zelante che sparla pericolosamente sul virus. Se nessuno ha impedito quello scempio fatto di neofascisti suderecci e grotteschi forconi, che genere di richieste possiamo mai rivolgere ai cittadini perbene? Ancora e di nuovo, di colmare con la loro responsabilità i vuoti lasciati dalla politica più tossica e dal populismo più fuori di testa, una specie di grillismo in versione beta rimasticato dal peggio che arriva dai sottocanali degli aggregatori americani?

Dopo una primavera alla disperata ricerca di mascherine pagate a peso d’oro, della cura e della tutela reciproche, delle distanze di sicurezza e della pantomima dei congiunti ieri abbiamo dunque espulso dal corpo martoriato del paese il rigurgito che ci ha riportati alla realtà. Quella, per esempio, delle autorità che fino a ieri multavano senza pietà runner, cani e padroni, che ripescavano solitari bagnanti inseguendoli coi droni, che lanciavano crociate contro la “movida” ma che oggi non si sa come abbiano potuto permettere quella roba, non si sa se abbiano identificato e sanzionato quella triste fuga per la sconfitta collettiva. Finirà tutto, come sempre, in un passo indietro fatto di timori e menefreghismi, balbettamenti istituzionali, una bella intervista piena di “sì però” e tanti saluti agli ingenui concittadini.

Gerarda Pantalone, prefetto di Roma, e Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, dovrebbero come minimo scusarsi con i milioni di italiani che hanno assistito a quel nauseabondo sacrificio collettivo. Consumato nelle mani di un manipolo di neofascisti e negazionisti dopo una stagione di dolore, mentre c’è chi è ancora chiuso in casa ad aspettare un tampone che non arriva più, chi non elaborerà mai il lutto di una perdita senza commiato, chi rimette insieme i pezzi di una crisi che gli ha tolto il lavoro ma non la dignità. Come invece è avvenuto fra gli italiani peggiori che chiedono la parola ma non hanno nulla da dire.

 

 

L’IMBROGLIO È VENUTO FUORI !

04062020 Cina mucciau

L’IMBROGLIO È VENUTO FUORI !

E sì cari italiani tutti, ancora una volta, ora lo posso dire con assoluta certezza, che avevo ragione da vendere nel sostenere che l’OMS tergiversava, per chissà quale motivo, a proclamare lo stato di emergenza sanitaria mondiale, più nota come pandemia. Nel mese di gennaio scorso ho scritto diversi articoli sulla questione, ancora presenti e leggibili nel mio blog, sul vergognoso silenzio del governo cinese che tardava ad ammettere che la provincia di Wuhan era gravemente infettata dal virus. Già, era il lontano 12 gennaio, in quella data paventavo lo spauracchio di una pandemia globale, previsione purtroppo centrata appieno. Mago o cartomante ? No, assolutamente no, niente di tutto questo ma ho ricevuto informazioni e video da amici cinesi e gente che era venuta a contatto con il virus in quelle zone e tornata precipitosamente in Europa. Già, tornati a casa dopo il capodanno cinese… È proprio questo che ha creato il disastro europeo e americano, sono oltre 350 mila, ad oggi, i morti per loro colpa, queste sono le gravissime responsabilità dell’OMS e della Cina giusto per esser chiari. E ora ? Chi li ripaga i parenti delle vittime ? Qui non è solo una questione di soldi ma siamo di fronte ad un massacro epocale, e non voglio essere profetico in negativo, ma siamo solo all’inizio perché di morti ne avremo ancora tantissimi sia dal sud America che dall’India e dal Pakistan. L’OMS s’è venduta alla Cina… punto. Trump l’ha capito e si è scagliato contro senza mezzi termini, e nonostante sia il presidente di un paese democratico la stampa mondiale lo ha attaccato come se lui fosse l’artefice della diffusione del contagio, un “modus operandi” curioso e strano davvero e tutto solo per difendere un’organizzazione farlocca e delinquenziale oltre il presidente di uno spietato regime comunista dittatoriale. Questo è lo schifo infinito dei media occidentali che pur di denigrare l’avversario, non di sinistra, di turno sono anche capaci di difendere un regime comunista tra i peggiori esistenti. E ora cari media, le porgete le scuse al presidente Trump e a me ? Anch’io, come sessanta milioni di italiani abbiamo sofferto la pandemia, chiusi in casa e viste le nostre attività imprenditoriali al disastro e a rischio fallimento, e ora chi ci ripaga di tutto questo ? Ok, avevo ragione, però, pensandoci bene, che me ne faccio del bravo di circostanza se nessuno ha mai voluto mettere in pratica quel che consigliavo e denunciavo ? Forse 10 o 15 mila persone si sarebbero salvate… Forse sì, forse… 03052020

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‘La Cina nascose i dati sul virus, Oms frustrata’

Emerge da un’inchiesta sulle carte riservate dell’agenzia Onu

04062020 Cina mucciau

Cinesi con la mascherina a Beijing, China © ANSA/EPA

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Redazione ANSAWASHINGTON

02 giugno 2020 21:19NEWS

 

La Cina ritardò la comunicazione dei dati sul coronavirus e in alcuni casi li nascose provocando grande frustrazione tra i ranghi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ quanto emerge da un’inchiesta dell’Associated Press, pubblicata sul suo sito e fondata sulla documentazione riservata dei vertici dell’agenzia dell’Onu. Carte dalle quali viene fuori un dietro le quinte ben diverso dalle lodi pubbliche fatte dall’Oms nei confronti di Pechino.

