IL CELLULARE DELLA… MORTE !

15122020 fiamme di computer

IL CELLULARE DELLA… MORTE  !

Nonostante il dramma Coronavirus Sars-CoV2 che attanaglia il mondo in questi giorni si ritorna a parlare di ambiente ed ecologia quindi di “Green” a tutti i costi, benissimo… anche il nostro governo è impegnato nella nuova sfida per un mondo più pulito, e lo vuol fare con un investimento corposo  di oltre 73 miliardi di euro nei prossimi anni. E’ davvero un investimento colossale se consideriamo che per la sanità, nello stesso arco di tempo, è prevista una spesa di … 9 miliardi di euro, evidentemente centrare l’obiettivo del minor inquinamento atmosferico e la difesa dell’ambiente è concetto prioritario… a differenza della salute dei cittadini… già, forse è meglio farli morire di infarto, ictus e tumori di vario genere, ma comunque farli morire in ambiente respirabile e non malsano e per il governo deve essere cosa meravigliosa.  Boh, è alquanto curiosa la valutazione e le idee di soluzioni di certe questioni, iniziative che mi lasciano interdetto ed incapace formulare un parere sincero ed obiettivo… ma bisogna aggiungere che oltre la salute del genere umano è importante anche quella del pianeta e anche se non approvo certe politiche mondiali… fin qui ci siamo. Nel mondo, Italia compresa, tutti siamo prodighi nell’esternare e diffondere principi ideologici teorici che nella pratica poi si dimostrano semplicemente delle “belle balle colorate”… e già, perché tutti noi vogliamo un mondo pulito ma poi cosa facciamo in concreto per renderlo effettivamente pulito ed incontaminato ? Produciamo chiacchiere infinite, vendiamo milioni di tonnellate di ipocrisia per nasconderci in quelle che sono le peggiori bufale della storia dell’umanità, strategie e bugie sapientemente manovrati dalle lobby mondiali che pur di guadagnare miliardi a quintali spargono il seme della vergogna green e fanno ricadere le loro colpe sul povero cittadino del mondo, incolpevole ma “ammaestrato ed obbligato” al consumismo elettronico e farmaceutico, lui farà sempre quello che vogliono loro… perché  noi poverini non abbiamo difese né barriere per poterlo impedire. E in tutto questo il voluto strategicamente benessere e progresso ha la sua enorme responsabilità… eh sì, perché oramai, e lo dico da anni, indietro non si torna, almeno per il momento e per i prossimi 30 anni sarà così, anzi sarà sempre peggio nel meglio di una vita presunta comoda. Andiamo al punto, vi siete mai chiesti quanto petrolio occorre per produrre una semplice cover di un cellulare ? Penso di no, ebbene ne servono almeno 5kg., se moltiplicate il dato per qualche miliardo di cellulari in giro per il mondo vi renderete conto che il fossile, almeno per il momento, è purtroppo necessario e quindi diamo un taglio secco alle “stronzate sul petrolio”. Ma andiamo avanti e vediamo cosa accade ai vostri cellulari, o dispostivi elettronici tutti, una volta che lo avete lasciato in permuta o cestinato, ed eliminato dalla vostra vita, per uno nuovo,  avete idea dove vanno a finire tutti i quei milioni di cellulari e dispositivi elettronici come computer, tablet e monitor e che ogni anno si cestinano ?  Non credo che in tanti abbiano un’idea sul loro percorso finale… anche se settimane addietro un servizio televisivo ne ha illustrato la destinazione finale, ebbene, i rifiuti elettronici europei, compresi quelli italiani, vengono tutti spediti nella “capitale mondiale dei rifiuti tossici”, nella città di Agbogbloshie, nel Ghana, stato dell’Africa occidentale, lì arrivano a costo zero, poi li riducono a brandelli con le loro nude mani per un dollaro al giorno… distruggono dei dispostivi che contengono un numero incredibile di materiali che se sapientemente estratti e riciclati con sistemi meccanici, e non manuali, diventerebbero un colossale affare ed un’opportunità per la povera gente del posto. Opzione che gli occidentali e le potenti lobby mondiali non intendono mettere in pratica… recuperarli meccanicamente costa di più che manualmente, oltretutto prenderli di nuova produzione ha costi minori in proporzione, mentre farlo fare agli africani e asiatici costa zero in termini di soldi ma costa tantissimo in termine… di vite umane… Già perché quei rifiuti sono altamente tossici ma nessuno ce lo dice in televisione che un buon cellulare e anche un buon veicolo di morte per tanti… bisogna rafforzare la convinzione che il consumismo è alla base di tutta l’economia poi… se muore qualcuno è un “incidente collaterale” di percorso… poca roba. Il risultato di questa farlocca “offensiva green” è che ci sono milioni di persone che vivono e lavorano nell’inquinamento velenoso per contatto manuale con i predetti dispostivi elettronici. Allora, se vogliamo pulire davvero il mondo mettiamo da parte le inutili avanzate mediatiche di ragazzine ed ignoranti presuntuosi che pretendono l’eliminazione di condizionatori d’aria e frigoriferi dal mondo… Sono esternazioni da idiota, perché senza il frigo il mondo cesserebbe di esistere nel giro di quattro ore… è la tecnologia che deve trovare il sistema per sostituire il petrolio, elemento inquinante e devastante poi, bisognerà cercare soluzioni alternative ai gas inquinanti e magari incentivando lo sviluppo dell’idrogeno, lo auspico da ben 15 anni, come combustibile perché l’auto elettrica, sicuramente è carina e apparentemente pulita… però mi piacerebbe sapere come si smaltiscono le batterie di dette auto e l’energia necessaria per ricaricarle e sapere anche come la si produce visto che noi non abbiamo centrali nucleari né quelle eoliche per tale portata ?  Nessuno ce lo dice apertamente, tutti ci invogliano all’acquisto di veicoli elettrici martellandoci mediaticamente che è la soluzione ecologica numero uno ma è proprio così ?  E qui siamo come nel gioco dell’oca…  si ritorna alla partenza come i dispositivi elettronici e si inizia un nuovo giro, solo che ora sapete come muoiono i ghanesi per un… cellulare !

