EMBARGO PETROLIO… SI’ VABBE’ E NOI ANDIAMOA PIEDI ?

09032022 PETROLIO

EMBARGO PETROLIO… SI’ VABBE’ E NOI ANDIAMOA PIEDI  ?

Come ogni giorno al mattino prendo l’auto per recarmi al lavoro e osservo che la lancetta del carburante è scesa al limite della riserva e decido di approvvigionarmi per evitare di restare a secco… visti anche i tempi di guerra che non consigliano proprio di tentare la sorte con i rifornimenti. Arrivo alla solita stazione di servizio e resto di stucco nel guardare il  suo display luminoso che indica il prezzo del gasolio che è arrivato alla incredibile cifra di € 2,10… un prezzaccio da infarto… qualcosa che inorridisce ed irrita, anche perché so per certo di non aver mai pagato un prezzo così elevato in anni precedenti e ricordo bene quando in Italia nel 1999 lo stesso carburante costava appena 1.500 lire, somma paragonabile agli attuali 0,80 centesimi di euro.. già la mia bella e meravigliosa lira che maltrattata da tutti in Europa ma che a noi ha fatto vivere alla grande. Già, il petrolio è sempre stato il “tallone d’Achille” dell’autotrazione europea e noi italiani ne sappiamo qualcosa in termini di aumenti costanti ed incertezze sui rifornimenti. Difatti l’auto elettrica andava proprio nella giusta direzione per liberarsi definitivamente dei carburanti fossili oltre che inquinare l’aria in modo tangibile, ma purtroppo i conti bisogna sempre farli con il solito imprevisto di turno  e questa volta ci tocca farli con la guerra in Ucraina, il mondo e l’economia sono stravolti  ed è chiaro che le forniture russe hanno sempre giocato un ruolo di primaria importanza nell’economia dei Paesi europei che vengono riforniti di petrolio e gas da anni puntualmente dal gigante gassìfero e petrolifero  e che fortunatamente, nonostante il conflitto bellico in corso, continua a rifornirci  di gas e petrolio. E qui che le cose non collimano con la logica delle cose e cioè : se i rifornimenti sono costanti e continui  e il petrolio è sempre reperibile anche dai mercati arabi e non ci sono stati tagli ai rifornimenti né un crollo della produzione giornaliera di barili, ci spiegate cari signori del governo, del ministero della transizione ecologica  e dello sviluppo economico perché un litro di gasolio oggi l’ho dovuto pagare ad € 2,10 euro ? Stante i miei ragionamenti ho il sospetto e timore che intorno alla questione carburanti si stia giocando una grande ed epocale partita speculativa globale che nella storia dei carburanti per autotrazione non ha precedenti. Già, perché i contratti in essere sono sempre quelli pattuiti e sottoscritti con la Russia prima della guerra in Ucraina e il prezzo è sempre quello… salvo che non ci siano delle clausole misteriose a noi sconosciute che ne determinano un aumento automatico in caso di conflitti. No, è sempre la solita storia, quando ci sono tensioni internazionali chi paga siamo sempre noi automobilisti ed autotrasportatori e tutti quelli che vivono e lavorano col gasolio, ma è mai possibile che in questa “benedetta Unione europea” non ci sia mai stato qualcuno intelligente e in gradi di capire il problema e magari  stipulare un rigido contratto di fornitura valido per tutti i Paesi dell’unione che blocchi il prezzo del carburante per anni e lo tenga costante o al massimo concedendo delle ridottissime oscillazioni di mercato anche in casi di guerra o calamità naturali ?  Un qualcosa di simile come si è fatto durante la pandemia per i vaccini.  E’ ovvio che se lasciamo il potere della gestione del prezzo alle società petrolifere o ai grandi commercianti noi avremo sempre un prezzo che fluttuerà a loro piacimento e sempre in crescendo… e nei fatti possono spremerci come dei limoni.  Ora il problema petrolio assume contorni  da thriller perché il Presidente americano Joe Biden… già sempre lui… preme per ulteriori sanzioni alla Russia ed oggi  ha dichiarato che entro fine anno gli USA non acquisteranno più il petrolio russo e a questa dichiarazione è subito seguita quella russa che per effetto ritorsione minaccia l’interruzione totale dei rifornimenti di gas e petrolio a tutta l’Europa. E dico io al signor Joe… ma era proprio necessario dirlo ? Non bastava semplicemente farlo in modo discreto e diplomatico e nel silenzio mediatico? Basta non acquistare più il loro petrolio e il gioco è fatto ed allora,  “caro Joe”… che bisogno c’è di dirlo pubblicamente e con tono minaccioso per far inevitabilmente terrore sui consumatori finali e dar luogo ad altra volgare speculazioni  ? Eh sì, perché nei prossimi giorni il gasolio tenterà di arrivare alla soglia degli  € 2,50 al litro anche perché il nostro governo non sembra intenzionato a togliere le accise né a bloccare il prezzo ponendo un limite all’aumento. Siamo allo stesso livello della mancata programmazione energetica per l’energia elettrica perché avere il gasolio a questo prezzo ed il gas decuplicato significa far affondare l’economia e mettere alla fame i lavoratori tutti. Già, solo adesso i nostri politici si rendono conto di quanto sono stati sprovveduti ed incapaci nell’affrontare e risolvere il problema energetico e sono colpevoli e responsabili d’aver messo… purtroppo il Paese in ginocchio.