 

QUELL’UOMO IN FRACK… !

03062020 don-gianluca-loda

QUELL’UOMO IN FRACK… !

E’ giunta mezzanotte, si spengono i rumori, si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè, le strade son deserte, deserte e silenziose, un’ultima carrozza cigolando se ne va… E altre carrozze arrivano, sono carrozze di altra epoca, sono moderne, dai colori vivaci e con lampeggianti ululanti e rumorosi sul tetto, loro si dirigono con quell‘aria spettrale e sinistra di chi sta per commettere un qualcosa di incomprensibile, vanno verso la casa di lui, di “quell’uomo in frack”, uomini che si rifiutano di non voler ben comprendere cosa sia il suo “folle pensiero da abbattere” a tutti i costi. Ma vanno a prendere forse il diabolico assassino dottor  Jackyll, in arte assassina m3eglio noto come mister Hyde, in abbigliamento da cerimonia ? No, non cercano il dr. Jackyll, ma ne cercano uno in particolare, sempre vestito di nero, forse ancor più pericoloso, uno che esprime folli concetti cari a milioni di cristiani sparsi nel mondo, immaginate che lui parla di amore e ammonisce i fedeli a diffidare degli islamici, di impedire che il cristianesimo sopperisca dinanzi all’avanzata islamica in Italia ed in  Europa, e poi addirittura sfida il governo attuale, esattamente come facevano i cristiani 2000 anni fa contro gli imperiali romani, celebrando messe e parlando e dividendo la “cena con i fedeli” come amava fare un certo “Gesù Cristo”…  Ve lo presento; lui è don Gianluca Loda… “Un semplice e normalissimo” parroco di una piccolissima parrocchia della comunità di Castelletto di Leno (BS), una persona per bene, amata dalla sua gente, umile e col grande “difetto di essere di fede cristiana”. Già… una fede alquanto discussa negli ultimi anni, e che prima dell’avvento del regime comunista italiano, fratello di quello cinese, e della migrazione, di provenienza islamica, era amata, riverita e seguita con fedeltà e passione da milioni di italiani, lo stato italiano ne aveva rispetto e la considerava un pilastro della società italiana. Ma i tempi cambiano, i governi non sono più democratici ma vanno più nella direzione del regime cinese, inebriati dai mega contratti commerciali che legano il nostro paese nell’abbraccio mortale della “Piovra cinese”, una gigantesca piovra che detta i tempi su tutta la nostra economia e “modus vivendi” . Società comunista che avanza nel nostro paese in modo palese e vergognoso tanto da arrogarsi il diritto di far diventare il nostro paese un luogo di accoglienza per milioni di musulmani, che nei fatti e in ottemperanza alle sure e versetti coronaci, si sono insediati a milioni nel paese col chiaro fine di sottometterci. Lui lo ha compreso e cercato di affrontarlo il problema nonostante le avversità del suo Vescovo e soprattutto dall’ostacolo insormontabile  di quell’astruso Papa Bergoglio, che invece di sostenerlo nella dura battaglia lo hanno abbandonato,  esattamente come si abbondona un cane lungo l’autostrada prima delle vacanze.  Qui è iniziata l’opera e la lotta del bravo parroco don Gianluca Loda, ma è finita subito, prima ancora di iniziare, preso e portato via con la forza col sistema più caro a i regimi comunisti … il “TSO”… trattamento sanitario obbligatorio… ! Portato via con la forza come si fa nella democratica Cina, senza diritti e senza che nessun prelato o politico di area  governativa abbia avuto a che dire qualcosa, silenzio assoluto perché il governo, allo stato attuale non sappiamo chi governa realmente in Italia, sarebbe bello saperlo, non si espone, la stampa tace e la Repubblica oggi festeggia i suoi 74 anni nella vergogna del silenzio e della repressione con al seguito i “TSO model”, infatti è la seconda volta che un cittadino va in ospedale contro la sua volontà, quindi, da ciò devo dedurre che essere contro l’islam e contro questo governo è reato gravissimo e tra l’altro è sinonimo di pazzia e pertanto bisogna essere adeguatamente puniti con il TSO ?  E com’è che la stampa tutta non s’indigna ? E i buonisti pro islamici e immigrati dove stanno ? Perché i media non ne parlano ? Siamo al replay di Bibbiano ? E la chiesa, che invece di difendere un suo fratello a spada tratta fa finta di niente, ma che sta succedendo nel clero ? Perché  è andata a nascondersi con la coda tra le gambe ?  Siamo all’epilogo della fine del cristianesimo in Italia ? A me pare proprio di sì visto che nelle chiese ora ci pregano i musulmani. Ok, io la penso come don Gianluca Loda, che fate ora, mi venite a prendere con il TSO ? Per l’Italia è giunta mezzanotte e il buio è profondo e non so se rivedremo nelle nostre chiese splendere ancora la  luce di Gesù Cristo. Anche l’ultima insegna papale si è spenta e l’ultimo caffè lo ha bevuto papa Ratzinger… In ultimo, un doveroso ringraziamento al fu Domenico Modugno per il parziale testo della sua canzone utilizzato per la redazione del mio articolo….02062020

