LO STUDIOSO CHE NON SI …STUDIA…!

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LO STUDIOSO CHE NON SI …STUDIA…!

Lo studioso Wael Farouq c’insegna : “I simboli religiosi non fanno mai male, tutto dipende dal loro uso”. E’ davvero cosi ? Intanto il meraviglioso docente universitario milanese si erge a paladino della profonda conoscenza delle religioni e ci dà un saggio delle sue capacità di analisi dei vari problemi legati alle varie fedi in Europa. Il “bravissimo professore” tiene una lezione sulla valutazione dei simboli religiosi, solo nell’occidente, ci indica la via per la corretta interpretazione ed uso nella società, “sempre quella occidentale”,  secondo il suo pensiero da professore e musulmano. Iniziamo la disamina delle sue strane affermazioni partendo dal primo punto di argomento, ovvero quello del rispetto dei simboli religiosi, lui sostiene che quando si verificano elementi per la mancata applicazione delle proprie fedi attraverso di loro si crea uno “spazio pubblico vuoto”, nullo e …morto…ottima analisi direi, lui ci indica esistente il problema attualmente nel paese francese, “sempre nell’occidente”. Poi furbamente si cela dietro argomenti paradossali, come il mangiare il maiale, dimenticando l’arroganza dei musulmani immigrati quando si trovano a dover ricevere e nutrirsi, gratuitamente, il cibo occidentale e la veemenza con il quale lo rifiutano…e ricercare nella morale il rifiuto dell’ebreo che non mangia maiale e si fa passare per vegano è una farsa inaccettabile, tutti in occidente sappiamo che i musulmani ed ebrei non mangiano il maiale e nessun nostro ospite giammai si troverebbe a cena un piatto con del maiale all’interno….considero la sua narrazione una furbata per far riflettere gli occidentali a trattar meglio chi non mangia il maiale…”sempre in occidente” però. Poi ci fa osservare che se un ragazzo cristiano va in aula con la croce al collo non ferisce nessuno, tanto meno i musulmani, ma siamo sicuri che sia proprio così ? O l’eminente professore egiziano musulmano ha già dimenticato le lotte che si fanno ancora oggi per impedire la rimozione dei nostri simboli cristiani…ma di che sta parlando il saggio ? Come ad esempio, io dovrei tollerare e permettere che un ragazzo di fede Sikh entri in una scuola, sempre occidentale, armato di un coltello cucito nelle fodera della giacca e farlo partecipare alle normali attività scolastiche senza nessun problema, infatti far portare quell’arma in classe, il professore non lo chiama compromesso tra lo studente di fede sikh e gli insegnanti ma…la vede come una buona soluzione…”ma sempre in occidente”. Poi ci fa un’analisi sui rapporti esistenziali tra i cristiani e musulmani che vivono nello stesso paese, “sempre in occidente” non dimentichiamolo, e ne viene fuori un profilo alquanto particolare fatto di valutazioni positive a quelle negative dei fedeli islamici e sulle loro possibili e reali capacità d’integrazione. In sintesi sono le valutazioni di un professore musulmano che vive, lavora in una università occidentale di profonde origini cristiane e democratiche. Peccato che tutti questi discorsi non li abbia fatto per l’integrazione dei cristiani ed occidentali nel mondo arabo islamico o indiano, infatti nel paese d’origine del bravo professore i cristiani vengono puntualmente massacrati, a volte anche bruciati vivi, e non c’è nessun professore dell’università del Cairo che si è mai posto il problema o un’approfondita analisi di possibile convivenza, come per esempio in Arabia Saudita, Iran ed in altri paesi di religione islamica il problema della convivenza con i cristiani non se lo pongono proprio come si fa in occidente perché lì le costituzioni non esistono…”caro professore”, lì vige la legge coranica e lei lo sa, che questi discorsi nel suo paese d’origine forse le costerebbe una condanna per apostasia… Veda “caro professore” io la critico perché sono stanco di leggere di persone come lei  che vogliono trovare una giustificazioni e convincerci che le religioni tutte possano convivere…non è così perché tra noi occidentali e l’islam c’è una differenza insormontabile che si chiama… “Costituzione”… e l’una va in contrasto…netto…con la legge coranica, quindi la smetta di analizzare fenomeni, comportamenti  ed eventi la cui semplicità è unica…non ci vuole molto a capire che lei perde tempo…insegni ai suoi allievi la materia che conosce bene e per il quale vien pagato dai contribuenti italiani, e lasci perdere i fenomeni religiosi perché lei è di parte e propende sempre verso i suoi fratelli. In ultimo non esistono cristiani estremisti o radicali ma solo cristiani, come non esistono islamici radicali ma solo islamici…e anche questo è un volgare tentativo di affossare il cristianesimo, lei vuol apparire come un bravo musulmano che vuol costruire dei ponti tra l’islam e il cristianesimo, bene faccia il contrario visto che lei è tanto bravo e si batta perché i ponti vengano costruiti per i cristiani verso…..i paesi islamici…21102019