08032022 …by… https://manliominicucci.myblog.it/

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Cosa significherebbe per il mondo il divieto Usa sul greggio russo?

di Noah Browning e Simon Jessop e Balazs Koranyi – 10 h fa

09032022 PETROLIO

© Reuters/Todd Korol

di Noah Browning e Simon Jessop e Balazs Koranyi

(Reuters) – La possibilità che gli Usa possano introdurre un divieto sulle importazioni di greggio russo ha innescato un balzo nei prezzi del Brent a quasi 140 dollari il barile, il livello più alto dal 2008.

La Russia è il principale esportatore al mondo di greggio e di prodotti petroliferi con circa 7 milioni di barili al giorno ovvero il 7% della produzione mondiale. Un tale divieto non avrebbe precedenti e potrebbe provocare uno shock inflazionistico.

Ecco alcune delle possibili conseguenze di un tale provvedimento:

PREZZI RECORD

I governi occidentali non hanno colpito direttamente con le sanzioni il settore energetico russo ma alcuni clienti hanno già cominciato a evitarlo per non dover fare i conti successivamente con problemi di tipo legale.

Jp Morgan prevede che il prezzo del greggio possa arrampicarsi fino alla soglia record di 185 dollari il barile entro la fine del 2022 se i problemi alle esportazioni russe durassero così tanto sebbene, in linea con gli analisti interpellati da Reuters, la banca si aspetti un prezzo medio per l’anno al di sotto dei 100 dollari.

L’ultima volta in cui i prezzi del greggio hanno superato la soglia dei 100 dollari è stato nel 2014 e i livelli raggiunti ieri non erano lontani dal picco di oltre 147 dollari visto a luglio 2008. Soltanto due anni fa, il calo della domanda provocato dal Covid ha spinto il costo del petrolio West Texas al di sotto di 0 dollari.

“Una guerra prolungata che provochi diffusi problemi alle forniture di materie prime potrebbe vedere il Brent oltre la soglia di 150 dollari”, ragiona Giovanni Staunovo, analista per le materie prime di Ubs.

SHOCK INFLAZIONE

Mentre i prezzi del gas naturale hanno toccato i massimi storici, il balzo dei prezzi dell’energia dovrebbe spingere l’inflazione oltre il 7% su entrambe le sponde dell’Atlantico nei prossimi mesi.

In generale, a ogni aumento del 10% dei prezzi del greggio corrisponde un incremento dell’inflazione della zona euro di 0,1-0,2 punti percentuali. Dal primo gennaio, il Brent è salito di circa l’80% in euro. Negli Usa, a ogni aumento di 10 dollari il barile corrisponde un incremento dell’inflazione di 0,2 punti percentuali.

