BRAVO GEN. TRICARICO !

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BRAVO GEN. TRICARICO !

Finalmente c’è qualcuno che comincia a capire quanto siano deleterie le missioni all’estero di noi occidentali nei paesi di fede islamica. Il generale Tricarico ha centrato una spiacevole e santa verità, così è stato in Libano, in Libia, in Iraq ed ora lo sbaglio emerge drammaticamente anche in Afghanistan. Finche l’occidente non comprenderà che i paesi islamici resteranno sempre fedeli alle loro convinzioni rifiutando il modello democratico occidentale noi sprecheremo solo tempo e danaro e qualche volta, com’è accaduto a Nassiriya, ci lasciamo sul campo anche i nostri ragazzi che lì c’erano andati per una missione di pace… roba da non credere e da ridere se non si trattaste di una drammaticità unica. “Ficchiamocelo nella zucca” la democrazia non può esistere né convivere con la religione islamica… concetto che può non piacere o piacere ma la realtà è solo questa, non vi è spazio nella religione islamica per niente e nessuno anzi, vige solo una regola:  “o con l’Islam o contro l’Islam e… punto”. Chi vuol intendere… intenda… compreso la giornalista dell’articolo che spara accuse ingiustificate a destra e a manca per giustificare l’ingiustificabile ! Le missioni all’estero possono solo essere valide se di assistenza e solidarietà con aiuti economici, viveri e medicinali ma quando si portano le truppe in casa d’altri per imporre la propria volontà, anche se il fine è meraviglioso, è ovvio che gli occidentali verranno sempre visti come odiati nemici satanici, già… perché per  loro siamo semplicemente dei volgari infedeli, apostati e dediti alle più perverse pratiche che per loro sono inimmaginabili, il concetto prioritario inculcato nella loro mente sono i versetti del Corano e per tale conseguenza i mussulmani non capiscono cosa sia la “democrazia, la libertà né possono accettare e tollerare l’dea della parità di genere anche se ora per mera opportunità dichiarano più aperture verso le donne. Sono per loro concetti inaccettabili e noi occidentali avremmo già dovuto comprenderlo nel 1980 quando l’Iran sciita cadde nelle mani, con un colpo di stato, dell’Ayatollah Khomeini e spazzò dal paese persiano la democrazia e libertà di stampo occidentale da anni portata avanti e sostenuta dall’allora Scià Reza Pahlavi per instaurare un regime totalitario islamico dei peggiori con l’applicazione  integrale della sharia, la legge islamica. Allora la rivoluzione islamica funzionò alla grande come ha funzionato in medio oriente e nel nord Africa e il generale Tricarico, evidentemente si è reso conto, a seguito di fatti ineluttabili, che il tanto decantato dialogo con i paesi islamici è quanto meno complicato se non proprio impossibile. Certo, noi ci facciamo affari con i paesi del golfo ma li facciamo rispettando i loro criteri e le loro convinzioni e siamo sempre  noi occidentali che dobbiamo inevitabilmente sottometterci alla loro volontà e facciamo di tutto per non offenderli o urtare la loro sensibilità. Non dimentichiamo quel che accadde nel 2016 quando l’allora nostro presidente del consiglio, Matteo Renzi, ordinò di  coprire  le nude statue dell’arte italiana dei Musei Capitolini per non scandalizzare il premier iraniano Rouhani, ospite nell’occasione di una visita ufficiale di stato. Il “montepremi della copertura” si giustificava in 17 miliardi di dollari di commissioni… quindi andava bene sottomettersi per tale cifra ! La domanda che pongo da ben 30 anni è sempre la stessa : ma noi occidentali potremo mai pacificamente riuscire a convivere con i mussulmani ? E’ possibile dividere lo stesso spazio comune ? Forse la risposte le possiamo ricercare nei tanti fallimenti delle missioni all’estero e nell’integrazione dei mussulmani in Europa ! 17082021 …by… … https://manliominicucci.myblog.it/       https://vk.com/id529229155

“Washington renda pubblici gli accordi di Doha che hanno deciso il ritiro. Non dare legittimità al governo talebano”

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Il generale Tricarico (Icsa). “Il fallimento e il collasso afgano ci devono far riflettere sulle cosiddette missioni di formazione predilette dai governi italiani. Rischiamo di sprecare tempo, risorse e formare nemici”

di Claudia Fusani

“Washington renda noti immediatamente, senza ulteriore indugio, gli accordi di Doha dell’aprile 2020 quando l’amministrazione Usa decise il disimpegno militare dall’Afghanistan. Senza questa operazione di trasparenza, ci parliamo addosso, ci stupiamo, shoccati per le immagini di persone attaccate alle ruote degli aerei che cercano di scappare da Kabul ma la comunità occidentale non avrà gli strumenti per decidere cosa fare. Ed è chiaro a tutti che non abbiamo un minuto da perdere visto che le milizie talebane stanno andando casa per casa per vendicarsi di chi in questi vent’anni ha appoggiato le missioni militari della Nato e delle Nazioni Unite”.

