E’ SOLO UN COLPO DI …”TESTA” ?

05022021 myanmar

E’ SOLO UN COLPO DI …”TESTA” ?

La storia e la vita  di Aung San Suu Kyi , presidente del governo del Myanmar (ex Birmania), eroina e protagonista indiscussa degli ultimi vent’anni della storia del paese asiatico è molto affascinante e ricca di quei valori liberali e democratici che sono le fondamenta della nostra civiltà… il suo lodevole concetto e lotta per democrazia, sostenuto per circa un ventennio dalle forze politiche dell’ovest del mondo, si scontra inesorabilmente contro la “casta dei militari” che assume spesso e volentieri un ruolo preponderante nella guida del paese… a volte con decisioni discutibili, illogiche e del tutto fuori dal contesto democratico, una continua interferenza a gamba tesa dei generali ai quali la stessa Aung San Suu ha pensato bene di non sbarrargli mai il passo… E lo sa bene che sfidare i militari comporterebbe subito il suo arresto e forse anche una guerra civile, esperienza già provata in passato e quando finalmente è stata definitivamente liberata dagli arresti domiciliari si è aperta al neoliberismo con l’apprezzamento di tutto il mondo occidentale e in primis gli USA, e una volta al comando del paese lo ha portato a diventare una frontiera asiatica per il business. Un risultato notevole per un paese la cui povertà è nota da anni. Da allora la cosiddetta “The Lady” non ha più contrastato i generali ma li ha sopportati in silenzio, neppure quando hanno compiuto una pulizia etnica contro i musulmani rohingya, costringendoli a fuggire in massa in Bangladesh. Scelta obbligata e silenziosa che le è costato simpatia nel mondo occidentale perché tutti hanno guardato in lei come la principale responsabile ma… non è andata così… già, noi non conosciamo la reale situazione di un paese perennemente sotto la spada di Damocle del colpo di stato dei militari, probabilità sempre ricorrente e che trova amara realizzazione nella scorsa settimana. Passato il primo momento di sgomento ora nel paese tutti si ribellano e cominciano in diversi modi a protestare e questo sarà sicuramente l’inizio di qualcosa che metterà a rischio la pace nel paese birmano, tutti si mobilitano contro i militari, da “internet alle… pentole tutti si mobilitano”, tutti intendono sfidare i golpisti mettendo in atto la disobbedienza civile e dinanzi a queste proteste che fa l’occidente per supportare il popolo birmano ? Già… che fa l’occidente ? E’ una bella domanda ma che trova immediata risposta in una brevissima frase : non fa niente ! E’ singolare che in Europa ed USA si combatta la Russia, per il caso Navalny, e si adottino nuove misure restrittive in sanzioni economiche contro il paese e i cittadini russi… sebbene la questione sia legata solo ad un mero scontro politico all’interno del paese, e poi tutti… tacciono dinanzi ad un colpo di stato che va analizzato nei tempi e nei modi. Eh sì perché la situazione andava avanti da un bel po’ di mesi e guarda caso si è atteso l’insediamento del nuovo presidente degli USA per rovesciare un governo legittimamente eletto mentre la solita ONU tace, ad oggi solo la Gran Bretagna ha sollevato la voce contro il regime di Rangoon mentre l’Europa non sembra avere interesse ad occuparsi del paese del sudest asiatico. Abbiamo perso un altro pezzo di libertà nel mondo, in un modo o nell’altro il popolo e la sua volontà contano sempre meno e vengono calpestati i diritti del cittadino del mondo senza che nessuno si erga a difesa di questi sani diritti  e principi.  Evidentemente anche in questa situazione si fa sentire la presenza pesante ed ingombrante della Cina, suo maggiore partner economico, relazione che non permette ad altri stati intromissioni né tollera le intransigenze occidentali europee e da americane e questo sta a significare che la politica estera mondiale è cambiata nel sud del continente asiatico e noi europei, che per anni ci siamo dati col “martello sui piedi per anni” con la autocritica e i sensi di colpa delle colonizzazione di quei paesi ora ne siamo totalmente fuori. E così sarà anche in Africa dove i cinesi hanno già conquistato l’economia del continente e tra un po’ acquisiranno anche quella militare. Il colpo di stato in Birmania va guardato con altro piglio e diversa considerazione da un semplice colpo da regime perché, evidentemente  il paese deve essere diventato un puzzle importante nel sistema economico e militare del dominio cinese nell’area e questo deve far riflettete il mondo occidentale sul pericolo espansione cinese che non è più un miraggio ma è qualcosa che deve preoccuparci .