La Russia inoltre è anche il principale esportatore al mondo di cereali e fertilizzanti e uno dei principali produttori di palladio, nichel, carbone e acciaio. Il tentativo di escludere la sua economia dagli scambi colpirebbe molti settori e andrebbe ad accrescere i timori per la sicurezza alimentare mondiale.

COLPO PER LA CRESCITA

Inoltre, un divieto sulle importazioni di gas russo rallenterebbe ulteriormente la ripresa mondiale che si sta concretizzando dopo due anni di pandemia.

I calcoli preliminari della Bce mostrano che la guerra potrebbe ridurre la crescita della zona euro di 0,3-0,4 punti percentuali quest’anno in uno scenario base e di 1 punto percentuale in quello di uno shock grave.

Nei prossimi mesi, c’è il concreto rischio di stagflazione, o di una crescita minima e, contemporaneamente, di un’inflazione alle stelle. Tuttavia la crescita della zona euro dovrebbe restare solida nonostante il prezzo delle materie prime.

Negli Usa, la Fed stima che a ogni aumento di 10 dollari al barile nei prezzi del greggio corrisponda un taglio della crescita di 0,1 punti percentuali, anche se altri enti previsori vedono un impatto minore.

In Russia, i danni saranno probabilmente vasti e immediati: Jp Morgan ritiene che l’economia del Paese si contrarrà del 12,5%.

…E PER LE BANCHE CENTRALI

Per la Fed, l’impatto dell’inflazione si è già rivelato troppo forte e il governatore Jerome Powell ha detto che occorre alzare i tassi di interesse questo mese.

Per la Bce, è meno necessario un intervento urgente.

“Nessuno può davvero aspettarsi che la Bce inizi un percorso di normalizzazione della politica monetaria in un momento di tal incertezza”, dice l’economista di Ing Carsten Brzeski.

ALTERNATIVE?

Con un ritorno della richiesta di carburanti fossili dopo la pandemia e l’offerta ancora limitata, ci si troverà sotto pressione per potenziare l’offerta nonostante l’impegno a sostenere l’energia verde.

“Nel breve termine ci sarà una riduzione delle iniziative green nel tentativo di far invertire la rotta della contrazione vista nelle forniture di carburanti fossili”, dice Susannah Streeter, senior investment and markets analyst di Hargreaves Lansdown.

Intanto i colloqui per sganciare l’Iran dalle sanzioni internazionali sono già a buon punto e i prezzi del greggio alle stelle sono destinati a sostenere gli investimenti nello scisto Usa.

LA VISIONE SUL LUNGO PERIODO

Le frizioni tra Russia e Occidente sono destinate a rafforzare le relazioni di Mosca con Pechino ma le infrastrutture energetiche tra i due Paesi sono scarse.

Le rinnovabili potrebbero ricevere una spinta nel medio e lungo termine mentre i Paesi cercano di rendersi indipendenti dall’energia russa.

“Dovremmo dirottare i sussidi che ora utilizziamo per gas naturale, carbone e petrolio su energie rinnovabili, mobilità elettrica, infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici, pompe di calore e miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici”, spiega Wolfgang Ketter, professore alla Rotterdam School of Management.

“Qualsiasi cosa che possa portare alla sicurezza energetica di lungo termine riducendo la dipendenza dai carburanti fossili”.

 

 

ENGLISH

 

EMBARGO PETROLIO … YES WELL AND WE GO ON FOOT?