Leonardo Tricarico è stato per anni consigliere militare a palazzo Chigi e ora è presidente della Fondazione Icsa, think tank di analisi militare e geopolitica. Ha seguito anche personalmente la maggior parte delle principali missioni militari italiane. Quella in Afghanistan “mostrava da tempo gli indizi inequivocabili del fallimento”.

Generale, spegni meglio il “suo” appello a Washington?

“Al punto in cui siamo, più che le analisi, è indispensabile conoscere il contenuto degli accordi che nell’aprile 2020 l’amministrazione di Washington ha sottoscritto con i capi talebani per decidere tempi e modi del ritiro delle truppe ma soprattutto tempi e modi della gestione del paese da parte del popolo talebano. A quali condizioni, a cominciare dai diritti umani, è stato consegnato quel paese dopo vent’anni in cui si è cercato di combattere il terrorismo e di mettere in piedi i fondamentali di una società moderna e democratica. Senza conoscerle, non possiamo fare assolutamente nulla. Comunque, gli unici titolati a pretendere la pubblicazione degli accordi di Doha sono le Nazioni Unite. Ma posso già immaginare che qualcuno, indico a caso Cina e Russia, proveranno a riconoscere l’Afganistan talebano così com’è”.

Credo che prima di arrivare a Doha, occorra spiegare altro. “Fallimento”, “sconfitta”, “debacle”, sono le parole più usate per descrivere le missioni militari in Afghanistan. Generale, proviamo prima a spiegare perchè?

“E’ una debacle prima di tutto del popolo afgano. In questi vent’anni abbiamo addestrato oltre 300 mila persone. Di questi 180 mila sono entrati nell’esercito nazionale afgano e altri 130 mila in polizia. Avevamo quindi una certa confidenza sul fatto che questa realtà su cui abbiano investito anni e risorse, tempo e denaro e che, soprattutto abbiamo addestrato consegnando loro know how e tattiche militari e di combattimento, fossero in grado di resistere agli attacchi delle milizie talebane che prima o poi avrebbero tentato la presa di Kabul e delle altri grandi città e dei villaggi. Ma nessuno avrebbe mai pensato che quanto fatto in vent’anni potesse vaporizzarsi in poche ore”.

Tutto così imprevisto?

“Beh, tutto tutto no. Bastava leggere in questi anni i report periodici dei vari formatori. Emergeva in modo chiaro che gli afgani non sono dei grandi combattenti. Non hanno proprio l’orgoglio e il sentimento di appartenenza ad un popolo. E quindi neppure l’ambizione di proteggerlo e difenderlo. Non amo generalizzare. Ma in vent’anni di formazione, questo abbiano riscontrato. Il fatto è che se tutti eravamo un po’ scettici ma confidenti che vent’anni avrebbero comunque dato dei risultati in termini almeno di tenuta, è stato frustrante constatare che tutto il lavoro fatto è stato inutile rispetto ad un manipolo di agguerriti talebani”.

Ecco, appunto, i talebani: vent’anni, due generazioni e possibile che nulla sia cambiato e nulla abbiano capito? Possibile che l’Afghanistan sia ancora un paese in balia delle bande?

“Dico solo questo: la domanda più ricorrente oggi, in queste lunghe giornate, è chi sono oggi i talebani. Non sa rispondere nessun decisore politico nè militare e neppure alcun analista di scenari geopolitici e militari”.

Si parla molto di corruzione. Può bastare per spiegare un collasso così clamoroso?

“Certo che no. I motivi sono tanti. Spiace dirlo ma il popolo afgano non ha alcuna motivazione ad essere tale. Non sente l’orgoglio di esserlo. E’ tutto in termini di bande e potere dei singoli capi.

