C’ERA UNA VOLTA …LA LIRA

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C’ERA UNA VOLTA …LA LIRA

Prima del 2002, anno della fondazione dell’Unione Europea, in Italia era una in uso la sua moneta nazionale, lei aveva un nome….si chiamava “Lira”, nata nel 1472 col nome di “Lira Tron” sotto il dogato di Venezia Nicolò Tron, con il regno di Piemonte prima e quello d’Italia nel 1870 costituiva una moneta di valore mondiale, riconosciuta e amata e anche plagiata da alcuni stati esteri…La Lira italiana cessò di vivere nel 2002, venne sostituita dall’euro, moneta che doveva essere il prestigioso bigliettino da visita dell’Unione Europea nel mondo. Entrata nel circolo finanziario nell’anno in cui siamo diventati parte integrante di… “un’associazione o organizzazione”, non l’ho mai ben capito in cosa mi trovo, il cui fine , sino ad oggi stranamente non si è mai compreso bene fino in fondo quale sia. Già, perché un’organizzazione o un’associazione che si rispetti deve necessariamente dotarsi di uno statuto nel quale evidenziare l’obiettivo e lo scopo finale di detta unione, quindi redigere uno statuto che nel caso dell’unione di stati sovrani si dovrebbe chiamare costituzione e dar luogo ad una banca centrale il cui compito è assicurare la stabilità finanziaria di ogni stato, stampare denaro e vigilare sulle borse finanziarie e su tutti i movimenti di denaro particolarmente importanti e “dulcis in fundo” sostenere i singoli stati nel farli progredire economicamente e aiutarli nell’emergenza d’ogni natura. Ma nel marzo 2020 e in piena emergenza epidemica, le cose stanno proprio così ? Analizziamo… passo… passo la realtà economica di alcuni stati europei facenti parte dell’unione di oggi 31.03.20, visto e considerato che di atti ufficiali non ce ne sono, vediamo cosa ha prodotto in questi disgraziati 18 anni  l’Unione Europea e la sua “banca privata BCE” : il potere di acquisto dell’euro si è notevolmente ridotto ma i salari non sono cresciuti, la disoccupazione, quanto la povertà, è aumentata in modo esponenziale nel sud Europa, mentre nel contempo i paesi del nord si arricchiscono a scapito di quelli del sud, pensate che un lussemburghese, cittadino della stessa farlocca unione europea…ha un reddito di oltre € 100.00 l’anno…8.500 al mese… mentre da noi si vive con 1400/1600 euro… Regole farlocche e furbesche hanno consentito agli olandesi, belgi, tedeschi e danesi di accumulare ricchezza mentre gli altri si impoverivano e oggi fanno la fame, la Grecia è stato un valido esempio per tutti. Il paradiso fiscale dell’Olanda è la prima vergogna in assoluto, il disinteresse e l’assenza di solidarietà tra i 27 stati regna sovrana nei confronti di quei paese che hanno emergenze come la Spagna, noi e i francesi…tutti compressi dall’epidemia e bisognosi di aiuti e la commissione europea e la BCE che fanno  ? Niente…prendono tempo….aspettano che ”noi si tiri le cuoia” per obbligarci a firmare il “MES salva stati”, stratagemma germanico per salvare le sue banche, carognata appoggiata dai belgi, olandesi e danesi. Giunti a questo punto l’unica cosa da fare è tornare alla nostra cara Lira, stamparne a centinaia di miliardi e rimettere in carreggiata l’Italia, attenzione, se firmiamo il MES siamo finiti…non avremo più speranza di uscirne…non potremo più far a meno di loro e la Lombardia e il Veneto, come il Friuli, …torneranno a far parte dell’impero germanico merkelliano. L’Unione Europea non esiste e non è mai esistita col fine amorevole, è una cosa misteriosa, indefinita e che non ha centrato nessuno dei suoi obiettivi …se mai ce ne fossero stati, mentre per gli stati del nord i loro obiettivi sono stati centrati, vero Lagarde ?   31032020

…by… manliominicucci.myblog.it

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Ma i tedeschi non hanno pagato i debiti

L’Europa fu pietosa. La Grecia aspetta 575 miliardi dal 1945

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Francesco De Palo – Dom, 29/03/2020 – 17:00

In occasione della Conferenza di Londra del 1953, l’Europa cancellò alla Germania buona parte del suo debito bellico, passaggio propedeutico alla riconquista dei mercati e alla costruzione del modello tedesco, poi sfociato nel miracolo economico che ha troneggiato in Europa.

