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DELINQUENTI IN CAMBIO DI LAVORATORI !

DELINQUENTI IN CAMBIO DI LAVORATORI !

Probabilmente tanti pensavano, e credono, che “salvare vite in mare” sia una pratica lodevole e degna di profonda ammirazione… e lo è sicuramente quando le vite da salvare sono realmente in pericolo come nelle situazioni di emergenza, come l’affondamento di un nave passeggeri o la rovinosa caduta in mare di un aereo di linea civile con tante persone a bordo, ogni vita salvata è un gesto di amore verso l’umanità. Questo è il lato buono della medaglia, poi c’è l’altro lato, oscuro e fosco della medaglia, lì ci troviamo i cosiddetti “furbetti”, noi in Italia li chiamiamo così…. con dolcezza i delinquenti e ladri, i peggiori opportunisti d’ogni occasione, noi siamo famosi per coniare frasi e slogan ad effetto e gentili, in modo tale da far sembrare meno opprimenti le malefatte dei migranti, dei traghettatori di anime perse e di quel business infinito che è proprio delle ONG. Nei fatti, da ben dieci anni noi italiani siamo vittime della migrazione clandestina ed imposta, gente opportunista che con l’aiuto del governo libico di Bengasi spedisce in Europa centinaia di migliaia  di migranti per costringerci al perenne ricatto, esattamente come fa la Turchia ai confini con la Grecia. Già, sono strategie economiche e militari alle quali noi italiani, come governi di sinistra, non sappiamo opporre nessuna resistenza se non gli abituali slogan per cercare di convincere il popolo italiano che i ricatti libici e turchi sono invece “vite da salvare in mare a tutti i costi” poveri c… Già, è eloquente quello che sta accadendo ora in Libia, la vera prova del nove del ricatto quinquennale del governo libico del generale Haftar nei confronti dell’Europa e di quell’Italia, la cui mollezza  e incapacità nella politica estera è da censurare, la cui politica è fallimentare in tutti i sensi che ancora una volta ci vede vittime di un vergognoso ricatto di un governo non riconosciuto in sede internazionale e pari a quello… dell’Isis in Siria, la liberazione di quattro loro delinquenti, in carcere da noi, condannati per pluriomicidi a 30 anni di galera ciascuno per la morte per asfissia da gas di 49 immigrati nella stiva di un barcone nel tentativo di arrivare in Italia, in cambio della liberazione di 18 nostri pescatori, lavoratori arrestati e sequestrati perché secondo loro rei di aver  oltrepassato le acque territoriali con le loro imbarcazioni. Vien da ridere nel constatare quanta solerzia c’è nell’individuare i nostri pescherecci in mare internazionale, preciso non in acque territoriale libiche, e poi non individuano mai i barconi carichi di clandestini che partono proprio dalla loro coste… patetico, è la dura testimonianza di quanto i libici siano implicati nella pantomima della migrazione disperata e degli inesistenti campi di concentramento dati in pasto ai popoli europei per impietosirli. In definitiva cari amici tutti siamo nelle loro mani, sì… dobbiamo “restituire dei delinquenti assassini “ in cambio di lavoratori ! Povera Italia e poveri italiani, siamo diventati la barzelletta del mondo, da quinta potenza mondiale anteguerra sino a ad essere il Pulcinella del Mediterraneo e cosa ancor più incredibile sono le dichiarazioni, a seguire si riportano, dell’armatore e datore di lavoro dei pescatori e dei pescherecci sequestrati : «Ci siamo resi conto che con quel pezzo di Libia hanno rapporti solo Turchia e Francia. E quindi abbiamo pensato che forse è meglio rivolgerci a Macron, anziché a Conte…». Non ho altro da aggiungere siamo alla frutta e spero che questo governo vada a casa il 22 di settembre.152029

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MEDITERRANEO

Libia, ricatto di Haftar all’Italia: «I vostri pescatori liberi se ci restituite i nostri calciatori»