Ecco che la corruzione è dilagata in fretta, forse da sempre, tra forze armate e la polizia. Un’altra causa del collasso sta nel fatto che i trecentomila formati sono entrati in contatto con strumenti, sistemi e armamenti tutti di fabbricazione occidentale. Questo ha rappresentato da subito un problema grossissimo visto che parliamo di una popolazione poco alfabetizzata. La manutenzione di tutta questa parte piano piano è destinata a sparire e quindi parliamo di materiale, armi e strumenti che via via non potranno più essere usati. . Un’altra piaga è stata la diserzione: la maggior parte dei soldati veniva reclutata e poi spariva durante la stagione della semina per andare al villaggio a fare il raccolto. Insomma, il massimo che siamo riusciti a mettere su è un’armata Brancaleone. Anzi no, mi correggo: quelli almeno avevano il coraggio”.

Sento molta amarezza nelle sue parole.

“Amarezza e rabbia. La seconda riflessione che vorrei fare riguarda la natura, l’oggetto e la strutture di queste missioni miliari. Direi che è arrivato il momento di interrogarci seriamente se abbiano ancora un senso. Il fallimento più grande infatti è quello di un errore che viene ripetuto sistematicamente dalla grandi organizzazioni occidentali, intendo la Nato, le Nazioni Unite, gli stessi Stati Uniti”.

Può spiegare meglio?

“Abbiamo sempre cercato di imporre modelli sociali, culturali e istituzionali che non erano applicabili alle realtà dove siamo andati. Cerchiamo sempre di esportare modelli che poi si rivelano non funzionanti in quei territori e in quei contesti di cui non conosciamo a sufficienza la realtà con cui dobbiamo confrontarci. E’ un problema serio se oggi nessuno sa rispondere alla domanda: chi sono e quanti sono i talebani”.

Ecco, possibile che dopo vent’anni di occupazione militare le milizie talebane rispuntino fuori come se nulla fosse?

Chi è stato in Afghanistan e ne conosce la conformazione – valli e montagne per lo più inaccessibili – sa bene come certi villaggi e determinate realtà siano rimaste irraggiungibili in condizioni minime di sicurezza”.

Un conto è irraggiungibili, altro è sapere che le milizie talebane sono state sostenute economicamente e anche militarmente con armi e altro.

“Precisiamo che talebani è un’organizzazione politica-militare che ha imposto la legge coranica in Afghanistan era il 1996 e il 2001. Non sono quindi un popolo ma un’ideologia religiosa che le democrazie occidentali hanno cercato di combattere nelle sue parti violente e illiberali”.

Al momento buono però sono rispuntati fuori. Come è possibile?

“Qui serve la lente di ingrandimento sul Pakistan che deve essere ancora oggi e una volta di più un osservato speciale della comunità internazionale. Da sempre quel paese ha un ruolo troppo ambiguo (ha nascosto per anni Bin Laden, ndr). Da un lato assecondava le istanze di chi diplomaticamente cercava di perseguire un obiettivo di democratizzazione e dall’altra continuava a sostenere e ad arruolare i talebani. Le madrasse pakistane (le scuole coraniche, ndr) sfornano in continuazione i soggetti del wahabismo più radicale, i figli e i padri dei talebani di oggi. Non siamo riusciti a rescindere questo cordone”.

Senta, c’è un po’ di confusione sulla fine della missione militare in Afghanistan, Trump, Biden, Doha. Ci aiuta?

“Mi fa molto sorridere – per non dire altro – lo scarica barile su Biden, certe difese di Trump, certi leader politici anche nostri che cercano di sfruttare la situazione in chiave anti Usa e anti Biden, magari rimpiangendo Trump. Vorrei solo ricordare che il primo a parlare di disimpegno Usa in Afghanistn è stato Obama, Trump gli è andato dietro e Biden ha concluso l’operazione iniziata però anni fa. Quindi è ridicolo attaccare il Presidente, questa è una decisione dell’amministrazione di Washington e condivisa dai 2/3 della popolazione americana. Certo, neppure la Casa Bianca poteva immaginare questo collasso”.

E a questo punto diventano centrali gli accordi di Doha.

“Che è esattamente da dove siamo partiti con questa chiacchierata. Gli accordi di Doha sono centrali per capire. Risalgono al febbraio 2020 e hanno stabilito che entro aprile-agosto 2021 ci sarebbe stato il ritiro delle truppe americane e la fine della missione”.

