18 MESI DI VERA “ SOFFERENZA”…

Un'immagine, tratta dal profilo Twitter di Syrian Network, di Iman Mahmoud Laila, morta assiderata a un anno e mezzo tra le braccia del padre che cercava di portarla a piedi in ospedale da un campo profughi improvvisato a Idlib, 14 febbraio 2020.  ANSA / Immagine tratta dal profilo Twitter di Syrian Network   +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++   ++NO SALES; NO ARCHIVE; EDITORIAL USE ONLY++

18 MESI DI VERA “ SOFFERENZA”…

Ho sempre ritenuto la nascita di un figlio un evento epocale per la vita di una coppia matrimoniale o per una di semplici conviventi, l’incontenibile gioia e felicità che si manifesta con la venuta del nascituro, porta nella casa dov’è accolto e in quella famiglia tutta una gioia indescrivibile, incontenibile, l’amore che è capace di infondere quel piccolo esserino in pochi minuti nei cuori dei suoi genitori è davvero un miracolo della natura, la dimostrazione dell’immensità dell’opera del Creatore, qualcosa che è nota solo a coloro i quali hanno ha avuto la fortuna di  coronare il sogno di diventare genitori. Essere “mamma o papà” è un compito difficile, gravoso per certi aspetti, perché il  piccolo ha grandi necessità, deve essere curato dalle malattie e dai disagi della vita, come freddo e sporcizia, deve crescere e svilupparsi nutrendosi un ambiente sano e alimentandosi quotidianamente, deve essere istruito debitamente per non vivere perennemente da ignorante e poi, una volta diventato adulto instradarlo nella vita lavorativa, a tutti questi compiti “devono pensarci i genitori” è il…”loro dovere”… Preoccuparsi ed assolvere a quei compiti è più di tutto un obbligo dettato dalla leggi della natura oltre che quelle dell’uomo, ma è dettato soprattutto dalla…”ragion di logica”. Ho ripercorso brevemente la vita di un minuscolo e grazioso esserino che da noi verrebbe messo al mondo e cresciuto con questi criteri, parto da queste considerazioni  per parlarvi dell’ennesima tragedia degli uomini folli in armi, gente che non ha misericordia di niente, bestie che si nutrono di sangue umano…non aggiungo altro, ma ribadisco :  è mai possibile che una guerra vada avanti da otto anni ? E per cosa, visto che oramai si è fatta di quella terra tabula rasa sia in Siria che nel nord dell’Iraq ?  Tutti i paesi dell’Europa sono prodighi di moralità e …ipocrisia pura sui migranti africani, ma nessuno parla di organizzare un’armata per metter fine, una volta e per sempre, alla questione mediorientale. Quindi, ora abbiamo individuato i primi colpevoli della morte di una bambina di 18 mesi ma….ma, tornando indietro di qualche rigo e rileggendolo mi pongo un quesito : e i genitori di quel bimbo quanto sono colpevoli ? E già…quanto lo siano non lo so, ma so per certo che io non avrei mai messo al mondo un figlio in un contesto di distruzione, fame, indigenza totale e in un ambiente malsano privo di igiene e assistenza sanitaria… e senza nessuna speranza certa… di vita, ma loro non sono …”io”… Messo al mondo quando la guerra era già presente da sei anni, concepirlo è stato un gesto di assoluta incoscienza e oggi i genitori pagano per loro colpe da egoisti sprovveduti. Sinceramente non li capisco perché si ostinano a riprodursi e offrire le preziose vite dei loro figli …alla morte…non lo capirò mai, né valgono le giustificazioni di natura religiosa, la vita la si rispetta… specie quella dei figli.   …15022020

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Iman, un anno e mezzo morta assiderata tra le braccia del padre in Siria

Iman, un anno e mezzo morta assiderata tra le braccia del padre in Siria

L’uomo stava cercando di raggiungere a piedi un ospedale dove curare la bronchite della piccola

Iman la bambina morta assiderata mentre il padre la teneva tra le braccia cercando di raggiungere a piedi un ospedale a Afrin, in Siria

Redazione ANSA

Un'immagine, tratta dal profilo Twitter di Syrian Network, di Iman Mahmoud Laila, morta assiderata a un anno e mezzo tra le braccia del padre che cercava di portarla a piedi in ospedale da un campo profughi improvvisato a Idlib, 14 febbraio 2020.  ANSA / Immagine tratta dal profilo Twitter di Syrian Network   +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++   ++NO SALES; NO ARCHIVE; EDITORIAL USE ONLY++

 

14 febbraio 2020

Morta di freddo tra le braccia del padre che tentava a piedi di raggiungere un ospedale per curare la sua piccola malata di bronchite: è accaduto nella Siria nord-occidentale martoriata dal conflitto e dove, secondo l’Onu, circa 800mila persone sono in fuga in condizioni umanitarie disperate, strette nella morsa del gelo e, in molti casi, senza acqua potabile e un rifugio dove ripararsi.

La storia di Iman, deceduta giovedì nel distretto di Afrin al confine con la Turchia, è anche quella di Abdelwahhab, un altro neonato morto assiderato nei giorni scorsi nella vicina regione di Idlib. E quella di altri 123 bambini siriani uccisi dai gelidi inverni nel corso degli ultimi otto anni di guerra, secondo quanto riferito dalla Rete siriana per i diritti umani. Ieri si era sparsa la notizia di una intera famiglia – padre, madre e due figlie – morte soffocate nella loro tenda di fortuna a Idlib a causa del malfunzionamento di una stufa mai riparata.

Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, la famiglia non aveva i mezzi per provvedere a una stufa nuova e si era invece procurata un mezzo di riscaldamento non propriamente funzionante, che si era rivelato letale nel diffondere nella tenda un fumo tossico. In rete circolano immagini – la cui autenticità non può essere verificata in maniera indipendente – del padre e delle due bambine morte accanto all’uomo nella tenda: sono avvolti nelle coperte, ancora stretti gli uni agli altri.

Media siriani e internazionali pubblicano anche le foto di quella che si dice sia la piccola Iman, morta ad Afrin, ritratta mentre è ancora avvolta nei panni con cui è stata portata in braccio dal padre. Secondo le fonti, anche l’uomo, Mahmud Laila, è morto poco dopo la figlia. Profugo originario della regione di Damasco, Mahmud era sfollato assieme alla famiglia almeno altre tre volte. L’ultima regione di provenienza era la periferia sud-occidentale di Aleppo vicina a Idlib. Da lì la famiglia di Mahmud aveva raggiunto le campagne di Afrin, dove nevica da giorni e dove mancano le più basilari strutture di accoglienza per i profughi. Dal 1 dicembre a oggi, da quando è cominciata l’offensiva russo-governativa siriana contro la regione di Idlib e parte di quella di Aleppo, sono circa 800mila gli sfollati secondo l’Onu. La zona è sotto influenza turca e vi operano miliziani anti-regime. Questi sono agli ordini di Ankara, che in questi ultimi giorni ha risposto direttamente al fuoco di Damasco. Con l’inasprimento del conflitto è aumentata anche l’emergenza umanitaria. L’Osservatorio afferma che la piccola Iman si era ammalata di bronchite, e che le sue condizioni erano peggiorate, tanto da indurre il padre a rischiare di mettersi in cammino per diverse ore per raggiungere il più vicino ospedale attraversando all’alba, a piedi, un percorso di montagna.

Secondo l’Osservatorio siriano, la bimba è morta prima di arrivare in ospedale.

 

18 MESI DI VERA “ SOFFERENZA”…ultima modifica: 2020-02-15T13:58:06+01:00da manlio22ldc
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