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Don Gianluca Loda: il TSO per il parroco elogiato da Salvini

Pochi giorni prima aveva violato la quarantena con un pranzo in piazza per il quale era stato multato. Poi si era presentato anche a cena con la bandiera svizzera. Infine si era barricato in casa senza rispondere al telefono. Il vescovo lo ha sostituito

03062020 don-gianluca-loda

@neXt quotidiano | maggio 26, 2020 | 11: 40

 

Il 5 aprile 2017 Matteo Salvini su Twitter elogiava Don Gianluca Loda, che dalle pagine del bollettino parrocchiale di Castelletto di Leno sosteneva che gli islamici ci stessero invadendo. Per il Capitano era “un prete coraggioso che non si inchina al PENSIERO UNICO!”.

Don Gianluca Loda: il TSO per il parroco elogiato da Salvini

Tre anni dopo Don Gianluca Loda torna a far parlare di sé ma non per un bollettino parrocchiale. Pochi giorni fa, in barba ad ogni norma per il contenimento del contagio da Coronavirus, aveva organizzato un pranzo in piazza, insieme agli operai di Treviso che avevano sistemato la facciata della chiesa, senza mascherine e alla faccia del distanziamento. Per questo erano stati tutti multati, parroco compreso. In serata aveva replicato, stavolta in solitudine, sul sagrato, con la bandiera svizzera issata. Il 18 maggio scorso poi aveva di nuovo suscitato la preoccupazione dei suoi parrocchiani perché non rispondeva al citofono e non apriva la porta, così, ha raccontato tra gli altri PrimaBrescia, alcuni residenti hanno pensato di chiamare le autorità. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, la polizia locale e i carabinieri. I pompieri sono riusciti a entrare nella sua abitazione e hanno trovato il religioso in casa, seduto tranquillamente su una sedia. Per fugare ogni dubbio e per cercare di aiutarlo, don Loda è stato trasportato all’ospedale più vicino per accertamenti.

MESSAGGIO DEL 2 GIUGNO AL PRESIDENTE…

02062020 Mattarella

MESSAGGIO DEL 2 GIUGNO AL PRESIDENTE…

“Caro” signor Presidente Mattarella, sinceramente faccio fatica a comprendere il senso del suo messaggio, dire…”basta uno contro gli altri”… solo quando fa comodo non è serio né rispettoso, soprattutto per quegli italiani che da ben nove anni sopportano un governo di non eletti, da Monti a Conte, tanti presidenti del consiglio non eletti dal popolo, il cui operato è ed è stato solo una autentica iattura per il paese, politiche che hanno prodotto solo una marea di poveri né portato alcun beneficio evidente, solo tasse, sangue e tanti suicidi di poveri imprenditori la cui morti sono state pure tenute nascoste. Da vent’anni c’è una magistratura, tinta di rosso falce e martello, che ama svolgere il suo lavoro solo per mero interesse personale e politico, una magistratura non all’altezza del suo nome che si è dimostrata farlocca e compromessa in tutti i suoi livelli, mossi da inciuci ed accordi mirati nella vergognosa spartizione delle poltrone e delle procure…. che schifo inenarrabile. Sono dodici anni che il paese è in crisi e i poveri aumentano, le aziende chiudono, la gente si suicida nuovamente, il virus poi ha contribuito ancora di più a farci poveri e la “magica Europa”…non si sente e non si sa che fine abbia fatto, un’assenza rivoltante tanto da meditare che forse la sua dipartita sarebbe meglio o in alternativa, scapparcene il prima possibile…. o meglio, finché siamo ancora in vita. E lei “caro signor presidente Mattarella” che ha sempre taciuto volutamente su queste fondamentali questioni ora chiede l’unità del paese ? Ma non le sembra di apparire alquanto curioso e ridicolo con questo richiesta ? Ma non lo vede che l’Europa si comporta come un’associazione a delinquere ed un volgare usuraio ? Cosa ha fatto fino ad oggi per il nostro paese ? C’è lo dica per cortesia… E poi lei chiedo, cosa sta facendo e quale iniziative ha assunto per arginare lo schifo che sta venendo fuori dallo scandalo Palamara ? Cossiga, se lo ricorda l’ex presidente della Repubblica, lui lo aveva anche attaccato pubblicamente il sig. Palamara, mentre lei al contrario, lo ha anche onorificato con un riconoscimento pubblico al Quirinale…la trova istruttiva e patriottica la differenza ? Lei ora chiede di smetterla, ma a chi lo chiede ? Sarebbe veramente meraviglioso saperlo…Questo è il punto da chiarire, a chi si riferisce quando chiede di “smetterla” …a l PD, a Renzi, al M5S o alla magistratura tutta ? Caro presidente Mattarella, non dimentichi che mafia e ndrangheta… stanno sempre dove c’è il potere e il business e sono anche abituati ad avere i loro uomini all’interno di quelle istituzioni per gli ovvi e logici motivi… la politica e la magistratura rappresentano magnificamente un invito a nozze per queste organizzazioni. “Caro presidente Mattarella”, la smetta di giocare con la pazienza degli italiani, sciolga il parlamento ed indica nuove elezioni, perché questo governo e questa situazione economica porta dritto… dritto ad una guerra civile e non si può permettere che accada. La sinistra non lascerà mai il potere ad altri, perché del volere del popolo se ne frega un tubo…mi ascolti, la prego… sciolga il parlamento prima che sia troppo tardi…Buon 2 giugno, oggi la Repubblica compie 74 anni… ma siamo un paese diviso più del 1946…e grazie alla sinistra… e al suo disinteresse… le piaccia o non le piaccia è così. .02062020