Il presidente Biden ha appena parlato alla nazione. Molto freddo, ha confermato le decisioni prese e ha spiegato perchè “Kabul non è Saigon” e che la missione Usa era “ per combattere il terrorismo e non certo per imporre modelli democratici o insegnare la democrazia”. Da questo punto di vista, una volta trovato e ucciso Bin Laden per Casa Bianca e Pentagono la missione era compiuta.

“Mi pare tutto abbastanza poco credibile. Quasi ridicolo, E’ chiaro che anche loro non sanno giustificare le immagini che arrivano con la gente attaccata agli aerei che vuole fuggire e i talebani che entrano mitra in pugno nel palazzo presidenziale di Kabul.Ecco perchè insisto su Doha.

Perchè?

“Questi accordi sono stati qualcosa di molto anomalo, bizzarro, irrituale, al di fuori di ogni procedura diplomatica internazionalmente riconosciuta. I tre attori – i talebani, il governo afgano e gli Usa – non si sono mai seduti allo stesso tavolo. L’amministrazione Usa ha negoziato separatamente con le altre due parti.Di questa negoziazione noi sappiamo la parte che è stata resa pubblica e che è francamente molto, troppo vaga. Nulla sappiamo di tutto il resto. Washington deve rendere pubblici questi documenti che sono fondamentali perchè l’Occidente, i paesi che sono stati coinvolti in questi vent’anni in Afghanistan, Nato e Onu possano conoscere e arrivare identità di veduta nella comunità occidentale Nato e Onu. Senza conoscere il contenuto vero degli accordi, diciamo cose senza senso e ci parliamo addosso”.

Lei è convinto che si sia una parte “segreta” e che gli accordi non siano stati rispettati dai talebani?

“Innanzitutto talebani chi? Chi sono? Che riconoscibilità ha un leader rispetto ad un altro? Abbiano trattato con quello giusto? Sul resto, mi pare evidente che il comportamento talebano abbia violato gli accordi: è stata usata violenza, è stato messo in fuga il presidente legittimo, stanno cercando casa per casa per prendere, torturare e ammazzare chi in questi vent’anni ha dato assistenza agli eserciti stranieri, la gente vuole scappare e si attacca alle ruote degli aerei. Washington è costretta a inviare di nuovo tremila soldati per la messa in sicurezza di quel che resta della missione. Non credo che negli accordi ci fosse questo”.

Intanto i talebani hanno preso il potere in 48 ore. Promettono “garanzie all’evacuazione in sicurezza delle missioni diplomatiche”. E qualcuno, Cina e Russia, comincia già a tendere la mano al nuovo regime.

“Guai se qualcuno riconoscerà come legittimo il nuovo regime talebano. Ancora peggio se questo dovesse avvenire prima della totale e integrale pubblicazione degli accordi di Doha”.

Chi deve chiedere la verità su Doha?

“Le Nazioni unite e devono farlo subito: di cosa avete parlato e quali sono gli accordi. Poi ci si muoverà di conseguenza. Poi non sarebbe male se anche il “ministro” degli Esteri della Commissione europea dicesse qualcosa anche lui. E si mettesse a lavorare su questo dossier”.

Esiste la possibilità di restare in Afghanistan senza Stati Uniti?

“In Afghanistan adesso ci sono condizioni più gravi che nei Balcani negli anni Novanta. Le Nazioni Unite devo riunirsi e decidere cosa fare. Servono gli accordi di Doha. Ma senza Stati Uniti è difficile fare qualcosa”.

Quali “lezioni” dobbiamo prendere da Isaf e Enduring freedom, le due missioni afgane?.

“La prima: basta interventi armati senza conoscere la realtà di chi si va ad incontrare. La seconda: l’Italia, in particolare, da molti anni privilegia in queste missioni per “ritrosia politica” l’aspetto della formazione e non quello strettamente militare di queste operazioni”.

Il famoso peace-keeping?

“Più o meno. Ora su tutto questo è giunto il momento di fare una profonda analisi e conseguente autocritica in previsione anche di altre missioni. E’chiaro che non bisogna avere alcun dubbio nel continuare a formare i peshmerga che sono fieri, combattivi e motivati perchè so che poi germoglierà qualcosa. Se invece andiamo a formare altri popoli, penso al Niger o ad altri paesi del Sahel e della Libia dobbiamo farci la domanda: siamo sicuri che formiamo contingenti che poi sanno portare avanti i valori che noi insegniamo? Siamo scuri che se noi dovessimo formare forze di polizia nei paesi dell’Africa subsahariana, queste persone faranno i poliziotti e non si lasceranno corrompere il minuto dopo? Magari diventando un pericol ancora maggiore per noi? Ecco, non siamo sicuri di nessuna di queste risposte”.