04022021 …by… manliominicucci.myblog.it

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Myanmar: pentole, fiocchi rossi e disobbedienza civile, così la società sfida i golpisti

di Raimondo Bultrini

Una manifestazione pro-Aung San Suu Kyi a Bangkok, davanti all’ambasciata birmana (afp)

05022021 myanmar

I medici annunciano lo scioperano e prestano servizio alternativo in cliniche “democratiche”, al tramonto risuonano i colpi sulle stoviglie e piccoli gruppi osano manifestare. Fuga verso i social non ancora bloccati. Ma su tutti la minaccia di misure dure. La pandemia offre ai militari la possibilità di imporre uno stretto lockdown
BANGKOK. Dopo lo shock iniziale, la reazione della società civile comincia a farsi sentire all’indomani del golpe militare che ha costretto agli arresti Aung San Suu Kyi e il presidente da lei scelto per guidare al suo posto il Myanmar, oltre a numerosi altri leader della Lega nazionale per la democrazia in gran parte rilasciati.

I nastri rossi

Mentre a Rangoon e in varie città la gente batteva pentole e padelle o suonava i clacson delle auto per far sentire all’ora stabilita delle 8 di sera la propria rumorosa protesta, medici e personale sanitario di circa 100 cliniche e ospedali governativi sono stati i primi a organizzarsi ed esporsi in prima persona alle possibili ritorsioni dei militari, che hanno bloccato Facebook e altri social media per evitare ogni forma di propaganda.

Allo Yangon General Hospital il personale abbigliato con camici e indumenti protettivi contro il Covid si è fatto fotografare con un nastro rosso, il colore della Lega per la democrazia di Suu Kyi nonché simbolo di una campagna di disobbedienza civile contro il colpo di Stato e per la liberazione dei prigionieri. L’iniziativa è diventata subito popolare sulla rete Internet accessibile attraverso i siti proxy che permettono di aggirare la censura. Lo stesso è successo all’Università di Medicina della stessa ex capitale e alla facoltà di Mandalay.

Sanitari e studenti in sciopero hanno anche mostrato ai fotografi le tre dita del celebre film Hunger games, emulando gli studenti thailandesi che chiedono le riforme del governo guidato da un ex golpista e della monarchia. Parte dell’appena nato “movimento di disobbedienza civile” invocato dalla stessa Suu Kyi, medici e infermieri hanno assicurato che non lasceranno senza assistenza le migliaia di persone colpite dalla pandemia, spiegando che il loro rifiuto di lavorare sotto un governo guidato dai militari non vuol dire l’interruzione dei servizi. Molti infatti hanno iniziato a fare volontariato presso cliniche di beneficenza che erano state chiuse all’inizio della pandemia e sono state riaperte per fornire cure e medicine gratuite “a chiunque ne abbia bisogno”, come ha detto uno dei leader della protesta invitando a fare donazioni, vista la condizione di estrema povertà in cui versa ogni giorno di più il paese.

La campagna che deve aggirare censure e controlli imposti a colossi come Facebook – utilizzati da più di metà della popolazione con 33 milioni di utenti – sta continuando a crescere mano mano che la gente inizia a realizzare la delicatezza di uno stato d’emergenza che nelle intenzioni dei golpisti durerà almeno un anno. Dopo i medici hanno annunciato la loro adesione alla protesta anche insegnanti, studenti e professionisti, compresi i dipendenti di compagnie legate ai militari come l’operatore di telefonia Mytel e la Viettel Construction Myanmar.

Le pentole battute al tramonto

La paura per le possibili conseguenze di un’opposizione massiccia nelle strade ha limitato le manifestazioni pubbliche a poche iniziative come quella di un centinaio di giovani di fronte alla sede Unescap di Yangon due giorni fa. Ma in tutto il paese c’è una gara a mostrare il proprio malcontento in tutti i modi possibili, come l’iniziativa ormai virale di battere le pentole col calare del sole.

Nella capitale Naypyidaw dove tutto era pronto per inaugurare il secondo mandato del governo a maggioranza Lnd, una settantina di deputati eletti – che erano stati tenuti per un giorno agli arresti nel quartiere delle loro guest house – hanno deciso di non tornarsene nelle loro case come chiesto dai militari e di tenere la prima seduta “alternativa” del nuovo Parlamento davanti ai loro alloggi di servizio. Nella stessa città, costruita dai generali pochi anni fa per ospitare il loro quartier generale, le due Camere e gli uffici dei ministeri, c’è stata un’altra coraggiosa protesta con cartelli e nastri rossi organizzata davanti agli uffici dai dipendenti del dicastero per l’irrigazione.

A poca distanza, anche i militanti del partito dei militari, l’Usdp, hanno voluto però far sentire la propria voce in solidarietà coi golpisti, ripetendo con cartelli e slogan le accuse di brogli contro il partito di Suu Kyi che sono state il pretesto per il golpe del primo febbraio. Il nuovo responsabile per l’Informazione nominato dai generali al posto di quello dell’Lnd, ha di nuovo messo sull’avviso il pubblico e i media di “non diffondere voci allarmanti” o incitare ai disordini, minacciando azioni severe se qualcuno non collaborerà col governo “in conformità con le leggi esistenti”.