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Mattarella, basta uni contro gli altri

Sentimenti cittadini esigono rispetto, serietà e rigore

© ANSA/

02062020 Mattarella

Redazione ANSAROMA

01 giugno 202020:31NEWS

(ANSA) – ROMA, 1 GIU – “Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale. Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri. Questo sentimento profondo, che avverto nei nostri concittadini, esige rispetto, serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. E lo richiede a tutti, tanto più a chi ha maggiori responsabilità. Non soltanto a livello politico”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella in occasione del “Concerto dedicato alle vittime del coronavirus” nel 74° anniversario della Festa Nazionale della Repubblica

 

 

UNA VISIONE..UN PO’ STRANA….

02062020 Trieste

UNA VISIONE..UN PO’ STRANA….

È alquanto singolare la decisione del governo ellenico di vietare il turismo di provenienza Italiana, posso capire… ma fino ad un certo punto, quando si tratta della salute e sicurezza dei propri cittadini è sempre meglio esseri cauti. Però, è anche curioso notare che sebbene i tedeschi e francesi abbiano avuto in termini di contagio un consistente numero di decessi e contagiati sembra che per gli ellenici, a quanto pare, non sia un dato allarmante né preoccupante…e già, mi chiedo, perché per loro non si utilizza lo stesso metro di protezione e sicurezza ? Forse il virus italiano è più cattivo di quello francese o tedesco ? Eppure ci hanno detto che trattasi dello stesso ceppo…e non capisco. Effettivamente …suona male e insospettisce la loro geniale precauzione… per noi uno stop senza appello mentre per gli altri paesi un via da partenza da formula uno. In verità non nascondo di credere che dietro questa assurda decisione greca ci sia ben altro, sì, penso proprio che dietro la pantomima greca del rifiuto ci sia il sostegno e supporto franco-tedesco mirato a sponsorizzare un turismo selezionato e razzista… già… il razzismo, non è solo tra bianchi e neri o tra le varie etnie, ma lo è anche quando accadano queste iniziative inaccettabili con condizioni e divieti ridicoli quanto buffi e curiosi.. e soprattutto strani… già…perché poi il messaggio finale che passerà è che la Grecia sarà una meta turistica sicura e pulita mentre l’Italia sarà da evitare a tutti i costi con le drammatiche conseguenze economiche che ne deriverebbero. Però, attenzione ora, esterno la mia solita riflessione, se davvero i “produttori di Feta”… hanno paura di essere contagiati da noi italiani, del nord in particolare, com’è che si permette ad una sessantina di migranti afghani di attraversare il loro confine “pulito e immacolato” e farli arrivare in un paese ipoteticamente pericoloso come un lazzaretto ? Già… perché è proprio così, vietano a noi l’ingresso turistico ma poi sfacciatamente dicono sì al passaggio del loro confine dai migranti clandestini, ovviamente senza porsi il problema del probabile contagio dal coronavirus di quei migranti che arriverebbero in Italia e che lì potrebbero trovare… È un paradosso vivente, irrazionale, illogico che cela appunto qualche altra motivazione che mi induce al sospetto e riconducibili alle solite trame europee, perché in tutto questo non c’è, né ci trovo una logica…e la cosa mi puzza profondamente. 60 persone non possono passare inosservati, passano solo se c’è la volontà di farli passare. Quindi per riepilogare, se io cittadino italiano decidessi di recarmi in Grecia per un periodo di vacanza… dovrò sottostare ad una sfilza di controlli, degni dei peggiori campi di concentramento, con il risultato che rischierei di rovinare la mia vacanza e il mio umore, mentre se sono del nord… potrei trovare i cani antidroga e antivirus pronti ad annusarmi… lasciamo perdere, meglio le spiagge di casa mia. E ora, dopo i primi 60 migranti quanti ne arriveranno nel nostro paese ? Vorrei ricordare ai buonisti che io ho vissuto negli ultimi tre mesi con appena 600 euro di contributo pari ad euro 6,60 al giorno…son tanti vero ? E sapere che chi arriva ne prende 30… al giorno… francamente mi gira…anzi mi girano… sono due… .01062020

