UNA QUESTIONE DI …PIETRE..

Svezia e migranti

UNA QUESTIONE DI …PIETRE..

Antoine il francese, “Pietre”, la cantava a Sanremo nel 1967, la sua canzone ebbe un successo straordinario, ricordiamo solo la parte iniziale della sua canzone :  Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre . Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, tu sempre pietre in faccia prenderai …e continua … Ecco, questo era il messaggio chiaro e rivoluzionario dell’epoca che a noi italiani e occidentali piaceva…tanto, ma come ci divertiva… dimenticando che in altri posti del mondo il lancio di pietre non era una canzone o un’attività di puro divertimento, infatti nei paesi arabi il lancio di pietre veniva, e viene contemplato e considerato ancora oggi un gesto di punizione divina quando si  è gravemente accusati di apostasia e si chiama lapidazione, è presente ancora oggi  nella giurisdizione di alcuni stati islamici, come Iran, Nigeria, Arabia Saudita, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Afghanistan e Yemen, il cui diritto è strutturato sulla legge coranica. Quindi il lancio delle pietre non è qualcosa di occasionale, ma è sempre motivato e legato ad un qualcosa che spinge , chi lo lancia, al rispetto di certe tradizioni religiose, discutibili quanto si vuole ma è la realtà del concetto. E’ quello che sta accadendo in questo momento nel paese scandinavo, vi prego…dimenticatevi la Svezia di 10 e oltre .. anni fa, quella non esiste più, oggi il paese vive forse il più brutto periodo della sua storia, ha nei fatti una guerra civile in casa e non lo dice, né lo fa sapere agli altri stati europei anzi, ed è particolarmente omertosa e silente, oscurando e censurando i media che ne parlano, addirittura sono aggressivi anche verso quelli stranieri e non lesinano di accusare chi ne parla e diffonde il dramma del pase, come è successo al direttore del nostro TG2 della Rai, lui  è stato rimproverato e criticato dall’ambasciatore svedese perché nel servizio mandato in onda, si era messo in evidenza il devastante fenomeno immigratorio, di origine islamica, nelle periferie delle grandi città svedesi  e del duro e drammatico impatto che la società svedese nel suo insieme non riusciva ad assorbire, per la cronaca il servizio è andato in onda il 03.06.2019, ed io, ne custodisco gelosamente l’articolo completo del quotidiano, l’unico, che lo ha riportato e che pubblicherò unitamente a questo mio articolo sul mio blog, ovviamente lì è possibile farlo per motivi di spazio.  Siamo alla frutta, il paese è schiavo dei suoi immigrati e della sua “proverbiale civiltà” e  buonismo a tutti i costi e ora ne pagano il conto. Quale sarà il futuro di questo paese ? Semplice la risposta, sarà un paese in cui la legge coranica sarà sovrana e la farà da padrona e che tutti dovranno osservare rigorosamente e senza fiatare, certo la società svedese si appresta a cambiare in tutto, nella moda, nell’alimentazione e nelle scuole e nel modo di vivere.  Il re, se vuol continuare a regnare dovrà sicuramente convertirsi alla religione islamica e abbracciare la legge coranica,  la costituzione con tutte le sue leggi saranno semplicemente materiale per pulire ….i cessi. Il link sottostante parla chiaro, leggetelo vi prego, e soprattutto mette in evidenza lo stupore e l’incredulità di chi 20 anni fa lottava per….loro …e per farli entrare nel paese. Non aggiungo altro commento perché non è necessario, voi cari lettori, siete per me,  più intelligenti di come vi descrivono i nostri politici e me lo avete dimostrato tantissime volte con i vostri preziosi commenti che saranno copiosi e che attendo di leggere.  09102019

…by…manliominicucci.myblog.it.

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Lanci di pietre, zone proibite e stupri: la Svezia inizia a considerare il problema dei migranti in modo diverso

Markus 7 Ottobre 2019 , 20:58 AttualitàEuropaNotizie dall’EuropaOpinionePoliticaSocietà No Comments 3,219 Viste

Svezia e migranti

Ekaterina Blinova
sputniknews.com

I problemi derivanti dalla politica di accoglienza della Svezia nei confronti dei richiedenti asilo stanno finalmente attirando l’attenzione dei principali media del paese. Gli accademici svedesi Bilyana Martinovski e Anders Hellström spiegano il perché la stampa stia finalmente iniziando ad interessarsi al problema.