Esiste il rischio terrorismo?

“Purtroppo sì. Se si percuote nido di vespe, quelle fuggono e si sparpagliano. Se il percuotitore non c’è più, le vespe tornano al loro nido-casa. E’ normale. E’ in natura. Al Qaeda è nata là, tra quelle montagne. L’attentato dell’11 settembre anche”.

Tornerà il Medioevo in Afghanistan?

“Dipende da loro, dagli afgani. Se sanno ragionare o meno in termini di collettività. Dipenderà dalle donne afgane. Comunque noi abbiano lasciato 4000 km di strade, alfabetizzazione, assistenza sanitaria fino all’83% della popolazione; scuole ospedali, abbiamo costruito molto. Questo resterà. Vedremo per quanto e che uso ne faranno”.

17 agosto 2021

 

 

ENGLISH

 

BRAVO GEN. TRICARICO!

Finally, there is someone who is beginning to understand how deleterious are the foreign missions of us Westerners in countries of Islamic faith. General Tricarico has hit an unpleasant and holy truth, so he has been in Lebanon, in Libya, in Iraq and now the mistake emerges dramatically also in Afghanistan. Until the West understands that Islamic countries will always remain faithful to their beliefs by rejecting the Western democratic model, we will only waste time and money and sometimes, as happened in Nassiriya, we also leave our boys there on the field. they had gone on a mission of peace … stuff you would not believe and laugh if it were not a unique drama. “Let’s stick it in the gourd” democracy cannot exist or coexist with the Islamic religion … a concept that may not like or like but the reality is just this, there is no space in the Islamic religion for anything or anyone indeed, only a rule is in force : “Either with Islam or against Islam and … period”. Who wants to understand … mean … including the journalist of the article who shoots unjustified accusations left and right to justify the unjustifiable! Missions abroad can only be valid if they are of assistance and solidarity with economic aid, food and medicines but when the troops are brought to the house of others to impose their will, even if the goal is wonderful, it is obvious that Westerners will always be seen as hated satanic enemies, yes … because for them we are simply vulgar infidels, apostates and dedicated to the most perverse practices that are unimaginable for them, the priority concept inculcated in their minds are the verses of the Koran and for this consequence Muslims do not understand what “democracy, freedom” is nor can they accept and tolerate the idea of gender equality even if now for mere opportunity they declare more openness towards women. They are unacceptable concepts for them and we Westerners should have already understood it in 1980 when Shiite Iran fell into the hands, in a coup, of Ayatollah Khomeini and swept from the Persian country the Western-style democracy and freedom that had been carried on for years and supported by the then Shah Reza Pahlavi to establish an Islamic totalitarian regime of the worst with the full application of the sharia, the Islamic law. Then the Islamic revolution worked great as it did in the Middle East and North Africa and General Tricarico evidently realized, following unavoidable facts, that the much vaunted dialogue with Islamic countries is at least complicated if not really impossible. Of course, we do business with the Gulf countries but we do them respecting their criteria and their beliefs and it is always us Westerners who must inevitably submit to their will and do everything we can not to offend them or hurt their sensitivity. Let’s not forget what happened in 2016 when our then Prime Minister, Matteo Renzi, ordered to cover the naked statues of Italian art in the Capitoline Museums so as not to scandalize the Iranian Prime Minister Rouhani, a guest on the occasion of an official state visit. . The “cover prize pool” was justified in $ 17 billion in commissions … so it was okay to submit for that amount! The question I have been asking for 30 years has always been the same: will we Westerners ever be able to peacefully coexist with Muslims? Is it possible to divide the same common space? Perhaps the answers can be found in the many failures of missions abroad and in the integration of Muslims in Europe! 17082021 … by … … https://manliominicucci.myblog.it/ https://vk.com/id529229155

 

“Washington makes public the Doha agreements that decided the withdrawal. Do not give legitimacy to the Taliban government”

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General Tricarico (Icsa). “The Afghan bankruptcy and collapse must make us reflect on the so-called training missions favored by Italian governments. We risk wasting time, resources and forming enemies “

 by Claudia Fusani

“Washington makes known immediately, without further delay, the Doha accords of April 2020 when the US administration decided the military disengagement from Afghanistan. Without this transparency operation, we talk about each other, we are amazed, shocked by the images of people attached to the wheels of planes trying to escape from Kabul but the Western community will not have the tools to decide what to do. And it is clear to everyone that we do not have a minute to lose since the Taliban militias are going house to house to take revenge on those who have supported the military missions of NATO and the United Nations in these twenty years “.