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Migranti rintracciati su Carso Triestino

Da Polizia di Frontiera. Tutti di nazionalità afghana

02062020 Trieste

Redazione ANSATRIESTE

01 giugno 202018:24NEWS

(ANSA) – TRIESTE, 1 GIU – Questa mattina gli agenti della Polizia di Frontiera hanno rintracciato nella zona di San Dorligo della Valle (Trieste), sull’altopiano del Carso, una sessantina di migranti. Il gruppo, composto da soli uomini – tutti di nazionalità afghana – tra cui alcuni minorenni, è stato preso in carico dalla Polizia di Frontiera e dalla Polmare e condotti a Fernetti per le operazione di fotosegnalamento e per il consueto triage sanitario a cura del personale del 118 chiamato sul posto. I migranti – risultati tutti in buone condizioni di salute – sono stati trasportati nelle strutture di accoglienza individuate dalla Prefettura, per poter trascorrere il periodo di sorveglianza previsto dalla normativa Covid-19.

 

NO GRECIA… ? MOLTO BENE…!

01062020 Grecia turismo

NO GRECIA… ? MOLTO BENE…!

Abbiamo una chicca turistica, sì, ebbene i signori greci non vogliono italiani nei loro hotel e villaggi e sulle loro spiagge, già… perché hanno paura del coronavirus come se l’Italia fosse l’unica nazione al mondo ad essere stata contagiata…sono patetici e ridicoli. Benissimo, le cortesie e le attenzioni si …”restituiscono”… doverosamente, ce ne ricorderemo la prossima estate, quella del prossimo anno e quelle degli anni a seguire… Non moriremo né soffriremo certamente per l’assenza della Grecia dal nostro catalogo turistico delle vacanze,. Poi sinceramente, le isole, le spiagge italiane e spagnole e la Corsica sono decisamente di livello superiore… quindi noi non ci perdiamo nulla… anzi… Quindi niente più traghetti per Patrasso e per Corfù… niente più, nei traghetti ci potrebbero essere i “virus camminanti” ed è meglio lasciar perdere ciao… ciao… Grecia…e poi, considerata tanta attenzione ad un presunto contagio, fate a meno di portarci anche le orate e spigole….non si sa mai…vi potreste contagiare quando entrate nelle nostre acque territoriali…e in ultimo, restituiteci i soldi che vi abbiamo dato qualche anno addietro…ora ci servono…ed accertatevi che non siano contaminati dal “viruscoglione.” 31052020

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La Grecia apre ai turisti da 29 Paesi dal 15 giugno: Italia esclusa

01062020 Grecia turismo

La Grecia accoglierà, a partire dal prossimo 15 giugno, i turisti provenienti da 29 Paesi, ma non dall’Italia. Il divieto — va precisato — non si applica alla nazionalità dei turisti, ma al Paese di origine del volo che atterra sul suolo greco. A riportarlo, dopo le anticipazioni di stampa sul quotidiano Khatimerini, è stato il ministero del Turismo, secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters. La lista, scrive il quotidiano, è stata compilata dopo aver esaminato i dati epidemiologici di ogni Paese, ed aver considerato gli annunci della European Union Aviation Safety Agency (Easa) e le raccomandazioni del Comitato nazionale sulle malattie infettive. La gestione dei confini è di competenza esclusiva degli Stati, la Commissione europea può solo chiedere di agire in modo coordinato (qui la situazione con altri Paesi: dalla Francia alla Spagna, passando per Croazia, Slovenia, Austria).

La lista dei 29 Paesi ammessi dopo aver allentato le misure di lockdown imposte per contenere la diffusione del coronavirus è così composta: Albania, Australia, Austria, Nord Macedonia, Bulgaria, Germania, Danimarca, Svizzera, Estonia, Giappone, Israele, Cina, Croazia, Cipro, Lettonia, Libano, Lituania, Malta, Montenegro, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, Ungheria, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Finlandia.

La lista sarà aggiornata prima del 1 luglio, ha detto il governo, sulla base dell’andamento epidemiologico..

Il ministero ha detto che i turisti saranno testati — a campione — e che il governo monitorerà e valuterà in modo costante l’evoluzione dei contagi — riservandosi di adottare misure più restrittive. Non ha importa la nazionalità del turista, conterà il luogo di partenza.

La Grecia dipende per circa il 20 per cento del suo prodotto interno lordo dal turismo. Lo scorso anno, i turisti sono stati circa 33 milioni, per un giro d’affari di 19 miliardi di euro.

I casi di coronavirus registrati nel Paese sono stati meno di 3.000 (qui Andrea Nicastro spiegava il perché), ma il lockdown ha di fatto azzerato, finora, l’arrivo di turisti (qui un approfondimento firmato da Federico Fubini).

