IL …PASSATO CHE NON E’ MAI PASSATO…!

IL …PASSATO CHE NON E’ MAI PASSATO…!
Purtroppo si, l’articolo e il link  postato raccontano della inaudita violenza che subiscono i  fedeli cristiani in Pakistan, ovviamente la fede in Cristo deve essere qualcosa di inaccettabile per i fedeli musulmani che reagiscono sempre con inappropriata violenza, poi si narra le sfortunata vicenda di Asia Bibi,  la “famigerata blasfema” , si cita il suo curioso dossier, si consta la marcia indietro del governo pakistano e risalta alla mente quanto sia ingiusta la giustizia in quel paese, dove il comune denominatore è : ” vietato essere cristiani” o se ne pagano le conseguenze. Due brutte storie che hanno indotto sdegno in tutto il mondo cristiano e cattolico. Infatti in questa storia, ha anche urlato e fatto sentire la sua voce il Papa…sì, quella del Santo Padre….no ..no , attenzione non quella….del signor Bergoglio, ma mi riferisco a quella del  vero Papa,  il tedesco Ratzinger, meglio noto come Papa Benedetto XVI. E sì, ho voluto confondervi le idee…ma l’ho fatto a fin di bene, perché questo non è un post di ieri come tutti avrete immaginato e pensato, supportati anche dalla natura degli argomenti chiaramente d’attualità, ma è un post del lontano 2012..e in questi sette anni che si è capito della discriminazione verso i cristiani nei paesi islamici ? Un tubo…non s’è capito ancora niente e i governi occidentali che fanno ? Fanno  di tutto per far radicare quella religione nelle nostre case mentre nelle loro ai cristiani non viene neanche concesso il diritto all’esistenza o alla preghiera….. fantastico vero ? Siamo di fronte all’autolesionismo illimitato e senza confini dove l’idiozia primeggia sulle menti dei nostri cari radical chic e sinistri politici europei. Chissà che diranno ora i buonisti tutti e pro immigrati nel leggere i fatti del lontano 2012…identici a quelli del 2018 e per la cronaca, oggi 06.01.2019, Asia Bibi è ancora segregata chissà dove e le chiese vengono ancora prese di mira in tutto il mondo e ne è esempio una chiesa in Egitto presa di mira dal solito “innamorato pazzo” che ha piazzato una bomba all’ingresso del luogo di culto e ha provocato la morte di un poliziotto che  nel tentativo di disinnescarla purtroppo è esplosa. Ulteriore episodio che deve far meditare sui fatti in generale e riflettere attentamente sui rapporti con le nuove religioni che si stanno insediando in Europa…, ricordate sempre, che “non è tutto oro quel che luccica”, e quando vi parlano di pace ed amore, riflettete su quelle parole, e chiedetevi se  far saltare una bomba dinanzi ad una chiesa, che avrebbe potuto provocare morti di innocenti e sicuramente anche dei bambini, o essere vittime di attentati terroristici non credo che siano prospettive di …”pace ed amore”…ma tutt’altro. Forse dovremmo rivedere le nostre politiche di integrazione e diffidare sulle parole di speranza e amore…forse…06012019

…by…manliominicucci.myblog.it

PAKISTAN, CRISTIANI SOTTO SCACCO

Il caso di Asia Bibi, la contadina ingiustamente condannata a morte per blasfemia dopo essersi ribellata a un sopruso. E gli altri abusi di una legge che permette arbitri e ingiustizie.

Sheikhupura, Pakistan

La fortezza seicentesca dell’ impero Moghul al centro di Sheikhupura, nella provincia pakistana del Punjab, è l’attrazione della città. Domina con le sue torri austere, ma non fa paura. A pochi chilometri di distanza c’ è un’altra moderne fortezza, che invece incute timore: il carcere distrettuale. Lì si sta consumando un dramma che ha calamitato l’attenzione di mezzo mondo: quello di Asia Bibi, cristiana pakistana e madre di famiglia, in prigione da quasi tre anni per false accusa di “blasfemia” contro il profeta Maometto. Asia, 45 anni, è una contadina analfabeta del villaggio di Ittanwali, che si era istintivamente ribellata a un palese gesto di discriminazione: non poter bere, perché cristiana, alla stessa fonte dove si ristoravano le sue colleghe, lavoratrici agricole. Le stesse donne l’ hanno accusata e incastrata, in combutta con un imam locale.