Like every day in the morning, I take the car to go to work and I observe that the fuel needle has dropped to the limit of the reserve and I decide to stock up to avoid running out of water … also given the times of war that do not really recommend try your luck with supplies. I arrive at the usual service station and I am amazed to look at its luminous display that indicates the price of diesel which has reached the incredible figure of € 2.10 … a heart attack price … something that horrifies and irritates, even because I know for sure that I have never paid such a high price in previous years and I remember well when in Italy in 1999 the same fuel cost just 1,500 lire, a sum comparable to the current 0.80 euro cents .. already my beautiful and wonderful lira that mistreated by everyone in Europe but that made us live great. Yes, oil has always been the “Achilles’ heel” of European transport and we Italians know something about it in terms of constant increases and uncertainties about supplies. In fact, the electric car was going in the right direction to permanently get rid of fossil fuels as well as polluting the air in a tangible way, but unfortunately we always have to deal with the usual unexpected events and this time we have to do them with the war in Ukraine. , the world and the economy are upset and it is clear that Russian supplies have always played a role of primary importance in the economy of European countries that have been supplied with oil and gas for years on time by the gas and oil giant and that fortunately, despite the ongoing war continues to supply us with gas and oil. It is here that things do not coincide with the logic of things, that is: if supplies are constant and continuous and oil is always available also from Arab markets and there have been no cuts in supplies or a collapse in the daily production of barrels, there explain dear gentlemen of the government, of the ministry of ecological transition and economic development why I had to pay € 2.10 for a liter of diesel today? Given my reasoning, I suspect and fear that a great and epochal global speculative game is being played around the fuel issue that is unprecedented in the history of automotive fuels. Yes, because the contracts in place are always those agreed and signed with Russia before the war in Ukraine and the price is always the same … unless there are mysterious clauses unknown to us that determine an automatic increase in the event of conflicts. No, it is always the same story, when there are international tensions it is always us motorists and hauliers and all those who live and work with diesel fuel who pay, but it is never possible that in this “blessed European Union” there has never been someone intelligent and able to understand the problem and perhaps stipulate a rigid supply contract valid for all the countries of the union that blocks the price of fuel for years and keeps it constant or at most allowing very low market fluctuations even in cases of war or natural disasters? Something similar to what was done during the vaccine pandemic. It is obvious that if we leave the power of price management to oil companies or large traders, we will always have a price that will fluctuate as they please and always on the rise … and in fact they can squeeze us like lemons. Now the oil problem takes on the contours of a thriller because the American President Joe Biden … always him … is pressing for further sanctions on Russia and today he declared that by the end of the year the USA will no longer buy Russian oil and this declaration is immediately followed by the Russian one, which as a result of retaliation threatens the total interruption of gas and oil supplies to all of Europe. And I say to Mr. Joe … but was it really necessary to say it? Wasn’t it enough just to do it in a discreet and diplomatic way and in the silence of the media? Just stop buying their oil and that’s it and then, “dear Joe” … what need is there to say it publicly and in a threatening tone to inevitably terrorize final consumers and give rise to other vulgar speculations? Yes, because in the next few days diesel will try to reach the € 2.50 per liter threshold also because our government does not seem willing to remove excise duties or to block the price by placing a limit on the increase. We are at the same level as the lack of energy planning for electricity because having diesel at this price and gas increased tenfold means sinking the economy and starving all workers. Yes, only now our politicians realize how inexperienced and incapable they have been aci in addressing and solving the energy problem and are guilty and responsible for having brought … unfortunately the country to its knees.

08032022 … by … https://manliominicucci.myblog.it/

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What would the US ban on Russian crude mean for the world?

by Noah Browning and Simon Jessop and Balazs Koranyi – 10 h ago

09032022 PETROLIO

© Reuters / Todd Korol

 

by Noah Browning and Simon Jessop and Balazs Koranyi

(Reuters) – The possibility that the US could introduce a ban on imports of Russian crude has triggered a jump in Brent prices to nearly $ 140 a barrel, the highest level since 2008.

Russia is the world’s leading exporter of crude oil and petroleum products with approximately 7 million barrels per day or 7% of world production. Such a ban would be unprecedented and could cause an inflationary shock.

Here are some of the possible consequences of such a measure:

RECORD PRICES

Western governments have not directly targeted the Russian energy sector with sanctions, but some customers have already begun to avoid it so as not to have to deal with legal problems later on.

JP Morgan predicts that the price of crude oil could climb to a record $ 185 a barrel by the end of 2022 if the problems with Russian exports last so long, although, in line with analysts polled by Reuters, the bank expects a price. average for the year below $ 100.

The last time crude oil prices crossed the $ 100 mark was in 2014 and the levels reached yesterday were not far from the peak of over $ 147 seen in July 2008. Just two years ago, the drop in demand caused by the Covid has pushed the cost of West Texas oil below $ 0.

