Archivio mensile: settembre 2020

QUANTO MI IRRITA AVER SEMPRE RAGIONE !

17092020 Don Roberto

QUANTO MI IRRITA AVER SEMPRE RAGIONE !

Purtroppo è così… anche nella tragica morte di don Roberto ho avuto ragione e intuito che l’omicidio era premeditato, lo è stato perché lui  era un buon cristiano e i buoni cristiani, secondo regola islamica vanno scannati. Lo so ” l’azzecco sempre” il motivo dell’accoltellamento o dell’atto terroristico in sé… ma non perché sono un mago o un veggente, semplicemente perché’ conosco il credo religioso del “bravo mussulmano” e del suo modus operandi in tema di infedeli .  Profetico come sempre, già ieri, 15.09, nel mio articolo dedicato a don Roberto denunciavo, sulla base delle mie convinzioni, che l’omicidio non è da addebitare ad un folle del momento ma è un omicidio ben studiato e portato a termine con agghiacciante lucidità, un vero atto terroristico di matrice islamica che stampa e Tv ce lo hanno fatto passare per il gesto di un folle, mentre loro sanno benissimo che si tratta di un attentato e coprono i misfatti islamici.   Oggi i fatti mi danno ragione… come sempre  è facile individuare la matrice religiosa quando si tratta di valutare le morti  causate da armi bianche,  quella infatti è l’arma preferita dagli islamici quando “devono punire gli infedeli”. Molto bene signori della sinistra, ci massacrano e voi continuate a proteggerli, bravi davvero, così come il Papa, che oggi ha definito “pazzo” l’islamico assassino… attenzione caro signor Bergoglio a dire che è islamico l’omicida del “tuo sacerdote”, magari se avesse letto il giornale di oggi si sarebbe evitata un’altra figura di …. .

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L’omicida di don Roberto confessa: «È morto come un cane»

17092020 Don Roberto

COMO  

Il 53.enne tunisino ha risposto alle domande degli inquirenti, temeva di essere vittima di un complotto per la sua espulsione – Anche Papa Francesco ha voluto ricordare l’operato del prete ucciso a Como

 

DiRed. Online 16 settembre 2020 , 12:28

Il 53.enne tunisino senza fissa dimora che ha accoltellato ieri a Como don Roberto Malgesini ha confessato il delitto. Stando a quanto riporta la Provincia di Como, l’interrogatorio portato avanti dagli inquirenti ha rivelato che l’uomo, già espulso una volta dall’Italia, si sentiva vittima di un complotto che aveva come obiettivo il suo rimpatrio forzato in Tunisia. Armato da mesi di un coltello perché temeva di essere seguito e controllato dalle autorità, il tunisino ieri voleva uccidere qualcuno che, ai suoi occhi, facesse parte di questo piano: non fosse stato don Roberto, sarebbe potuto toccare ai suoi avvocati o al giudice di pace che gestiva il caso legato al suo rientro clandestino in Italia. A tratti vaneggiante durante l’interrogatorio, l’uomo ha anche fornito dettagli agghiaccianti del delitto: «È morto come un cane», avrebbe riferito. Fino a domani il 53.enne tunisino resterà in isolamento nel carcere del Bassone, in attesa che venga confermato il fermo.

Il Papa: «Don Roberto, testimone di carità»

Intanto, anche Papa Francesco ha voluto ricordare oggi don Roberto: «Desidero ricordare in questo momento don Roberto Malgesini, sacerdote della diocesi di Como che ieri mattina è stato ucciso da una persona bisognosa che lui stesso aiutava, una persona malata di testa», ha detto il pontefice al termine dell’udienza generale. «Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi famigliari e della comunità comasca», ha proseguito il Papa. «E come ha detto il suo vescovo, rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio, di questo testimone della carità verso i più poveri». «Preghiamo in silenzio per don Roberto Malgesini e per i tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone bisognose e scartate dalla società», ha concluso.

 

LA COSTITUZIONE… ISLAMICA !

17092020 SVEZIA E COSTITUZIONE

LA COSTITUZIONE… ISLAMICA !

Sono più di cinque anni che mi occupo periodicamente e scrivo del paese scandinavo, sì… sto parlando proprio della Svezia, “l’ex primo paese al mondo” che si contraddistingueva per l’elevato livello di civiltà sociale, nella libertà individuale e capostipite ed esempio della libertà ed educazione sessuale nel mondo, il primo stato ad abbattere le differenze secolari e retrograde tra i due generi sessuali, un’icona per le democrazie occidentali, il paese modello che più di tutti assiste i suoi cittadini come un padre premuroso e non li abbandona mai, un assistenzialismo che noi in Italia ci sogniamo dalla notte dei tempi. Il tutto viene garantito da una costituzione che in definitiva è così permissiva che consente la massima libertà di pensiero e di espressione a tutti e nessuno escluso, sia verbale che scritta o attraverso tutti i moderni sistemi di comunicazione. Nel leggere l’introduzione al mio articolo qualcuno si è già posto il quesito del perché abbia scritto precedentemente “ex” e curiosamente vuol capire… già, perché è proprio questo il punto del dramma svedese in atto, il paradosso dei paradossi  che terrorizza i cittadini svedesi, è l’altra faccia nascosta della medaglia della sua costituzione e cioè, aver permesso incondizionatamente l’ingresso nel paese  e concesso asilo politico a tutti gli extracomunitari giunti in Svezia,  migranti per lo più in cerca di opportunità economiche delinquenziali o terroristi dell’Isis tornati e confusi tra i tanti finti profughi che scappavano dalle guerre in Iraq, Siria e Afghanistan, persone che davvero vivevano nella sofferenza e che intendevano rifarsi una vita, magari beneficiando inizialmente di tutti i sostegni economici previsti dal sistema assistenziale svedese. Dal 2010 il bel paese scandinavo ha visto arrivare milioni di migranti che si sono riversati in un popolazione di poco più di 8 milioni di individui dell’epoca, oggi i stranieri presenti sono più del 24% della complessiva popolazione di oltre 10milioni di residenti ufficiali, dato riferito all’anno 2017. Una parte di loro si è inserita nel mondo del lavoro ma non integrata socialmente per via delle differenze religiose, mentre un’altra considerevole parte si è inserita molto bene e proficuamente nel mondo… “della delinquenza e dello spaccio della droga”, infatti oggi la Svezia è una delle prime piazze mondiali di spaccio di stupefacenti che fa rabbrividire persino la Colombia… Stupefacente vero ? Sicuramente tanti resteranno a bocca aperta nel leggere della orrenda fine che ha fatto la povera Svezia ! Ovviamente il dilagare della delinquenza ha portato il caos il disordine nelle città e soprattutto la paura nei cittadini, loro hanno perso la libertà di muoversi e vivere tra stupri e violenze d’ogni genere, realtà distanti anni luce  dal fatidico 2010. Ma c’è da aggiungere un elemento fondante del disordine e nel caos svedese e si chiama religione islamica… già, quello è il vero problema che ha gettato le basi per la distruzione del modello svedese…  i mussulmani, com’è nel loro spirito convinzione e fede, hanno preso il potere delle periferie delle città più importanti della Svezia e di fatto occupandole militarmente, e in quelle città hanno imposto la loro legge che in arabo si chiama “Sharia”, meglio nota come legge coranica e per farlo si sono dati da fare mettendo in pratica i dettami coranici… quindi il quotidiano stillicidio  fatto di attentati dinamitardi e sparatorie per le vie pubbliche . Questo è il primo step dell’invasione programmata dei mussulmani, riempire le periferie e poi non farci entrare più nessun infedele, infatti nelle periferie di Malmö e Stoccolma la polizia non entra più perché… semplicemente perché ha paura di entrarci. E’ da tempo che lancio allarmi ed inviti al governo svedese di aver coraggio a reagire e rispedire al mittente tutti gli islamici terroristi e violenti e i delinquenti ma … logicamente non intendono ascoltarmi però li ho avvisati, e le stesse cose le ho scritte per l’Italia e noi italiani da anni… attenzione, perché quando loro avranno i numeri parlamentari chiederanno le modifiche alla Costituzione di ogni paese occidentale e in un eventuale referendum, gli islamici vincerebbero perché gli occidentali della sinistra radical chic, sì, quelli civili e moderni ed evoluti. li sosterrebbero… perché sono comprensivi, buoni e tolleranti e concedono tutto per amore della loro ideologia… vendere anche la nostra libertà e democrazia se necessario ma il migrante deve essere felice a tutti i costi… o non è così ?  Vi sta bene cari svedesi, se non volete e non vi piace ascoltare le campane della libertà e democrazia che suono da anni allora che veniate sottomessi… ve lo meritate e vi auguro le peggiori sofferenze… tanto quelle stanno arrivando per voi ! E al popolo italiano dico : statemi vicino e combattete con me la battaglia per  difesa della libertà e la salvaguardia della cristianità perché il Papa se ne frega un po’ della chiesa cristiana e dei suoi figli. 16092020

