LE PAROLE CHE NON DICE..

LE PAROLE CHE NON DICE…Papa Francesco in visita ufficiale in Romania, nel suo “discorso al popolo rumeno” il pontefice rende omaggio ai “sacrifici di tanti figli e figlie” della Romania che, con la loro cultura, il loro patrimonio di valori e il loro lavoro, arricchiscono i Paesi in cui sono emigrati, e con il frutto del loro impegno aiutano le loro famiglie rimaste in patria. Il Pontefice pensa con particolare riferimento allo spopolamento di tanti villaggi che hanno visto in pochi anni partire una considerevole parte dei loro abitanti; << penso alle conseguenze che tutto questo può avere sulla qualità della vita in quei territori e all’indebolimento delle vostre più ricche radici culturali e spirituali che vi hanno sostenuto nelle avversità >>. Poi esorta: «Pensare ai fratelli che sono all’estero è un atto di fratellanza e di giustizia, continuate a farlo». Ad ascoltarlo siamo quindi dinanzi alla tragedia di un popolo che per sopravvivere è dovuta emigrare nei paesi dell’Europa dell’Ovest, lodevole narrazione specie quando “lui” si prodiga ad accentuare le peculiarità dell’immigrazione come a voler indicare che ’’l’Europa, Italia compresa, hanno bisogno di migranti”. Ma è proprio così ? L’immigrazione rumena come anche quella polacca parte dopo il 1990 con la fine del comunismo nell’est, tutti costretti dalla fame e dal dramma del socialismo partono per l’occidente per una vita migliore, vanno in paesi che paradossalmente vede proprio i partiti comunisti o al governo oppure molto radicati in tutte le istituzioni statali. Ovviamente il lavoro che trovano è sempre quello ai margini della società, come manovali, braccianti o badanti, finché le condizioni economiche lo consentivano. Mi piace pensare che il “santo padre” stesse parlando di quella minoranza di rumeni che hanno onorato il loro paese, ma la maggioranza di rumeni che sono arrivati, per esempio da noi, che impatto hanno avuto nella nostra società ? E’ proprio così come predica il santo padre oppure, come penso io, è un altro spot propagandistico all’immigrazione di pessimo gusto ? Già, andiamo a vedere nel dettaglio cos’è stato l’immigrazione dei rumeni in Italia e poi vediamo se è proprio il caso di ringraziarli e di auspicare ancora altra immigrazione, il link esposto è del …”2007”…, orribile e spaventoso nei contenuti.. un lungo elenco di crimini, a volte anche efferati, tra furti, rapine, stupri e violenze, ai quali annoveriamo un’infinità di matrimoni contratti con pensionati per il solo fine della residenza con conseguente interesse ereditario alla morte dell’anziano marito. Famiglie distrutte perché le giovani e senza scrupoli donne rumene “accalappiavano” i vecchi uomini col sistema vecchio di 5.000 anni….mi pare che sia proprio una stortura ringraziare chi ci ha fatto tanto male, certo, non bisogna e non intendo dimenticare e ringraziare le tante badanti rumene oneste e i tanti rumeni braccianti onesti, ma uno su dieci è una percentuale molto risicata e i danni ricevuti, purtroppo, sono nettamente superiori ai benefici. Ad ascoltare il papa sembra che l’Europa tutta abbia bisogno di immigrati, mi piacerebbe che qualcuno gli dicesse che negli ultimi cinque anni sono andati via oltre 264.000 giovani, italiani, partiti per l’estero per …”lavorare”…e la smettesse di invitare immigrati africani o asiatici perché il lavoro non c’è e l’unica attività possibile ad oggi è quella delinquenziale. Credo che il sig. Bergoglio abbia seri problemi di connettività ai ragionamenti terreni, predicare è bello e facile ma quando poi nella realtà non lo si può mettere in pratica allora si smetta di dire stronzate…perché la gente si illude facilmente, si mette su un gommone e poi qualche volta ci muore pure …e quando succede, la colpa non è dei populisti e sovranisti…caro papa, ma soprattutto la tua…se vuoi i migranti, bene, organizza dei voli charter in totale sicurezza, li prendi e li porti nel tuo stato e li mantieni di sana pianta e non li “scarichi a casa mia”… facendomene gravare i costi del loro mantenimento tipo “modello Riace”…Caro papa…che fai, ..fai il “gay col culo degli altri” ? 01062019

…by…manliominicucci.myblog.it……………………………..