“A protracted war that causes widespread problems in supplying raw materials could see Brent cross the $ 150 mark,” argues Giovanni Staunovo, UBS commodity analyst.

SHOCK INFLATION

As natural gas prices hit all-time highs, the jump in energy prices is expected to push inflation over 7% on both sides of the Atlantic in the coming months.

In general, every 10% increase in crude oil prices corresponds to an increase in euro zone inflation of 0.1-0.2 percentage points. Since January 1, Brent has risen by around 80% in euros. In the US, every 10 dollars a barrel increase corresponds to an increase in inflation of 0.2 percentage points.

Russia is also the world’s leading exporter of cereals and fertilizers and a leading producer of palladium, nickel, coal and steel. The attempt to exclude its economy from trade would affect many sectors and increase fears about world food security.

SHOT FOR GROWTH

Furthermore, a ban on Russian gas imports would further slow down the global recovery that is materializing after two years of pandemic.

Preliminary ECB calculations show that the war could reduce eurozone growth by 0.3-0.4 percentage points this year in a baseline scenario and by 1 percentage point in that of a severe shock.

In the coming months, there is a real risk of stagflation, or minimal growth and, at the same time, skyrocketing inflation. However, euro zone growth is expected to remain solid despite commodity prices.

In the US, the Fed estimates that every $ 10 a barrel increase in crude oil prices will result in a 0.1 percentage point cut in growth, although other forecasters see a smaller impact.

In Russia, the damage is likely to be vast and immediate: JP Morgan believes the country’s economy will contract by 12.5%.

ALTERNATIVES?

With the demand for fossil fuels returning after the pandemic and supply still limited, there will be pressure to increase supply despite a commitment to support green energy.

“In the short term, there will be a reduction in green initiatives in an effort to reverse the contraction seen in fossil fuel supplies,” said Susannah Streeter, senior investment and markets analyst at Hargreaves Lansdown.

Meanwhile, talks to unhook Iran from international sanctions are already well underway and skyrocketing crude oil prices are destined to support investments in US shale.

 

 

 

FRENCH

 

EMBARGO PETROLIO … OUI BIEN ET NOUS ALLONS A PIED ?