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17092020 SVEZIA E COSTITUZIONE

14 SETTEMBRE 2020

Lo scorso 29 agosto, a Malmö, in Svezia, manifestanti islamici e antirazzisti hanno messo a ferro e fuoco la città dopo che alcuni sostenitori dell’estrema destra hanno bruciato un corano. Secondo quanto riportato dalla stampa svedese, il leader dell’estrema destra danese e di Stram Kurs, Rasmus Paludan, a cui è stato impedito entrare in Svezia per due anni, ha promosso nelle ultime settimane manifestazioni anti-islamiche a Stoccolma e in altre città svedesi dove vengono bruciate copie del Corano. Il 28 agosto, Paludan ha attraversato il confine per recarsi proprio a Malmö, ma alla stazione di Lernacken è stato accolto da un gran numero di agenti di polizia, che lo hanno obbligato a lasciare immediatamente il Paese.

L’obiettivo di Paludan è chiaro: fermare l’islamizzazione del Paese. “L’obiettivo è fermare l’islamizzazione della Svezia. Tornare ai livelli di islamizzazione ai livelli degli anni Sessanta circa. Un milione di persone dovrebbe tornare nei Paesi musulmani di provenienza o convertirsi a qualcosa di diverso dall’islam. È chiaro che questo è l’obiettivo”, ha detto Paludan, promettendo di andare avanti fino a quando” ogni islamico “avrà lasciato la Svezia”. Dalla fine di agosto, il partito etno-nazionalista anti-islamico Hard Line ha bruciato diversi Corani in quelli che descrive come i “ghetti svedesi”, in particolare a Malmö, nel quartiere di Rosengård.

“Cambiamo la costituzione”

L’avvocato anti-islam danese non demorde. Sabato scorso, la polizia ha respinto la richiesta di indire una manifestazione presentata dal suo partito. Le autorità ritengono che esista il rischio che si verifichi una situazione che comporti “gravi minacce all’ordine e alla sicurezza pubblica”. Paludan scrive nella domanda che lo scopo è dimostrare per la libertà di espressione e “deridere e umiliare” l’islam. Ora le organizzazioni islamiche di Stoccolma, riporta il Dagens Nyhether, vogliono cambiare la costituzione svedese e vietare il fatto che si possa prendere di mira l’Islam e le altre religioni. “Non vogliamo che sia legale in Svezia bruciare sacre scritture come il Corano o la Bibbia e allo stesso tempo dovrebbe essere vietato deridere le varie religioni”, dice Hussein Farah Warsame. “Vogliamo un cambiamento nella politica,” sottolinea Abdulla Ali Abdi, della moschea di Tensta.

Le manifestazioni anti-islam sono state condannate dall’arcivescovo Antje Jackelén. Come riportato dal quotidiano Expressen, in qualità di membro del Consiglio cristiano svedese, ha fortemente disapprovato le “violazioni consapevoli della fede delle persone”. “Bruciare libri è barbaro. Non ultimi libri che molti considerano sacri”, ha scritto il Consiglio in una dichiarazione, avvertendo che queste azioni “alimentano la polarizzazione tra le persone e contrastano gli sforzi di integrazione”. “Esprimiamo la nostra forte solidarietà ai credenti musulmani nel nostro Paese”, ha concluso.

Lo scontro di civiltà in Svezia

Estremismo etnico e razzismo da una parte, islamismo dall’altra: la Svezia fa i conti con una guerra culturale e di religione che sta minando le basi della normale convivenza, soprattutto nei quartieri più difficili. È (l’inevitabile) fallimento del modello multiculturale. Gli esempi di questa convivenza impossibile sono molti. Secondo una ricerca pubblicata dal giornale svedese Aftonbladet, le donne si sentirebbero particolarmente insicure e preoccupate per la loro incolumità in determinate zone del Paese.

Si tratta dei quartieri dominati da immigrati, in special modo islamici. Sono le tristemente celebri “no-go area”, dove nemmeno la polizia può mettere piede. Come ha ammesso nel gennaio 2018 Dan Eliasson, capo della polizia nazionale svedese, “il numero delle no-go-area ha raggiunto un livello molto critico, sono salite da 55 a 61 in soli 12 mesi e rappresentano un attacco alla nostra società”. E la situazione è drasticamente peggiorata. Basti pensare al quartiere di Rinkeby, a Stoccolma, dove la percentuale di immigrati arriva al 90% della popolazione, e dove le donne – come ha ben documentato un’inchiesta di Katie Hopkins – hanno paura a uscire di casa per timore di essere stuprate o aggredite. Lo scorso 4 settembre, un ragazzo di 11 anni a Malmö è stato aggredito da una banda da alcuni sconosciuti che lo hanno definito un “maiale bastardo”. Motivo? Indossava un crocifisso. Nel mese di agosto, dei vandali hanno profanato la chiesa evangelica luterana sempre a Malmö per sette giorni consecutivi questo mese, rompendo finestre e demolendo una statua di Gesù. Il sogno del multiculturalismo è diventato un vero e proprio incubo.

 

PERCHE’ TANTA IPOCRISIA NEI TG ?

16092020 Dom malògesini

PERCHE’ TANTA IPOCRISIA NEI TG ?