Lo scrisse nel 2014 l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer nel suo volume Scheitert Europa? (L’Europa sta fallendo?), in cui criticò aspramente le politiche di austerità ispirate dalla cancelliera Merkel e dall’allora ministro delle finanze Schaeuble.

In quelle pagine, stampate mentre la Grecia e l’euro erano sul punto di affondare, il politico tedesco rinfrescò la memoria «agli euroegoisti» raccontando che il Paese teutonico è fallito due volte nel Novecento. La prima volta nel ’23 e in seguito nel ’45. Nella storica Conferenza londinese ci fu anche chi, come l’Italia e la Grecia, decisero di non infierire sulla Germania che aveva un debito di guerra da 23 miliardi di dollari, ovvero l’intero Pil. Per cui i Paesi cancellarono metà del debito, con il restante 50% da «spostare» di qualche decennio, in caso contrario Berlino avrebbe dovuto pagare per altri dieci lustri.

Nel 1990 però, all’alba della riunificazione e del saldo di quei denari, l’allora cancelliere Helmut Kohl si oppose al pagamento del restante 50% con, ancora una volta, una pacca sulle spalle da parte di Italia e Grecia che mostrarono una certa pietas. Proprio Atene è quella che ha subito il danno maggiore. Per i danni di guerra del secondo conflitto mondiale la Germania le deve 278 miliardi di euro, compresi 10 miliardi per un prestito che fu preteso dalle forze di occupazione naziste. «Il governo tedesco deve saldare il proprio debito – è la battaglia portata avanti dall’ex eurodeputato greco Manolis Glenzos, eroe nazionale che ammainò la bandiera nazi dall’Acropoli nel ’43 -. E non si colleghi la situazione attuale della Grecia con quelle giuste rivendicazioni che risalgono alla guerra». Parole pronunciate nel 2015, nel bel mezzo della crisi dell’Eurozona ad Atene, ma ancora attuali.

I danni perpetrati alla Grecia dopo l’invasione di Hitler dell’aprile ’41 dovrebbero tenere conto di 300mila cittadini greci morti di fame, come risulta da un rapporto della Croce Rossa Internazionale. In seguito Germania e Italia non solo pretesero cifre elevatissime per le spese militari, ma ottennero forzatamente anche quello che venne definito un prestito d’occupazione di 3,5 miliardi. Lo stesso Führer in quella circostanza ne certificò il valore legale e dispose il risarcimento. Ma durante la Conferenza di Parigi alla Grecia vennero riconosciuti solo 7,1 miliardi anziché i 14 richiesti. L’Italia restituì come doveva la propria parte, mentre la Germania no. Un rapporto del luglio 2011 vergato dall’economista francese Jacques Delpla sostenne che Berlino avrebbe dovuto alla Grecia 575 miliardi.

Nel 2015 anche la Duma annunciò una commissione per calcolare i danni bellici subiti dai russi. Secondo il quotidiano Izvestia, il conto risultante dovrebbe essere presentato alla cancelliera tedesca come obbligo di riparazione. La Camera bassa del Parlamento moscovita istituì 5 anni fa un gruppo di lavoro per calcolare i danni causati dalla Germania nell’attacco all’Unione Sovietica del ’41. Gli accordi di Yalta prevedevano solo alcuni beni tedeschi (mobili, vestiti, attrezzature industriali) come trofeo di guerra per la parte sovietica ma, secondo il Parlamento, questa non rappresentava una compensazione per il danno arrecato all’economia.

 

C’ERA UNA VOLTA …LA LIRAultima modifica: 2020-03-31T20:37:27+02:00da manlio22ldc
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