La paura della reazione del regime è proporzionata ai timori degli stessi militari se la situazione dell’ordine pubblico dovesse deteriorarsi. Già durante il governo della Lega di Suu Kyi le celle dei “dissidenti” ospitavano almeno 600 detenuti, in gran parte attivisti dei diritti umani e contadini ai quali erano state tolte le terre per contestate opere pubbliche.

Nonostante la vasta popolarità dimostrata con il plebiscito elettorale, lo stesso governo di Suu Kyi era stato più volte contestato per queste e altre politiche impopolari condotte insieme agli ex alleati militari, che hanno improvvisamente deciso di rompere ogni forma di intesa aprendo un nuovo e inquietante capitolo nella turbolenta storia del paese. Sul piano pratico il golpe è giunto a pochi giorni dall’avvio della campagna di vaccinazione per distribuire il primo milione e mezzo di dosi del vaccino offerte dall’India nel tentativo di contrastare l’influenza della Cina, che si era limitata a donarne 300mila. La stessa Lady si era fatta inoculare la prima fiala in un ospedale della nuova capitale dicendosi rattristata del fatto che il suo governo non poteva assicurare in tempi brevi una copertura immunitaria a tutta la popolazione.

La minaccia della pandemia

Nonostante le rassicurazioni di voler portare avanti il programma grazie ai loro medici e strutture, secondo gli esperti gli stessi militari incontreranno enormi difficoltà a contenere l’espandersi della pandemia ed ottenere dai paesi produttori un numero sufficiente di vaccini. La crisi dell’assistenza sanitaria è tale che il Covid avrà un impatto sulla vita di tutti i giorni e gran parte della popolazione, già impegnata ogni giorno per il minimo sostentamento vitale, difficilmente avrà modo di manifestare in massa la propria opposizione al golpe.

Nel 2000, quindici anni prima dell’arrivo al potere di Suu Kyi, l’Organizzazione mondiale della Sanità descriveva il sistema sanitario del Myanmar come uno dei peggiori del mondo e la Banca mondiale faceva notare che la spesa sanitaria del Myanmar nel 2010 non superava l’1,87% del PIL. Ma nello stesso 2020, un quinquennio dopo l’ingresso della Lnd al potere, risultavano ancora solo 0,71 posti letto in terapia intensiva e 0,46 ventilatori per 100 mila abitanti, senza contare la enorme carenza di personale medico e sanitario.

Secondo Ronan Lee, studioso della Queen Mary University of London, l’unico modo con il quale i militari cercheranno di tenere sotto controllo l’espansione dei contagi sarà quello di “imporre sempre più stretti lockdown e prevenire espressioni pubbliche di opposizione al loro governo”, usando “la pandemia come uno scudo di difesa delle loro azioni”. Gli stessi operatori sanitari scesi in sciopero e quelli che hanno perfino aperto “cliniche democratiche” in alternativa a quelle dei militari, potrebbero essere le prime vittime della repressione.

Un assistente chirurgo del General Hospital di Naypyidaw ha detto al Frontier Myanmar che si stavano diffondendo voci di un’azione legale contro il personale medico aderente alla campagna di disobbedienza civile. “Ho sentito dire che i militari ci sostituiranno con medici soldato – ha spiegato – e presto raccoglieranno i nomi dei medici che non lavorano”. Forse sono solo voci. Ma tra censure Internet e notizie false fatte circolare ad arte, il paese sembra destinato a vivere ancora a lungo in un limbo al termine del quale la storica leader votata dalla grande maggioranza dei birmani potrebbe perfino restare esclusa da ogni futuro incarico di governo.

L’impotenza internazionale

Nell’immediato, il dissenso resta limitato e la stessa reazione internazionale è stata blanda. Il sito di monitoraggio Internet Netblocks ha confermato che Facebook, Instagram, Messenger e Whatsapp sono attualmente bloccati (per ora temporaneamente) dal provider statale MPT e da quelli delle stesse compagnie straniere come la norvegese Telenor, obbligate a seguire le direttive del nuovo governo golpista.

Già criticata per il suo supporto tecnico e logistico ai militari anche nelle aree etniche dove avvengono continue violazioni dei diritti umani come nell’Arakan dei Rohingya, la compagnia del Paese che concede i Nobel per la pace ha spiegato di non avere avuto alternative dopo l’ordine dei generali, esprimendo però “gravi preoccupazioni per la violazione dei diritti umani”.

E’ uno dei tanti segnali di impotenza della comunità internazionale, mentre gli abitanti del Myanmar hanno per ora solo un’alternativa alla chiusura dei social tradizionali: trasferirsi su altre piattaforme ancora funzionanti come Twitter, Telegram e Signal. Ben poca consolazione visto che ogni violazione o dissenso sarà punito dalle draconiane leggi restrittive dello stato d’emergenza.

 

E’ SOLO UN COLPO DI …”TESTA” ?ultima modifica: 2021-02-04T20:43:54+01:00da manlio22ldc
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