TG3 ore 14.00, all’apertura esordisce : <<Un sacerdote di 51enne, don Roberto Malgesini, è stato accoltellato e ucciso a Como da un migrante  con “gravi problemi psichiatrici”, ovvio che li abbia… loro hanno sempre problemi psichiatrici quando accoltellano i cristiani “secondo il manuale coranico”, libro sacro islamico che impone al buon fedele di procurare la morte con l’arma bianca agli infedeli. Di contro, devo rimarcare che non sono loro i veri malati mentali… ma lo siamo noi occidentali ed italiani in particolare che ci ostiniamo a coprire le loro malefatte, i loro crimini attraverso bugie degne del peggior regime totalitario e degno di essere paragonato a quello della Nord Corea o Cinese. Siamo noi occidentali i veri malati mentali da ricovero immediato perché continuare ad accettare il “fascismo dei migranti” è inaccettabile. E’ scontato che oramai i media ci sottopongano a questi disgustosi e deplorevoli slogan da lavaggio mentale da sette sataniche per cercare di convincerci che ogni omicidio non è legato alla religione islamica… quando invece è esattamente all’opposto.  Quindi, se ci troviamo di fronte ad un pazzo, spiegatemi, com’è che lo è alle sette del mattino e dopo qualche ora rinsavisce e riacquista una tale lucidità e capacità di ragionamento tanto  da confessare il  delitto e dichiarare serenamente che ha ucciso il povero sacerdote solo perché  “temeva il rimpatrio” ?  E in più, “il pazzo omicida” di don Roberto Malgesini, durante l’interrogatorio in questura ha ammesso le proprie responsabilità, descrivendo la dinamica e movente in tutta serenità e mi spiegate come mai un pazzo riesca a dialogare in questura, luogo abitualmente che incute paura ? Ci risiamo, è mia opinione ovviamente, che siamo di fronte all’ennesimo “Allah Akbar” e non ci viene detto forse… per non offendere Silvia Romano, meglio conosciuta come Aisha, che prenderà parte ad un progetto europeo per fornire supporto “piscologico e legale alle vittime dell’islamofobia”. Quindi cari italiani, avete capito bene… noi cristiani e occidentali veniamo scannato e le vittime sono quelli che ci scannano e in più, forniamo loro… oltre che l’assistenza dei media prezzolati, che dispensano ipocrisie e slogan per sviarci e  condizionarci alla sottomissione islamica, ora diamo loro anche supporto con un bel progetto europeo. Lo so… la morte di don Roberto Malgesini passerà inosservata e confusa come la morte di uno qualunque, lui non è di colore né è morto per mano di un bianco italiano a cui affibbiare l’appellativo di “ fascista” di turno… no, la morte di un cristiano, come scrivevo appena ieri, non fa testo né notizia e statene certi, vi prego di smentirmi pubblicamente se avverrà il contrario, che né il presidente Mattarella o il presidente Conte esterneranno un pensiero rivolto alla vittima o esprimere quella solidarietà dovuta, come per Willy, per essere vicini alla comunità parrocchiale di Como dove il sacerdote svolgeva la sua missione per conto del Signore. Siamo messi molto male e quel che mi rammarica è che tanta gente occidentale spara su noi cristiani e difende l’islam. “Un giorno, quando sarà troppo tardi, vi rendete conto di cosa sia l’islam” … Attenzione, queste non sono mie considerazioni ma di una certa Oriana Fallaci, che mi pregio ed onoro ricordarla nel giorno dell’anniversario della sua morte.

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Ucciso a Como don Roberto, «prete degli ultimi»: ad accoltellarlo un senzatetto che aveva aiutato

16092020 Dom malògesiniMartedì 15 Settembre 2020

 La Panda grigia con il necessario per servire le prime colazioni ai senza tetto è ancora lì ferma, sotto casa. Il lavoro di don Roberto Malgesini, 51 anni, valtellinese di Cosio, «prete degli ultimi» per incarico pastorale e vocazione personale, iniziava ogni mattina così. Da piazza San Rocco, il primo borgo che si incontra scendendo a Como, una fila di case a ringhiera ormai abitate prevalentemente da immigrati. E proprio lì, sotto il suo alloggio a fianco della chiesa, don Roberto è stato ucciso a coltellate alle 7 da un tunisino di 53 anni, in Italia dal 1993, senza permesso di soggiorno dal 2014, da quando si era separato dalla moglie italiana.

Il dolore della città – Video

Don Malgesini, il prete degli ultimi che sfidò il sindaco per difendere i clochard
Prete accoltellato a morte a Como

Alle spalle ha precedenti penali (condanne definitive per estorsione e maltrattamenti in famiglia) e due provvedimenti di espulsione. Il primo in sospeso perché impugnato, il secondo non eseguito per via del blocco aereo causa Covid. Una persona «con problemi psichici» ha specificato la diocesi, confermando le testimonianze di chi lo frequentava, anche se i disturbi non risultano da certificati medici. Un disperato, che aveva trovato ospitalità nel dormitorio di una parrocchia, a Sant’Orsola. Don Roberto conosceva da tempo il tunisino, anzi, erano in buoni rapporti, lo aveva più volte aiutato, per cui appare ancora più difficile decifrare che cosa sia potuto accadere. Testimonianze dirette dell’accoltellamento pare non ci siano.

 

DELINQUENTI IN CAMBIO DI LAVORATORI !

16092020 pescherecci

DELINQUENTI IN CAMBIO DI LAVORATORI !

Probabilmente tanti pensavano, e credono, che “salvare vite in mare” sia una pratica lodevole e degna di profonda ammirazione… e lo è sicuramente quando le vite da salvare sono realmente in pericolo come nelle situazioni di emergenza, come l’affondamento di un nave passeggeri o la rovinosa caduta in mare di un aereo di linea civile con tante persone a bordo, ogni vita salvata è un gesto di amore verso l’umanità. Questo è il lato buono della medaglia, poi c’è l’altro lato, oscuro e fosco della medaglia, lì ci troviamo i cosiddetti “furbetti”, noi in Italia li chiamiamo così…. con dolcezza i delinquenti e ladri, i peggiori opportunisti d’ogni occasione, noi siamo famosi per coniare frasi e slogan ad effetto e gentili, in modo tale da far sembrare meno opprimenti le malefatte dei migranti, dei traghettatori di anime perse e di quel business infinito che è proprio delle ONG. Nei fatti, da ben dieci anni noi italiani siamo vittime della migrazione clandestina ed imposta, gente opportunista che con l’aiuto del governo libico di Bengasi spedisce in Europa centinaia di migliaia  di migranti per costringerci al perenne ricatto, esattamente come fa la Turchia ai confini con la Grecia. Già, sono strategie economiche e militari alle quali noi italiani, come governi di sinistra, non sappiamo opporre nessuna resistenza se non gli abituali slogan per cercare di convincere il popolo italiano che i ricatti libici e turchi sono invece “vite da salvare in mare a tutti i costi” poveri c… Già, è eloquente quello che sta accadendo ora in Libia, la vera prova del nove del ricatto quinquennale del governo libico del generale Haftar nei confronti dell’Europa e di quell’Italia, la cui mollezza  e incapacità nella politica estera è da censurare, la cui politica è fallimentare in tutti i sensi che ancora una volta ci vede vittime di un vergognoso ricatto di un governo non riconosciuto in sede internazionale e pari a quello… dell’Isis in Siria, la liberazione di quattro loro delinquenti, in carcere da noi, condannati per pluriomicidi a 30 anni di galera ciascuno per la morte per asfissia da gas di 49 immigrati nella stiva di un barcone nel tentativo di arrivare in Italia, in cambio della liberazione di 18 nostri pescatori, lavoratori arrestati e sequestrati perché secondo loro rei di aver  oltrepassato le acque territoriali con le loro imbarcazioni. Vien da ridere nel constatare quanta solerzia c’è nell’individuare i nostri pescherecci in mare internazionale, preciso non in acque territoriale libiche, e poi non individuano mai i barconi carichi di clandestini che partono proprio dalla loro coste… patetico, è la dura testimonianza di quanto i libici siano implicati nella pantomima della migrazione disperata e degli inesistenti campi di concentramento dati in pasto ai popoli europei per impietosirli. In definitiva cari amici tutti siamo nelle loro mani, sì… dobbiamo “restituire dei delinquenti assassini “ in cambio di lavoratori ! Povera Italia e poveri italiani, siamo diventati la barzelletta del mondo, da quinta potenza mondiale anteguerra sino a ad essere il Pulcinella del Mediterraneo e cosa ancor più incredibile sono le dichiarazioni, a seguire si riportano, dell’armatore e datore di lavoro dei pescatori e dei pescherecci sequestrati : «Ci siamo resi conto che con quel pezzo di Libia hanno rapporti solo Turchia e Francia. E quindi abbiamo pensato che forse è meglio rivolgerci a Macron, anziché a Conte…». Non ho altro da aggiungere siamo alla frutta e spero che questo governo vada a casa il 22 di settembre.152029