Il 19 settembre, alcuni giornalisti dell’emittente televisiva pubblica nazionale svedese Sveriges Television AB (SVT) sono stati attaccati con lanci di pietre mentre giravano un servizio sulla costruzione di un centro islamico nel distretto Stenhagen di Uppsala, noto per la sua alta concentrazione di migranti. La polizia svedese ha immediatamente avviato un’indagine sul tentativo di assalto e di lesioni.

Questo non è stato il primo incidente con lanci di pietre nel quartiere di Stenhagen, perché, nel distretto, le polemiche sulla costruzione di un centro islamico vicino alla chiesa di Santa Maria  sono in corso da almeno sei anni. La Dawa Foundation, un’organizzazione islamica svedese, possiede il terreno a Stenhagen e aveva chiesto alle autorità svedesi di costruire una casa di culto mussulmano già diversi anni fa.

Il 7 settembre, alcuni rappresentanti di Democratici Svedesi (SD), il partito conservatore del paese, sono stati accolti con lanci di pietre a Stenhagen, durante una campagna contro la costruzione della progettata moschea. Alcune pietre erano lunghe fino a 10 centimetri e la maggior parte di esse raggiungeva i 5, come ha descritto uno dei sostenitori di SD, Simon Alm, nel suo post su Facebook.

Tuttavia, come riferisce l’emittente televisiva SVT, lo scorso giovedì il consiglio di pianificazione e costruzione ha approvato il piano dettagliato del nuovo centro islamico nel distretto di Uppsala, il che significa che non ci saranno più ostacoli alla costruzione del centro.

Il lancio di pietre come indicatore di problemi più gravi

Sembra che l’ultimo attacco ai giornalisti dell’emittente nazionale abbia cambiato la loro prospettiva, spingendoli ad affrontare questo grosso problema sociale che, in quest’ultimo periodo, si è sempre più aggravato: la Svezia è uno dei pochi paesi ad aver accettato, negli ultimi anni, un numero record di migranti.

Secondo le statistiche ufficiali, 806.155 nuovi arrivati hanno ottenuto il diritto di risiedere in Svezia tra il 2013 e il 2018, vale a dire quasi il 10% dell’intera popolazione.

Anders Hellström, professore associato in scienze politiche all’Istituto per gli Studi sulle Migrazioni la Diversità e il Welfare dell’Università di Malmö, insiste sul fatto che il lancio di pietre non è comune per la Svezia, aggiungendo però che questi incidenti “sono diventati, in realtà, meno frequenti nel corso degli anni.”

Bilyana Martinovski, professoressa associata di Interazioni Uomo-Macchina, espulsa dall’Università di Stoccolma per le sue ricerche sui casi di stupro in Svezia legati ai migranti afferma però che è vero il contrario: il problema non sta affatto scomparendo.

“Il lancio di pietre è frequente, specialmente nei confronti della polizia,” afferma. “Ancor più interessante è stato il programma di Janne Josefsson dell’emittente pubblica SVT, quando [il giornalista] ha visitato un’area esclusivamente popolata da migranti a Göteborg [nel maggio 2019], dove un poliziotto era stato picchiato a sangue, quasi a morte, da una banda di migranti. Questo noto giornalista è rimasto scioccato, le cose sono peggiorate molto rispetto al luogo e alla comunità su cui, 20 anni prima, aveva realizzato un altro servizio.”

[La Martinovski] fa notare che il servizio di Josefsson ha rivelato che gli agenti delle forze dell’ordine evitano le aree popolate dalle bande dei migranti e che le bande spiano la polizia con i droni e conoscono ogni sua mossa.

Poliziotti armati nella centralissima piazza di Stoccolma Gustaf Adolfs

 

L’altra faccia dell’immigrazione: stupri e zone vietate

“E questo solo a Göteborg,” osserva la Martinovski. “Le cose vanno peggio a Malmö, ad Uppsala e, ovviamente, a Stoccolma. Alcuni media e giornalisti hanno iniziato a ‘strillare’ che la situazione sta peggiorando, mentre altri sostengono che tutto va bene. Non è chiaro che cosa significhi ‘tutto va bene.’ Potrebbe significare che questo era il piano e tutto va come da progetto, o potrebbe voler dire che 8.000 stupri all’anno e 120 esplosioni in nove mesi sono la nuova normalità in Svezia, secondo alcuni, ma certamente non per tutti.”