Nel suo pacchetto turismo, presentato il 13 maggio scorso, la Commissione Ue ha invitato gli Stati membri a coordinarsi. Per la Commissione è fondamentale il principio di non discriminazione: se uno Stato membro decide di permettere di viaggiare all’interno del proprio territorio o in specifiche regioni del proprio territorio, deve farlo in modo non discriminatorio consentendo l’accesso a chi proviene da tutte le aree, regioni o Paesi che nella Ue hanno una situazione epidemiologica simile e in cui «vi sono capacità sufficienti in termini di ospedali, test, sorveglianza e monitoraggio di contatti».

L’Austria, che finora aveva tenuto toni molto duri verso l’apertura dei propri confini a chi proviene dall’Italia, ha aperto al dialogo e rimandato la decisione a mercoledì prossimo. Vienna il 15 giugno aprirà definitivamente i confini con Germania, Liechtenstein e Svizzera, e sta cercando anche accordi con altri Stati per consentire agli austriaci il rientro senza i 14 giorni di quarantena. «La situazione in Italia è quella più difficile. Cerchiamo comunque a breve una soluzione. I dettagli non saranno presentati prima di mercoledì», ha precisato il cancelliere Sebastian Kurz.

La diplomazia è al lavoro, l’obiettivo a cui stanno lavorando le diverse capitali è arrivare ad aprire i confini della maggior parte dei Paesi Ue il 15 giugno in modo coordinato. Intanto in Italia crescono i malumori. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha ribadito la propria contrarietà ai «corridoi» privilegiati tra Stati europei, ha chiesto «una regia dell’Ue» e l’intervento del ministero degli Esteri per risolvere il problema: «Basta considerare l’Italia come la Wuhan d’Europa. C’è il mondo intero, specie quello del turismo, che ci guarda — ha detto Zaia — La Svizzera apre a tutti fuorché a noi, e ci considera degli appestati; la Croazia va in questa direzione. Che differenza c’è tra noi e la Francia? Si mette in discussione la qualità sanitaria del nostro Paese. Non può passare l’dea che siamo un lebbrosario». Critica anche la leader di FdI Giorgia Meloni: «I corridoi turistici europei sono inaccettabili e devono essere contrastati in ogni modo».

 

I COMUNISTI COMMEMORANO LE VITTIME DEI COMUNISTI …!

01062020 Waler Tobagi..

I COMUNISTI COMMEMORANO LE VITTIME DEI COMUNISTI …!

“Chissà a chi toccherà la prossima volta”, lo aveva detto la sera del 27 maggio 1980, Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera, profetico…o visionario ? Penso proprio di no perché immaginava che, all’epoca dei fatti era così, prendere una chiara e netta posizione contro il terrorismo comunista rosso vivo era firmarsi una condanna a morte. Difatti il giorno appresso,  dopo circa dieci ore dalle sue esternazioni, più precisamente la mattina del 28 maggio 1980, mentre usciva dalla sua casa di Milano, Walter Tobagi, di appena 33 anni, fu bersagliato e colpito da cinque colpi di pistola, Tobagi morì immediatamente. Assassinato da un commando del popolo, per niente liberale e manco a dirlo democratico, la Brigata 28 Marzo, composta da un gruppo di “meravigliosi giovani terroristi di estrema sinistra” che speravano che con l’omicidio di un giornalista, che si era espresso palesemente e manifestato dissenso verso il terrorismo  rosso, di porsi all’attenzione delle Brigate Rosse, rammento ai “meno anziani” che le BR erano il più noto “gruppo democratico terroristico italiano” della estrema sinistra in “auge del terrorismo internazionale tra gli  anni ‘80/’90” e che aveva il vizietto di ammazzare chi non era particolarmente comunista oppure, come il Tobagi, non condivideva le loro “pacifiche idee di rivoluzione armata del popolo”, con l’attuazione dell’unica terapia prevista per certi casi ovvero:  la  morte dell’odiato nemico come unico rimedio e preferibilmente apprezzati quelli di natura fascista, col fine di soddisfare quella goduria assassina che è propria del malato mentale plasmato ad arte. La sua morte è stata uno squallido trofeo conquistato dai comunisti, gli stessi che oggi danno la caccia ai fascisti inesistenti.  Erano tempi di terrorismo e  i cittadini si erano abituati alle gambizzazioni e agli omicidi, ogni giorno si registrava una vittima…e non di coronavirus…, chi non era rosso e non aveva sete di sangue antirivoluzionario veniva considerato un pericoloso nemico da abbattere tesi supportata dal vergognoso silenzio, tangibile, della stampa di sinistra, tanto che il segretario dell’allora PCI, Enrico Berlinguer, in quel tempo li definì : ” compagni che sbagliano” e non volgari assassini come si sarebbe dovuto, una sorta di difesa astratta tra leali compagni di partito. Un po’come accade oggi da noi con il terrorismo islamico, nessun musulmano li condanna apertamente ma dispensa solo “parole di amore e pace e presa… per il culo”… In quegli anni bui e terribili, lo slogan che andava per la maggiore, a dir la verità ancora oggi il concetto dello slogan è sempre vivo e tanto caro alla sinistra italiana, era : uccidere un fascista non è reato, è un dovere del proletariato. Concetto fondamentalista che scaturisce dalle menti deturpate dei proseliti dei sigg. Marx e Lenin, un po’come dire, parafrasando il Corano, che un fedele mussulmano è legittimato ad uccidere un infedele. Rammento a tutti che i proletari sono sempre esistiti ma non sparavano e non lo fanno ora, lavoravano, mentre i fighetti, già protagonisti del cosiddetto “Sessantotto, si esercitavano su bersagli bipedi con la P38” . Sono passati 40 anni da quando fu assassinato Tobagi e vediamo alle sue commemorazioni e ai toccanti ricordi partecipare gli ex giovani comunisti del ’68 oramai pluriottantenni e i  figli di quella generazione, e si commemora… cosa ? L’assassinio di un giovane giornalista di 33 anni, morto per mano degli adepti della setta comunista estremista quindi loro compagni di partito… ma non lo si dice…meglio evitare il termine “comunisti assassini”…e allora di che parliamo ? Si gioca sempre con gli slogan e le parole di circostanza… però… la gente continua a morire, guardate in quei sinistri paesi del mondo, dove c’è comunismo c’è morte e disperazione.31052020