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MEDITERRANEO

Libia, ricatto di Haftar all’Italia: «I vostri pescatori liberi se ci restituite i nostri calciatori»

Le milizie del Generale vogliono il rilascio di 4 scafisti condannati per omicidio. Il pm: «Ripugnante»

di Felice Cavallaro

16092020 pescherecci

MAZARA DEL VALLO (Trapani) Il sequestro dei due natanti e dei 18 pescatori siciliani bloccati a Bengasi da dieci giorni rischia di trasformarsi in una proposta indecente, «comunque irricevibile». Perché dalla Libia, non dalla Tripoli del traballante governo riconosciuto dall’Onu, ma da ambienti considerati vicini al generale della Cirenaica Khalifa Haftar rimbalza in Italia la proposta di una trattativa che trasformerebbe in ostaggi i pescatori accusati di avere violato le acque libiche. Ostaggi da scambiare con quattro libici arrestati nel 2015 a Catania, processati in Corte di Assise e in Cassazione, condannati a 30 anni come trafficanti di migranti e assassini. Considerati però da amici, familiari e miliziani libici solo dei presunti «giovani calciatori».

Attaccanti diretti in Germania

Una tesi bizzarra sostenuta da un nugolo di parenti schierati al porto di Bengasi con cartelli rivolti ad Haftar perché non si tratterebbe di trafficanti, ma di attaccanti e terzini che avrebbero voluto raggiungere la Germania per essere arruolati come professionisti nelle grandi squadre: «Calciatori in cerca di fortuna, migranti come quelli che viaggiavano con loro, non scafisti».

Non solo scafisti, ma brutali assassini

Il contrario di quanto accertato dalla magistratura adesso sconcertata da questa ipotesi definita «ripugnante» dal procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro: «Altro che giovani calciatori. Non furono condannati solo perché al comando dell’imbarcazione, ma anche per omicidio. Avendo causato la morte di quanti trasportavano, 49 migranti tenuti in stiva. Lasciati morire in maniera spietata. Sprangando il boccaporto per non trovarseli in coperta. Un episodio fra i più brutali mai registrati».

I parenti dei pescatori protestano

È un quadro surreale perché la richiesta è di fare tornare gli «assassini» in Libia per riprendere a giocare nelle squadre di Bengasi e dintorni. Un quadro destinato ad alimentare polemiche politiche e ad aprire una complessa pagina diplomatica, mentre i servizi di intelligence sono al lavoro invocando riserbo. Ma a temere che il silenzio non aiuti a liberare i pescatori sono i familiari dei 18 siciliani riuniti con gli armatori dei due pescherecci, Antartide e Medinea. Tutti raccolti in un magazzino del porto di Mazara. Decisi a protestare contro «l’inefficienza del governo italiano», come dice Leonardo Gancitano, l’armatore dell’Antartide: «Ci siamo resi conto che con quel pezzo di Libia hanno rapporti solo Turchia e Francia. E quindi abbiamo pensato che forse è meglio rivolgerci a Macron, anziché a Conte…». Amara considerazione echeggiata mentre molti ringraziavano solo una deputata eletta a Mazara con i Cinque Stelle, Vita Martinciglio, come affonda Gancitano: «È l’unica a darci notizie. Gli altri impegnati in campagna elettorale. Distratti da quello che diventerebbe un ricatto, se le notizie di uno scambio dovessero prendere davvero corpo». E prova a confortare donne disperate come Rosaria Giacalone, moglie del direttore di macchina di uno dei due pescherecci, o Rosa Ingargiola, madre di Pietro Marrone, il comandante del Medinea: «La notte non si dorme, il giorno si piange, voglio rivedere mio figlio…».

Lo scambio ? «Enormità giuridica»

S’affaccia lo spettro del ricatto. Ma ogni margine di trattativa sembra svanire davanti a un processo con imputati considerati responsabili di quella che fu definita «la strage di Ferragosto». Cinque anni fa i quattro libici, tutti fra i 23 e i 25 anni, Joma Tarek Laamami, Abdel-Monsef, Mohannad Jarkess e Abd Arahman Abd Al Monsiff, con quattro marocchini, anche loro condannati e reclusi in carcere, furono accusati di non avere liberato i 49 migranti rinchiusi in stiva. Per questo il procuratore Zuccaro considera l’eventualità di «uno scambio di ostaggi» una enormità giuridica:«Non penso che verremo interpellati, ma da operatori del diritto saremmo assolutamente contrari. Sarebbe una cosa ripugnante».

14 settembre 2020 (modifica il 14 settembre 2020 | 07:47)

 

IL CRISTO NERO

Un messaggio contro ogni tipo di razzismo arriva dalla Pontificia Accademia per la Vita che ha twittato un fotomontaggio della Pietà di Michelangelo con Gesù dipinto di nero. Un'iniziativa che ha raccolto centinaia di like e retweet ma anche commenti al vetriolo, 14 settembre 2020.  ANSA / Immagine tratta dal profilo Twitter della Pontificia Accademia per la Vita  +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++   ++NO SALES; NO ARCHIVE; EDITORIAL USE ONLY++

IL CRISTO NERO

Probabilmente il nostro Messia, meglio noto col nome di Gesù Cristo, essendo nato in Palestina, attuale Medioriente  sicuramente non aveva la carnagione di uno svedese né gli occhi azzurri come ce lo descrivono tante belle immagini che lo ritraggono in modo fantasioso e originate dalle sacre scritture, sicuramente era molto scuro di carnagione, un colore che si riflette e si riscontra  negli abitanti del luogo ancora oggi , ma credo che questi particolari, almeno per un buon cristiano e un bravo credente siano insignificanti, tuttavia, aggiungo che se davvero il Messia avesse avuto la pelle nera… credo che non sarebbe cambiato molto, oggi vediamo tanti cardinali, vescovi e sacerdoti di colore che sono amati dai fedeli senza nessun problema legato al loro colore,  però, se il buon Dio ha voluto il Messia di carnagione bianca e non nera evidentemente è un suo disegno divino e la sua opera, non può e non deve  essere discussa ma accettata con assoluta serenità e amore cristiano. Quindi sono convinto che il problema colore, almeno nel mondo dei cattolici non esista, però, odio vedere i tanti amanti dell’antirazzismo virtuale e di fantasia sbizzarrirsi  in vergognose ed umilianti opere di scarso valore sia morale che religioso. Offendere tutto quello che appartiene al mondo della cristianità è il loro verbo, dipingere di nero il Cristo, anche se in un montaggio fotografico, è da considerarsi una vera e propria blasfemia , un gioco ed un divertimento che i tanti buonisti e radical chic del mondo della sinistra si arrogano di interpretare basandosi sul concetto dell’ironia o della satira dimenticando che dietro quei simboli religiosi c’è tanta gente che fedelmente da una vita li ama. E torniamo sempre al solito discorso, al cristianesimo e ai cristiani è permesso fare tutto, bruciarli vivi, scannarli, farli saltare in aria con dell’esplosivo in attentati terroristici, mozzare il loro capo perché infedeli,  offenderli, deriderli e poi, come se non bastasse, si permettono anche di deridere ed offendere il nostro credo religioso che raffigura il Messia. Peccato che non esistano “ i cristianisti radicalizzati ”, già… perché mi sarebbe proprio piaciuto vedere come avrebbero reagito tutti i radical chic della sinistra, e gli artisti e poeti compagni all’indomani del primo attentato terroristico di matrice cristianista in risposta alle loro continue offese, fatte di vignette satiriche e alle loro blasfemie sui preti e sacerdoti, e in più…  avrebbero iniziato a copiare gli “islamisti” e far stragi di infedeli e blasfemi anti cristiani… esattamente come fanno gli “islamisti terroristi islamici” contro di noi. Già… Maometto in Italia non si sfotte, né l’islam viene ironizzato dalla stampa o da quei meravigliosi poeti e vignettisti nazionali che invece trovano il coraggio di farlo con noi cristiani, né si creano dei fotomontaggi per deridere il profeta islamico… no…. con l’islam non si scherza ed allora la satira, con loro, può andare a farsi benedire, vero signori artisti ? Meglio i cristiani, tanto loro professano pace e amore possono accettare qualunque offesa. Che significato ha dipingere il Cristo di colore nero e a cosa serve ? Quindi io bianco devo sentirmi inferiore ad un nero per questo ? E qual è il significato di questa ulteriore umiliante offesa al mondo cristiano ? E io, come dovrei rispondere a questo insulto fatto ad una… “mia madre” ? Papa Francesco nel 2015, in occasione della strage di Charlie Hebdo a Parigi,  disse : che “era giusto rispondere con un ceffone a chi offende la propria madre”. F a niente che quelli di ceffoni ne dettero cosi tanti che ne morirono 12 di persone… ma lo ha detto lui e quindi, mi spiegasse cosa devo fare per essere ripagato dell’offesa fatta a” mia madre”? Attendo un riscontro… Quant’è bello sputare in faccia ai cristiani e al cristianesimo… vero moralisti del pisello e radical chic dei cetrioli ? 15092020