…by…maliominicucci.myblog.it

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“Senza identità resta il vuoto”

Lo studioso Wael Farouq: “I simboli religiosi non fanno mai male, tutto dipende dal loro

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uso”

Luigi Mascheroni – Dom, 20/10/2019 – 08:58

Egiziano, musulmano, «milanese». Wael Farouq, docente di lingua e cultura araba all’Università cattolica di Milano, ha insegnato anche all’Università americana del Cairo e a New York e da anni studia i rapporti tra mondo arabo e la società occidentale.

Trent’anni fa in Francia scoppia la «querelle del velo», che porta al divieto di indossare il chador in classe. Da allora la proibizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici si scontra col diritto di manifestare liberamente la propria religione. Qual è la situazione, oggi?

«Che di fatto in Francia, come in Italia, si può portare il velo negli spazi pubblici. Certo, dipende dagli istituti: è a discrezione del preside. Tuttavia non è questo il punto. Il fatto è che noi sbagliamo quando opponiamo le leggi e le norme alla volontà di manifestare liberamente la propria religione».

Perché è un atteggiamento perdente?

«In Francia il secolarismo, ma anche il laicismo, può essere fondamentalista, per un malinteso senso di giustizia sociale volto a creare uno spazio pubblico aperto a tutti che finisce con l’eliminare qualsiasi segno religioso. Il risultato è uno spazio vuoto, senza alcuna identità. Per potere accogliere tutti gli elementi della società – cristiani, ebrei, musulmani, buddisti – sono costretto ad azzerare qualsiasi differenza, e mi resta uno spazio pubblico morto, bianco, nullo».

Paradossalmente, i conflitti continuano comunque a manifestarsi.

«Certo, e non solo per i musulmani. In Francia alcuni miei colleghi ebrei mi dicono che quando sono invitati a una cena, per non dovere mangiare il maiale preferiscono dire che sono vegetariani, piuttosto che dichiarare la propria appartenenza religiosa. Ecco: togliendo tutto, abbiamo creato il vuoto».

Mi piace la metafora dello spazio «vuoto». Che orrore.

«È questo il problema: il vero spazio pubblico è tale se tutti partecipano a quello spazio; ma uno spazio che elimina le identità di tutti, non appartiene più a nessuno: lo attraversiamo come fantasmi, non come persone».

Soluzioni?

«Se un ragazzo cristiano va in aula con la croce al collo non ferisce nessuno, tanto meno i musulmani. Questi sono simboli religiosi che testimoniano un bene, qualcosa di bello. Il male non è il simbolo religioso, ma il modo in cui è utilizzato».

Quando viene utilizzato male?

«Quando diventa una minaccia o un pericolo. In tutti gli altri casi no. Gli esempi li trovi nei tribunali. Ecco un caso esemplare: in Canada un ragazzo sikh, di origini indiane, pretende di entrare a scuola con il proprio pugnale sacro, perché per lui è un obbligo religioso. Un caso del genere ovviamente è inaccettabile, perché è pericoloso portare in aula un’arma. Ma il ragazzo rivendica il diritto a esibire il suo simbolo religioso. E come hanno reagito le istituzioni? Non scatenando guerre, ma ragionando. Alla fine hanno permesso al ragazzo di portare con sé il pugnale, ma cucito dentro gli abiti, rendendolo inutilizzabile».