 

Bergoglio

L’invasione dei romeni

In Italia sono un milione. Con un primato criminale che fa paura. Così l’ingresso di Bucarest in Europa è diventato un’emergenza

DI LEO SISTI

L'invasione dei romeni

Sì, conosco i rischi del mestiere, me li assumo. Meglio guadagnare 500-1.000 euro in cinque minuti, che alzarsi ogni mattina per andare a lavorare per mille euro… I soldi, tanti e subito, invece di sbattersi 30 maledetti giorni, per lo stipendio medio di un operaio Fiat alla catena di montaggio. La filosofia di vita del giovane Petrica è questa, esternata al telefono con un’amica. Lui, romeno di 26 anni, non sapeva di essere intercettato dalla polizia postale di Milano. Né tanto meno, martedì 11 luglio, se l’aspettava di essere arrestato, insieme ad altri nove connazionali, per l’indagine del pm di Cagliari Luca Forteleoni. Ma il gioco valeva la candela: con le carte di credito clonate ci si può permettere la bella vita, hotel, ristoranti e vestiti firmati Armani.

Petrica era in Italia da tempo. È solo la punta di lancia di un esercito di romeni giunti nella penisola, buoni o cattivi, volenterosi o sbandati, convinti di farcela o di darsi alla delinquenza. Tra regolari e irregolari oggi i romeni si aggirano tra gli 800 mila e il milione. Una massa di manovra che crea insicurezza, paura. Se, in base a recenti statistiche, il 42 per cento degli italiani percepisce un pericolo dagli immigrati l’etnia romena è in prima fila. È un pericolo indotto dall’ingresso, dal primo gennaio 2007, di Bucarest nell’Unione europea. Aumentano le folle in cerca di un qualunque lavoro, quello che si trova, anche in nero. Aumentano gli sbarchi dei rom che a Roma e Milano sono ormai un problema quotidiano, vissuto sulla pelle di chi viene scippato perfino da ragazzini sotto i 14 anni, non imputabili.

Certo, tutti gli immigrati, romeni compresi, sono una risorsa, danno un contributo alla crescita dell’economia. Ma a spaventare sono le fredde cifre della criminalità, rese note a fine giugno dal rapporto del ministero dell’Interno: 450 pagine di grafici e tabelle che condensano, mettendola a nudo, quella ‘percezione di pericolo’. I romeni sono in testa in ben sette su quindici tipi di reati denunciati e commessi da stranieri nel periodo 2004-2006: dagli omicidi (15,4 per cento) alla violenze sessuali (16,2), dai furti d’auto (29,8) o ‘con destrezza’ (37) alle rapine nelle case (19,8) o nei negozi (26,9) fino alle estorsioni (15). Sono dati che fanno riflettere. Per tante ragioni. Marzio Barbagli, docente di Sociologia a Bologna, nonché coordinatore scientifico del dossier del ministro Giuliano Amato, dice a ‘L’espresso’: “Oggi i romeni sono la prima nazionalità per numero di presenze in Italia”. Di più: costituiscono il 12 per cento degli stranieri regolari. Eppure nei sette casi appena citati battono tutti i record. Aggiunge il professor Barbagli: “Sa che cosa preoccupa di più? Il fatto che molti di quei delitti portino la sigla di chi irregolare non è, ha un permesso di soggiorno”.

Insomma, è un primato dopo l’altro. Stracciato anche quello degli espulsi tra il 1998 e il 2006: 60 mila, davanti ad Albania (50 mila) e Marocco (24 mila). Se si guarda anche ai romeni soltanto ‘rintracciati’, ma non necessariamente poi cacciati, si sfiora quota centomila nel triennio 2003-2006. Sono numeri inquietanti, che danno il senso della rivoluzione strisciante, da Nord a Sud.

Così, si sa che al 13 luglio, secondo dati dell’amministrazione penitenziaria, sono 2.304 gli ospiti romeni nelle carceri italiane, su un totale di 15.848 stranieri, ovvero quasi il 15 per cento. Una soglia di guardia. E non è una coincidenza che proprio il giorno prima, giovedì 12, il presidente del Consiglio Romano Prodi abbia ricevuto il suo omologo di Bucarest Calin Popescu Tariceanu. Al centro dei colloqui l’emergenza sul fronte immigrati. Con un primo provvedimento concreto: nove poliziotti trasferiti a Roma, pronti a collaborare con i loro colleghi italiani.

Sì, ormai siamo a una sorta di ‘codice rosso’, un livello che richiede interventi urgenti al Nord, ma anche al Centro, dove si concentra la maggior parte dei crimini. E dove le bande romene hanno soppiantato gli albanesi una volta padroni incontrastati delle piazze lombarde e piemontesi. Anzi, in base al dossier del Viminale, le stesse “sembrano ripercorrere, in modo più rapido, le tappe evolutive che hanno caratterizzato l’escalation della malavita albanese”. Alcune delle loro specialità: sfruttamento della prostituzione, tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù.