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Tweet Accademia Vita con Gesù nero, si scatena la polemica

Un messaggio contro ogni tipo di razzismo arriva dalla Pontificia Accademia per la Vita che ha twittato un fotomontaggio della Pietà di Michelangelo con Gesù dipinto di nero. Un'iniziativa che ha raccolto centinaia di like e retweet ma anche commenti al vetriolo, 14 settembre 2020.  ANSA / Immagine tratta dal profilo Twitter della Pontificia Accademia per la Vita  +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++   ++NO SALES; NO ARCHIVE; EDITORIAL USE ONLY++

Una iniziativa che ha raccolto centinaia di like e retweet ma anche commenti al vetriolo

Immagine tratta dal profilo Twitter della Pontificia Accademia per la Vita –

Redazione ANSACITTA DEL VATICANO

14 settembre 202019:45NEWS

Un messaggio contro ogni tipo di razzismo arriva dalla Pontificia Accademia per la Vita che ha twittato un fotomontaggio della Pietà di Michelangelo con Gesù dipinto di nero. Una iniziativa che ha raccolto centinaia di like e retweet ma anche commenti al vetriolo.
“Un’immagine che vale un discorso”: questa la frase con cui la Pav ha deciso di titolare l’immagine. Da ‘Novus Ordo Watch’ a ‘Church militant’ sono diversi i siti cattolici conservatori, soprattutto americani, che hanno criticato l’iniziativa, accostandola al movimento ‘black lives matter’, ma i commenti più duri arrivano in calce allo stesso tweet. “Non toccate Michelangelo”, “Vade Retro”, sono alcuni dei lapidari commenti, per lo più anonimi. Qualcuno ricorda Laszlo Toth, l’ungherese che nel 1972 sfregiò la Pietà, e commenta: “fece meno danni”.
La Pontificia Accademia replica alle polemiche: “Non ce’è nessun tipo di connessione con il movimento ‘black lives matter’, è una manipolazione politicizzata, quell’immagine vuole essere un messaggio contro il razzismo a trecentosessanta gradi”, spiega il portavoce della Pav, Fabrizio Mastrofini.
“Questi commenti – aggiunge – non sono mai casuali ma rispondo da un ordine di scuderia al quale tutti si accodano senza ragionare con la propria triste. E’ una triste situazione ecclesiale”, conclude.

ORA ABBIAMO… DUE ANGELI IN PIU’

RAMONA E FRANCESCO DA FACEBOOK

ORA ABBIAMO… DUE ANGELI  IN PIU’

Colgo l’occasione delle prossime elezioni amministrative della città di Capurso (BA) per ringraziare pubblicamente due candidati in competizione e presenti nella lista del candidato sindaco Filippo Ferrara. Loro sono Ramona Carbonara e Francesco Melillo, due ragazzi dall’animo generoso e nobile i quali, con profonda sensibilità e lodevole spirito umanitario si sono resi disponibili a collaborare con me nella difesa della cristianità tutta, delle nostre tradizioni e quella cultura cristiana che la vede protagonista da millenni in occidente… la difesa delle donne contro ogni genere di violenza,  la lotta per impedire i matrimoni tra le bambine e gli uomini adulti celebrati per fede religiosa o per tradizioni molto strane. Oggi, trovare persone  disposte a combattere con me per detti principi, come appunto la difesa delle bambine massacrate e bruciate nel mondo  e di concerto le denunce sulla violenza delle donne  pare sia diventato complicato, ed è straordinario avere l’aiuto di due “fantastici ragazzi”, insperato e ovviamente mi rende particolarmente felice. Quindi grazie… grazie e poi ancora grazie, l’unico rammarico è che non voto a Capurso, altrimenti il mio voto e di quelli che la pensano come me sarebbe vostro. Grazie e che il Signore vi aiuti !

14092020…by…manliominicucci.myblog.it

 

 

Ramona e Filippo amici

DIPENDE DAL NERO !

15092020 Trump e Muammeddo

DIPENDE DAL NERO !

Certo che dipende dal tipo di nero, apparentemente sembrano tutti neri ma nella realtà i neri sono diversi tra loro, ci sono neri di destra o neri cristiani e se questi non sono supportati dai democratici della sinistra politica rossa o dai simpatizzanti islamici e né dal presidente americano di turno o dalle cancellerie europee, allora i neri dell’Africa nigeriana possono morire in santa pace e per piacere… “non rompete le palle” con questi neri. Non ho visto nessuna presentatrice o politico o sportivo, nero o bianco che sia, inchinarsi in segno di rispetto per i 100.000 cristiani morti ammazzati dai terroristi islamici, nessun governo, né il Papa si sono mai preoccupati di mettere fine al mattatoio nigeriano. Purtroppo due giorni fa ne sono stati massacrati altri 58 e tra un po’ di cristiani lì non c’è ne saranno più. Non capisco perché per le stragi degli ebrei il mondo intero si mobilita ogni anno per ricordare la Shoah e si indigna ancora oggi e per i miei cari “fratelli cristiani neri scannati” niente… Neanche uno straccio di notizia dedicata ai poveri 58 neri uccisi, ignorati come se a morire fossero 58 blatte di fogna. Già, come vedete il nero non è sempre uguale, ci sono quelli americani per i quali ci si batte perché contino e vivano liberi dal razzismo, mentre i neri d’Africa, però solo i cristiani… non contano e non hanno diritto alla vita! E allora, moralisti da quattro soldi che non avete neanche il pudore di smettere di essere ipocriti, mi spiegate perché per i neri cristiani nessuno si inchina ? E loro hanno o non hanno diritto a contare e vivere ? 14092020

