MA L’ISIS E’ PROPRIO FINITO ?

MA L’ISIS E’ PROPRIO FINITO ?Stop alla guerra sul campo di battaglia e finalmente fine degli scontri armati in Siria per la felicità di tutti, tuttavia, ciò non significa assolutamente che l’Isis sia del tutto distrutto, anzi, i suoi slogan religiosi e fanatici, la sua organizzazione terroristica restano minacciosi e in grado di attirare nuovi credenti e fanatici militanti per ricostituire il pericolo terrorismo  e seminare per il mondo terrore e morte con particolare attenzione .. “gli odiati crociati”….cioè noi.. Infatti, oltre le decine di migliaia i civili, tra cui donne e bambini, usciti dalle macerie di Baghouz e di altri centri abitati dell’Isis, ci sono ancora migliaia di combattenti che non hanno affatto rinnegato la loro ideologia e anzi minacciano apertamente di voler ricostruire “uno nuovo Califfato”, come a voler dire che la guerra non è finita e che “la Jihad continua” su un …altro canale…quale sia al momento lo si può solo intuire ed eventualmente vederlo materializzarsi in scenari apocalittici di attentati a ripetizione, sicuramente tutti gli stati coinvolti nella guerra allo stato islamico hanno necessariamente alzato il livello di sicurezza, da est ad ovest questi “cani impazziti”  sono pronti a farsi saltare in aria in …pubblico e gratuitamente. In più, non si sa né si ha idea certa e chiara su quale sia stata la sorte di Abu Bakr Al Baghadadi, il loro massimo leader, e gli “alti capoccioni Isis”. Secondo fonti dell’intelligence americana molti di loro e lo stesso Baghdadi potrebbero essere fuggiti da tempo in Iraq, specie nelle province sunnite di Al Anbar tra Qaiim, Falluja e Ramadi, dove godono di protezioni e ampie simpatie popolari, sì, perché l’occidente non ha ancora compreso una cosa e cioè che lo stato islamico era ben visto da tutti i musulmani sunniti e nessuno mai ne ha parlato in termini dispregiativi , fatta eccezione dei loro tradizionali nemici, gli odiati sciiti islamici che sono acerrimi nemici dei sunniti. Curioso che gli adoratori dello stesso Dio si scannino a vicenda, davvero curioso e singolare, un po’ come se noi cristiani cattolici ci scannassimo con i cristiani ortodossi o copti. Quante contraddizioni in questa fede islamica e quante ipocrisie nascoste nelle sure e versetti  coranici e quanto odio c’è verso gli ebrei e cristiani e il genere umano non islamico. Per fortuna i massacri di curdi e cristiani in Siria ed Iraq sono finiti, ai valorosi guerrieri curdi resta pure il problema di provvedere a oltre 65.000 persone fuggite nelle ultime sei settimane dall’inferno di Baghouz. Ora c’è proprio il problema dei curdi, gli americani pare intendano defilarsi, la Turchia di Erdogan vorrebbe disarmarli e farla finita con loro per sempre, e di uno stato curdo nessuno vuol sentirne parlare però, nella guerra contro le bande dell’ISIS tutti si sono serviti di loro e dei loro morti nel silenzio mediatico, fanno  sempre comodo i morti silenziosi nella politica mondiale e nei conflitti armati per la spartizione delle terre…ricordiamoli i morti curdi ed onoriamoli. 23032019

…by…manliominicucci.myblog.it

Isis spazzato via dalla Siria ma non è la fine della sua ideologia

22 marzo 2019

 Siria, cade l’ultima roccaforte dell’Isis «Spazzato via lo stato del Califfo»