Marius Torok è stato duramente punito, condannato in marzo dal Tribunale di Milano a undici anni. Controllava un giro di ragazzi minorenni, uno addirittura sotto i 14 anni, costretti a battere nella tristemente famosa piazza Trento. Vasile, questo il nome dell’adolescente, era stato venduto dalla madre per poi trasformarsi in ‘bello di notte’ e ladro di giorno.

Il rosario dei raid viene sgranato nelle ville torinesi con costante regolarità? Finalmente una gang di sette romeni viene bloccata in primavera proprio mentre sta progettando un altro colpo. Avevano da poco svaligiato un bar tabaccheria di Farandole di Caprie, arraffando 18 mila euro cash e 700 euro in ricariche telefoniche. Che i balordi avevano attivato, facendosi così scoprire. Balordi, ma spietati, decisi a usare sulle vittime perfino mazze da baseball, si sente in alcune intercettazioni, “per rompergli le gambe senza ammazzarli. Morti non ci servono, devono dirci tutto sulla cassaforte e suoi gioielli”.

Il documento del ministero dell’Interno dedica ampio spazio ai furti di rame nel 2006: centinaia di tonnellate rubate soprattutto nei magazzini delle ferrovie dello Stato. In aprile i carabinieri di Verbania hanno sgominato un gruppo di sei romeni, autori di incursioni nelle province di Torino, Alessandria e Novara. In un altro caso, in un campo nomadi vicino a Torino sono finiti in manette altri cinque romeni. Giovanotti ingegnosi che utilizzando macchine sofisticate erano riusciti a sguainare cavi elettrici per estrarne 15 preziose tonnellate di metallo.

Ma la vera grande novità della delinquenza importata dalla Romania è la contraffazione delle carte di credito. È caccia aperta ai cervelli balcanici del software che hanno inventato il metodo per creare speciali microchip, skimmer in gergo tecnico. Vanno installati nelle apparecchiature Pos di negozi o supermercati per carpire i codici delle carte di pagamento di ignari clienti. Codici che poi devono essere ‘riportati’ sulle bande magnetiche di una qualunque tessera. Secondo la Guardia di finanza, tra la primavera del 2006 e l’estate del 2007, i ladri dei bancomat hanno fatto danni per 8 milioni di euro. Senza badare a spese. Come quel romeno che parlando al telefono con un amico si vantava di trovarsi in un lussuoso ristorante di Lione: “Qui un piatto di carne costa 170 euro. Ma non ha importanza. Con l’ultima clonazione ho guadagnato 20 mila euro”.

Naturalmente questi sono fatti estremi, l’apice di una criminalità, che tanto più fa notizia quanto più si gonfia l’aritmetica dei romeni oggi in Italia. Già, quanti sono? Per la Caritas erano 271 mila alla fine del 2005. Si stima che oggi, quelli regolari, siano almeno 400 mila, cresciuti soprattutto dopo il 1 gennaio 2007. Soltanto a Roma e provincia sono 65 mila, con aumento di tre volte in soli quattro anni. Se soltanto si guarda ai passeggeri arrivati negli aeroporti della capitale dalla Romania nel primo semestre di quest’anno, ci si imbatte in queste cifre: 210 mila a Fiumicino e 60-70 mila a Ciampino. Secondo la prefettura, tra pullman, pulmini e auto private si tocca la vetta di mille al giorno.

Ma gli irregolari si possono contare? Esistono solo stime ufficiose, allarmanti. In una lettera aperta che la Lega dei romeni nel nostro paese ha inviato a fine 2006 a Romano Prodi auspicando di non chiudere la porta ai propri lavoratori dopo l’inizio del 2007, viene indicata questa statistica: “Oggi in Italia, se si calcolano anche gli irregolari, vivono più di un milione di romeni”. Possibile? Su questa valutazione concorda anche il presidente di ‘Identitatea Romaneasca’, il partito dei romeni in Italia, Giancarlo Germani, un avvocato di Roma, spiegando perché: “In Romania manca qualche milione di persone, partite per l’estero in cerca di fortuna”. Dichiara a ‘L’espresso’ il giornalista Sorin Cehan, direttore di ‘Gazeta Romaneasca’, due redazioni, una a Bucarest e una a Roma: “In Spagna ci sono un milione di romeni. In Italia almeno 800 mila”. Anche alla Camera di commercio italo-romena di Bucarest convengono su queste analisi. Il motivo è sempre lo stesso: in patria, dove la disoccupazione è ai minimi storici, la manodopera è rara e per assumerla bisogna rivolgersi altrove, in Cina, Ucraina, Moldova. Oppure in India, come confida Pietro Francisci, titolare della ‘Coister’: “Ho un’azienda di costruzioni edili, 600 dipendenti. Avevo bisogno di 100 operai, li ho cercati laggiù”.