14122020  …by… manliominicucci.myblog.it    

15122020 cavi che bruciano

 

Li buttiamo perché obsoleti o non più funzionanti, ma dove finiscono smartphone, tablet e Pc?

In Ghana il cimitero mondiale dell’e-waste. I lavoratori esposti a sostanze tossiche e veleni, ma è una delle poche risorse economiche a loro disposizione

15122020 fiamme di computer

L’elettronica ha conquistato le nostre case. La maggior parte delle persone possiede una Smart Tv, costantemente collegata a Internet per la visione di contenuti on demand, un tablet, indispensabile per la scuola o il lavoro a distanza – come anche per il tempo libero -, o uno smartphone, che in questo periodo storico si è dimostrato fondamentale per mantenere vivi i rapporti con amici e parenti. Nessuno potrebbe far a meno di loro, tanto che, al primo segnale di malfunzionamento, corriamo in un centro commerciale o sul Web per acquistarne uno nuovo, meglio se più performante. In pochi si domandano però che fine facciano i vecchi dispositivi, quelli che, magari a malincuore, gettiamo tra i rifiuti (Raee). Ebbene, tutti questi dispositivi, o comunque una buona parte di essi, finisce ad Agbogbloshie, in Ghana. In questa città finisce buona parte dell’e-waste d’Europa.