Comme tous les jours le matin, je prends la voiture pour aller au boulot et je constate que l’aiguille d’essence est descendue à la limite de la réserve et je décide de faire le plein pour ne pas manquer d’eau… vu aussi les horaires de guerre qui ne recommande pas vraiment de tenter votre chance avec des fournitures. J’arrive à la station-service habituelle et je suis étonné de regarder son affichage lumineux qui indique le prix du diesel qui a atteint le chiffre incroyable de 2,10 €… un prix crise cardiaque… quelque chose qui horrifie et irrite, même parce que Je sais avec certitude que je n’ai jamais payé un prix aussi élevé les années précédentes et je me souviens bien quand en Italie en 1999 le même carburant ne coûtait que 1 500 lires, une somme comparable aux 0,80 centimes d’euro actuels .. déjà ma belle et merveilleuse lire ça maltraité par tout le monde en Europe mais ça nous a fait vivre super. Oui, le pétrole a toujours été le «talon d’Achille» du transport européen et nous, Italiens, en savons quelque chose en termes d’augmentations constantes et d’incertitudes sur les approvisionnements. En fait, la voiture électrique allait dans le bon sens pour se débarrasser définitivement des combustibles fossiles ainsi que polluer l’air de manière tangible, mais malheureusement nous devons toujours faire face aux imprévus habituels et cette fois nous devons les faire avec la guerre en Ukraine. , le monde et l’économie sont bouleversés et il est clair que les approvisionnements russes ont toujours joué un rôle de première importance dans l’économie des pays européens qui ont été approvisionnés en pétrole et en gaz pendant des années par le gaz et géant pétrolier et qui heureusement, malgré la guerre en cours, continue de nous approvisionner en gaz et en pétrole. C’est ici que les choses ne coïncident pas avec la logique des choses, c’est-à-dire : si les approvisionnements sont constants et continus et que le pétrole est toujours disponible également sur les marchés arabes et qu’il n’y a pas eu de coupures d’approvisionnement ni d’effondrement de la production quotidienne de barils, expliquez-vous chers messieurs du gouvernement, du ministère de la transition écologique et du développement économique pourquoi j’ai dû payer 2,10€ le litre de gasoil aujourd’hui ? Compte tenu de mon raisonnement, je soupçonne et crains qu’un grand jeu spéculatif mondial d’époque se joue autour de la question du carburant qui est sans précédent dans l’histoire des carburants automobiles. Oui, car les contrats en place sont toujours ceux convenus et signés avec la Russie avant la guerre en Ukraine et le prix est toujours le même… à moins qu’il y ait des clauses mystérieuses qui nous sont inconnues et qui déterminent une augmentation automatique en cas de conflits. Non, c’est toujours la même histoire, quand il y a des tensions internationales, c’est toujours nous, automobilistes et transporteurs et tous ceux qui vivent et travaillent avec du gazole, qui payons, mais il n’est jamais possible que dans cette “Union européenne bénie” il n’y ait jamais été quelqu’un d’intelligent et capable de comprendre le problème et peut-être stipuler un contrat d’approvisionnement rigide valable pour tous les pays de l’union qui bloque le prix du carburant pendant des années et le maintient constant ou tout au plus permettant de très faibles fluctuations du marché même en cas de guerre ou catastrophes naturelles? Quelque chose de similaire à ce qui a été fait pendant la pandémie de vaccin. Il est évident que si nous laissons le pouvoir de gestion des prix aux compagnies pétrolières ou aux grands traders, nous aurons toujours un prix qui fluctuera à leur guise et toujours à la hausse… et en fait ils peuvent nous presser comme des citrons. Maintenant, le problème du pétrole prend les contours d’un thriller parce que le président américain Joe Biden … toujours lui … fait pression pour de nouvelles sanctions contre la Russie et aujourd’hui, il a déclaré que d’ici la fin de l’année, les États-Unis n’achèteraient plus de russe pétrole et cette déclaration est immédiatement suivie par celle de la Russie qui, en représailles, menace l’interruption totale de l’approvisionnement en gaz et en pétrole de toute l’Europe. Et je dis à M. Joe… mais était-il vraiment nécessaire de le dire ? Ne suffisait-il pas de le faire de manière discrète et diplomatique et dans le silence des médias ? Il suffit d’arrêter d’acheter leur pétrole et c’est tout et puis, “cher Joe”… à quoi bon le dire publiquement et sur un ton menaçant pour terroriser inévitablement les consommateurs finaux et donner lieu à d’autres spéculations vulgaires ? Oui, car dans les prochains jours le diesel tentera d’atteindre le seuil de 2,50 € le litre aussi parce que notre gouvernement ne semble pas disposé à supprimer les droits d’accises ou à bloquer le prix en fixant une limite à l’augmentation. On est au même niveau que l’absence de planification énergétique pour l’électricité car avoir du diesel à ce prix et du gaz décuplé c’est faire sombrer l’économie et affamer tous les travailleurs. Oui, ce n’est que maintenant que nos politiciens réalisent à quel point ils ont été inexpérimentés et incapables aci dans l’examen et la résolution du problème énergétique et sont coupables et responsables d’avoir mis … malheureusement le pays à genoux.

08032022 … par … https://manliominicucci.myblog.it/

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Que signifierait l’interdiction américaine du brut russe pour le monde ?

par Noah Browning et Simon Jessop et Balazs Koranyi – il y a 10 h

09032022 PETROLIO

© Reuters / Todd Korol

de Noah Browning et Simon Jessop et Balazs Koranyi

(Reuters) – La possibilité que les États-Unis puissent introduire une interdiction des importations de brut russe a déclenché une flambée des prix du Brent à près de 140 dollars le baril, le plus haut niveau depuis 2008.

La Russie est le premier exportateur mondial de pétrole brut et de produits pétroliers avec environ 7 millions de barils par jour, soit 7 % de la production mondiale. Une telle interdiction serait sans précédent et pourrait provoquer un choc inflationniste.