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L’assassinio di Walter Tobagi, 40 anni fa

Era uno dei giornalisti più apprezzati e noti tra quelli che si occupavano di terrorismo politico e fu ucciso perché, come dissero i suoi assassini, «non era un tipo rozzo»

01062020 Waler Tobagi..

La sera prima di essere ucciso, il giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi partecipò a un movimentato incontro al circolo della stampa di Milano. Tobagi all’epoca si occupava soprattutto di terrorismo, e il suo lavoro sul tema era considerato uno dei più attenti, raffinati e profondi in Italia. Quella sera, come succedeva spesso, finì accusato dai suoi colleghi più vicini ai movimenti di protesta di sinistra, e la discussione in breve divenne piuttosto accesa.

Ricordando i colleghi giornalisti feriti dai terroristi in quegli anni, alcuni proprio nelle settimane precedenti, Tobagi rispose ai suoi critici domandandosi: «Chissà a chi toccherà la prossima volta». Fu ucciso circa dieci ore dopo, la mattina del 28 maggio 1980, mentre usciva dalla sua casa in via Salaino, vicino al carcere di San Vittore a Milano. Aveva 33 anni. Gli sparò un commando della Brigata XXVIII Marzo, un gruppo di giovani terroristi di estrema sinistra che speravano con un’azione eclatante di farsi riconoscere dalle Brigate Rosse, il più noto gruppo terroristico italiano. Colpito da cinque colpi di pistola, Tobagi morì immediatamente.

Il suo omicidio, tra le centinaia avvenute nel periodo oggi noto come “Anni di piombo”, tra gli anni Settanta e Ottanta, fu uno di quelli che destarono l’impressione più forte ed è ricordato con emozione ancora oggi. Questa settimana il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il sindaco di Milano Beppe Sala hanno ricordato la morte di Tobagi, così come ha fatto il Corriere della Sera insieme a tutti gli altri quotidiani principali. A Milano la scuola di giornalismo dell’Università porta ancora oggi il suo nome.

Tobagi era un giornalista apprezzato dai colleghi. Equilibrato e attento, aveva scritto a lungo dei movimenti di protesta di quegli anni e poi della violenza e del terrorismo politico. Anche se era tra i più severi critici della lotta armata, cercava allo stesso tempo di comprenderne le cause e le dinamiche sociali che la alimentavano. Come ha ricordato Mattarella, «era un giornalista libero che indagava la realtà oltre gli stereotipi e pregiudizi, e i terroristi non tolleravano narrazioni diverse da quelle del loro schematismo ideologico».

Furono i suoi stessi assassini a spiegare che proprio lo sguardo critico ma profondo di Tobagi li aveva spinti a sceglierlo come bersaglio. In un articolo sul Corriere della Sera, Giovanni Bianconi ha raccontato la confessione resa prima ai magistrati e poi al processo dal fondatore, leader e poi pentito della Brigata XXVIII Marzo, Marco Barbone. Il gruppo non intendeva colpire un giornalista di «tipo rozzo», uno di quelli così acriticamente dalla parte dello Stato che «praticamente incitava a proseguire sulla strada della pena di morte sul campo».

Questi giornalisti si inserivano perfettamente nella narrazione della società portata avanti dai terroristi: quella di un paese diviso in modo inconciliabile tra uno Stato borghese monoliticamente repressivo e ostile a ogni rivendicazione sociale e un’avanguardia rivoluzionaria intenta a scuotere le coscienze dei lavoratori. Tobagi, che indagava il terrorismo cercando di comprenderne le cause e le conseguenze, era per loro molto più pericoloso degli altri. Era, come disse Barbone: uno dei «più intelligenti, che con i loro articoli non avevano l’intento di insultare o aizzare, ma funzionavano come sonda all’interno della sinistra rivoluzionaria».