All’inizio di settembre, la SVT ha sollevato il problema delle zone vietate popolate da immigrati nordafricani e mediorientali che non desiderano integrarsi nella società europea. Secondo l’emittente svedese, alcuni comuni svedesi sono stati costretti ad assumere compagnie di sicurezza private per far fronte alla crescente criminalità e alle violenze dovute alla carenza di agenti della polizia municipale che dovrebbero pattugliare in modo adeguato i centri urbani.

Secondo la Martinovski, Uppsala, nota in precedenza per essere la città in cui è sepolto il “padre della botanica,” Carlo Linneo, è da poco ridiventata famosa a causa degli stupri. Ha ricordato la storia di un’abitante del posto di nome Angelica, che era stata violentata da presunti migranti arabi che avevano fatto irruzione nel suo appartamento. La giovane donna si era poi suicidata perché la polizia aveva deciso di chiudere le indagini, nonostante fosse in possesso del DNA [degli aggressori], ricorda la professoressa.

Perché in Svezia l’idea di rimpatriare i migranti sta assumendo un nuovo significato

Il problema dell’immigrazione sta suscitando crescenti preoccupazioni tra gli Svedesi. Come conseguenza, Democratici Svedesi, un partito con un’agenda anti-immigrazione ben articolata, è emerso come una delle maggiori forze politiche nel Rikstag svedese dopo il voto legislativo del settembre 2018.

Nel frattempo, l’idea di rimpatriare i migranti, anticipata in vista delle elezioni del 2018 dal partito di destra Alternativa per la Svezia, si sta diffondendo come un incendio nella società svedese. La scorsa settimana, Ivar Arpi, il pù noto editorialista conservatore del quotidiano Svenska Dagbladet, ha scatenato un dibattito suggerendo, in una serie di tweet, che i tempi erano maturi perché la Svezia prendesse in considerazione il rimpatrio annuale dei rifugiati.

Anders Hellström concorda sul fatto che la società svedese è diventata “maggiormente polarizzata” sulla questione. Secondo lui, “la crisi dell’accoglienza si è rivelata una finestra di opportunità per la mobilitazione di partiti e di movimenti di entrambi gli schieramenti, pro o contro l’immigrazione.”

Hellström afferma che la Svezia “non è più eccezionale” e che “i politici e i giornalisti della stampa mainstream affrontano oggi questi problemi,” mentre “probabilmente non lo avevano mai fatto negli ultimi dieci anni, almeno non nella stessa misura.”

Le norme dei diritti umani universali non vengono più apprezzate senza riserve. Come ho già detto prima, questo è un segno di polarizzazione, non necessariamente di negatività,” suggerisce.

Da parte sua, la Martinovski ritiene che la crescente attenzione al problema dei migranti da parte dei media mainstream sia il segno che la pazienza degli Svedesi è ormai giunta al limite.

Sottolinea che, oltre all’aumento dei tassi di criminalità, la politica governativa delle frontiere aperte ha portato i comuni svedesi alla bancarotta, perché ha caricato su di essi l’eccessivo onere finanziario del ricevimento e dell’integrazione dei nuovi arrivati.

“Sembra che, in effetti, ci sia stato un cambiamento nella sostanza e nel tono dell’atteggiamento dei media negli ultimi due mesi,” fa capire. “Non solo in SvD di Schibsted Media ma anche in Expressen di Bonnier Group e in GP.se. Ciò che è cambiato è l’entità delle violenze e dei costi [da sostenere], che hanno sensibilizzato un numero sempre maggiore di persone, che rappresentano il punto di svolta, la cresta di un’onda che sta per abbattersi.”

Secondo l’accademica, “la Svezia, guidata dall’estremo liberalismo, dall’estrema sinistra e dall’estremo globalismo, sta diventando conservatrice.”

Ekaterina Blinova

 

UNA QUESTIONE DI …PIETRE..ultima modifica: 2019-10-09T13:26:58+02:00da manlio22ldc
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