Preoccupazioni. Ansie. Rilanciate dalle nuove realtà metropolitane: i rom. A Roma ce ne sarebbero 10-15 mila. Molti vivono in 11 campi attrezzati (28 ne sono stati chiusi in passato). Altri si sono piazzati in aree semiabusive, fornite di fontanelle e bagni chimici. Altri ancora dormono un po’ lungo le rive del Tevere e dell’Aniene, o sotto i ponti della città.

A Milano i rom vivono in nove campi autorizzati. Ma dove si stabiliscono, creano situazione esplosive. Non sono tollerati da chi se li trova vicino. Proteste. Richieste di sgombero. Rivendicazioni di rispetto dell’igiene, tra cassonetti che vomitano sporcizia e odori nauseabondi. Ogni tanto ci scappa un incendio, che manda in fumo baracche e suppellettili. Come quello del 29 giugno, in via San Dionigi, a due passi dal Corvetto, sud della città, a ridosso della frazione di Chiaravalle. Qui la rabbia era già scoppiata due giorni prima, il 27, con una fiaccolata. Qui fa capolinea il bus 77, direzione Largo Augusto, fino a poche settimane fa scambiato per una latrina pubblica. Poi da giugno viaggiano sul mezzo pubblico anche dei vigili urbani. Controllano che nessuno faccia i suoi bisogni. A Chiaravalle la pensano all’unisono Forza Italia, Lega e Ds, e perfino il Sunia, il sindacato inquilini della sinistra: i rom se ne vadano da un’altra parte.

Ma quanti sono i nomadi all’ombra della Madonnina? Seimila secondo la Prefettura, 10 mila secondo la polizia locale. Vengono dalla Romania, ma ci sono anche italiani, bosniaci, kosovari. Paladino della tolleranza zero, il vicesindaco Riccardo De Corato, senatore di An: “Dal primo gennaio ne sono venuti almeno 1.500-2 mila. Ogni giorno ricevo in media 15-20 telefonate che mi segnalano nuovi arrivi. Alcuni rom si sono costruiti delle villette, almeno una ventina, al Parco Sud, verso Cusago. Una è stata abbattuta con l’intervento di un magistrato”.

Eppure in questo scenario un po’ cupo uno sprazzo di luce c’è, quando è stata concessa l’area di Triboniano, a fianco del Cimitero Maggiore, un omaggio della municipalità: roulotte numerate, oltre 500 persone che le occupano. In cambio i rom si sono iscritti all’anagrafe, con tanto di documento d’identità che attesta l’indirizzo ‘en plein air’ dove vivono, via Barzaghi 16. Pagano le bollette di acqua e luce, e mandano i loro ragazzi a scuola. A Triboniano entrano con un ‘badge’.

Sia i rom di Milano sia quelli di Roma provengono da Craiova, Turnu Severin e Calarasi. Walter Veltroni, come sindaco della capitale, si è già incontrato con le autorità di queste tre città romene e con il premier Tariceanu. Sul tappeto un’intesa che prevede finanziamenti per favorire lo sviluppo locale, corsi di formazione professionale dei romeni a Roma, sostegno ai programmi di rimpatrio volontario. È una linea che trova d’accordo anche il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, un diessino favorevole alla politica degli sgomberi:”Bisogna venire incontro ai cittadini. C’è un limite alla sostenibilità”.

Rom. Romeni. Criminalità in forte ascesa. Eppure Roma è lontana. Il professor Barbagli lancia il suo j’accuse: “La legge Bossi-Fini è stata un fallimento. Ma oggi la situazione resta quella di un paese che spreca enormi risorse. Si pesta l’acqua nel mortaio. I poliziotti sono frustrati. Investono tante energie, ma vedono che chi viola il codice non viene rimpatriato. Le persone indesiderate vanno espulse. C’è un progressivo allontanamento tra le richieste della gente, specialmente delle regioni settentrionali, e la risposta della classe politica. Che è propagandistica, quella del centrodestra. Oppure è una risposta debole, quella del centrosinistra. Perché chi di quest’ultima coalizione affronta i problemi veri dell’immigrazione sono i sindaci, a contatto diretto con i loro concittadini”.

La palla torna dunque al governo Prodi. Farà qualcosa? Oppure i Petrica continueranno a puntare sull’Italia, dove clonando un bancomat si guadagnano cinquecento-mille euro in cinque minuti?

LE PAROLE CHE NON DICE..ultima modifica: 2019-06-01T14:50:52+02:00da manlio22ldc
Reposta per primo quest’articolo