Chi ha avuto modo di vedere le discariche è rimasto senza parole, perché benché per i locali che vi lavorano sia questa una delle poche opportunità economiche per sopravvivere, la realtà dei fatti è che i rifiuti vengono “smaltiti” senza alcun tipo di tutela per la salute e per l’ambiente. Uno sconfinato cantiere a cielo aperto, sulla laguna di Korle, dove gli operai maneggiano sostanze altamente tossiche senza utilizzare alcun tipo di dispositivo di protezione individuale (DPI). Le associazioni ambientaliste stimano che ad Agbogbloshie arrivino annualmente oltre 250 milioni di tonnellate di e-waste, provenienti per l’85 per cento dal Vecchio Continente (attraverso circuiti per lo più illegali).

Come è possibile tutto ciò? I più informati sapranno che la Convenzione di Basilea considera illegali i movimenti oltre frontiera dei rifiuti pericolosi, definendo inoltre criminale il traffico internazionale degli e-waste, in particolare quello che danneggia i Paesi in via di sviluppo. Ci sono però una moltitudine di organizzazioni che hanno trovato il modo di sfruttare una falla dell’impianto legislativo: è possibile aggirare i blocchi classificando quella che di fatto è spazzatura inutilizzabile come rifiuto elettronico riparabile. In pratica viene dichiarato il falso, spacciando l’e-waste come futura “elettronica di seconda mano”.

E così, ad Agbogbloshie, migliaia di disperati tentano di recuperare i metalli preziosi (rame, nichel, piombo, manganese, cromo, titanio, tungsteno, argento, oro, palladio, alluminio, bario, boro, berillio e cobalto) per poco meno di 4 dollari al giorno. Per farlo bruciano montagne di plastica isolante, e spaccano con pietre e martelli i vecchi apparecchi elettronici. L’aria, avvelenata dai fumi neri e densi della gomma incenerita, provoca nei lavoratori e anche nei residenti della zona gravi problemi di salute. Tanti lamentano dolori al petto e agli arti, e disturbi allo stomaco e al fegato. Altri hanno sviluppato malattie respiratorie e della pelle più o meno gravi, come anche problemi cardiovascolari e disturbi al sistema endocrino: inutile dire che in tutta la città il rischio cancro è qualcosa di più di un semplice “rischio“. Eppure la manovalanza non manca. Nella città arrivano lavoratori da tutto il Paese. C’è chi si trasferisce con la speranza di guadagnare i soldi necessari al sostentamento della propria famiglia, ma nella maggior parte dei casi il sogno diventa incubo: molti dei ragazzi emigrati si ammalano e non fanno più ritorno al proprio villaggio natale.

L’aria che si respira, come detto, è veleno. Stando a quanto emerso dalle analisi condotte dall’agenzia non governativa Basel Action Network (BAN), impegnata contro le esportazioni di rifiuti tossici elettronici, nei fumi sono presenti elevate concentrazioni di diossine, litio, cadmio, cromo, piombo e mercurio. Queste sostanze finiscono inevitabilmente per contaminare tutto, anche l’acqua e il cibo: in un solo uovo di gallina allevata nel circondario della discarica ci sarebbero 220 volte più diossine clorurate e quattro volte più bifenili policlorurati rispetto alla quantità massima ammessa dall’European Food Safety Authority.

Ciò che accade ad Agbogbloshie si verifica, in maniera fortunatamente meno importante, anche in Paesi come Benin, Nigeria, India e Cina. Cosa possiamo fare per ridurre l’impatto sull’ambiente dei vecchi dispositivi elettronici? Intanto, quando possibile, tentate di sfruttare al massimo il dispositivo. Se ancora funziona non sostituitelo. Se proprio volete sostituirlo con un nuovo modello regalatelo ad un amico o a un parente, così da prolungarne ulteriormente la vita. Nel caso in cui l’apparecchio risultasse inutilizzabile, perché danneggiato, e ripararlo fosse antieconomico, portatelo nell’isola ecologica della vostra città.

IL CELLULARE DELLA… MORTE !ultima modifica: 2020-12-14T21:55:41+01:00da manlio22ldc
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