Le milizie del Generale vogliono il rilascio di 4 scafisti condannati per omicidio. Il pm: «Ripugnante»

di Felice Cavallaro

MAZARA DEL VALLO (Trapani) Il sequestro dei due natanti e dei 18 pescatori siciliani bloccati a Bengasi da dieci giorni rischia di trasformarsi in una proposta indecente, «comunque irricevibile». Perché dalla Libia, non dalla Tripoli del traballante governo riconosciuto dall’Onu, ma da ambienti considerati vicini al generale della Cirenaica Khalifa Haftar rimbalza in Italia la proposta di una trattativa che trasformerebbe in ostaggi i pescatori accusati di avere violato le acque libiche. Ostaggi da scambiare con quattro libici arrestati nel 2015 a Catania, processati in Corte di Assise e in Cassazione, condannati a 30 anni come trafficanti di migranti e assassini. Considerati però da amici, familiari e miliziani libici solo dei presunti «giovani calciatori».

Attaccanti diretti in Germania

Una tesi bizzarra sostenuta da un nugolo di parenti schierati al porto di Bengasi con cartelli rivolti ad Haftar perché non si tratterebbe di trafficanti, ma di attaccanti e terzini che avrebbero voluto raggiungere la Germania per essere arruolati come professionisti nelle grandi squadre: «Calciatori in cerca di fortuna, migranti come quelli che viaggiavano con loro, non scafisti».

Non solo scafisti, ma brutali assassini

Il contrario di quanto accertato dalla magistratura adesso sconcertata da questa ipotesi definita «ripugnante» dal procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro: «Altro che giovani calciatori. Non furono condannati solo perché al comando dell’imbarcazione, ma anche per omicidio. Avendo causato la morte di quanti trasportavano, 49 migranti tenuti in stiva. Lasciati morire in maniera spietata. Sprangando il boccaporto per non trovarseli in coperta. Un episodio fra i più brutali mai registrati».

I parenti dei pescatori protestano

È un quadro surreale perché la richiesta è di fare tornare gli «assassini» in Libia per riprendere a giocare nelle squadre di Bengasi e dintorni. Un quadro destinato ad alimentare polemiche politiche e ad aprire una complessa pagina diplomatica, mentre i servizi di intelligence sono al lavoro invocando riserbo. Ma a temere che il silenzio non aiuti a liberare i pescatori sono i familiari dei 18 siciliani riuniti con gli armatori dei due pescherecci, Antartide e Medinea. Tutti raccolti in un magazzino del porto di Mazara. Decisi a protestare contro «l’inefficienza del governo italiano», come dice Leonardo Gancitano, l’armatore dell’Antartide: «Ci siamo resi conto che con quel pezzo di Libia hanno rapporti solo Turchia e Francia. E quindi abbiamo pensato che forse è meglio rivolgerci a Macron, anziché a Conte…». Amara considerazione echeggiata mentre molti ringraziavano solo una deputata eletta a Mazara con i Cinque Stelle, Vita Martinciglio, come affonda Gancitano: «È l’unica a darci notizie. Gli altri impegnati in campagna elettorale. Distratti da quello che diventerebbe un ricatto, se le notizie di uno scambio dovessero prendere davvero corpo». E prova a confortare donne disperate come Rosaria Giacalone, moglie del direttore di macchina di uno dei due pescherecci, o Rosa Ingargiola, madre di Pietro Marrone, il comandante del Medinea: «La notte non si dorme, il giorno si piange, voglio rivedere mio figlio…».

Lo scambio ? «Enormità giuridica»

S’affaccia lo spettro del ricatto. Ma ogni margine di trattativa sembra svanire davanti a un processo con imputati considerati responsabili di quella che fu definita «la strage di Ferragosto». Cinque anni fa i quattro libici, tutti fra i 23 e i 25 anni, Joma Tarek Laamami, Abdel-Monsef, Mohannad Jarkess e Abd Arahman Abd Al Monsiff, con quattro marocchini, anche loro condannati e reclusi in carcere, furono accusati di non avere liberato i 49 migranti rinchiusi in stiva. Per questo il procuratore Zuccaro considera l’eventualità di «uno scambio di ostaggi» una enormità giuridica:«Non penso che verremo interpellati, ma da operatori del diritto saremmo assolutamente contrari. Sarebbe una cosa ripugnante».

14 settembre 2020 (modifica il 14 settembre 2020 | 07:47)

 

DELINQUENTI IN CAMBIO DI LAVORATORI !ultima modifica: 2020-09-16T16:15:34+02:00da
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