Oggi la speranza per lei è appesa a un filo: dipende dall’abilità di un manipolo di coraggiosi avvocati, dalla trasparenza dei giudici, dall’impegno di quanti, in Pakistan e all’estero, vogliono realmente salvarla e non speculare sul suo caso. Asia Bibi è stata arrestata a giugno del 2009 e condannata a morte per blasfemia a novembre del 2010. La sua vicenda ha scosso il Paese, ha coinvolto la comunità internazionale, ha suscitato un appello di Papa Benedetto XVI e generato solidarietà e preghiera da tutti i cristiani del mondo. Due uomini sono stati uccisi in Pakistan, nell’ ultimo anno, perchè hanno preso le sue difese: il musulmano Salman Taseer, governatore del Punjab, e Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le minoranze religiose.

In seguito a questi dolorosi avvenimenti, «molte porte si sono chiuse per Asia Bibi» spiega padre Bernard Inayat, condirettore della rivista “The Chistian View”, edita in Punjab. Il suo caso ha assunto un alto valore simbolico che «non aiuta a trovare una soluzione», dice. «I gruppi fanatici islamisti, promotori e difensori della legge sulla blasfemia, non permetteranno che sia liberata, anche se un processo di appello ne appurasse l’innocenza. Ucciderebbero lei e il giudice. Come è già accaduto in passato ad Araf Iqbal Bhatti, ucciso perché aveva assolto due presunti blasfemi». Un vicolo cieco, insomma.

La donna è in pericolo anche in carcere: per questo, da circa un anno, si trova in cella di isolamento, «in condizioni subumane, senza vedere mai la luce del sole: i pochi coraggiosi attivisti che l’ hanno visitata la descrivono in uno stato di depressione e frustrazione fisica e psicologica», continua padre Inayat. L’ultimo è stato l’avvocato Nawaz Salamat, pakistano con base in Danimarca, del partito “All Pakistan Christian League”, che chiede «la cancellazione di tutte le leggi discriminatori esistenti in Pakistan», in primis quella sulla blasfemia.

Islamabad, Pakistan

Ci sono norme usate come arma impropria. Accade in Pakistan. Si tratta, in particolare, di due articoli del Codice penale del Pakistan, il 295b e il 295c che prevedono la pena di morte per quanti insultano il nome del profeta o profanano il Corano. Furono introdotti “manu militari” nella legislazione pakistana dal dittatore Zia-ul-aq, ed entrarono in vigore nel 1986, senza alcun passaggio parlamentare e solo per compiacere i gruppi religiosi, in un piano di islamizzazione che ha coinvolto anche il sistema di istruzione, la società, la cultura.

Se pure il principio del “vilipendio alla religione” è comune alla legislazione di numerose nazioni, a far discutere sono da un lato la pena capitale, considerata da molti “spropositata” e, dall’ altro, l’ abuso della legge e le sue procedure piuttosto sbrigative. L’ accusa di “blasfemia”, basata su false testimonianze, produce l’ arresto e viene utilizzata sistematicamente per risolvere controversie di natura privata, come dispute su terreni o proprietà. Le vittime di tali macchinazioni, secondo la Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, sono circa mille in 20 anni, per quasi la metà musulmane. Ma, in particolare, la “legge nera”, come è stata definita, è divenuta una “spada di damocle” e uno strumento di oppressione sulle minoranze religiose, come nel caso di Asia Bibi e di numerosi altri casi che continuano a verificarsi.