Voici quelques-unes des conséquences possibles d’une telle mesure :

PRIX RECORDS

Les gouvernements occidentaux n’ont pas directement ciblé le secteur énergétique russe avec des sanctions, mais certains clients ont déjà commencé à l’éviter pour ne pas avoir à faire face à des problèmes juridiques plus tard.

JP Morgan prévoit que le prix du pétrole brut pourrait grimper à un record de 185 dollars le baril d’ici la fin de 2022 si les problèmes avec les exportations russes durent aussi longtemps, même si, conformément aux analystes interrogés par Reuters, la banque s’attend à un prix moyen. pour l’année en dessous de 100 $.

La dernière fois que les prix du pétrole brut ont franchi la barre des 100 dollars, c’était en 2014 et les niveaux atteints hier n’étaient pas loin du sommet de plus de 147 dollars observé en juillet 2008. Il y a tout juste deux ans, la baisse de la demande provoquée par le Covid a poussé le coût du pétrole de l’ouest du Texas inférieur à 0 $.

“Une guerre prolongée qui cause des problèmes généralisés d’approvisionnement en matières premières pourrait voir le Brent franchir la barre des 150 dollars”, fait valoir Giovanni Staunovo, analyste des matières premières chez UBS.

GONFLAGE CHOC

Alors que les prix du gaz naturel atteignent des sommets historiques, la flambée des prix de l’énergie devrait pousser l’inflation à plus de 7 % des deux côtés de l’Atlantique au cours des prochains mois.

En général, chaque augmentation de 10% des prix du pétrole brut correspond à une augmentation de l’inflation de la zone euro de 0,1-0,2 point de pourcentage. Depuis le 1er janvier, le Brent s’est apprécié d’environ 80% en euros. Aux États-Unis, chaque augmentation de 10 dollars du baril correspond à une augmentation de l’inflation de 0,2 point de pourcentage.

La Russie est également le premier exportateur mondial de céréales et d’engrais et l’un des principaux producteurs de palladium, de nickel, de charbon et d’acier. La tentative d’exclure son économie du commerce affecterait de nombreux secteurs et augmenterait les craintes concernant la sécurité alimentaire mondiale.

COUP POUR LA CROISSANCE

De plus, une interdiction des importations de gaz russe ralentirait davantage la reprise mondiale qui se matérialise après deux ans de pandémie.

Les calculs préliminaires de la BCE montrent que la guerre pourrait réduire la croissance de la zone euro de 0,3 à 0,4 point de pourcentage cette année dans un scénario de référence et de 1 point de pourcentage dans celui d’un choc sévère.

Dans les mois à venir, le risque de stagflation, c’est-à-dire de croissance minimale et, en même temps, d’inflation galopante, est réel. Cependant, la croissance de la zone euro devrait rester solide malgré les prix des matières premières.

Aux États-Unis, la Fed estime que chaque augmentation de 10 dollars le baril des prix du pétrole brut entraînera une réduction de 0,1 point de pourcentage de la croissance, bien que d’autres prévisionnistes voient un impact moindre.

En Russie, les dégâts risquent d’être importants et immédiats : JP Morgan estime que l’économie du pays va se contracter de 12,5 %.

ALTERNATIVES ?

Avec le retour de la demande de combustibles fossiles après la pandémie et l’offre toujours limitée, il y aura une pression pour augmenter l’offre malgré un engagement à soutenir l’énergie verte.

“À court terme, il y aura une réduction des initiatives vertes dans le but d’inverser la contraction observée dans les approvisionnements en combustibles fossiles”, a déclaré Susannah Streeter, analyste principale des investissements et des marchés chez Hargreaves Lansdown.

Pendant ce temps, les pourparlers pour retirer l’Iran des sanctions internationales sont déjà bien avancés et la flambée des prix du pétrole brut est destinée à soutenir les investissements dans le schiste américain.

EMBARGO PETROLIO… SI’ VABBE’ E NOI ANDIAMOA PIEDI ?ultima modifica: 2022-03-08T23:58:21+01:00da manlio22ldc
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