Tobagi era nato a Spoleto il 18 marzo del 1947. A otto anni si era trasferito a Milano con la famiglia, suo padre era un ferroviere. Iniziata la sua carriera giornalistica al liceo, nel giornalino della scuola, negli anni successivi lavorò al quotidiano socialista L’Avanti, poi a quello cattolico Avvenire (“socialista” e “cattolica” erano i due aggettivi che lui stesso usava per descrivere la sua cultura politica) per poi arrivare al Corriere della Sera.

In quegli anni si occupò soprattutto dell’eversione e del terrorismo di estrema sinistra, oltre che della contestazione politica e culturale. Raccontò la morte dell’editore Giangiacomo Feltrinelli, a causa dell’esplosione della bomba che stava collocando su un traliccio dell’alta tensione, dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi e di quello del giudice Emilio Alessandrini. E si occupò a lungo anche di quello che era all’epoca il più organizzato e temuto gruppo terroristico d’Europa: le Brigate Rosse.

Tobagi notò come le BR e gli altri gruppi prendevano di mira soprattutto i riformisti: non i più duri nei loro confronti ma quelli che cercavano di prendere una posizione moderata e creare un dialogo tra le richieste dei movimenti di protesta e il resto della società. Per quanto questo gli facesse ritenere i gruppi terroristici particolarmente pericolosi – sosteneva che, colpendo i moderati, i terroristi rendevano la vita più facile agli estremisti anche del campo avverso – Tobagi osservò sempre con cura gli aspetti umani di quel conflitto.

Come ha ricordato Bianconi nel suo articolo per il Corriere, quando Tobagi raccontò la strage del covo di via Fracchia, una base delle BR a Genova in cui durante un’irruzione dei carabinieri furono uccisi quattro brigatisti (durante uno scontro a fuoco, secondo i carabinieri; a sangue freddo, secondo i brigatisti), si soffermò sul fatto che i vicini di casa non sembrassero troppo colpiti dalla morte di quattro ragazzi. «È come se perfino un sentimento di pietà non possa più trovar spazio», scrisse Tobagi nel suo articolo, «ed è la conseguenza più avvilente di quella strategia perversa che ha voluto puntare sulla lotta armata».

Il gruppo che lo avrebbe ucciso prese il nome proprio dall’irruzione di via Fracchia. La Brigata XXVIII marzo era stata fondata da Barbone, che aveva già militato in altri gruppi, con altri cinque membri principali. Alcuni, come lo stesso Barbone, provenivano da ambienti borghesi; altri erano studenti e figli di operai. All’epoca nessuno di loro aveva significativi contatti con le Brigate Rosse, un gruppo che si considerava esclusivo, l’élite del movimento rivoluzionario italiano. Ma con la scelta del loro nome e le azioni eclatanti che si preparavano a intraprendere, Barbone e gli altri speravano di entrare in contatto con i brigatisti e diventare parte del loro movimento.

All’inizio del mese di maggio ferirono a una gamba il giornalista di Repubblica Guido Passalaqua. Poco tempo dopo decisero di colpire più in alto. Tobagi all’epoca non era solo uno dei più noti giornalisti tra quelli che si occupavano di terrorismo, ma era anche il presidente dell’Associazione Stampa Lombarda, il sindacato regionale dei giornalisti. Da anni era considerato un possibile bersaglio dai gruppi armati. «Il suo nome», disse Barbone ai magistrati, «è circolato da sempre tra le persone da colpire».

Poco dopo aver ucciso Tobagi, la Brigata XXVIII Marzo cessò di esistere. Barbone raccontò ai magistrati: «Inizialmente ci sembrava di aver raggiunto un obiettivo, tuttavia superato questo primissimo momento si era sostituita la sensazione di totale crollo; di esserci assunti delle responsabilità, prima umane che politiche, assolutamente sproporzionate a qualsiasi tipo di logica e di giustificazione».

Barbone venne arrestato a ottobre e iniziò subito a collaborare con i magistrati. Tutti i membri della brigata furono rapidamente arrestati. Il processo, come quasi tutti quelli che riguardarono gli “anni di piombo”, lasciò molti scontenti. Barbone fu scarcerato quasi immediatamente, grazie alla sua collaborazione, e da allora ha iniziato una nuova vita (oggi fa parte dell’associazione cattolica Comunione e Liberazione). Ancora oggi rimangono dubbi sul fatto che tutti i complici e i fiancheggiatori del gruppo siano stati arrestati e sul ruolo avuto da alcuni colleghi giornalisti di Tobagi nell’incitare verso di lui l’azione dei terroristi.

Quello su cui non ci sono dubbi è invece l’eredità lasciata da Tobagi, condivisa e oggetto di poche contestazioni, un caso raro per gli episodi e i protagonisti di quegli anni. La sua storia è stata raccontata da sua figlia Benedetta in un libro di grande successo, Come mi batte forte il tuo cuoreCome ha ricordato Mattarella, Tobagi simboleggia ancora oggi il giornalismo civico, impegnato e democratico: «Di questo», ha concluso il presidente nel suo messaggio, «abbiamo bisogno».