Leonardo Tricarico was for years military adviser at Palazzo Chigi and is now president of the Icsa Foundation, a military and geopolitical analysis think tank. He has s also personally followed most of the main Italian military missions. The one in Afghanistan “had long shown the unequivocal signs of failure”.

General, do you turn off “your” appeal to Washington better?

“At the point where we are, more than the analyzes, it is essential to know the content of the agreements that in April 2020 the Washington administration signed with the Taliban leaders to decide the times and methods of the withdrawal of the troops but above all the times and methods of management of the country by the Taliban people. Under what conditions, starting with human rights, was that country handed over after twenty years of trying to fight terrorism and to set up the fundamentals of a modern and democratic society. Without knowing them, we can do absolutely nothing. However, the only ones entitled to demand the publication of the Doha agreements are the United Nations. But I can already imagine that someone, I randomly point to China and Russia, will try to recognize Taliban Afghanistan as it is “.

I believe that before arriving in Doha, we need to explain more. “Failure”, “defeat”, “debacle” are the words most used to describe the military missions in Afghanistan. General, let’s first try to explain why?

“It is a debacle first of all for the Afghan people. In these twenty years we have trained over 300,000 people. Of these 180,000 have entered the Afghan National Army and another 130,000 have joined the police. We therefore had a certain confidence that this reality on which they invested years and resources, time and money and which, above all we have trained by delivering them know-how and military and combat tactics, were able to withstand the attacks of the Taliban militias than before or later they would try to take Kabul and the other big cities and villages. But no one would have ever thought that what has been done in twenty years could vaporize in a few hours “.

All so unexpected?

“Well, all not all. It was enough to read the periodic reports of the various trainers in recent years. It was clear that the Afghans are not great fighters. They don’t really have the pride and the feeling of belonging to a people. And therefore not even the ambition to protect and defend it. I don’t like to generalize. But in twenty years of training, they have found this. The fact is that if we were all a little skeptical but confident that twenty years would still have yielded results in terms of at least stability, it was frustrating to see that all the work done was useless compared to a handful of fierce Taliban “.

Here, in fact, the Taliban: twenty years, two generations, is it possible that nothing has changed and nothing has understood? Is it possible that Afghanistan is still a country at the mercy of gangs?

“I’m just saying this: the most recurring question today, in these long days, is who the Taliban are today. No political or military decision makers know how to answer, and not even any analyst of geopolitical and military scenarios ”.

There is a lot of talk about corruption. Could this be enough to explain such a sensational collapse?

“Of course not. The reasons are many. Sorry to say but the Afghan people have no motivation to be such. He does not feel the pride of being one. It’s all in terms of gangs and the power of individual bosses.

Corruption has spread quickly, perhaps forever, between the armed forces and the police. Another cause of the collapse lies in the fact that the three hundred thousand trainers have come into contact with all western-made tools, systems and weapons. This immediately represented a very big problem since we are talking about a poorly literate population. The maintenance of this whole part is destined to disappear and therefore we are talking about material, weapons and tools that gradually can no longer be used. . Another plague was desertion: most of the soldiers were recruited and then disappeared during the sowing season to go to the village to harvest. In short, the best we have managed to put together is a Brancaleone army. Actually no, I correct myself: at least they had the courage ”.

 

FRANCAISE

 

BRAVO GÉNÉRAL. TRICARICO !