…by… manliominicucci.myblog.it

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15092020 Trump e Muammeddo

Le vite dei cristiani neri evidentemente non contano

di Giulio Meotti
13 settembre 2020

Pezzo in lingua originale inglese: Black Christian Lives Apparently Do Not Matter
Traduzioni di Angelita La Spada

In Nigeria, negli ultimi vent’anni, sono stati uccisi 100 mila cristiani. La Nigeria sta diventando il “più grande mattatoio di cristiani al mondo”. Nel 2018, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sollevato la questione con il suo omologo nigeriano Muhammadu Buhari. “Abbiamo avuto gravissimi problemi per i cristiani uccisi in Nigeria”, gli ha detto Trump. Ma il presidente americano è quasi il solo tra i leader occidentali ad aver affrontato la questione. Quando il suo predecessore, il presidente Barack Obama, ha incontrato Buhari, non ha mai discusso delle stragi dei cristiani. Nella foto: Trump e Buhari, il 30 aprile 2018, a Washington, DC. (Foto di Win McNamee/Getty Images)

“Fermate le stragi”, “Ora basta” e “Le nostre vite contano”, hanno detto i cristiani nigeriani e i leader ecclesiastici che si sono riuniti a Londra, il 20 agosto, per manifestare contro il massacro dei cristiani nel loro Paese. Hanno inviato una lettera al primo ministro Boris Johnson in cui accusano i mass media internazionali di “cospirazione del silenzio”.

Al contempo, un rapporto di tre organizzazioni – l’International Organization for Peace Building and Social Justice, l’International Committee on Nigeria e l’All-Party Parliamentary Group for International Freedom of Religion or Belief – rivelava che 100 mila cristiani sono stati uccisi in Nigeria negli ultimi vent’anni. Boko Haram, al-Qaeda, i pastori fulani e altri gruppi estremisti sono responsabili degli omicidi di oltre 96 mila cristiani in 21 mila attacchi separati. Secondo il rapporto, 43.242 cristiani sono stati uccisi a seguito di attacchi terroristici inflitti da Boko Haram, Stato islamico e al-Qaeda; 18.834 sono morti in attacchi dei fulani e 34.233 degli altri gruppi armati. La Nigeria sta diventando “il più grande mattatoio di cristiani al mondo”

L’arcivescovo anglicano di Jos, Benjamin Argak Kwashi, , ha detto che “questa cosa è sistematica pianificata, calcolata (…) La loro intenzione è islamizzare la Nigeria”.

La posta in gioco è strategica e immensa. La Nigeria, già oggi il più popoloso Paese africano, entro il 2100 potrebbe avere una popolazione di circa 800 milioni di persone, secondo uno studio di The Lancet, e potrebbe diventare la nona economia mondiale. “Se l’Islam conquista la Nigeria, il resto dell’Africa potrebbe facilmente diventare loro preda”, ha affermato il vescovo Hyacinth Egbebo .

Quando si leggono i report sui massacri dei cristiani nigeriani, la scena è sempre la stessa: un villaggio con poche abitazioni umili circondato da campi aperti. I jihadisti appaiono nel cuore della notte e attaccano casa dopo casa. Sfondano porte e gridano “Allahu Akbar”, uccidono gli anziani, stuprano e mutilano donne e bambini, e rapiscono a scopo di estorsione come se fosse un “business“. Incendiano case, scuole e chiese. “È come se le vite dei cristiani non contassero più”, ha dichiarato il pastore Stephen Baba Panya, presidente della Chiesa evangelica Winning All.

“Negli Stati della cintura centrale e settentrionale della Nigeria, migliaia di civili sono stati uccisi in attacchi compiuti da Boko Haram, dai pastori islamisti fulani e da altre milizie estremiste”, ha scritto la baronessa Caroline Cox. “Centinaia di chiese sono state incendiate e ridotte in macerie. Intere comunità sono state costrette ad abbandonare le loro case e i loro terreni agricoli”. L’International Society for Civil Liberties and Rule ha avvertito del rischio di un “genocidio in stile ruandese“.

Organizzazioni che monitorano la persecuzione dei cristiani denunciano da tempo ciò che sta accadendo. Nel 2012, Open Doors USA aveva già segnalato il rischio di genocidio in Nigeria. Otto anni dopo, quanti cristiani sono morti? Quanti avrebbero potuto salvarsi se i media, le cancellerie e le organizzazioni internazionali avessero fatto pressione sulla leadership nigeriana affinché proteggesse la propria popolazione cristiana? Perché l’Occidente non ha mai collegato gli scambi commerciali, diplomatici, militari e politici con la Nigeria per proteggere i propri cristiani?

Il presidente americano Ronald Reagan ha collegato i colloqui con l’Unione Sovietica a una campagna per consentire agli ebrei russi di lasciare il Paese. Ma anche gli ebrei dell’Unione Sovietica non stavano subendo le atrocità che patiscono quotidianamente i cristiani in Nigeria.

Nel 2018, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sollevato la questione con il suo omologo nigeriano Muhammadu Buhari. “Abbiamo avuto gravissimi problemi per i cristiani uccisi in Nigeria”, gli ha detto Trump. Ma il presidente americano è quasi il solo tra i leader occidentali ad aver affrontato la questione. Quando il suo predecessore, il presidente Barack ha incontrato Buhari, non ha mai discusso delle stragi dei cristiani.

Il presidente Trump dovrebbe “nominare un inviato speciale per la Nigeria e per la regione del lago Ciad per ‘focalizzarsi come un raggio laser’ sugli attacchi compiuti da Boko Haram e da altri militanti islamici (…) per fermare un genocidio dei cristiani nella regione”, ha esortato l’ex membro del Congresso Frank Wolf.

Sei anni fa, il rapimento di 276 studentesse, per lo più cristiane, da parte del gruppo islamista Boko Haram, a Chibok, in Nigeria, ha portato a una condanna internazionale. #BringBackOurGirls fece tendenza su Twitter. La campagna hashtag è stata di breve durata.

Solo una delle ragazze rapite, Leah Sharibu, non è riuscita a riottenere la libertà e ha quindi trascorso due anni di prigionia. Pe quale motivo? Perché si era rifiutata di abiurare il Cristianesimo e convertirsi all’Islam. Sua madre ha aderito a una protesta a Londra, ma nessun importante quotidiano europeo ha avuto del tempo da dedicarle. “Per spossatezza o per vergogna di sé, o per entrambe le cose, noi chiudiamo gli occhi”, ha scritto il giornalista Franz-Olivier Giesbert.

“La vita dei cristiani d’Oriente, d’Africa o d’Asia conta? È una domanda che abbiamo il diritto di porci quando vediamo lo spazio che i nostri cari media accordano agli omicidi e alle discriminazioni di cui i cattolici o i protestanti sono vittime nel mondo: nulla o quasi nulla, con poche fortunate eccezioni. (…) È la nostra tartuferie [ipocrisia] che alimenta lo scontro di civiltà”.

Un’altra eccezione è rappresentata dallo scrittore e filosofo francese Bernard-Henri Lévy. In un lungo articolo, Lévy ha descritto la sua visita alle chiese e ai villaggi nigeriani bruciati e distrutti dai fondamentalisti islamici, mentre sacerdoti e vescovi locali gli hanno mostrato le foto delle donne cristiane mutilate dopo che si erano rifiutate di convertirsi all’Islam. Poi un fulani gli ha detto:

“Questa è la nostra terra, ci sono troppi cristiani qui, i cristiani sono cani e figli di puttana. Sono traditori perché si sono convertiti alla religione bianca. Quando se ne andranno tutti, la Nigeria sarà finalmente libera”.