Un ottimo compromesso.

«No. Non è affatto un compromesso. È una soluzione. Una soluzione che taglia via il lato cattivo del problema, mantenendo quello buono. Se hanno trovato una soluzione per il pugnale, che è più pericoloso del velo, significa che basta riflettere e agire per il bene comune».

Perché per il velo e il crocifisso questa cosa non succede?

«Perché vengono strumentalizzati ideologicamente e politicamente da entrambe le parti. Di per sé velo e croce – per i fedeli, le persone semplici – sono solo la testimonianza di una cosa bella. Invce gli integralisti delle due parti ne fanno le bandiere di una guerra di civiltà. I Fratelli musulmani utilizzano il velo non come segno di umiltà ma come simbolo di conquista della società occidentale, mentre i cattolici integralisti utilizzano la croce non come segno del sacrificio ma come difesa dell’identità europea. Poi ci sono i fondamentalisti laici che combattono entrambi i simboli come una provocazione. Davvero il velo o la croce possono essere una minaccia per qualcuno?».

Da alcuni però il velo è considerato un strumento di oppressione.

«Bisogna distinguere. Quando, a partire dall’800, il mondo musulmano s’incontra con l’occidente, è come se si dividesse. Una parte, grazie a questo contatto, si risveglia dal mondo medievale in cui viveva e segue la via occidentale allo sviluppo: e per questo islam, il velo è un segno religioso. L’altra parte invece non accetta la modernità occidentale e vuole tornare indietro all’epoca di Maometto, perché ha paura di perdere la propria identità: e in questo islam il velo, come obbligo, può essere visto come strumento di oppressione».

Opinionisti della più bella sinistra laica sostengono che una conduttrice di Tg con una croce al collo sulla tv di Stato è offensiva.

«Che follia totale! Del resto la sinistra italiana è quella che strumentalizza i migranti, facendo dei porti e delle frontiere aperte il campo di battaglia della propria personale lotta ideologica contro la società capitalistica… Non le interessa nulla di quei poveretti. Le interessa sbandierarli come vittime dell’Occidente ricco e egoista. Basta pensare al paradosso della lotta della sinistra al crocifisso. Lo combatte per difendere i migranti musulmani, i quali però provengono da Paesi, come l’Egitto, in cui la croce o la Madonna sono oggetti di rispetto. La stragrande maggioranza dei migranti dall’Africa non vede nel crocifisso un problema».

A che punto è oggi in Europa il processo di integrazione tra musulmani e occidentali?

«Tempo fa ho pubblicato i risultati di un lungo studio che analizza le domande dei musulmani ai loro imam: un punto di vista molto utile per capire i loro desideri, le preoccupazioni, i veri problemi. La risposta? I musulmani che vivono in Europa sono in cerca di un’armonia con la società occidentale, e vogliono essere accettati».

Mi sembra un po’ retorico… Fare convivere due tradizioni così diverse è difficilissimo.

«Esatto: due tradizioni, sì. Due persone, no. Se pretendiamo di integrare due tradizioni, cioè qualcosa di astratto, è davvero impossibile. Ma fare incontrare due individui con stili di vita e credenze diverse si può. Ecco il grande problema dell’Inghilterra o della Francia: pretendono di integrare i simboli, non le persone. E falliscono. Perché i simboli non possono integrarsi, mentre le persone sì. Ridurre tutto a una forma astratta è un errore. Bisogna affrontare i problemi concreti».

E quali sono?

«Non certo la costruzione o l’abbattimento delle moschee: ai musulmani italiani probabilmente piacerebbe, sì, una bella moschea a Milano. Ma non è la loro priorità. Nella vita quotidiana loro pensano semmai al lavoro, a come integrarsi con la società. Pensiamo al burkini: leggendo i giornali sembra che sia il problema principale delle donne musulmane in Italia. Ci rendiamo conto che le musulmane che possono permettersi una vacanza al mare arrivano sono l’1%? Ancora una volta stiamo parlando di un simbolo. Ancora una volta strumentalizzato».

LO STUDIOSO CHE NON SI …STUDIA…!ultima modifica: 2019-10-22T12:20:34+02:00da manlio22ldc
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