Enfin, il y a quelqu’un qui commence à comprendre à quel point les missions étrangères des Occidentaux dans les pays de foi islamique sont délétères. Le général Tricarico a frappé une vérité désagréable et sacrée, c’était donc au Liban, en Libye, en Irak et maintenant l’erreur est en train d’émerger de façon spectaculaire en Afghanistan aussi. Jusqu’à ce que l’Occident comprenne que les pays islamiques resteront toujours fidèles à leurs croyances en rejetant le modèle démocratique occidental, nous ne ferons que perdre du temps et de l’argent et parfois, comme cela s’est produit à Nassiriya, nous laissons aussi nos garçons là-bas sur le terrain. une mission de paix… des choses que vous ne croiriez pas et ne riez pas sans un drame unique. “Laissons-le dans la gourde” la démocratie ne peut pas exister ou coexister avec la religion islamique… une règle est en vigueur : « Soit avec l’islam, soit contre l’islam et… point. Qui veut comprendre… entendez… y compris le journaliste de l’article qui tire des accusations injustifiées à gauche et à droite pour justifier l’injustifiable ! Les missions à l’étranger ne peuvent être valables que si elles sont d’assistance et de solidarité avec l’aide économique, la nourriture et les médicaments mais quand les troupes sont amenées chez d’autres pour imposer leur volonté, même si le but est magnifique, il est évident que les Occidentaux seront toujours être vus comme des ennemis sataniques détestés, oui… car pour eux nous sommes simplement de vulgaires infidèles, apostats et voués aux pratiques les plus perverses qui sont inimaginables pour eux, le concept prioritaire inculqué dans leur esprit sont les versets du Coran et pour cela conséquence les musulmans ne comprennent pas ce qu’est « la démocratie, la liberté » et ne peuvent pas non plus accepter et tolérer l’idée d’égalité des genres même si maintenant pour une simple opportunité ils déclarent plus d’ouverture envers les femmes. Ce sont des concepts inacceptables pour eux et nous, les Occidentaux, aurions déjà dû le comprendre en 1980 lorsque l’Iran chiite est tombé entre les mains de l’ayatollah Khomeini lors d’un coup d’État et a balayé du pays persan la démocratie et la liberté à l’occidentale qui avaient été pratiquées. pendant des années et soutenu par le Shah Reza Pahlavi d’alors pour établir un régime totalitaire islamique du pire avec la pleine application de la charia, la loi islamique. Puis la révolution islamique a bien fonctionné comme au Moyen-Orient et en Afrique du Nord et le général Tricarico s’est évidemment rendu compte, à la suite de faits inévitables, que le dialogue tant vanté avec les pays islamiques est au moins compliqué sinon vraiment impossible. Bien sûr, nous faisons des affaires avec les pays du Golfe mais nous les faisons en respectant leurs critères et leurs croyances et c’est toujours nous les Occidentaux qui devons inévitablement nous soumettre à leur volonté et faire tout notre possible pour ne pas les offenser ou blesser leur sensibilité. N’oublions pas ce qui s’est passé en 2016 lorsque notre Premier ministre d’alors, Matteo Renzi, a ordonné de recouvrir les statues nues de l’art italien dans les musées du Capitole pour ne pas scandaliser le Premier ministre iranien Rouhani, invité à l’occasion d’une visite d’Etat officielle. . . . La « cagnotte de couverture » était justifiée par 17 milliards de dollars de commissions… il était donc normal de se soumettre pour ce montant ! La question que je me pose depuis 30 ans a toujours été la même : pourrons-nous un jour cohabiter pacifiquement avec les musulmans ? Est-il possible de diviser le même espace commun ? Peut-être que les réponses se trouvent dans les nombreux échecs des missions à l’étranger et dans l’intégration des musulmans en Europe ! 17082021 … par … … https://manliominicucci.myblog.it/ https://vk.com/id529229155

“Washington rend publics les accords de Doha qui ont décidé le retrait. Ne donne pas de légitimité au gouvernement taliban”

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Général Tricarico (Icsa). « La faillite et l’effondrement afghans doivent nous faire réfléchir sur les missions dites de formation privilégiées par les gouvernements italiens. Nous risquons de perdre du temps, des ressources et de nous former des ennemis “

 par Claudia Fusani

“Washington fait connaître immédiatement, sans plus attendre, les accords de Doha d’avril 2020 lorsque l’administration américaine a décidé le désengagement militaire d’Afghanistan. Sans cette opération de transparence, on se parle, on est stupéfait, choqué par les images de personnes accrochées aux roues d’avions tentant de s’échapper de Kaboul mais la communauté occidentale n’aura pas les outils pour décider quoi faire. Et il est clair pour tout le monde que nous n’avons pas une minute à perdre puisque les milices talibanes vont de maison en maison pour se venger de ceux qui ont soutenu les missions militaires de l’OTAN et des Nations unies ces vingt dernières années”.

Leonardo Tricarico a été pendant des années conseiller militaire au Palazzo Chigi et est aujourd’hui président de la Fondation Icsa, un think tank d’analyse militaire et géopolitique. A s a également suivi personnellement la plupart des principales missions militaires italiennes. Celui d’Afghanistan “avait depuis longtemps montré des signes d’échec sans équivoque”.