Il giornalista americano Kirsten Powers ha scritto:

“I cristiani in Medio Oriente e in Africa vengono massacrati, torturati, stuprati, rapiti, decapitati e costretti a fuggire dalla culla del Cristianesimo. Si potrebbe pensare che questo orrore stia consumando i pulpiti e le panche delle chiese americane. Non è così. Il silenzio è stato quasi assordante”.

Le principali chiese statunitensi hanno accolto la “virtue signaling, questa sorta di indignazione in cui si mette in mostra la virtù, in merito al razzismo dopo la morte di George Floyd, ma nessun leader cristiano ha detto: “Black Christian Lives Matter” (“Le vite dei cristiani neri contano”), per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al massacro dei cristiani. Come ha asserito un vescovo, il silenzio occidentale sulla persecuzione dei cristiani è stato “sinistro“.

Il “genocidio culturale degli uiguri da parte del regime cinese è stato denunciato ed è sul radar dei nostri media mentre il “genocidio dei Rohingya” in Birmania è finito alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia; i parlamentari tedeschi e quelli dell’Unione Europea lo hanno condannato. Ma sul genocidio di 100 mila cristiani nel più grande Paese africano, l’Occidente ha fatto semplicemente spallucce.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.

L’ODIO VINCE SEMPRE !

15092020 assassinio 2 polizziotti

L’ODIO VINCE SEMPRE !

Purtroppo è proprio così, dopo la morte di John Floyd negli Usa si è scatenata una guerra di odio contro le forze di polizia, odio e violenza che hanno portato alla massima tragedia di oggi, due agenti, vittime di un vero e proprio attentato terroristico di matrice odiosa colpiti da proiettili e ricoverati in fin di vita in ospedale. Sicuramente solo ora i democratici e Biden si renderanno conto che quando dicevo e scrivevo che era pericolosissimo strumentalizzare certi fenomeni criminosi il cui epilogo è sempre violento. Sostenere una protesta antirazzista contro la polizia, che in verità non merita di essere definita razzista, con tanto odio si poteva immaginare che l’epilogo sarebbe stato solo questa, ovvero il tentativo dell’eliminazione fisica degli agenti… e alla fine oggi ci sono riusciti. Poi, vergognosamente, gli antirazzisti e democratici, non contenti di vedere in fin di vita due poliziotti, sono andati anche davanti all’ospedale, auspicando loro con urla e schiamazzi la morte ? Continuate a strumentalizzare l’odio perché queste scene di violenza e soprusi li stiamo vedendo anche in Italia. L’odio porta solo violenza… cari democratici e antirazzisti… 13092029

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13 SETTEMBRE 2020 17:00

Usa, vice sceriffi feriti: Trump ritwitta video sparatoria | “Se muoiono, processo veloce e pena di morte”

15092020 assassinio 2 polizziotti

Entrambi “hanno riportato molteplici ferite da arma da fuoco e stanno lottando per le loro vite”, recita il tweet della polizia. I manifestanti bloccano lʼingresso in pronto soccorso urlando “speriamo che muoiano”

 

“Se gli agenti muoiono, pena di morte per il killer”. Donald Trump invoca la pena capitale per l’uomo che sabato ha teso un agguato a due vice sceriffi nella contea di Los Angeles. Il presidente aveva pubblicato sul suo profilo Twitter il video della sparatoria. Nel frattempo i manifestanti si sono radunati in protesta davanti al pronto soccorso, bloccando il passaggio delle ambulanze al grido di “speriamo che i poliziotti muoiano“. I due vice sceriffi, un uomo e una donna, sono stati raggiunti da numerosi colpi d’arma da fuoco mentre erano seduti nella loro auto di pattuglia vicino una stazione della metropolitana. I due sono giunti in ospedale in condizioni critiche e i medici li hanno sottoposti ad un intervento chirurgico.L’ufficio dello sceriffo della contea di Los Angeles ha diffuso in un tweet le immagini dell’agguato, nel quali si vedono una persona che si avvicina all’auto camminando e apre il fuoco attraverso il finestrino prima di fuggire di corsa. Il video è stato ricondiviso anche dal presidente Trump, che ha definito l’autore “un animale pericoloso”. Come riporta l’ufficio di polizia di Los Angeles, entrambi “hanno molteplici ferite da arma da fuoco e stanno lottando per le loro vite”. L’autore del gesto “non è stato ancora catturato”. Sempre le forze dell’ordine hanno lanciato un appello rivolto ai manifestanti per non ostruire le vie di accesso al pronto soccorso: “È in gioco la vita delle persone quando le ambulanze non possono passare”.

 

 

ACQUE… TEMPESTOSE !

14092020 PREMIER GRECO

ACQUE… TEMPESTOSE !

Sì mette male la situazione politica e militare nell’est del mar Mediterraneo, la Grecia pare non intenda recedere dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi al largo dell’isola di Cipro, quella di parte greca, e non ha nessuna intenzione di sottomettersi alla prepotenza turca che mostra i muscoli in ogni occasione, e allora… risponde alla grande, senza tanti giri di parole sta riorganizzando le forze armate e acquistando ingenti armi da attacco e difesa, sia aeree che navali, la Turchia è avvisata e ora stia in guardia. Ovviamente dovrebbe essere la Francia il fornitore ufficiale di armi del paese ellenico e questo lascia intendere quanto sia teso il rapporto tra il paese transalpino e quello turco, tensioni che non si cercano di nascondere vista l’antipatia di Macron verso il dittatore turco. Erdogan in politica estera sta giocando duro e alzando la posta del gioco in modo molto pericoloso sia in Libia che in Grecia, ma sbaglia, perché l’Europa non starà sempre a guardare in silenzio i suoi movimenti nel Mediterraneo, infatti dopo Macron anche la Merkel lo ha minacciato di sanzioni economiche per i “tanti giri di vite impressi” nella politica interna con le limitazioni della libertà individuale e le continue operazioni di natura militare estera aggressive. È chiaro quanto ovvio che io propenda per una soluzione pacifica, la guerra è sempre un disastro e non è proprio il caso di parlarne in un momento così drammatico per l’umanità, meglio dialogare che sparare, ma se è proprio impossibile evitare di farlo… Bene… io sto con i greci !L’unica cosa che mi rammarica in tutto questo brutto scenario di politica internazionale è l’assenza, quasi vomitevole, della solita commissione dell’unione europea e della NATO, non prendono mai una posizione chiara e distinta e della vecchia padrona del “Mare Nostrum”… cioè noi… totalmente inesistenti . 13092020

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Grecia:premier annuncia piano per ‘ingente’ acquisto di armi

Atene comprerà 18 caccia e arruolerà 15.000 militari in più

14092020 PREMIER GRECO

Redazione ANSAROMA

12 settembre 2020

(ANSA) – ROMA, 12 SET – Il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato un piano per un “ingente” a acquisto di armi e una revisione complessiva delle forze armate della Grecia mentre continuano a salire le tensioni con la Turchia nel Mediterraneo orientale. Mitsotakis ha detto che la Grecia intende acquistare 18 caccia Rafale, fregate ed elicotteri.
Nel piano anche l’arruolamento di 15.000 militari in più e un maggiore stanziamento di risorse al settore della difesa.
(ANSA).

NON SE NE PUO’ PIU’ !

13092020 gilet gialli

NON SE NE PUO’ PIU’ !