Visibilmente soddisfatto, forse anticipando gli eventi, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto uno storico annuncio: in Siria l’Isis è stato “eliminato al 100 per cento”. Il presidente americano ha poi evidenziato su una carta le vaste aeree – colorate di rosso – che gli jihadisti controllavano all’apice del Califfato, e poi la mappa della Siria oggi. Dove di rosso non vi è nemmeno un puntino. Caduta Baghouz, l’ultima roccaforte di quello che rimasto dell’Isis, nella Valle dell’Eufrate ai confini con l’Iraq, gli jihadisti si sono asserragliati in alcuni tunnel e su alcune alture. In Siria lo Stato islamico non ha più uno Stato. Nemmeno un villaggio.
Lo Stato islamico non ha dunque più uno Stato. È come se avesse terminato la sua parabola, tornando alle origini, quelle di un movimento terrorista clandestino che porta avanti una guerriglia strisciante.
Sconfiggerlo non è stato facile, né è rapido. Ci sono voluti migliaia di raid aerei e 100mila bombe sganciate dall’aviazione della coalizione internazionale contro l’Isis, creata nel settembre del 2015 per fronteggiare un’avanzata che sembrava inarrestabile. Una campagna aerea che avrebbe avuto risultati di gran lunga inferiori se non vi fosse stato il fondamentale contribuito degli “scarponi sul terreno”. Vale a dire la coalizione delle Syrian Democratic Forces, di cui le milizie curdo siriane (Ypg) sono tutt’oggi la spina dorsale. Sono loro che hanno riconquistato le città controllate dall’Isis, pagando un alto tributo di sangue.

L’apice del Califfato

Sono passati quasi cinque anni dal 29 giugno del 2014. Quando Ibrahim al-Badr, divenuto famoso con il suo nome di battaglia, Abu Bakr al-Baghdadi, annunciò dalla grande moschea al-Nouri di Mosul, in Iraq, la nascita del Califfato. Di cui lui era naturalmente “Califfo”. L’espansione dell’Isis aveva colto di sorpresa il mondo. In soli tre mesi, da giugno a settembre, con un’offensiva militare inarrestabile l’armata di al-Baghdadi era riuscita a conquistare un territorio esteso quanto il Belgio a cavallo tra la Siria e l’Iraq in cui vivevano otto milioni di persone, costrette a subire la violenza di leggi oscurantiste e disumane. Nell’ottobre del 2015 diecimila jihadisti, armati fino ai denti, erano alle porte di Baghdad, pronti a sferrare l’offensiva finale. L’ordine però non arrivò.

A quasi cinque anni di distanza l’Isis non ha dunque più città, nemmeno villaggi. Né dispone di quelle ingenti risorse (in buona parte derivanti dal contrabbando di petrolio ma anche dalle tasse estorte alla popolazione e dal contrabbando di reperti archeologici) che lo avevano reso il movimento terroristico più ricco della storia. Il suo formidabile esercito, l’agguerrita armata di “foreign fighters”, che aveva esportato il terrore anche in Europa, è ormai allo sbando, frammentata. Erano 40mila jihadisti, affluiti da oltre 100 Paesi nelle file dello Stato Islamico. In Siria ne sarebbero rimaste poche migliaia mescolate tra la popolazione (in Iraq probabilmente di più). L’imponente macchina mediatica attraverso cui l’Isis aveva diffuso la propria propaganda, uno straordinario strumento di reclutamento, è stata poi decimata. Insomma, la reazione, compatta, del mondo contro l’Isis non è stata rapida, ma si sta dimostrando efficace

La fine del Califfato non è la fine della sua ideologia
Eppure la fine del Califfato non è la fine dell’Isis, ma solo una sua metamorfosi. La sconfitta militare non rappresenta peraltro la morte della sua ideologia. La stessa portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, quasi a smorzare l’entusiasmo di Trump, ha corretto leggermente il tiro. Quanto bastava per essere più credibili: «L’Isis è stato espulso da tutto il territorio che controllava in Siria», la sua versione.
Per debellare l’ideologia sarebbe necessario rimuovere le cause che hanno agevolato la nascita e l’espansione dello Stato Islamico. Cosa che non sta avvenendo. Almeno non del tutto. Le discriminazioni contro la minoranza sunnita in Iraq, paese a maggioranza sciita sempre più vicino all’Iran, sono ancora motivo di grandi tensioni. La guerra civile ha distrutto le infrastrutture di un Paese intero. Ha ridotto alla povertà milioni di persone. Ha acuito le rivalità etniche e religiose, creando vuoti di potere in alcune aree che necessitano di essere riempiti quanto prima.

Vero, l’Isis è molto meno pericoloso in Siria e in Iraq di quanto lo fosse prima. Centinaia di foreign fighters sono tuttavia rientrati nei loro paesi di origine. L’Europa può davvero ritenersi al sicuro?

MA L’ISIS E’ PROPRIO FINITO ?ultima modifica: 2019-03-23T18:20:26+01:00da manlio22ldc
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