Général, feriez-vous mieux de fermer “votre” appel à Washington ?

« Au point où nous en sommes, plus que les analyses, il est essentiel de connaître le contenu des accords qu’en avril 2020 l’administration de Washington a signés avec les dirigeants talibans pour décider des délais et des modalités du retrait des troupes mais surtout les temps et les méthodes de gestion du pays par le peuple taliban. A quelles conditions, à commencer par les droits de l’homme, ce pays a-t-il été livré après vingt ans de lutte contre le terrorisme et de mise en place des fondements d’une société moderne et démocratique. Sans les connaître, nous ne pouvons absolument rien faire. Cependant, les seules habilitées à exiger la publication des accords de Doha sont les Nations unies. Mais je peux déjà imaginer que quelqu’un, je désigne au hasard la Chine et la Russie, tentera de reconnaître l’Afghanistan des talibans tel qu’il est”.

Je pense qu’avant d’arriver à Doha, nous devons nous expliquer davantage. « Échec », « défaite », « débâcle » sont les mots les plus utilisés pour décrire les missions militaires en Afghanistan. Général, essayons d’abord d’expliquer pourquoi ?

“C’est une débâcle d’abord pour le peuple afghan. Au cours de ces vingt années, nous avons formé plus de 300 000 personnes. Parmi eux, 180 000 sont entrés dans l’armée nationale afghane et 130 000 autres ont rejoint la police. Nous avions donc une certaine confiance dans le fait que cette réalité dans laquelle ils ont investi des années et des ressources, du temps et de l’argent et que nous avons surtout formé en leur délivrant savoir-faire et tactiques militaires et de combat, était capable de résister aux attaques des les milices talibanes qu’avant ou plus tard, ils essaieraient de prendre Kaboul et les autres grandes villes et villages. Mais personne n’aurait jamais pensé que ce qui a été fait en vingt ans pouvait se vaporiser en quelques heures”.

Tout si inattendu?

« Eh bien, tous pas tous. Il suffisait de lire les rapports périodiques des différents formateurs ces dernières années. Il était clair que les Afghans ne sont pas de grands combattants. Ils n’ont pas vraiment la fierté et le sentiment d’appartenir à un peuple. Et donc même pas l’ambition de le protéger et de le défendre. Je n’aime pas généraliser. Mais en vingt ans de formation, ils ont trouvé ça. Le fait est que si nous étions tous un peu sceptiques mais confiants que vingt ans auraient quand même donné des résultats en termes au moins de stabilité, il était frustrant de voir que tout le travail accompli était inutile comparé à une poignée de féroces talibans”.

Ici, en effet, les talibans : vingt ans, deux générations, est-il possible que rien n’ait changé et que rien n’ait compris ? Est-il possible que l’Afghanistan soit encore un pays à la merci des gangs ?

« Je dis juste ceci : la question la plus récurrente aujourd’hui, en ces longs jours, est de savoir qui sont les talibans aujourd’hui. Aucun décideur politique ou militaire ne sait répondre, ni même aucun analyste de scénarios géopolitiques et militaires ».

On parle beaucoup de corruption. Cela pourrait-il suffire à expliquer un effondrement aussi sensationnel ?

“Bien sûr que non. Les raisons sont nombreuses. Désolé de le dire, mais le peuple afghan n’a aucune motivation pour être tel. Il ne ressent pas la fierté de l’être. Tout est en termes de gangs et de pouvoir des patrons individuels.

La corruption s’est propagée rapidement, peut-être pour toujours, entre les forces armées et la police. Une autre cause de l’effondrement réside dans le fait que les trois cent mille entraîneurs sont entrés en contact avec tous les outils, systèmes et armes de fabrication occidentale. Cela a immédiatement représenté un très gros problème puisqu’il s’agit d’une population peu alphabétisée. L’entretien de toute cette partie est voué à disparaître et on parle donc de matériel, d’armes et d’outils qui progressivement ne peuvent plus être utilisés. . Autre fléau, la désertion : la plupart des soldats étaient recrutés puis disparaissaient pendant la saison des semailles pour aller au village récolter. Bref, le mieux que nous ayons réussi à constituer est une armée de Brancaleone. En fait non, je me corrige : au moins ils ont eu le courage ».

 

 

BRAVO GEN. TRICARICO !ultima modifica: 2021-08-17T19:06:28+02:00da manlio22ldc
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