E già, è facile quanto bello tirar fuori i paroloni dolci dell’umana comprensione, parlare di solidarietà ed amore e del tutti viviamo insieme felici e contenti quando a fine mese si beccano 15 o 20 o più mila euro… si è sempre disponibili al dialogo e prodighi di consigli e “inviti al relax”… già, però… quando un operaio o un dipendente, privato o pubblico che sia, deve mantenerci la famiglia col suo magro stipendio, sempre in perenna dieta forzata, pagarci le utenze, il mutuo della casa o il fitto, la rata dell’auto e tutte le spese annesse, allora le cose si complicano un po’, si perde la voglia di comunicare con “chic e garbo” e resta poco spazio per le belle parole di circostanza e la conseguente comprensione, figurarsi poi se rivolgiamo lo sguardo alle partite iva e a tutti gli imprenditori caduti in rovina per via della pandemia negli ultimi sei mesi…meglio non parlarne. E’ un disastro epocale, un’emergenza in cui l’unione europea doveva far quadrato e sovvenzionare, e a fondo perduto, tutti i paesi membri, ovviamente nelle giuste proporzione in base a quanto versano annualmente e al numero dei suoi abitanti, ma questo è solo il mio ragionamento, e per giunta di logica, perché nei fatti non vi è stata nessuna operazione finanziaria a sostegno dei singoli paesi finalizzata a risolvere la crescente crisi economica e ciò… è una gravissima mancanza che peserà sull’economia del continente in modo disastroso nell’immediato futuro. L’Unione europea è un’organizzazione molto complessa, anzi direi molto farlocca nel suo insieme, e molto strana nel suo “modus operandi”, infatti oltre le tante belle parole elargite gratuitamente dalla presidente della commissione europea sino ad oggi che scrivo, 12.09.2020, non ho ravvisato il becco di un centesimo, dal marzo di quest’anno, periodo in cui siamo entrati in una grave crisi economica, non ho visto la commissione decidere di tirar fuori del denaro a sostegno dei paesi più colpiti dal coronavirus, e non averlo fatto in momenti drammatici come questi, fa nascere spontanea la domanda sulla vera utilità di avere un’unione di stati che non solo non serve a niente ma che addirittura costa decine di miliardi ad ogni singolo stato, come a noi italiani, ai cugini francesi e agli amici tedeschi. Riuscire ad avere soldi dall’Europa pare sia un’ardua impresa e quindi è ovvio che se le economie dei paesi ristagnano la fame avanza e le proteste aumentano, quello che è accaduto oggi a Parigi è solo il ritorno delle dimostrazioni di disperazione della gente, come noi italiani anche i francesi subiscono le angherie di sinistri governi che impongono politiche economiche restrittive, immigrazione incontrollata, violenza cittadina quotidiana che terrorizzano i bravi cittadini ed impediscono loro una vita serena fatta di umana comprensione, dialoghi affettuosi e dolci parole. Parigi è il baluardo della libertà dell’uomo ed è giusto che i cittadini francesi insorgano e si ribellino contro un governo e un presidente che si comportano da antichi re, i francesi hanno fame caro presidente Macron, e guarda caso “le brioche sono finite ”ed è pure finita anche la pazienza dei francesi. Non crediate che gli incidenti di oggi siano solo un caso isolato perché nei prossimi mesi l’Europa tutta sarà scossa da tumulti d’ogni genere e da gravi incidenti se non ci sarà l’immediato “rifornimento dei serbatoi di liquidità monetaria”. 841.000 posti di lavoro persi in Italia nel secondo trimestre sono, non un campanello, ma una campana d’allarme sociale e mi raccomando commissione europea, dormite ancora che nel 2021, quando in teoria dovrebbero arrivare i soldi del “recovery fund” non so a chi li darete… perché presumo che se si andrà avanti di questo passo, di Francia e Italia ne resterà ben poco. 12092020

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Francia, i gilet gialli tornano in piazza dopo il lockdown ma l’adesione è bassa. Scontri in piazza: fermati in 222

13092020 gilet gialli

Tensioni a Parigi, specialmente nella zona vicino agli Champs-Élysées. La capitale si è comunque presentata blindata. Era da prima del lockdown che il movimento non tornava in piazza per protestare. Tra i gruppi di manifestanti, hanno sfilato anche i “No mask” e i proprietari delle discoteche, costretti a chiudere a causa delle regole sanitarie imposte dal governo guidato da Jean Castex

di F. Q. | 12 SETTEMBRE 2020

Un rilancio sottotono quello che ha caratterizzato il ritorno in piazza dei gilet gialli, il movimento di contestazione contro il presidente Emmanuel Macron e il suo governo. A Parigi, come ormai da tradizione, la protesta più grande: i manifestanti si sono infatti dati appuntamento sugli Champs-Élysées (nonostante il divieto della prefettura), place de la Bourse, place Wagram (i luoghi autorizzati dalla polizia) e place Saint-Pierre, ai piedi della Basilica del Sacro Cuore a Montmartre. Non sono mancati gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine: a mezzogiorno c’erano già 154 fermati solo nella Capitale, saliti al momento a 222, sui poco più di mille manifestanti scesi in piazza. Tra i gruppi di manifestanti, hanno sfilato anche i “No mask” e i proprietari delle discoteche, costretti a chiudere a causa delle regole sanitarie imposte dal governo guidato da Jean Castex.

La tensione era molto alta in tutto il Paese, già prima dell’inizio dei cortei: Jerome Rodrigues, uno dei leader del movimento, aveva esortato prima dell’inizio a “una disobbedienza civile completa”, in particolare rifiutando di mostrare documenti di identità alla polizia. Una trentina di fermate della metropolitana e della rete di trasporto ferroviario erano inaccessibili già da questa mattina alle 5, mentre molti negozi vicini ai luoghi dei raduni hanno sbarrato le finestre e le vetrine. Registrati scontri sporadici, specialmente nella zona intorno agli Champs-Élysées, dove i manifestanti hanno provato a radunarsi nonostante i divieti. La polizia ha risposto sparando gas lacrimogeni per disperdere la folla.

Tra i momenti di maggiore tensione vissuti in piazza c’è stato l’arrivo dell’umorista Jean-Marie Bigard, che aveva solidarizzato con il movimento, ma di recente ha preso le distanze da uno dei suoi leader, Jérôme Rodrigues, dopo che questi ha paragonato la polizia a “una banda di nazisti”. Il comico è stato accolto all’urlo di “Collabo!“, collaborazionista, ed è stato scortato via dalla polizia. Sul percorso, i dimostranti hanno incendiato cassoni dell’immondizia e almeno un’auto, come mostrano numerosi video diffusi online.

Per la stampa francese, quindi, si è trattato di un ritorno fiacco alle proteste. Les Echos, così come Le Parisien, parlano di “bassa mobilitazione“, riportando un’intervista fatta a un manifestante che, in maniera più catartica, afferma che ormai “il movimento è morto”. Diversa la visione, invece, di varie testate più vicine al movimento. Come per l’Humanité, quotidiano di sinistra, che in un reportage racconta che in piazza sono tornate migliaia di persone, al grido di “noi non possiamo scomparire”. A Tolosa, centro del movimento popolare durante tutto il 2019, ai manifestanti non è stato nemmeno permesso di scendere in piazza.

I gilet gialli sono tornati in piazza dopo un lungo periodo di pausa causato dal lockdown. Si tratta di un movimento che da quando è emerso il 17 novembre del 2018, innescato dall’aumento delle tasse sul carburante, ha portato in piazza migliaia di persone ogni sabato per 70 settimane. Ora si è trasformato in un movimento di protesta permanente contro il governo di Macron, guidato da diverse fazioni politiche e che racchiude dentro di sé varie realtà mosse da un comune sentimento di lotta per una maggiore giustizia fiscale e sociale.