Gli avvocati stessi, cristiani e musulmani, ne riconoscono le storture. Aslam Khaki, giurista musulmano di Islamabad, la definisce «una ferita al sistema legislativo», mentre un altro avvocato islamico, che preferisce l’ anonimato, ammette senza peli sulla lingua che «nel 90% dei casi di blasfemia l’accusa è fabbricata artificiosamente». Khalil Tahir Sindhu, avvocato cristiano di Faisalabad, in Punjab, ha contato nella sua carriera di difensore 37 assoluzioni di vittime della blasfemia, tutte cristiane. Un successo a livello legale, ma non certo “storie a lieto fine”: gli accusati, se pur assolti, porteranno per sempre lo stigma di “blasfemi” e restano in serio pericolo di vita. Per questo, nota Tahir, «si tratta di 37 famiglie distrutte, di innocenti che hanno trascorso anni di prigione, di persone costrette a sradicarsi e cambiare del tutto vita, pur di sopravvivere».

E per i millantatori acclarati? Nulla, nemmeno un multa che possa scoraggiare la falsa testimonianza.

Lahore, Pakistan

In Pakistan pare proprio che la poltica abbia gettato la spugna. Ha dichiarato la sua impotenza. Se dieci anni fa la società civile, l’ opinione pubblica, i mass media e anche le Chiese cristiane chiedevano a gran voce l’ abolizione della legge, oggi nessuno osa più aprire un capitolo considerato “tabù”, nemmeno per proporre una modifica procedurale ed evitarne gli abusi. Non lo fanno né il Governo del Partito popolare del Pakistan, condizionato dalle pressioni dei gruppi estremisti islamici, né le forze di opposizione come la Lega musulmana, che porta l’ impronta islamica nel nome; anche l’ astro nascente Imran Khan, l’ ex giocatore di cricket prestato alla politica, promotore di un movimento di massa, glissa sull’ argomento.

Il Ministro di stato per l’ Armonia nazionale, il cattolico Akram Gill, al massimo si dichiara “favorevole a contrastare l’ abuso della legge”, ma nessuna commissione di giuristi è al lavoro per tradurre in concreto tale orientamento. Lo spettro dei gruppi radicali aleggia dappertutto, simboleggiato dalla “madrase” (le scuole islamiche) che a Lahore, capitale del Punjab, spuntano come funghi ad ogni angolo di strada, grazie ai finanziamenti dei gruppi islamici wahabiti dell’ Arabia Saudita. La cultura, gli intellettuali, il mondo della letteratura e dell’ arte preferisce pensare ad altro e solo qualche voce sporadica, qua e là, si alza coraggiosa a ricordare quella che un vescovo, anni fa, chiamò “la rovina della nazione”.

Intanto Asia Bibi marcisce in carcere e subisce anche la dolorosa beffa della speculazione. «Tante, troppe Ong si sono avventate sul caso, proponendosi come sostenitrici di Asia e della sua famiglia, e lanciando raccolte fondi che chissà dove finiscono», ammonisce Arif, un attivista per i diritti umani di Lahore.

Anche Ashiq, il marito di Asia, abbagliato da un fiume di denaro e notorietà, si presta al gioco, vende i diritti di pubblicazione della storia a un editore francese (operazione quanto meno prematura), sembra pensare più al suo interesse che al bene della donna. Perché oggi, nota Paul Bhatti, fratello del ministro ucciso Shahbaz e Consigliere speciale del Primo ministro, «le pressioni internazionali sul caso di Asia Bibi sono controproducenti, non fanno altro che rinfocolare l’ ideologia estremista. Occorre, invece, seguire il percorso legale nel processo di appello, dimostrare la sua innocenza, provvedere poi all’ incolumità della donna e alla protezione della famiglia». Una strada che, nel Pakistan odierno, è tutta in salita.

IL …PASSATO CHE NON E’ MAI PASSATO…!ultima modifica: 2019-01-06T13:08:39+01:00da manlio22ldc
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